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PINIONE PUBBLICA
capaci di pensare e di esprimersi politicamente. Essa nasce quando nasce l’idea di un pubblico,
cioè col sorgere della stampa e delle prime associazioni politiche e non e con l’emergere di una
società civile distinta dallo Stato. L’opinione pubblica coincide con i suoi canali di espressione,
quali la stampa, i circoli intellettuali e le associazione politiche. Per tutto il Settecento e parte
dell’Ottocento, per lo più le élites colte contribuivano a formare l’opinione pubblica, che si
assumevano il compito di rappresentare il paese e di controllare l’operato dei poteri,
denunciandone gli abusi. Alla fine dell’Ottocento, l’opinione pubblica allargò le sue dimensioni,
grazie all’avvento delle organizzazioni di massa, all’allargarsi della partecipazione politica e alla
diffusione dell’istruzione. L’esistenza di un’opinione pubblica resta un requisito essenziale dello
Stato democratico.
Capitolo17: Alle origini della rivoluzione industriale
In Inghilterra, prese avvio la rivoluzione industriale, cioè un arco di tempo caratterizzato da una
fase di sviluppo economico senza precedenti e da una crescita gradualmente accelerata. La
rivoluzione industriale comportò la diffusione del sistema di fabbrica e delle macchine, lo sviluppo
dell’industria e dei servizi a scapito dell’agricoltura e la formazione di nuovi strati sociali (classe
operaia e ceti medi). Per questi motivi la rivoluzione industriale ha dato il via ad una nuova età,
quella contemporanea. L’Inghilterra presentava somiglianze (l’agricoltura, le attività industriali) e
differenze (un grande forza commerciale) rispetto agli altri paesi europei. 23
Lo sviluppo dell’Inghilterra rispetto agli altri paesi europei consisteva soprattutto nello sviluppo
raggiunto dal commercio, nell’incremento della popolazione e nell’organizzazione politica. Il
commercio inglese rafforzò le sue posizioni su scala mondiale aumentando i profitti ed estendendo
i servizi di credito e assicurativi, facendo dell’Inghilterra la capitale finanziaria d’Europa. Lo
sviluppo commerciale favorì inoltre la formazione di imprenditori disponibili al rischio e allo spirito
d’iniziativa, qualità indispensabile per avviare e sostenere una crescita economica. Le
trasformazioni delle proprietà agrarie, che videro la concentrazione del possesso di terre nelle
mani di grandi e medi proprietari, furono dovute al fenomeno delle recitazione e della
privatizzazione delle terre comuni. L’insieme di questi fattori determinò un forte aumento della
produzione e l’ampliamento delle vie di comunicazione: fu migliorata la rete viaria e le strade
vennero rese percorribili anche durante la cattiva stagione. Ancora più significativa fu l’espansione
dei canali navigabili, utili al trasporto di materiali pesanti. La rivoluzione agricola esaurì le richieste
alimentari di una popolazione in netta crescita, contribuì alla formazione del mercato interno, che
sarà fonte di domanda per i prodotti inglesi, e favorì lo sviluppo del proletariato industriale. Sotto il
punto di vista demografico, l’Inghilterra conobbe uno straordinario aumento della popolazione, un
abbassamento dell’età del matrimonio e un aumento dei matrimoni stessi. Un ruolo fondamentale
di stimolo all’introduzione di nuove organizzazioni produttive e nuove tecnologie vennero dalla
domanda di beni da parte della società: i consumatori chiedevano e i produttori rispondevano,
immettendo sul mercato nuovi prodotti. Questi furono le condizioni che consentirono il decollo
industriale.
Il progresso tecnologico portò nuove invenzione e innovazioni. L’invenzione è la scoperta di una
determinata tecnica, mentre l’innovazione è la sua applicazione. L’invenzione non provoca il
cambiamento, ma è la sua applicazione diffusa e costante che è il cuore della trasformazione
tecnica. I settori principalmente interessati a cambiamenti tecnologici furono quelli delle macchine
utensili, della generazione di forza motrice e dell’estrazione e della lavorazione di materie prime. Il
passaggio successivo sulla via della modernizzazione tecnologica fu quello di utilizzare il vapore
per produrre l’energia necessaria a muovere le macchine. Una volta messa a punto la tecnica dello
sfruttamento del vapore e costruite le prime macchine a vapore, divenne sempre più conveniente
usare una forza motrice costante alimentata dal carbone. A questo punto, il vapore e il carbone
divennero gli strumenti del progresso. Le innovazione dell’epoca portarono soluzioni pratiche a
problemi concreti.
L’industria del cotone fu la prima che si avvalse dei mutamenti nelle tecniche e nei sistemi
organizzativi. L’industria cotoniera britannica compì un enorme salto di qualità e di efficienza.
Anche l’industria del ferro attraversò un periodo di espansione dato che la progressiva
meccanizzazione dipendeva da investimenti in nuove macchine costituite prevalentemente in ferro.
L’avvento della fabbrica trasformò i metodi di produzione e le forme di organizzazione del
lavoro. In precedenza la maggior parte dell’attività lavorativa si svolgeva nelle botteghe artigiane o
a domicilio. Il lavoratore divenne un operaio: abbandonò cioè le attività familiari e agricole
dedicandosi esclusivamente alla fabbrica. Il sistema di fabbrica trasformò anche il paesaggio e
favorì la nascita del proletariato industriale, che lavorava fra le 12 e le 16 ore giornaliere in
condizioni di sovraffollamento, poco igieniche e di poche risorse alimentari. Il posto di lavoro era
precario e anche donne e bambini furono sottoposti a sfruttamento. Sorse il luddismo, un
movimento di opposizione sociale, che adottava come principale forma di lotta la distruzione delle
macchine, causa fondamentale della disoccupazione e dei bassi salari.
Capitolo18: La nascita degli Stati Uniti
La guerra di indipendenza americana (1775-1783) fu il primo esempio di lotta di liberazione che
segnò la nascita di un nuovo organismo statale.
Verso la metà del Settecento, nel territorio controllato dall’Inghilterra in America, che si estendeva
dal Canada alla Florida, vivevano un milione e mezzo di coloni che progressivamente crescevano
di numero, conquistando terre e lottando contro le tribù indiane. La colonizzazione inglese nel Nord
America si svolse fra l’inizio del Seicento e la metà del Settecento. Delle tredici colonie, la prima
colonia britannica fondata sul suolo americano fu la Virginia (1). Poi la seconda fu il Massachusetts
(2), che si dichiarò Stato indipendente, ma per questioni religiose alcuni gruppi puritani si
separarono dando vita a nuove colonie: il Rhode Island (3), il Connecticut (4) e il New Hampshire
(5). A sud della Virginia, Maryland (6) fu la meta dell’emigrazione cattolica, mentre la Carolina del
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Nord (7) e la Carolina del Sud (8) fu la meta degli esuli ugonotti francesi. Le truppe del duca di
York occuparono la colonia di New York (9) e, sempre nelle vicinanze, fu costituita la colonia del
New Jersey (10). Fra il New York e la Virginia fu fondata la Pennsylvania (11) e nelle regioni
meridionali del New York fu fondata la colonia del Delaware (12). La colonizzazione della costa fu
completata con la Georgia (13), in un primo tempo destinata al rifugio per poveri e a luogo di
riabilitazione per criminali. Nel complesso, l’economia delle colonie era strettamente integrata con
quella della madrepatria, che aveva il monopolio dei commerci: solo le navi inglesi potevano
accedere ai porti del Nord America e tutte le merci dirette alle colonie dovevano passare per la
Gran Bretagna. Se l’economia delle colonie era dipendente da quella inglese, l’Inghilterra
concedeva però autonomia sul piano politico: un governatore, i Consigli e le assemblee legislative
controllavano le colonie. Il pluralismo, la tolleranza e la difesa delle autonomie locali erano valori
condivisi da tutte le colonie.
Il contrasto con la madrepatria ebbe origine dalla grande presenza militare della Gran Bretagna
sulle colonie al fine di consolidare e difendere un vasto impero che si estendeva dal Canada alla
Florida. Giorgio III emanò poi un proclama con cui si vietava ai coloni di spingersi oltre gli
Appalachi, furono imposte tasse sul commercio degli zuccheri e altre tasse di bollo sugli atti ufficiali
e sulle pubblicazioni. Queste misure provocarono un brusco deterioramento dei rapporti tra
Inghilterra e colonie a cui i coloni reagirono intensificando le proteste con manifestazioni e
boicottaggio delle merci. Il provvedimento che assegnò alla Compagnia delle Indie il monopolio
della vendita del tè nel continente americano fece sì che i Figli della libertà assalirono alcune navi
della Compagnia, gettandone in mare il carico di tè. Il governo inglese adottò dure misure di
ritorsione, le leggi intollerabili. Nel primo Congresso continentale a Filadelfia, i rappresentanti di
tutte le colonie si accordarono per continuare le azioni di boicottaggio continuarono e difendere la
loro autonomia. Si ebbero i primi scontri armati. Un secondo Congresso decise la formazione di un
esercito con a capo Washington. La protesta delle colonie sfociava in una vera e propria guerra.
Nel momento della guerra, gli americani schieravano un piccolo esercito di volontari contro una fra
le maggiori potenze del mondo. Inoltre si divise l’opinione pubblica delle colonie: i lealisti
combatterono a fianco degli inglesi, gli indipendentisti appoggiavano tesi più democratiche e i
moderati cercavano un compromesso tra indipendenza coloniale e legame con gli inglesi. Ma
Giorgio III dichiarò ribelli tutti i coloni americani e fece fallire ogni tentativo di pace. Il Congresso
continentale approvò una Dichiarazione di indipendenza, che può essere considerato come l’atto
di nascita degli Stati Uniti D’America, assieme al quale le singole colonie cominciarono ad
approvare proprie Costituzioni. Gli americani riuscirono ad evitare la sconfitta definitiva grazie alla
determinazione militare di Washington e grazie alla tattica prudente da lui adottata. L’intervento
europeo fu a favore degli indipendentisti: giunsero dall’Europa dei volontari a dar mano agli
americani e Francia, Spagna e Olanda, sconfitte nella guerra dei Sette anni, fornirono ingenti
prestiti alle colonie. Gli americani passarono al contrattacco nella resa di Yorktown del 1781: la
guerra poteva dirsi definitivamente conclusa. Con il trattato di Versailles (1783), la Gran Bretagna
riconosceva l’indipendenza delle tredici colonie, ma conservava intatto tutto il resto del suo impero.
Una volta ottenuta l’indipendenza, le colonie del Nord America dovettero affrontare i problemi legati
alla formazione di un nuovo organismo statale. A guerra conc