PORT MORTEM1.Diagnosi di avvelenamento
È il momento di incontro principale tra la tossicologia forense e la medicina legale; questo perché si è portatia voler raggiungere ad una risoluzione certa nei casi di morte collegati a sostanze tossiche, quindi anche icasi di veneficio (= inteso come omicidio doloso per mezzo di un veleno).
Oggi è sempre più raro che si indaghi sul caso di un delitto di veneficio, e sempre più usuale sono invece le forme di intossicazione acuta mortale; vero è che nel suicidio si ricorre frequentemente all’uso del veleno, che rappresenta un mezzo di facile reperibilità, e di indubbia efficacia.
In aumento sono anche gli avvelenamenti accidentali, sia in ambito domestico che lavorativo.
In questo contesto, anche se il contributo della indagini chimico tossicologiche nel dimostrare un nessocausale tra la lesività di natura chimica e la morte è divenuto nel tempo sempre più determinante.
È apparteincontrovertibile nell'ambito di una ricerca che, per il fatto di essere per la maggior parte richiesta a fini di giustizia, deve proporsi come altamente affidabile. Proprio per questo, la valutazione ultima deve scaturire da una sintesi di competenze fra il tossicologo forense e il medico legale. La diagnosi di avvelenamento deve pertanto trovare fondamento nel convergere in maniera univoca di una serie di elementi di giudizio che scaturiscono dall'applicazione di più criteri: clinico, circostanziale, anatomo-patologico, biologico e chimico-tossicologico.
1.1 Criterio clinico
Il criterio clinico attiene alla conoscenza della sintomatologia presentata dal soggetto prima della morte, in base alla quale si possa desumere uno stato di avvelenamento ed anche individuare la qualità del veleno. È evidente che non sempre si hanno a disposizione gli elementi di giudizio collegati al criterio clinico, essendo frequente nell'avvelenamento che la morte
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Criterio circostanziale
Il criterio circostanziale si fonda sulla acquisizione e valutazione di tutte le notizie collegate all’eventoche ha portato all’avvelenamento. In tale criterio fluiscono anche tutti i dati del sopralluogo che spessopossono essere di grande utilità; il ritrovamento ad esempio di sostanze nei pressi del cadavere puòrappresentare un elemento di notevole importanza per l’identificazione del veleno.
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Criterio anatomo-patologico
Il criterio anatomo-patologico consiste nella acquisizione e nel rilievo, ai fini della determinazione dellacausa di morte, di tutti gli elementi di giudizio che provengono dall’esame esterno del cadavere edall’autopsia completata con l’esame istologico dei visceri; tali attività di osservazione diretta sonousualmente di competenza del medico legale.
Preliminarmente
va detto che l'esame del cadavere può anche escludere l'avvelenamento se viene trovata una causa di morte imputabile ad eventi che nessun veleno potrebbe provocare. Vero è che, nella maggior parte dei casi di intossicazione mortale, prevalente è l'evenienza che i reperti anatomopatologici siano negativi, ossia non siano in grado di indicare la causa della morte, negatività peraltro che può rappresentare un dato favorevole per accreditare l'ipotesi di decesso per lesività di natura chimica. Deve essere sottolineato che l'autopsia consente i prelievi viscerali e liquidi biologici per le successive indagini chimico tossicologiche e di laboratorio.- Criterio biologico
Progressi per permettere il riaffermarsi del ruolo fondamentale che compete al criterio chimico. Prima di procedere, va ribadito che la diagnosi di avvelenamento deve scaturire dall'insieme di tutti gli elementi di giudizi emersi dai criteri atti a dimostrare un nesso causale tra l'azione lesiva di natura chimica e la morte.
Metodologia dell'indagine chimico-tossicologica
2.1 Raccolta e conservazione del materiale
Il punto di partenza dell'indagine chimico-tossicologica risiede sicuramente nella raccolta e nella conservazione del materiale biologico. Sui prelievi necessari al fine di condurre una corretta ed esaustiva indagine chimico tossicologica nei decessi per avvelenamento, non si è tuttora raggiunta una posizione concorde.
Non appare pertanto ancora vicina la possibilità d'adozione di protocollo comune, la cui realizzazione trova molti ostacoli nelle prassi procedurali, a volte derivanti da precise impostazioni culturali, ormai consolidate sinei.
In diversi laboratori di tossicologia forense, per i decessi da avvelenamento, sono necessari i seguenti prelievi:
- sangue
- urine
- bile
- contenuto gastrico
In aggiunta, possono essere richiesti i seguenti prelievi:
- fegato
- rene
- encefalo
- polmoni
- capelli
- umor vitreo
- sede di iniezione
- tamponi nasali
- liquor
Di notevole interesse, anche sotto il profilo di ricerca di un comune protocollo, appare la "Raccomandazione Europea del 1999"; prevede che debbano essere raccolti i seguenti prelievi:
- sangue periferico
- urine
- contenuto gastrico
In aggiunta, quando si ha un sospetto specifico, può essere richiesto il prelievo di bile. Il campionamento deve essere arricchito a seconda dei gruppi di sostanze tossiche ipotizzate, come fegato e rene.
Va sottolineato che in particolari situazioni, la scelta del tipo di prelievi da effettuare deriva dalle richieste ritenute necessarie per la risoluzione del caso, provenienti dall'Autorità giudiziaria.
Le quantità di prelievo devono essere abbondanti, in relazione al fatto che le
Le procedure di indagine sono complesse e non escludono la possibilità che le diverse prove debbano essere ripetute. Non vi è dubbio che tra tutti i prelievi necessari per l'indagine chimico tossicologica, il campione ematico rappresenta il materiale di elezione. È necessario poi tener conto del fatto che è stata ormai dimostrata una ridistribuzione post mortale delle molecole esogene nei diversi distretti corporei, con scambi tra sangue e tessuti. In questa ottica, dal momento che la concentrazione post mortem dell'analitica del sangue cardiaco in generale può crescere per fenomeni di ridistribuzione, mentre nel sangue periferico tende a rimanere costante, diviene opportuno prelevare i campioni ematici sia dal cuore sia da un vaso periferico, al fine di ottenere un campione maggiormente indicativo della quantità presente al momento del decesso. In altre situazioni, se il sangue cardiaco può essere contaminato da traumi, si...
richiede un campione di sangue che provenga da altro distretto corporeo. (Es. Nella "morte da droga) i capelli possono fornire utili informazioni in relazione al pregresso uso delle più comuni sostanze stupefacenti, che come tali, trasformano la struttura cheratinica. Il materiale prelevato deve essere riposto in contenitori separati, preferibilmente di vetro o anche di materiale plastico inerte, mantenuti in congelatore ad una temperatura al di sotto di -20°. 2.2. Indagine chimico-tossicologica "specifica" è generica" L'indagine chimico tossicologica può avere percorsi e caratteristiche diverse: - Nel caso in cui elementi di giudizio raccolti attraverso gli altri criteri analizzati inducano il sospetto che a provocare il decesso sia stata una determinata molecola o una specifica famiglia di composti, la ricerca ha i crismi di un'indagine "specifica" o "mirata" verso quel determinato obiettivo. - Si tratta invecedi tutti i possibili composti tossici esistenti. Tuttavia, è fondamentale adottare un approccio metodico e completo per identificare e analizzare i composti più comuni e rilevanti. Per fare ciò, è necessario seguire un protocollo di analisi che includa una serie di indagini standard. Queste indagini devono coprire una vasta gamma di sostanze, compresi l'etanolo, il monossido di carbonio, i cianuri e altri composti volatili e tossici. Inoltre, è importante utilizzare tecniche estrattive e analitiche specifiche per identificare e quantificare i metalli presenti. L'obiettivo finale di queste analisi tossicologiche sistematiche è verificare o escludere la presenza del maggior numero possibile di composti tossici nel materiale cadaverico. Tuttavia, è importante sottolineare che non è possibile analizzare tutti i composti tossici esistenti, ma solo quelli più comuni e rilevanti. In conclusione, la tecnica tossicologica forense si impegna a costruire un'analisi completa e metodica per identificare e analizzare i composti tossici presenti nel materiale cadaverico, al fine di fornire informazioni cruciali per le indagini.di tutte le potenziali sostanze tossiche, da qui deriva che deve scaturire dall'applicazione del protocollo di analisi soltanto la presenza o meno nel materiale analizzato, in quantità rintracciabili.- Valutazione del dato negativo
- Che la morte non sia riferibile a lesività di natura chimica
- Che la sostanza tossica non sia stata ricercata in quanto non compresa nel protocollo di analisi
- Che attraverso i metodi generali di screening non sia stata raggiunta una sensibilità tale da permettere il ritrovamento della molecola esogena
- Che la sostanza tossica abbia
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