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DELL’ANARCHISMO

Nella vicenda intellettuale e politica di Petr Kropotkin si riassume una stagione cruciale e intensa

della storia dell'anarchismo. Snodatasi lungo l’arco di un cinquantennio, tra gli anni '70 del secolo

scorso, quando prese avvio il suo impegno militante e teorico, e il primo dopoguerra, essa

testimonia in maniera emblematica il tragitto dell' idea anarchica. Punto di riferimento ideale di

strati consistenti del movimento operaio e l'alternativa reale al progetto rivoluzionario marxiano

quando Kropotkin ne abbracciò il credo, al momento della sua morte, nel 1921, essa appariva nulla

più che l'ideologia di sparuti gruppi rivoluzionari, destinata a un irrimediabile ruolo di marginalità

dallo stesso procedere della storia: dall'impianto e dall'accresciuta influenza dei partiti

socialdemocratici nel contesto degli stati nazionali, dall'affermazione trionfale del socialismo nella

sua versione marx-leninista nell'Unione Sovietica.

Nel corso della lunga e attiva carriera di Kropotkin l'anarchismo aveva finito insomma col

ridisegnare la propria immagine. Di questa trasformazione profonda, di cui Kropotkin fu testimone

e in larga misura artefice, l'opera sua offre testimonianza nitida: vi si colgono gli echi di momenti

diversi e lontani della storia dell'idea anarchica, così come le tracce della pluralità dei suoi possibili

percorsi ed esiti.

E invero con Kropotkin l'anarchismo celebra il proprio apogeo, proponendosi non soltanto come

grido di protesta degli oppressi e coscienza critica dei costi insiti nel processo di assestamento della

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società europea entro la cornice dello stato nazionale, ma anche e soprattutto come <<filosofia

sintetica>>.

V'e in tutto ciò, è palese, il riflesso di una precisa stagione della cultura europea: quella dell'incontro

tra positivismo ed evoluzionismo, sistemi nei cui confronti il pensiero di Kropotkin risulta

ampiamente tributario, dal primo mutuando l'ambizione universalizzante, la volontà e la capacità di

superare la frattura tra natura e cultura, l'esaltazione del metodo scientifico e la tesi della sua

trasferibilità all'indagine delle istituzioni; dal secondo derivando un apparato categoriale dal quale

la sua lettura dei processi storico-sociali risulta sensibilmente condizionata.

La dottrina di Kropotkin appare in sostanza come uno degli ultimi esempi di quelle teorie

onnicomprensive della società, che furono prodotto tipico della mentalità ottocentesca. La scienza

moderna e l'anarchia e Il mutuo appoggio, le due opere kropotkiniane che meglio incarnano quella

mentalità, risalgono l'una al 1901, l'altra al 1902: a un'epoca cioè in cui le categorie gnoseologiche

ed etico-politiche su cui si era organizzata e costruita la concezione tardo-positivistica apparivano

profondamente discusse e messe in crisi dai nuovi svolgimenti dell'indagine scientifica e della

nostra storia.

Ma in questa fedeltà a paradigmi concettuali obsoleti si leggono le preoccupazioni dalle quali aveva

preso le mosse la ricerca teorica di Kropotkin: la volontà di contendere palmo a palmo il terreno al

marxismo, dando all'idea anarchica una fondazione che ripetesse la sua scientificità non soltanto

dall'aderenza alle leggi del corso storico, ma addirittura dalla conformità ai più generali principi

dell'evoluzione della natura; il desiderio di contrapporre agli sviluppi impetuosi e selvaggi della

statualità e dell'economia nell'età dell'imperialismo un credo capace di garantire la permanente

validità di valori che in quegli sviluppi parevano andare travolti.

Il fervido dibattito intellettuale e politico che cosi marcatamente contrassegnò i primi anni del regno

di Alessandro II, e in particolare l'ampia discussione innescata dal progetto di emancipazione, se

avevano incanalato i suoi primi fermenti critici verso un'analisi più articolata dei caratteri della

società russa e delle possibili vie del suo sviluppo, avevano anzitutto confermato la fiducia che egli

nutriva nelle potenzialità positive delle masse contadine.

All'origine delle opzioni politiche di Kropotkin c'è infatti quell'etica del dovere verso il popolo, che

ispirò il comportamento di tanta parte dell'intellettualità russa nella seconda metà dell'ottocento. Lo

troviamo così costituzionalista all'epoca delle grandi speranze accese dalla proclamata disponibilità

di Alessandro II a una politica di riforme, e rivoluzionario dieci anni dopo, quando i presupposti e

gli spazi per l'agitazione legale contro l'autocrazia erano ormai venuti a mancare.

Coinvolto nell'attività di due commissioni governative incaricate di studiare, l'una la modifica del

sistema penitenziario, l'altra quella dell'amministrazione provinciale, aveva toccato con mano la

possibilità del rinnovamento, aveva accantonato molti dei suoi ideali in nome della praticità e aveva

visto la propria e altrui volontà di cambiamento bruciata nell'impatto con l'indifferenza e l'inerzia

del governo. La sua fiducia nella possibilità di «fare qualcosa di veramente utile per il popolo

servendosi del meccanismo amministrativo), (Memorie, trad. it., Milano, 19692 p. 158) ne era

uscita incrinata. L'abbandono della carriera militare nel 1867 fu il primo, clamoroso sintomo di una

crisi profonda nel suo rapporto con l'istituzione stato, che sarebbe giunta al suo logico sbocco sul

volger degli anni '70.

Se questo, a grandi linee, il terreno sul quale maturò il rivoluzionarismo di Kropotkin, esperienze

intellettuali e di vita diverse fornirono i materiali grazie ai quali esso assunse una connotazione

anarchica. 17

È grazie all'opera di Darwin che il suo materialismo istintivo prese contorni definiti, che il

convincimento di un nesso profondo e inestricabile tra processi biologici e processi storico-sociali si

radicò in lui, e che in lui germinò quell'idea dell'autonomia della società, in cui l'anarchismo trova il

suo presupposto primo.

A rafforzare l'assunto che la società, al pari di ogni altro settore dell'universo fisico-naturale, e

soggetta a leggi sue proprie che ne governano la vita e l'evoluzione, indipendentemente e a dispetto

delle interferenze arbitrarie della legge positiva, provvidero peraltro le suggestioni ricavate dalla

letteratura genericamente «sociologica», cui egli accedette in tempi e modi diversi, ma che sin dagli

anni '60 accosto in alcuni suoi testi classici: a partire dalle opere di Proudhon, cui fu indirizzato dal

poeta A. Michailov (1838-1900), per giungere a Spencer.

Ma se l'idea dell'autonomia della vita sociale scaturì quasi naturalmente dalle esplorazioni

intellettuali ora accennate, e indubbio tuttavia che per Kropotkin essa fu innanzi tutto il portato di

un'analisi diretta del meccanismi di funzionamento della società, per la quale il soggiorno in Siberia

(1862-1867) fu un'occasione da un certo punto di vista privilegiata. Le osservazioni accumulate nel

corso delle diverse missioni geografiche cui prese parte, il contatto diretto e prolungato con

popolazioni primitive che, lontane dalla pesante ingerenza dello stato, avevano elaborato

autonomamente strutture armoniose di convivenza sociale, gli fornirono per sua stessa

testimonianza una lezione che difficilmente avrebbe potuto apprendere altrove.

Per questa via, la sua fiducia nelle potenzialità positive delle masse cominciava a tradursi

nell'assunto della loro capacità creativa a livello di organizzazione sociale, assunto sul quale si

sarebbe costruita la sua più matura concezione della storia. Non solo, ma il confronto costante da lui

istituito tra il modello di società gerarchica e burocratizzata cui egli, modesto ingranaggio di un

immane apparato amministrativo, apparteneva, e quello spontaneo, semplice, armonioso degli

indigeni, se defatigante psicologicamente, fu intellettualmente fecondo: il primo ne uscì infatti

sconfitto irrimediabilmente, mentre la validità del secondo si faceva ogni giorno più evidente.

Tanto in Herzen quanto Cernygevksij, Kropotkin aveva dunque trovato motivi destinati a segnare le

sue prospettive: la valorizzazione delle potenzialità rivoluzionarie delle masse contadine, anzitutto,

l'indicazione di un modello sociale decentrato, che doveva trovare il suo perno nella comune di

villaggio, in secondo luogo. Tanto dall'uno quanto dall'altro aveva inoltre ricavato un'indicazione

metodologica feconda: quella della necessità di innestare il progetto della società nuova su un

patrimonio di tradizioni e strutture che avessero radice nella storia dei popoli; o, sotto un altro

profilo, quello della legittimazione che dalla storia doveva venire a qualsivoglia proposta

rivoluzionaria.

Sul finire degli anni '60 erano dunque presenti in Kropotkin diversi elementi che potevano spianare

la strada verso l'anarchismo. Ma erano ancora elementi dispersi, che stentavano a saldarsi in una

dottrina che li ricomponesse organicamente. Fu l'Occidente, dove si recò per la prima volta nel

corso del 1872, a fornirgli una cornice teorica entro la quale raccogliere le linee della sua

meditazione critica e in cui inserire il suo rivoluzionarismo. Grazie ai contatti istituiti con le masse

artigiane e operaie delle sezioni della Prima Internazionale, il socialismo nelle sue diverse versioni

cesso di apparirgli come astratto sistema dottrinario e si profilò ai suoi occhi come espressione viva

di istanze proprie delle masse lavoratrici.

Kropotkin fu allora uno dei pochi ad affiancare all'opera divulgazione, in cui si prodigò sino al

limite delle energie, uno sforzo di definizione programmatica, di cui da atto una sorta di manifesto

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del gruppo che egli redasse e che, a distanza di quasi un secolo, è stato rinvenuto negli archivi dello

stato sovietico.

Ma questa prima messa a fuoco delle idee di Kropotkin fu solo l'avvio di un lungo e puntiglioso

processo di chiarificazione teorica, che egli proseguì negli anni successivi in condizioni

profondamente diverse da quelle in cui l'aveva intrapreso: nella solitudine delle segrete zariste, dove

fu rinchiuso dopo la cattura nel marzo del 1874, o francesi (fu nelle prigioni di Clairvaux tra il 1883

e il 1886); attraverso il confronto serrato e incessante sostenuto con avanguardie operaie,

intellettuali, scienziati, nei lunghi anni dell'esilio (1877-1917), nei vari paesi europei dove trovò

riparo dopo la clamorosa evasione: la Svizzera, la Francia, l'Inghilterra, dove visse la sua dimora a

partire dal 1886 e trovò asilo sino al momento in cui, scoppiata la rivoluzione del febbraio 1917

fece rientro in patria, anim

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
36 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Kristina_gv di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Del Corno Nicola Arturo.