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TENDENZE (NEO)GOTICHE NELLA NARRATIVA IRLANDESE CONTEMPORANEA
“Il romanzo gotico ha un suo preciso capostipite in The Castle of Otranto: a Gothic Story (1764) di
Horace Walpole, creatore di un genere che si diparte dalla linea del romance, di cui va considerato una
sottospecie, in una precisa direzione letteraria e ideologica. La polarizzazione assiologia del romance
tradizionale pone di fronte al lettre l’immagine dell’ideale; il gotico utilizza il meraviglioso e il
sovrannaturale in funzione terrorizzante, per aggredire la stabilità di un mondo ormai dominato dal
razionalismo. 16
Il romanzo gotico ha goduto di straordinaria popolarità fin verso la metà del XIX secolo, dopo di che è
stato relegato a genere minore ed è sopravvissuto attraverso le sue influenze sugli altri generi narrativi.
Nella seconda metà del XX secolo si assiste a un fenomeno interessante all’interno della critica letteraria
che consiste nella sempre più frequente attribuzione del termine “gotico” a un’ampia varietà di romanzi
del XX secolo. Ciò avviene anche nell’ambito della narrativa irlandese contemporanea, all’interno della
quale si ravvisano tracce del “nuovo” gotico nelle opere di romanzieri affermati quali John Banville e
Patrick McCabe.
Si può quindi sostenere che il romanzo irlandese degli ultimi trenta o quarant’anni del secolo sia stato
fortemente influenzato da elementi gotici benché in quegli anni si lamentasse al mancanza i un
interesse sistematico al fenomeno da parte della critica letteraria fatta eccezione per studi condotti
soprattutto su autori individuali, che anno messo in rilievo gli aspetti gotici presenti in alcune delle loro
opere.
L’aspetto della critica sociale è un elemento dominante nel romanzo gotico, nato del resto proprio come
reazione a particolari sviluppi sociali che avevano portato essenzialmente al dominio della ragione sul
sentimento. La società del XX secolo è molto diversa da quella del XVIII e tanti dei testi ora definiti
“gotici” condividono ben poco con i loro modelli settecenteschi e reclamano una nuova definizione del
genere.
Il romanzo gotico del XVIII secolo può infatti essere definito in relazione alla presenza di caratteristiche
peculiari che tentiamo qui di riassumere.
personaggi La figura chiave è quella del maligno, il cosiddetto villain, personaggio che incarna il
male pur soffrendo un conflitto interiore lacerante tra bene e male che lo rende spesso già vittima
che carnefice. È il bene che di norma vince sul male, grazie all’intervento dell’eroe, personaggio
preso a prestito dal genere del romanzo sentimentale: un giovane romantico, bello e coraggioso,
che salva l’eroina dalla insidie del villain.
ambientazione convenzionalmente è la campagna, in qualche posto remoto dell’Europa
meridionale, Francia, Spagna, Italia o addirittura in luoghi esotici che, in mancanza di una chiara
collocazione geografica e calati in un’epoca misteriosa, diventano lo scenario ideale per la
rappresentazione dell’«Altro», che nel gotico spesso si identica con il demoniaco. La vaghezza
delle coordinate spaziotemporali permette al romanziere di inserire tutto quel bagaglio di
superstizioni ataviche collettive fatte di fantasmi e apparizioni che serve a operare una sorta di
magico incantesimo sulla mente del lettore.
atmosfera a caratterizzare lo scenario gotico è l’atmosfera cupa e minacciosa e la presenza del
castello infestato o dell’abbazia. 17
senso di mistero elemento essenziale del romanzo gotico settecentesco in tutte le sue
manifestazioni di sovrannaturale, di occulto, di magico. I romanzi gotici dell’epoca sono popolati
di angeli, demoni, vampiri e pervasi di sogni, presagi, oracoli; il tutto a indicare l’interesse diffuso
per le questioni riguardanti l’idea della vita, della morte e dell’immortalità. Il mistero è comunque
sempre dissolto alla fine, risultando un inganno. Il mistero rappresenta comunque una realtà da
indagare e questa ricerca da parte dell’eroe, spesso lunga, pericolosa e terrificante, diventa un
altro motivo gotico essenziale.
Il romanzo gotico subisce alcune modifiche e sviluppi nel XIX secolo, quando il concetto stesso di
moralità assume una valenza relativa e non facilmente definibile. Il testo nel quale possiamo individuare
i segni, se non di una svolta, certamente di un’innovazione all’interno del genere, è Frankenstein di Mary
Shelley, nel quale viene inserita la nuova categoria di personaggi e cioè quella degli scienziati e delle loro
creazioni. Lo scienziato è un personaggio faustiano, mosso da un forte orgoglio e da ambizione che lo
portano a sfidare i territori della conoscenza oltre i confini dei limiti umani.
Si assiste all’introduzione del motivo del doppio: il villain non è più la sola persona ma una personalità
scissa, il bene e il male non sono più i due poli all’interno della stessa persona e si incarnano in due
persone separate. Frankenstein e la sua creazione, Dr Jekyll e il suo alter ego Mr Hyde, rappresentano
una netta separazione fisica dell’intelletto dalle emozioni e dai sentimenti. Il castello gotico è sostituito
dal laboratorio dello scienziato che comunque mantiene la stessa atmosfera lugubre e cupa.
Tuttavia i due aspetti isolati della personalità, benché incarnati in personaggi distinti, si influenzano e si
rispecchiano uno nell’altro. Un’innovazione importante si verifica infatti in questo tipo di romanzo
gotico ed è quella che conduce a una maggiore individualizzazione dei personaggio.
I personaggi diventano più credibili in quanto più complessi e meno prevedibili, si allontanano cioè
sempre più dal cliché letterario.
Questi cambiamenti nella caratterizzazione dei personaggi riflettono infatti una confusione profonda nei
congrondi dei valori morali assoluti e una scecente consapevolezza della profondità e delle complessità
della psiche umana. La letteratura gotica del XIX secolo è caratterizzata da questa insistenza sulla
rappresentazione della confusione morale e del dubbio e segna perciò la strada verso
quell’atteggiamento di relativismo morale che è forse la caratteristica più importante del gotico.
La suddivisione delle categorie di genere proposta da Imhof si basa su studi autorevoli sul fenomeno
neogotico stabilendo quattro sottocategorie di letteratura neogotica, spesso interconnesse tra loro:
1. l’esplorazione del male;
2. l’esibizione dei taboo;
3. forme di critica sociale;
4. la rappresentazione di protagonisti psicopatici.
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MOTIVI NEOGOTICI NELLE OPERE DI JOHN BANVILLE E DI PATRICK MCCABE
L’analisi delle opere di John Banville e di Patrick McCabe ci permetterà di esemplificare quel processo di
interiorizzazione che abbiamo indicato come la caratteristica più saliente del romanzo gotico
contemporaneo.
Essenzialmente quella componente di male e di violenza distruttiva che connotava il villain del gotico
settecentesco e ottocentesco e che pervadeva tutto ciò che lo circondava, l’ambiente, le condizioni
meteorologiche, la sua dimora, ora viene interiorizzata nel castello labirintico della mente del
personaggio. Questo comporta, a livello narrativo, una sensibile riduzione di quegli ingredienti simbolici
di sovrannaturale e misterioso che assimilava il genere gotico classico al romance e a una conseguente
sostituzione di essi con scenari più reali. Il risultato generale è un accrescimento dell’effetto di realismo
determinato non dall’eliminazione dei motivi del terrore e del male, bensì dal loro ricondurli a situazioni
più facilmente riconoscibili da parte del lettore.
L’ospedale psichiatrico è presente nei due romanzi di Patrick McCabe da noi già analizzati: The Butcher
Boy e The Dead School.
In The Dead School Malachi, in seguito alle sue disavventure, tra cui l’abbandono della moglie,
esperimenta l’ospedale psichiatrico descritto nel testo come un luogo letteralmente “allucinante” in cui
gli appare “the Dummy”, una sorta di angelo protettore invocato nella disperazione.
In The Butcher Boy sono ben due I personaggi che sperimentano l’ospedale psichiatrico, la madre di
Francie e Francie stesso. Tuttavia,l solo uno degli ospedali è descritto, non a caso quello in cui viene
ricoverato Francie dopo aver ucciso Mrs Nugent. Non si tratta comunque di una vera e propria
descrizione, solo dell’accenno al momento precedente al ricovero in cui Francie si rende conto di cosa gli
stia succedendo e mentre cerca di scappare, viene preso con la forza da due infermieri.
Questo è passo ci informa innanzitutto dei metodi discutibili praticati negli ospedali psichiatrici
dell’epoca, in secondo luogo ci rivela aspetti della personalità di Francie che ci aiutano a capirlo più a
fondo e, in retrospettiva, a rivedere in una luce diversa certi episodi precedenti. Francie si dimostra
molto lucido in questa circostanza, capisce cosa gli sta accadendo e, se non fosse per la forza fisica dei
due infermieri, riuscirebbe a sfuggire. In fondo Francie sembrava non avere una chiara idea di cosa fosse
realmente un ospedale, si riferiva a quello della madre come a ”the garage”, un luogo dove si
riparavano le persone e che lui non aveva mai visitato. Si capisce perciò che aveva perfettamente intuito
cosa potesse accadervi. Sa anche capire quando deve smettere il gioco, dimostrando di non essere poi
quello psicopatico così incapace di autocontrollo, e pure di essere lucidamente rassegnato a farsi
internare in un luogo che sa non essere più terrificante della sua mente.
Ma il luogo che più ricorda una versione moderna del castello gotico è il collegio in cui si trova l’amico
del cuore, Joe. L’atmosfera del luogo è cupa e terrorizzante, non ci sono luci e dapprima sembra quasi
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disabitato, o meglio, abitato solo da spettri. In realtà Francie, a dispetto del suo piglio ostentamente
dissacrante, è più spaventato da questo luogo che dall’ospedale psichiatrico poiché è qui, nel collegio di
Joe, che davvero vivono tutti i suoi fantasmi: il terrore di perdere Joe, l’unico affetto che gli era rimasto,
e la percezione di essere escluso dalle istituzioni sociali che lo avrebbero fatto sentire integrato.
L’ospedale psichiatrico diventa l’unico rifugio che gli permetta di vivere passivamente nel mondo dei
suoi sogni, inserito in modo stucchevole e artificiale in una specie di comunità, in uno stato mentale che
potremmo definire di equilibrio “allucinato”.
Un altro motivo ricorrerne nel genere gotico è quello del doppio che interess