Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 40
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 1 Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia delle dottrine politiche, prof. Del Corno, libro consigliato: Critica della proprietà e dello stato di Pierre Joseph Proudhon Pag. 36
1 su 40
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

PIERRE-JOSEPH PROUDHON – CRITICA DELLA PROPRIETA’ E DELLO STATO

INTRODUZIONE

La chiave del pensiero proudhoniano, ciò che ne costituisce al tempo stesso l’originalità e l’unità,

non si trova in un apriorismo intellettuale o in un dogma metafisico, ma scaturisce dall’analisi

dell’esistente inteso

nella sua evidenza primordiale, dalla constatazione sociologica del suo palese pluralismo: il mondo

morale, come il mondo fisico, riposano su una pluralità di elementi irriducibili e antagonisti. Solo

riconoscendo questo pluralismo organico nella realtà dei fatti e della società, sarà possibile passare a

un pluralismo organizzatore come metodo di pensiero e tecnica di azione, come fattore di equilibrio

delle forze.

Si delinea così in modo inequivocabile il fondamento teorico del suo anarchismo, ossia un

relativismo pluralistico che può essere considerato senza alcun dubbio la chiave interpretativa di

tutto il suo pensiero, di tutta la sua dottrina.

Per Proudhon il problema fondamentale della conoscenza risiede nella difficoltà che l’uomo ha di

abbracciare e di comprendere la simultaneità degli innumerevoli fattori che intervengono nello

svolgimento

della realtà. Per progredire, la scienza ha bisogno di concettualizzazioni, di schematizzazioni, di

ordine, di precisione, ma nello stesso tempo ogni fissità pregiudica l’avanzata stessa del sapere,

convertendolo da una ricerca «aperta» a una forma chiusa. Proudhon riconosce dei limiti alla

conoscenza umana, nel senso che essa può spiegare il rapporto tra le cose, ma non può dare ragione

e spiegazione della natura ultima dei fenomeni. Si precisa così il senso del suo problematicismo,

tutto centrato sull’idea che il progresso scientifico si identifichi con la consapevolezza

dell’impossibilità di pervenire a soluzioni integrali. Questa consapevolezza fa di Proudhon un

teorico avvertito e disincantato del socialismo, perché lo pone lontano da ogni sogno utopistico di

rigenerazione totale e di metamorfosi antropologica.

Diventa dunque comprensibile la sua critica alla dialettica di Hegel. Mentre questi definisce la

realtà nella forma triadica di una tesi e di un’antitesi, che si risolvono in una sintesi superiore,

Proudhon afferma che proprio le opposizioni e le antinomie sono la struttura stessa del reale e che

l’antinomia non si risolve. Il sistema hegeliano, secondo Proudhon, è un sistema precostituito,

perché invece di attendere i fatti li anticipa; di conseguenza, la sua sintesi è del tutto fantastica e

arbitraria.

L’ostilità di Proudhon verso tutti gli a priori lo spinge sempre più a cercare una metodologia capace

di intendere specificamente il movimento stesso della realtà nel suo farsi, «colto, per così dire, sul

fatto», in una ricerca incessante, essendo indefinito lo sviluppo stesso della società. Ecco perché la

ricerca proudhoniana è costituzionalmente una ricerca «aperta», per sua struttura rivedibile e

correggibile, non dogmatica, intrinsecamente libertaria.

In conclusione, la struttura antinomica della società, essendo espressione dell’opposizione reale

delle cose concrete, dimostra di per sé l’impossibilità di ogni sintesi a priori e di conseguenza

l’impotenza oggettiva di ogni regime volto alla loro forzata mediazione. E qui infatti sta tutto lo

sforzo teorico di Proudhon: nel ricercare l’equilibrio dei contrari senza far scomparire la

contraddizione, linfa vitale della società e della libertà.

Alla base della sociologia elaborata dal pensatore francese sta il concetto del lavoro come azione

intelligente dell’uomo sulla materia e come forza plastica della società. Questo concetto è formulato

da Proudhon in modo assai preciso: il lavoro – campo di osservazione dell’economia politica

considerato: 1. soggettivamente nei lavoratori; 2. obiettivamente nella produzione; 3. sinteticamente

nella distribuzione degli impieghi e nella ripartizione dei salari; 4. storicamente nelle sue

determinazioni scientifiche – è la forza plastica della società, l’idea tipo che determina le diverse

fasi della sua crescita e, di seguito, di tutto il suo organismo sia interno sia esterno. Il lavoro è

dunque l’energia sociale per eccellenza, la forza specifica che crea e regge la società.

Il lavoro si sviluppa attraverso la duplice legge della comunità d’azione e della sua divisione

produttiva, perché si esplicita da un lato come processo di integrazione sociale, dando così alla

società la sua unità e la sua coerenza collettiva, dall’altro come processo di differenziazione sociale,

in quanto implica la diversificazione dei produttori e la specificazione delle funzioni. Per Proudhon,

quindi, l’economia politica non è che un sapere particolare di questa scienza del lavoro.

Ma questo concetto di lavoro non può che rimandare immediatamente al concetto di lavoro

collettivo, il quale rimanda a sua volta a quello di società, perché se è il lavoro ciò che produce tutti

gli elementi della ricchezza, è la società o l’uomo collettivo che crea tale possibilità. Il lavoro

collettivo risulta dunque non solamente una semplice somma di lavori individuali, ma l’espressione

dell’attività di un essere sociale avente una sua specifica realtà con proprie leggi. Secondo

Proudhon, per il vero economista la società è un essere vivente dotato di una intelligenza e di

un’attività proprie, retta da leggi speciali che l’osservazione può scoprire, e la cui esistenza si

manifesta non sotto una forma fisica, ma per l’insieme armonico dell’intima solidarietà di tutti i

suoi membri.

La scoperta della società come un essere collettivo reale, autonomo e immanente a tutti i suoi

membri comporta la scoperta immediata dei suoi due attributi fondamentali: la ragione collettiva e

la forza collettiva.

Queste due nozioni sociologiche, sebbene non siano sempre esplicitate in modo chiaro, esauriente e

continuativo, rimandano però sufficientemente a un comune concetto che si può così riassumere: la

riunione delle unità individuali genera una realtà originale che è qualcosa di più e d’altro rispetto

alla loro somma. La forza collettiva è l’elemento puramente sensibile della società, la sua

manifestazione in movimento, l’atto attraverso cui il sociale palesa la sua esistenza, mentre la

ragione collettiva è al contempo una comunità di coscienza e di intelligenza, cioè una ragione

rinnovabile nel processo storico.

La creazione di un ordine sociale positivo non deve risultare da una costruzione arbitraria imposta

con la forza e giustificata a posteriori dai legislatori, ma deve essere il prodotto dell’applicazione

delle leggi sociologiche che descrivono l’organizzazione razionale della società intesa come

lavoratore collettivo. L’ordine, in altre parole, non può che prodursi nell’umanità per mezzo della

conoscenza che l’essere collettivo acquista delle proprie leggi.

Con la nozione di forza collettiva Proudhon precisa che gli individui, indipendentemente dalle loro

capacità e attitudini, vivendo in società ricevono sempre di più di quanto danno; in altri termini

l’uomo, nel momento in cui si inserisce nell’attività produttiva e partecipa a un compito comune,

diventa immediatamente debitore verso la società di cui fa parte.

Con la nozione di ragione collettiva Proudhon aggiunge che gli individui non possono associarsi

veramente che alla sola condizione che si realizzi tra loro uno scambio fondato sull’uguaglianza.

Infatti lo scambio tra non uguali, generando disuguaglianza, provoca continui conflitti sociali,

rendendo impossibile la piena realizzazione della socialità umana. La ragione collettiva non

scaturisce dalla somma delle ragioni individuali sfocianti in uno stesso assoluto trascendente, che

implica la rinuncia alla propria autonomia primitiva, ma dai rapporti contraddittori e liberi che

permettono di relativizzare l’assoluto delle ragioni individuali. Attraverso questo incontro e scontro

vengono superate le soggettività rispettive delle ragioni individuali e nasce allora questa ragione

obiettiva che è la ragione sociale.

Ora, se la forza collettiva e la ragione collettiva sono gli attributi della società intesa come essere

collettivo, come lavoratore collettivo, le leggi di questa stessa società devono essere enucleate

considerando taliattributi. Precisamente, la forza collettiva e la ragione collettiva rimandano al

concetto di divisione e di composizione del lavoro. La divisione del lavoro è alla base della forza

collettiva, la composizione del lavoro sta a fondamento della ragione collettiva. In altri termini la

legge di divisione, o specificazione della funzione, rivela la legge di competizione e antagonismo

che anima ogni essere individuale o collettivo, mentre la legge di composizione o di «serie» è la

legge che sta alla base dell’associazione, cioè la legge della solidarietà che innerva ogni essere

individuale e collettivo spingendolo all’unione e all’interdipendenza. Perciò antagonismo e

solidarietà, divisione e composizione formano una coppia antinomica irriducibile. Infatti Proudhon,

considerando contemporaneamente divisione e composizione come una coppia antinomica e

indissolubile, si pone oltre l’individualismo classico del liberalismo e oltre l’universo tradizionale

del comunismo, per arrivare a una fondazione della società che non è l’assoggettamento

dell’individuo alla collettività, né la subordinazione della collettività all’individuo. Il primo, infatti,

pretende di liberare l’uomo isolandolo e astraendolo dalla società, il secondo considera l’uomo

come una semplice unità sottomessa a una collettività superiore, la quale, schiacciando la

personalità, sfocia nel dispotismo.

Si delinea così il suo tentativo sintetizzatore volto a superare l’astratta contrapposizione fra

individuo e società. La sua analisi afferma da una parte che l’individuo è il criterio dell’ordine

sociale, mentre dall’altra ribadisce la specificità del sociale costituito da regole molto diverse da

quelle che si ha l’abitudine di chiamare senso comune.

Nel riconoscimento dell’impossibilità da parte della società di assorbire l’individuo e da parte

dell’individuo di assorbire la società, deve risiedere per Proudhon tutta la ricerca della libertà. Ecco

perch&eacu

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
40 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Kristina_gv di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Del Corno Nicola Arturo.