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CAPITOLO 8 – CHE COS’È IL TERZO STATO? DI SIEYES
La monarchia francese, a volerle applicare strettamente i principi del Contrat, era illegittima,
essendo sovrano con il corpo popolare, ma il re, che usurpava la sfera della volontà generale.
D’altra parte, tutto il sistema di idee elaborato durante il secolo ed alimentato non solo da Rousseau,
ma anche da Locke, Voltaire, Montesquieu, senza dimenticare gli Enciclopedisti, né i più modesti
signori del pensiero politico, venuti più tardi, come Raynal e Mably, tutto questo sistema
condannava, negli anni 1780, la forma assoluta della monarchia.
E c’è qualcosa di ancor più grave: tutta una categoria di francesi era infiammata di collera contro la
forma gerarchizzata di questa monarchia, tradizionalmente fondata sulla distinzione dei tre Ordini.
La sua posizione ufficialmente subalterna, il Terzo Stato o Terzo Ordine, almeno nella sua parte
colta e benestante, non l’accettava più. Gli uomini non nascono liberi ed uguali? E tali dovrebbero
rimanere. Soprattutto uguali: i privilegi sociali e fiscali, di cui godevano clero e nobiltà, erano
fondati su assurdi pregiudizi, sulla storia e violavano questa uguaglianza conforme alla natura, alla
ragione, alla felicità comune. Inoltre, la crisi finanziaria in cui si dibatte il regno è venuta a rivelare,
o piuttosto a confermare, l’egoismo dei privilegiati, la loro incapacità di consentire a sacrifici
nell’interesse generale.
Se la borghesia, per assicurare il successo delle insurrezioni dell’estate 1788 (rivolta nobiliare)
contro il dispotismo ministeriale di Lamoignon de Brienne, si è alleata ai privilegiati, ai Parlamenti,
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quest’alleanza è stata puramente effimera, in vista di obiettivi immediati. L’alleanza si è volta ben
presto in acredine, sfiducia, ed odii reciproci. Fine 1788, inizio 1789: in tutta la Francia vi è guerra
aperta tra privilegiati e borghesi, per stabilire chi la vincerà ai prossimi Stati Generali.
Stati Generali. il governo, intimidito dalla Fronda del 1788, aveva finito per prometterne la
convocazione per il maggio 1789. Dall’antica istituzione, messa a riposo dall’assolutismo fin dal
1614, i privilegiati attendevano la consacrazione e la garanzia dei loro privilegi; mentre i borghesi
speravano che gli Stati avrebbero annientato quelle distinzioni gotiche che non avevano più ragion
d’essere. Agli occhi del Terzo essi dovrebbero soprattutto essere un punto di riunione, da cui potersi
slanciare più avanti, verso una Costituzione.
Costituzione all’inglese, di stile Montesquieu; o come quella che gli insorti americani si erano
appena dati, combinando Rousseau e Montesquieu; o una Costituzione tratta esclusivamente dalla
ragione nazionale; era da vedersi. Ma pur sempre una Costituzione. Perché la Francia, sostenevano i
borghesi, non ne aveva alcuna. Come condizione preliminare e necessaria di ogni reale progresso,
bisognava che la composizione e l’organizzazione degli Stati generali fossero di natura tale da
permettere questa grande, sperata opera di rigenerazione. Abbasso gli Stati feudali, alla moda del
1614!si vogliono Stati Borghesi, secondo la moda egualitaria del secolo; Stati in cui il numero dei
deputati del terzo sia uguale a quello degli altri due ordini riuniti; Stati in cui si voti non per Ordini
separati, il che lascerebbe su ogni questione il Terzo Stato solo contro due, ma per testa nei tre
ordini riuniti tutti assieme, il che darebbe al terzo raddoppiato una forte probabilità di far trionfare
le proprie opinioni.
Guerra aperta, dunque, che è soprattutto rabbiosa guerra di penne. Una marea di opuscolo,
pamphlets, libelli, incoraggiati imprudentemente dal governo imbarazzato e che si augura così di
chiarirsi le idee, inonda la Nazione.
Tra le migliaia di opuscoli, uno di 127 pagine in-ottavo, diviso in 6 capitoli, apparso nei primi
giorni dell’89, fa dimenticare gli altri per la sensazione che produce. Vero squillante manifesto delle
rivendicazioni del Terzo, si intitola Qu est-ce que le tiers état? Fin dalle prime righe fa centro: Il
piano di questo scritto è piuttosto semplice. Abbiamo tre domande da porci: 1° Cos’è il terzo stato?
Tutto. – 2° Cosa è stato, fino ad ora, nell’organizzazione politica? Niente. – 3° Cosa chiede? Di
diventare qualcosa.
Delle prime quattro edizioni che si succedettero rapidamente, le prime tre erano anonime; la quarta
era firmata Sieyès.
Sieyès nato a Fréjus nel 1748, aveva abbracciato la carriera ecclesiastica come un mezzo
vantaggioso per far carriera malgrado la sua condizione plebea. Sieyès, prete amministratore,
divenuto gran vicario di Monsignor de Lubersac, vescovo di Chartres, fu nominato, a questo titolo,
commissario della diocesi alla Camera suprema del clero di Francia, nel 1786, e venne eletto, nel
1787, tra i rappresentanti del clero all’Assemblea provinciale della regione di Orleans. È là, ad
Orleans, che il suo pensiero politico assunse un carattere di decisa ostilità contro i privilegiati.
L’orientamento completamente antistorico e razionalista dello spirito di Sieyès, Decartes della
politica, non poteva che potenziare la passione egualitaria di borghese del Terzo Stato che bruciava
nel suo cuore, benché egli rappresentasse un Ordine privilegiato. Costretto, inoltre, a soggiornare
frequentemente a Parigi per le altre sue funzioni di commissario alla Camera del clero, entrò in
contatto con i circoli, i salotti e le legge massoniche, dove si preparava direttamente la Rivoluzione.
Nell’autunno del 1788 cominciò a mettere la sua forza logica ed il suo incisivo vigore di
espressione a servizio dell’oddio contro i privilegiati, che cresceva dovunque di intensità.
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8.1.TUTTO
Il terzo stato è una nazione completa. Cos’è necessario perché una nazione sussista e prosperi?
Attività private e funzioni pubbliche. Ora, il Terzo compie, da solo, tutte le attività private che
sostengono la società: agricoltura, industria, commercio, professioni scientifiche e liberali, fino ai
servizi domestici meno stimati. Quanto alle funzioni pubbliche – cioè l’amministrazione, la Chiesa,
la toga, la spada – il Terzo ne costituisce, dovunque i diciannove ventesimi, ma è escluso dai posti
ben remunerati ed onorifici, riservati ai privilegiati senza merito. Ad esso rimane da eseguire tutto
quello che c’è di ingrato nel servizio pubblico, tutto quello che i privilegiati si rifiutano di fare.
Odiosa iniquità, e tradimento verso la cosa pubblica, perché, senza l’ordine privilegiato, i posti
superiori sarebbero infinitamente meglio tenuti.
Così, che cos’è il Terzo? Tutto ma non tutto ostacolato ed oppresso. Cosa sarebbe senza
l’ordine privilegiato? Tutto, ma un tutto libero e fiorente. Niente può andare avanti senza di
lui, tutto andrebbe infinitamente meglio senza gli altri.
L’ordine privilegiato, cioè la nobiltà, è in realtà estraneo alla Nazione. è un carico che grava su di
essa; un corpo estraneo alla nazione per la sua poltroneria; estraneo per i suoi privilegi civili che ne
fanno un popolo a parte, un impero in un impero; estraneo infine per i suoi diritti politici. I suoi
deputati siedono a parte e, se si riunissero nella stessa sala di quelli del terzo, risulterebbe che la
loro missione non proviene dal popolo, che consiste nel difendere l’interesse particolare e non
l’interesse generale. Conclusione definitiva e senza appello:
Il Terzo comprende dunque tutto ciò che appartiene alla nazione; e ciò che non fa parte del
Terzo non può considerarsi come appartenente alla Nazione. Cos’è il Terzo? Tutto.
8.2.NIENTE
Fino ad ora, il Terzo non è stato niente perché in Francia non si è niente quando si è protetti soltanto
dalla legge comune. Ed il Terzo è, per definizione, l’insieme di coloro che fanno parte dell’ordine
comune, che sono sottomessi alla legge comune: la massa dei non-privilegiati. Per non essere
completamente schiacciato, l’infelice non-privilegiato non ha che una risorsa: legarsi, con ogni sorta
di bassezza, ad un grande. Non si può nemmeno parlare di una vera rappresentanza del Terzo agli
Stati Generali, poiché tale rappresentanza se la sono finora accaparrata dei nuovi nobili o dei
privilegiati a termini (per i loro uffici); i diritti pubblici del Terzo sono pertanto nulli. Esso non è
libero. Non si è liberi in base a privilegi, ma in base a diritti che appartengono a tutti.
La verità è che se questo Terzo, che dovrebbe essere tutto, non è niente, è perché l’aristocrazia, che
dovrebbe essere niente, è tutto. completa è l’usurpazione dei nobili, in realtà sono essi a regnare.
Grave errore credere che il regime francese sia monarchico: è aristocratico. La corte, non il
monarca, regna, facendo e disfacendo i ministri, creando e distribuendo gli incarichi.
8.3.QUALCOSA
Si leggano i reclami che le grandi municipalità del regno hanno indirizzato al governo, si vedrà che
il popolo vuole essere qualcosa e, in verità, il meno possibile. Non avanza che tre richieste: essere
rappresentato da deputati tratti veramente dal suo seno; che il numero di questi deputati sia pari a
quello dei deputati del clero e della nobiltà insieme; che si voti per testa e non per Ordine. In realtà,
è decisamente insufficiente per esso ottenere quella parità di influenza negli stati che pure reclama;
perché esso non ha da distribuire né impieghi, né benefici, nessun potere di protezione.
Ciononostante si osa contestare queste tre richieste, la cui timidezza risente degli antichi pregiudizi.
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Si pretende di continuare a far rappresentare il Terzo da persone macchiate di privilegi, gente di
toga ed altri. Si pretende di rifiutare il raddoppiare. Evvia, non si tratta dell’uguaglianza, ma di due
voti contro uno nell’assemblea dei privilegiati, che il Terzo avrebbe dovuto chiedere. Questione di
numero, prima di tutto, ma anche questione di valore.
Il Terzo ordine ha sugli altri due un’enorme superiorità numerica. Il numero, nozione democratica,
annulla la nozione aristocratica di gerarchia – legata alla nascita, alla qualità nel senso dell’ancient
régime.
D’altra parte, anche al di fuori della questione del numero, i progressi del Terzo in tutti i campi,
soprattutto nel commercio e nell’industria, l’esistenza di tante famiglie agiate, piene di uomini ben
educati e devoti alla cosa pubblica che lo compongono, avrebbero dovuto valergli da molto tempo
il raddoppiamento.
Si pretende, infine, di mantenere il voto per Ordine: c