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LA TIGRE DOMESTICA SINTESI
“L’arte della persuasione secondo Giancarlo Buzzi”
Prima edizione “Tigre domestica”: 1964
Giancarlo Buzzi aveva accumulato valida esperienza di intellettuale a servizio
dell’industria lavorando prima per la Olivetti poi per la Pirelli.
Opere rilevanti: “Il senatore” 1959 e “L’amore mio italiano” 1963, due romanzi della
letteratura neocapitalista/ letteratura di fabbrica.
“La tigre domestica” è un saggio sulla pubblicità, rappresenta punto di arrivo circa i
principi che reggono capitalismo moderno. Nè Pirelli nè Olivetti figurano direttamente nei
suoi romanzi, questi rappresentano però il loro sfondo.
“Il senatore”: storia di un dirigente che desidera incontrare il suo padrone e invece
incontra il vecchio senatore, il padre del suo padrone, morto da tempo…. tutto questo
quasi a dimostrare l’inattuabilità delle human relations.
“L’amore mio italiano”, nel raccontare la storia di due coppie di innamorati, finisce per
diventare esame di coscienza sul benessere economico e sui dubbi che possono
scaturire intorno a una comunità invasa dalle nevrosi dei beni materiali.
Narrativa di Buzzi: riguarda la fabbrica dal punto di vista dei centri direzionali, nelle sue
opere si percorrono corridoi e uffici, mense, alloggi per dirigenti e sale riunioni (no
prospettiva operaia). Buzzi oltre al racconto dei fatti, vuole accusare il capitalismo
affiancando la causa Olivettiana che ipotizzava un tipo di fabbricacomunità.
Tre citazioni a favore di questa tesi Olivettiana: (due provenienti dalle sacre scritture e
una tratta dal libro di un autore statunitense)
1. si prefigura società dove i bisogni primari non sono appagati dal denaro ma dal principio
solidaristico della carità.
2. si ragiona intorno alla necessità di un radicale rinnovamento delle imprese in vista di un
obiettivo che coinvolga la sostanza delle società (e non solo la forma).
3. vengono messi in relazione lavoro e godimento dei beni materiali.
Messaggio secondario in queste tre citazioni: parallelo tra annuncio del mondo nuovo
contenuto nelle sacre scritture e le provocazioni di un autore statunitense spietato nel
condannare la società industriale e nel riprorre, come Rousseau, il “ritorno alla natura”.
Cosa intende fare Buzzi? Non intende demolire la macchina del capitalismo ma vuole
distinguere tra bisogni reali e fittizzi, soprattutto per quanto riguarda l’ambito pubblicitario.
L’arte pubblicitaria tende a confondere questi due elementi, davanti al miraggio di una
pubblicità onesta e veritiera si nasconde sempre il timore che il pubblicitario possa
trasformarsi in un persuasore occulto.
Propaganda a un oggetto passa dal livello esclusivamente economico a quello anche
politico: coinvolge i rapporti tra élites e il cittadino qualunque, impegnati tutti a consumare
febbrilmente e ad assecondare il continuo proliferare dei bisogni; anche letterati chiamati
a testimoniare queste vicende.
Differenza tra Emilio Cecchi e Buzzi:
● Cecchi incarna una posizione tradizionale dello scrittore che antepone la “Vecchia
Europa” alla civiltà nuova/Americana,
● Buzzi, invece, interpreta le aspirazioni dello scrittore che fa sua la cultura dell’epoca
capitalistica
L’arte pubblicitaria piega l’intellettuale ai voleri dei “superiori”, lo scaraventa in uno stato di
frustrazione, riduce la sua vocazione di scrittore alla semplice ricerca di consenso.
“Ci sarà ancora posto per gli sciocchi?”
Esempio preso in esame:pubblicità radiofonica in cui un detersivo era descritto come
“detersivo che lava con senso di responsabilità”. L’apparire sul mercato di polveri
sostitutive ai saponi tradizionali ha creato un processo definito con “ISTERISMO DEL
BIANCO”. Questa pubbicità descrive una situazione in cui viene attribuito a un detersivo
(a un oggetto) una “responsabilità” solitamente propria degli esseri animati. Nella società
del benessere un detersivo acquista connotati animali e viene caricato di una
responsabilità d’ordino morale.
Com’è possibile che la pubblicità (strumento delle elites del potere) esploda in
manifestazioni così pacchiane e assurde? La risposta la si può trovare nell’arroganza
del tecnocrate, egli ritiene di essere giunto al punto di poter fare a meno delle ideologie e
assume un atteggiamento di irrisione anche verso ideologie un tempo operanti. Sono la
scienza e la tecnica che stanno cambiando il mondo, dice il tecnocrate, non il sapere
ideologico. La macchina sta permettendo la liberazione dell’umanità dalle catene della
fatica.
Il TECNOCRATE possiede un’arma contro gli ideologi (che considerano il sapere
ideologico come la molla propulsiva della società); quest’arma è la capacità di creare la
moltiplicazione dei bisogni dell’uomo e quindi di ideali che vanno di pari passo con questi:
il mondo di domani non sarà quello di oggi. Il mondo si appaga di consumare, vuole
consumare sempre di più.
Chi ha garantito la diffusione di questo benessere? La scienza e la tecnica.
La PUBBLICITA’, consente di cogliere il tecnocrate in fallo per un serie di contraddizioni:
● rifiuto ideologia e del sapere scientifico e della tecnologia ma essere costretto, per
mancanza di supporti ideologici, a campare alla giornata (impossibilità di darsi una meta
alla quale volgere gli sforzi).
● élite tecnocratica predica la virtù del risparmio ma dall’altra parte esorta al consumo
sempre più rapido.
● il tecnocrate si lagna della precarietà della propria esistenza, accetta il precetto
evangelico dell’accontentarsi del poco ma dall’altra parte si logora mentalmente e
fisicamente per sollecitare in sé e negli altri sempre nuovi desideri.
● in veste di paladino del sapere scientifico, il tecnocrate dovrebbe essere assertore di un
sano concretismo empirico invece pensa esclusivamente a produrre oggetti godibili e
consumabili dimostrando la vanità e inutilità del sapere ideologico. Non si pone il
problema della conoscenza degli oggetti che produce ma si preoccupa di renderli
appetibili agli occhi del consumatore.
Per quanto concerne il caso del detersivo, ad esempio, il pubblicitario non può
semplicemente presentare il detersivo per quello che é altrimenti a cosa servirebbe
avere una varietà infinita di marche? Si sa che i detersivi si differenziano l’uno dall’altro
esclusivamente per la mitologia che è loro connessa, non per elementi sostanziali.
Pubblicità può essere intesa come un CODICE con l’aiuto del quale decifrare il prodotto,
la sua funzione attuale è quella di trascurare completamente gli aspetti più concreti del
prodotto ed evidenziare solo gli aspetti mitologici: codice con funzione mistificatoria.
Chi sono gli “sciocchi”? Agli occhi dei tecnocrati, gli sciocchi sono degli illusi che serbano
fede nella funzione chiarificatrice, orientatrice e creatrice delle ideologie il tecnocrate,
però, si serve di questi sciocchi quando vuole pensare, infatti, un’IDEOLOGIA è più
operante se sa selezionare i dati che scienza e tecnica mettono a disposizione.
“L’essere onesti e veritieri”
pubblico medio sente la pubblicità come strumento nelle mani delle élites usato per
imporre e tener viva la loro immagine nel mondo, subisce questo “dominio” con
rassegnazione. La pubblicità sarebbe pagata dai consumatori (addossando loro un
carico ingiusto), essi sono responsabili di un servizio che non ha alcuna utilità sociale,
che non hanno richiesto e che, potendo scegliere, rifiuterebbero.
La pubblicità esaspera il disagio delle élites mentre cerca di consolidare la loro presenza
nella società; viene offerta agli uomini il “miracolo dell’abbondanza, dei beni moltiplicabili
all’infinito”. Discorso moralistico delle élites: si auspica una pubblicità onesta e veritiera
che fornisca gli elementi per operare scelte razionali escludendo qualsiasi appello
emotivo.
Problema dei BISOGNI: se si riuscisse a distinguere tra bisogni reali e fittizzi sarebbe
facile soddisfare i primi; l’obiettiva realtà e la fondatezza del bisogno diventerebbero il
metro su cui misurare l’onestà e la verità. Il tentativo di catalogare e distinguere i bisogni
sulla scorta di una loro maggiore o minore realtà/naturalezza diventa una pretesa
arrogante quando non è riferita a dei valori o ideologie che la contengano e disciplinino.
Non sono i bisogni che aumentano ma la complessità dei rapporti denotata dalla
mancanza di un vero confine. I bisogni si sono sempre moltiplicati e variegati anche
quando non esisteva la pubblicità nella sua forma attuale, invenzione e moltiplicazione di
essi è dovuta allo sviluppo della scienza e della cultura in generale. Di conseguenza la
pubblicità è definita come uno degli strumenti di comunicazione entrati in funzione come
conseguenza di una rivoluzione economica e culturale
La pubblicità è STRUMENTALE:
● nella società capitalistica collabora a una moltiplicazione dei bisogni, senza
discriminazioni tra essi.
● nella società socialistica collabora a pianificarli, ridurli, incanalarli.
Pubblicità come strumento politico: collabora alla conservazione e costruzione di una
società fornita di determinate caratteristiche
I bisogni si sono sempre moltiplicati anche quando non esisteva la pubblicità nella sua
forma attuale, invenzione e moltiplicazione dei bisogni sono connesse in realtà con lo
sviluppo della scienza e della cultura. La pubblicità é considerata uno degli strumenti di
comunicazione entrati in funzione come conseguenza di una rivoluzione economica e
culturale per cui l'area di staticità dei bisogni si è ristretta e quella di dinamismo allargata.
I rapporti tra gli uomini sono diventati più complessi e di conseguenza la comunicazione
e la società devono stare al passo con essi.
Le elites si lamentano prevalentemente circa il volgarizzarsi dei bisogni, per loro
massificazione dei bisogni e diffusione dei mezzi per soddisfarli sono condizioni di
sopravvivenza. Questi però si trovano a dover compiere uno sforzo maggiore per
mantenere il loro "privilegio" differenziato e di un certo livello rispetto a quello ormai
comune della massa:
Esempio: l'operaio di una g