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CANCEROGENESI
Per cancerogenesi si intende il fenomeno che porta alla formazione di cancerogeni. Il
cancerogeno è un agente chimico o fisico che causa o induce una neoplasia e se viene
somministrato ad animali non precedentemente trattati provoca un incremento delle possibilità di
sviluppare un tumore (benigno o maligno). La cancerogenesi è un processo che avviene attraverso
tre stadi definiti : iniziazione, promozione, progressione. Vediamoli nel dettaglio :
INIZIAZIONE : stadio rapido e irreversibile che termina in seguito ad una mutazione nel DNA
indotta da cancerogeni. Gli agenti chimici o fisici che agiscono in questa fase sono detti agenti
inizianti e sono in grado di causare alterazioni genetiche quali mutazioni o delezioni. Tutti i
cancerogeni chimici sono considerati inizianti quando si legano covalentemente al DNA formando
degli addotti che portano a mutazioni (idrocarburi policiclici, nitrosamine, virus, raggi X, radiazioni
UV). La maggior parte degli agenti chimici cancerogeni sono genotossici ad azione indiretta perché
necessitano di un processo di attivazione nella cellula bersaglio per poter indurre un danno al
DNA. L’iniziazione di per sé non è sufficiente per indurre neoplasia; il destino delle cellule iniziate,
infatti, può seguire diverse strade : le cellula iniziata può rimanere in uno stadio di non divisione
grazie a meccanismi di controllo della crescita ; la cellula iniziata, in seguito a mutazioni
incompatibili con la sopravvivenza, viene rimossa per apoptosi ; la cellula può subire una divisione
cellulare con conseguente sviluppo proliferativo. Riepilogando, i punti focali dell’iniziazione sono :
genotossicità con mutazione in seguito ad alterazione del DNA, necessità di una divisione cellulare
per fissare la mutazione, processo irreversibile, mutazione indotta in seguito ad una singola
esposizione. Solo in alcuni casi (generalmente in seguito ad alte dosi e a ripetute esposizioni) un
cancerogeno chimico può diventare un cancerogeno completo, ovvero, in grado di indurre tutti e
tre gli stadi della cancerogenesi.
PROMOZIONE : è lo stadio caratterizzato dalla selettiva espansione proliferativa delle cellule
iniziate che evolve in una lesione pre-neoplastica. Gli agenti che agiscono in questa fase sono detti
promotori tumorali e, generalmente, non inducono tumori da soli ma provocano semplicemente
una proliferazione cellulare sostenuta anche tramite l’inibizione del meccanismo apoptotico. La
crescita di lesioni pre-neoplastiche richiede esposizioni continue all’agente promotore. La
promozione è uno stadio reversibile poiché, in seguito alla rimozione dell’agente promotore, le
cellule tornano alla fase precedente di iniziazione. Altra caratteristica dei promotori tumorali è
quella di possedere una dose-soglia evidente, al di sotto della quale essi non inducono la
proliferazione delle cellule. Infine, gli agenti promotori sono organo specifici (un agente
promotore del fegato come il fenobarbitale non funzionerà come promotore per pelle o altri
organi). Riepilogando, i punti focali della promozione sono : assenza di alterazioni dirette al DNA,
assenza di genotossicità e mutazioni dirette, espansione proliferativa delle cellule iniziate,
processo reversibile, presenza di dose soglia, necessità di esposizione prolungata.
PROGRESSIONE : è lo stadio caratterizzato dalla trasformazione delle lesioni pre-neoplastiche in
lesioni neoplastiche. Infatti, in questa fase, durante la progressione delle lesioni pre-neoplastiche
per il continuo aumento del processo di sintesi del DNA, alcuni eventi genotossici possono alterare
la struttura dell’acido nucleico generando il fenotipo neoplastico. Tutti gli agenti di progressione
sono, dunque, genotossici e tale stadio risulta irreversibile sia per tumori benigni che per quelli
maligni. Anche l’accumulo di aberrazioni cromosomiche contribuisce a promuovere la
progressione. Riepilogando, i punti focali della progressione sono : alterazione del DNA con
genotossicità in seguito a mutazioni o aberrazioni cromosomiche, trasformazione da lesione pre-
neoplastica a tumore benigno o maligno, processo irreversibile, può essere necessario anche un
solo trattamento con un agente di progressione per innescare tale stadio.
I cancerogeni chimici possono essere classificati in due categorie : genotossici e non genotossici.
I cancerogeni si definiscono genotossici quando interagiscono fisicamente con il DNA
danneggiandolo o modificandone la struttura (sono efficaci dopo una singola dose e agiscono
sinergicamente con altri cancerogeni aventi lo stesso organotropismo) mentre i cancerogeni non
genotossici possono interferire con l’espressione dell’informazione presente nel DNA cellulare
senza modificare la struttura dell’acido nucleico. Dunque i cancerogeni genotossici sono:
mutageni, causano tumori in relazione alla dose, non presentano una dose-soglia mentre i
cancerogeni non genotossici sono : non mutageni, instaurano un processo reversibile, sono dotati
di una dose soglia, causano tumori in relazione alla dose, possono agire nello stadio di
promozione, non interagiscono direttamente con DNA, sono specie e tessuto-specifici.
I cancerogeni genotossici agiscono in modo diretto o indiretto. Nel primo caso, tali cancerogeni
non necessitano di attivazione metabolica (attivazione indipendenti) e sono di natura elettrofila, in
grado quindi di interagire con gruppi nucleofili presenti nel DNA. Di questa categoria fanno parte :
metalli e ioni metallici (As, Cr, Cd, Co, Be… anche se non sembrano agire come elettrofili) ;
complessi di coordinazione del platino (cis-platino) ; Alo-eteri (bis-clorometil-etere prodotto
dall’industria chimica induce cancro nel tratto respiratorio dell’uomo anche a bassissimi livelli ) ;
Esteri dell’acido solforico (dimetil o dietil-solfato, da maneggiare esclusivamente sotto cappa) ;
nitrosamidi; etilenimmine
Nel secondo caso, tali cancerogeni necessitano di attivazione metabolica (attivazione dipendenti)
per poter esplicare i propri effetti (prima dell’attivazione, sono detti pro-cancerogeni genotossici)
Di questa categoria fanno parte gli idrocarburi policiclici aromatici (benzopirene, dimetil-
benzantracene, dibenzantracene ) che si trovano in diversi prodotti ambientali, quali catrame,
fumo di tabacco, petrolio, e in diversi alimenti come cibi affumicati, carne alla griglia, olii… ;
Nitrosamine ; Safrolo (presente in canfora, anice, pepe nero, cannella) ; Aflatossina B 1 ; Dialchil-
idrazine
Inoltre, i cancerogeni genotossici ad azione indiretta inducono il loro effetto neoplastico non nel
sito di esposizione bensì nel tessuto bersaglio dove avviene l’attivazione metabolica.
Le aflatossine sono tossine di origine fungina (micotossine ) prodotte da alcune specie di funghi tra
cui l’Aspergillus flavus . Le aflatossine possono essere di diverse tipologie tra cui le B1, B2, G1 e G2
sono considerate le più pericolose (B 1 è la più tossica) insieme ai loro prodotti metabolici M1 e
M2. Le aflatossine sono tossine potenti, cancerogene, mutagene e immunosoppressive.
L’Aspergillus flavus si può trovare nei cereali cresciuti in condizioni di siccità e la presenza di
aflatossine nei vegetali non deve sorprendere perché, dopo il raccolto, la crescita fungina è
supportata dall’umidità.
Gli effetti tossici delle dialchil-idrazine furono confermati anche dal consumo di farina,
proveniente dalle noci delle palme Cycas, contenente cicasina la quale viene metabolizzata nel
tratto digerente grazie ad enzimi batterici, detti glucosidasi, dando vita ad un composto alchilante
induttore di tumori intestinali. La dimetil-idrazina viene, invece, metabolizzata nel canale
digerente del topo con formazione di formaldeide tossica.
I cancerogeni non genotossici sono detti anche epigenetici poiché, nonostante non siano in grado
di interagire con il materiale genetico, possono indurre la cancerogenesi (a volte intensificando
l’azione di un cancerogeno genotossico) . I meccanismi sfruttati dai cancerogeni non genotossici
sono: citotossicità (morte cellulare sostenuta, accompagnata da costante crescita rigenerativa,
può sfociare nell’acquisizione da parte del DNA cellulare di mutazioni spontanee da cui originano
lesioni pre-neoplastiche) danno tissutale cronico (è spesso necessaria un’esposizione prolungata
ad alte dosi di tali sostanze) , produzione radicali liberi, sbilanciamento ormonale ,
immunosoppressione, aumento della proliferazione (la proliferazione dei perossisomi potrebbe
essere ricollegata alla produzione del surplus di radicali liberi)
Tra i fattori ambientali ed agenti industriali implicati nella cancerogenesi umana troviamo anche :
radiazioni ionizzanti, radiazioni ultraviolette, Benzene, CCl4, cloruro di vinile…
Il cloruro di vinile induce tumore al sistema ematopoietico e al cervello nell’uomo poiché viene
metabolizzato dal CYP450 ad ossido di cloro-etilene il quale è in grado di alchilare il DNA.
L’esposizione umana al benzene è dovuta al fumo di sigaretta, alla benzina, e alla lavorazione del
petrolio; esso si accumula nei tessuti ricchi di grassi e nel cervello, surreni, midollo osseo. Nella
prima ora, viene eliminato il benzolo ed i suoi metaboliti contenuti nel sangue o nei tessuti molto
vascolarizzati; nelle ore successive vi è l’espulsione da cute e muscoli e infine, dopo alcuni giorni, si
elimina il benzolo presente in lipidi e tessuti meno vascolarizzati. Il benzene è principalmente
metabolizzato nel sistema reticolo-endoteliale del fegato tramite la sua trasformazione, ad opera
di ossidasi, in epossido . Quest’ultimo viene modificato in fenolo e coniugato con solfati o acido
glucuronico prima di essere eliminato con le urine , oppure , per azione del glutatione e di una
transferasi viene trasformato in acido pre-mercapturico con successiva escrezione urinaria .
Sempre l’epossido, per azione di una deidrasi, viene trasformato in catecolo per poi essere
coniugato con solfati o acido glucuronico ed essere eliminato con le urine. A volte l’epossido può
semplicemente frammentarsi e dare muconaldeide. Il benzene inibisce la proliferazione di cellule
staminali, soprattutto nelle fasi iniziali, in modo da provocare un calo del numero degli eritrociti
nel sangue con successiva anemia aplastica. Quest’azione è da attribuire principalmente a
metaboliti del benzene (chinoni, acido muconico…) che, mediante legame covalente con DNA,
inibiscono la sintesi dell’acido nucleico, la sintesi dell’RNA (quindi delle proteine) bloccando la
proliferazione cellulare nel midollo.
ONCOGENI E GENI ONCOSOPPRESSORI : un oncogene è un gene che codifica per una proteina
capace di trasformare le cellule in coltura e di indurre tumore negli animali. La maggior parte degli
oncogeni noti sembra derivare da alterazioni a livello di geni normali, detti proto-oncoge