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Riassunto esame Storia dell'educazione, prof. Gianfranco Bandini, libro consigliato "Al di là delle tecniche. La pratica educativa di Aldo Pettini", Maria Rosaria Di Santo Pag. 1 Riassunto esame Storia dell'educazione, prof. Gianfranco Bandini, libro consigliato "Al di là delle tecniche. La pratica educativa di Aldo Pettini", Maria Rosaria Di Santo Pag. 2
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Estratto del documento

Ciari replica che il termine “contenuto” è stantio, fa subito pensare alla mente umana come

contenitore e ci porta ad una filosofia in cui il pensiero era concepito come un passivo

rispecchiamento di dati. Al contrario, ogni attività conoscitiva implica un “fare”. Il contenuto interiore

di un individuo è il risultato del suo fare pratico e teorico: non si può possedere niente di più di

quanto noi stessi abbiamo prodotto.

Il problema tra contenuti e metodi si ripropone anche oggi con l’approccio alla formazione tramite

competenze. In questo approccio si riconosce che non serve ai ragazzi un sapere non utilizzabile a

livello esistenziale, ma le conoscenze fanno parte di un quadro più ampio che riguarda la

motivazione, le abilità apprese, il modo di affrontare i problemi nella realtà, le strategie messe in

atto per risolverli e lo spirito di ricerca per una crescita continua della propria esperienza.

Capitolo4: La contestazione degli anni Sessanta

Dalla seconda metà degli anni Cinquanta, lo studio dell’ambiente è una delle prime innovazioni del

MCE. Si sente il bisogno di rifiutare l’apprendimento di nozioni episodiche, presentate per materie

precostituite e scollegate dal vissuto del bambino. Nel MCE nasce l’idea dello studio dell’ambiente

che partendo dalla realtà più vicina del bambino si allarga al quartiere, alla città, alla campagna,

come espressione della natura e dei rapporti che con essa l’uomo ha instaurato nel corso dei

secoli, e così via. Il metodo naturalmente è la ricerca sul territorio con sopralluoghi, interviste ed

indagini.

La svolta degli anni Sessanta che influenzò il MCE trae origine dai risultati delle ricerche

psicologiche, pedagogiche e didattiche. Infatti, da parte di alcuni gruppi territoriali era stata avviata

un’indagine che avrebbe portato all’approfondimento epistemologico e al rinnovamento

metodologico delle discipline. Il MCE sarebbe stato in grado di integrare le nuove linee di ricerca

nel disegno unitario della pedagogica popolare o avrebbe rinnovato completamente la sua

impostazione metodologico-didattica? Pettini ed altri, che avevano impresso l’impronta originaria

all’associazione, percepivano che qualcosa si stesse sgretolando e che il Movimento rischiasse di

perdere le proprie peculiarità. La crisi doveva portare ad un momento di crescita dell’associazione

e puntare ad un nuovo equilibrio.

La morte di Freinet portò il MCE a riflettere sul significato delle tecniche. Laporta riconosceva il

valore delle tecniche per dell’organizzazione della classe, per lo sviluppo del senso di

appartenenza, d’iniziativa e di responsabilità di ogni bambino e per lo sviluppo delle capacità di

elaborazione e di realizzazione di un progetto collettivo. Quello che le tecniche non esplicitano è il

discorso epistemologico sulle discipline e sul loro insegnamento. Secondo Laporta, occorreva

costruire nuove tecniche e nuovi materiali più idonei alla formazione culturale dei bambini. Gli

obiettivi della ricerca erano quelli di produrre materiali capaci di dare concretezza ad operazioni

manuali ed intellettuali corrispondenti alle strutture mentali dei bambini e condurre dei concetti

chiave per ciascun ambito disciplinare. La Tornatore sosteneva la ricerca logico-matematica: l’uso

da parte del bambino dei simboli matematici ha implicazioni sull’educazione logica e linguistica. Le

abilità logico-matematiche risultano fondamentali per l’educazione del pensiero. Landi mostra la

possibilità di integrare le nuove proposte didattiche con l’impostazione originaria delle tecniche 8

Freinet, mantenendo però viva la caratteristica di base della didattica della scuola attiva: la

motivazione ad apprendere. Solo l’interesse poteva rendere lo studente artefice consapevole del

proprio sapere. Pettini ribadiva la valenza formativa delle tecniche e sosteneva l’organicità delle

tecniche. Certe tecniche educative introdotte marginalmente dagli insegnanti per migliorare la loro

didattica, sostiene Pettini, sono in realtà una profonda alterazione dei principi dell’attivismo. Una

ricerca di novità fine a se stessa scade nello scolasticismo. Il MCE non propone una serie di

tecniche isolate, ma un complesso metodologico unitario e coerente. Il punto di partenza è

l’esperienza del bambino, che è a fondamento di tutta l’attività ludica. E’ necessario favorire la

libera espressione, che per essere significativa ha bisogno di un contesto sociale a cui comunicare

ciò che si sta esprimendo. Tamagnini sentiva però che la svolta aveva portato il Movimento a

ritornare alla didattica delle materie di triste memoria, che in precedenza e con le tecniche Freinet

si era riuscito a superare e risolvere. L’esigenza di sviluppare l’aspetto cognitivo delle tecniche era

una riposta ai cambiamenti economici e alle spinte sociali e culturali che stavano trasformando il

nostro Paese. Se il proliferare dei gruppi di ricerca sulle discipline all’interno del Movimento creava

da un lato situazioni di scarsa comunicabilità, dall’altro presentava un’occasione di crescita da

cogliere.

Come abbiamo visto, negli anni Sessanta, si operò una svolta nel MCE: all’interno del Movimento

divennero prevalenti delle linee di ricerca e di sperimentazione legate alle discipline, spostando il

focus della tradizione della pedagogia popolare, basata sulle “tecniche di vita” di Freinet, alle

innovazioni provenienti dal mondo anglosassone, come i blocchi logici di Dienes e lo SCIS: i vari

argomenti venivano trattati seguendo la graduale costruzione della trama concettuale,

sperimentando i valori della democrazia attraverso una vivace e critica partecipazione alla vita

intellettuale e sociale della classe e offrendo le prospettive culturali più aggiornate. Pettini, pur

riconoscendo la validità delle nuove ricerche didattiche, richiamò l’attenzione sul valore

pedagogico delle tecniche, evidenziando il rischio di perdere di vista l’unitarietà del processo

educativo. La valenza educativa di un’attività non dipende dall’attività in sé o dal materiale, ma

dalla relazione che si stabilisce tra l’attività e il soggetto che la compie. Alla base dell’agire

educativo ci deve essere la motivazione. Un’attività è motivata quando il suo significato è chiaro

per l’individuo che la compie ed è lontana dall’autoritarismo.

La capacità di ascolto e di mediazione tra differenti posizioni che distingueva Pettini fu messa a

dura prova dalla contestazione del Sessantotto, quando si aprì una frattura tra i fondatori del

Movimento e i giovani militanti. La generazione dei giovani intese politicizzare il Movimento nelle

strutture e negli orientamenti, in modo che lo sconvolse dalle fondamenta. Lo sconvolgimento

interno fu provocato da problemi di metodo perché sorsero aspetti d’intolleranza e di arroganza.

Laporta, la Tornatore, Tamagnini e altri esponenti del MCE che avevano difeso la laicità del

Movimento, si dimisero. Al posto della cooperazione c’erano freddezza, ostilità ed arroganza. Il

dialogo è scomparso, prevalgono gli slogan. Tamagnini prevedeva anche che il MCE accentuasse

il carattere di organizzatore di lotta politica affiancato al Movimento studentesco. La ricerca

pedagogico-didattica passerà sempre più in secondo piano.

Il problema scolastico andava affrontato in tutte le dimensioni, da quella didattica a quella

organizzativa, e collegato alla società nel suo complesso. Il primo passo era quello di prendere

coscienza il ruolo dell’insegnante nella scuola e acquisire un livello più alto di consapevolezza di

essere insegnanti. Riguardo alle direzioni di marcia del Movimento, s’intendeva proseguire

nell’elaborazione di una pedagogia effettivamente democratica cercando di:

- organizzare dei corsi che curino la formazione degli insegnati dal punto di vista tecnico, sociale

e culturale e proseguire nella progettazione di materiali e di strumenti didattici;

- combattere l’isolamento degli insegnanti promuovendo, all’interno delle scuole e delle città,

assemblee che potessero avere un peso decisionale sempre più rilevante sui principali problemi

scolastici: si tratta di creare una cultura politica negli insegnanti per farli diventare protagonisti

del cambiamento;

- affrontare il tema della valutazione, della selezione e dei modelli culturali che l’insegnante è

indotto a trasmettere;

- stabilire alleanze con altre forze che contestano le attuali strutture scolastiche e sociali.

La pedagogia popolare e democratica doveva dare ai ragazzi gli studenti validi per analizzare se

stessi e la realtà naturale e sociali che li circondava e la capacità di opporsi e reagire ai

condizionamenti dell’ambiente. Le tecniche sono valide in base alle finalità che si si pone. Ogni 9

tecnica è da sottoporre ad un esame critico in relazione agli obiettivi a cui dovrebbe tendere. Le

tecniche già sperimentate si ritennero valide. I mass media erano considerati un problema perché

definiti come mezzi di persuasione di massa. Per proteggersi da essi, i ragazzi dovevano

appropriarsi di strumenti di analisi indispensabili ad interpretare criticamente il linguaggio della TV,

dei fumetti, del cinema e dei giornali: nessuna comunicazione è obiettiva, ma è sempre

condizionata dal punto di vista e dalle motivazioni dell’autore. Per quanto riguarda la conoscenza

scientifica, i ragazzi dovevano essere consapevoli che la scienza non è uno strumento privo di

presupposti ideologici, ma s’inserisce sempre in un determinato contesto sociale e politico. Per

perseguire tali finalità occorre superare ogni barriera tra le discipline, è necessario che i curricoli

siano fusi e integrati e che il loro svolgimento sia fuso con le attività dalla vita della classe. I gruppi

di lavoro e gli stage non devono più essere di tipo esclusivamente tecnico e specialistico, ma gli

stessi insegnanti devono acquisire le capacità critiche nei confronti della realtà che li circonda se si

vuole poi svilupparle nei ragazzi.

Furono così stravolti i principi su cui si fondava il Movimento: l’ideologia prese il sopravvento sullo

spirito laico che acceca fino allora ispirato l’elaborazione teorica e pratica dell’associazione.

Secondo Pettini, era necessario definire la fisionomia e la posizione del MCE oggi ed impostare gli

strumenti organizzativi e ideologici per il proprio lavoro. Secondo Pettini, c’erano due scelte: o

proseguire il lavoro didattico d’avanguardia già avviato in alcuni settori, o sviluppare la forte spinta

anti-autoritaria di natura sociale e politica che

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
16 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher likelikelike di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bandini Gianfranco.