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CAP. 2 - IMMIGRATI E RINNOVAMENTO DEL SINDACATO AMERICANO: IL CASO
DELL'AMALGAMATED CLOTHING WORKERS (1910-1920)
1. Immigrati e sindacato americano: il problema storiografico
Nel 1902, durante i lavori della costruzione della metropolitana di New York, i 30.000 operai italiani
che vi lavoravano entrarono in sciopero chiedendo di essere pagati direttamente dal consorzio di
banchieri che si era aggiudicato il contratto per l'esecuzione dei lavori. Gli scioperanti erano
organizzati in una cinquantina di leghe, ognuna delle quali inviava un suo rappresentante ad un
consiglio centrale che dirigevano lo sciopero. Questo sciopero rappresentò per Commons
un'occasione per cercare di capire se fosse possibile inserire lavoratori immigrati nel movimento
sindacale organizzato e insieme a Ralph Easley, segretario della National Civic Federation, convinse i
banchieri ad accettare le richieste dei lavoratori. Allo stesso tempo Commons decise di organizzare gli
scioperanti in una unione federale del lavoro. Questa soluzione fu però respinta dalle leghe. Così, alla
fine, i lavoratori tornarono nuovamente in fila per poter essere ammessi a lavorare. Analizzando
quest'episodio, Commons cercò di spiegare perché il problema dell'ingresso dei lavoratori immigrati
nel movimento sindacale organizzato fosse insolubile e al tempo stesso determinante per lo sviluppo
del sindacato americano.
Negli anni 60 gli studi storiografici si incentrarono sulla complessità della formazione della classe
operaia americana attraverso i processi di industrializzazione e di immigrazione. Gli aspetti salienti del
sindacato americano nel 900 fino agli anni del New Deal saranno la crisi del sindacato di mestiere di
fronte allo sviluppo delle industrie a produzione di massa, il mutamento della composizione della forza
lavoro dovuta all' immigrazione, l'occupazione di queste masse di immigrati senza qualifica
nell'industria a produzione di massa e alcuni esperimenti di industrial unionism che avevano come
obiettivo superare la crisi del sindacato di mestiere e il problema degli immigrati. In particolare,
secondo i sindacati di mestiere non c'era niente che potesse ribaltare la condizione dei lavoratori, i
quali dovevano necessariamente organizzarsi in leghe autonomi rispetto ad altre forze sociali. Le
industrie a produzione di massa avevano invece reso obsoleta la contrattazione strutturata, cioè il
contratto che ogni sindacato stipulava per il mestiere che organizzava. Per quanto riguarda invece il
problema dell'industrial unionism, gli immigrati e gli americani non qualificati lo concepivano come
un'unica grande unione; lo strato mediamente qualificato dei lavoratori americani lo considerava uno
strumento efficace per opporsi alle associazioni imprenditoriali, mentre lo strato più altamente
qualificato lo vedeva come un insieme di sindacati di mestiere dello stesso settore industriale per
risolvere i conflitti intersindacali. Durante la legislazione di Roosevelt era stato riconosciuto il diritto dei
lavoratori di organizzarsi e di contrattare con dagli imprenditori attraverso rappresentanti a scelta.
Nell'industria a produzione di massa non furono però i sindacati di mestiere ad organizzare i lavoratori,
bensì le federal labor unions, che riunivano tutti i lavoratori dell'industria.
2. L'Amalgamated Clothing Workers: uno strano caso di silenzio storiografico
Alla fine dell'800 l'industria dell'abbigliamento aveva una struttura articolata in poche grandi fabbriche,
soprattutto nelle grandi città come New York e Chicago. In queste fabbriche le condizioni di lavoro
erano pessime e qui lavoravano immigrati non qualificati. La sindacalizzazione di queste industrie
sembrava quindi impossibile vista la loro struttura produttiva. Oltre alla difficoltà derivata dalla diversa
composizione etnica della forza lavoro, si aggiungevano altre due, quella di raggiungere lavoratori
sparpagliati in un gran numero di fabbriche di abbigliamento e quella di individuare la controparte con
cui stabilire un contratto. Tuttavia, fu proprio nel settore dell'abbigliamento che si sviluppò un nuovo
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tipo di sindacato, l' Amalgamated Clothing Workers. Esso è un sindacato di immigrati, ed è schierato
verso l'area riformatrice progressista, per questo motivo diventò un punto di riferimento del
sindacalismo d'industria e dell'aria riformatrice-progressista. Tuttavia, l'Amalgamated Clohing Workers
rappresenta uno strano caso di " silenzio storiografico", in quanto fu sostanzialmente ignorata da
Commons e dagli studiosi della scuola del Wisconsin. Il motivo di questo disinteresse è dovuto al fatto
che l'Amalgamated Clothing Workers era in polemica diretta con le linee fondamentali delle Federal
labor unions. L'Amalgamated Clothing Workers era un punto di raccordo fra immigrati, industrial
unionism e area riformatrice progressista e per questo motivo sfuggì all'attenzione di Commons e
degli studiosi storiografici. L'Amalgamated Clothing Workers costituì pertanto un sindacato
completamente diverso dalle federal labor unions, in grado di contribuire efficacemente al
rinnovamento del movimento sindacale americano.
3. Gli italiani nell'Amalgamated Clothing Workers: il quadro geografico
La presenza degli immigrati italiani nell'Amalgamated Clothing Workers è documentabile attraverso
due tipi di fonti: gli atti dei congressi del sindacato e la corrispondenza di dirigenti ed organizzatori
italiani con Sidney Hillman e Joseph Schlossberg. L'Amalgamated Clothing Workers fu costituita nel
1914 e aveva come epicentro due importanti aree produttive del settore dell'abbigliamento maschile,
New York e Chicago. I gruppi più attivi di immigrati ebrei ed italiani, che costituivano la maggior parte
della forza lavoro del settore, erano schierati su posizioni socialiste o anarchiche. In questi scioperi
emersero alcuni nuovi leader che compresero le aspettative dei lavoratori. Tra questi nuovi dirigenti ci
sono personaggi come Sidney Hillman, di origine ebreo-lituana, come Scholssberg e come
Marimpietri che si era messo in luce nello sciopero di Chicago, come serio organizzatore in grado di
raccogliere consensi anche oltre la cerchia degli italiani. Hillman fu nominato nuovo presidente
dell'United Garment Workers, mentre Schlossberg e Marimpietri furono eletti rispettivamente
segretario generale e membro del consiglio generale esecutivo. I nuovi leaders decisero di costruire
un sindacato di immigrati diretto da questi ultimi.
4. I dirigenti italiani dell'Amalgamated Clothing Workers: Anzuino Marimpietri, August
Bellanca, Franck Bellanca
Lo sciopero del 1910 Chicago si era concluso con risultati sostanzialmente negativi. Il presidente del
sindacato, Rickert, avanzò una serie di proposte per risolvere lo sciopero, ma queste non furono
approvate dagli scioperanti. A questo punto la lotta fu condotta soprattutto da un comitato di
scioperanti che aveva il sostegno dell'opinione pubblica progressista. Per conto del proprietario di una
delle più grosse fabbriche di Chicago, la Hart Schaffner and Marx, fu avanzata una proposta di
soluzione, valida solo per gli operai che lavoravano in quell'industria. Il comitato di scioperanti era
favorevole all'approvazione di questa proposta, tuttavia non riuscì a convincere la maggioranza degli
scioperanti. In mancanza di un accordo, la lotta si inasprì e infine la Hart Schaffner and Marx avanzò
una nuova proposta: i lavoratori sarebbero stati riassunti senza discriminazioni ed una commissione
composta da un rappresentante degli industriali, da un rappresentante dei lavoratori e da un terzo
rappresentante scelto di comune accordo, avrebbe deciso i salari e cercato di risolvere i problemi
legati alle condizioni di lavoro. A questo punto bisognava dimostrare che questa proposta era
veramente l'unica soluzione reale per migliorare le condizioni di lavoro e iniziare a costruire un nuovo
sindacato americano.
4.1 Il decollo dell'Amalgamated Clothing Workers nella corrispondenza Marimpietri-Hillman-
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Schlossberg
Nella corrispondenza tra Marimpietri, Hillman e Schlossberg è stato possibile individuare le linee
strategiche del nuovo gruppo dirigente per affrontare alcuni problemi: il rapporto con una forza lavoro
multietnica e l'organizzazione interna. Da queste lettere si ricavano anche alcune indicazioni
importanti che ci permettono di capire le caratteristiche del nuovo sindacato. Esso era prima di tutto
un'organizzazione di immigrati, dove la solidarietà, la militanza e il rapporto di fiducia fra dirigenti e
lavoratori dovevano essere i punti di forza centrali. Una delle questioni al centro della corrispondenza
fu quella della stampa. Era infatti necessario un giornale per il nuovo sindacato per mantenere contatti
stabili con gli iscritti, informandoli sulle attività e sulla situazione complessiva. La difficoltà in questo
caso consisteva nella manodopera multietnica. Una soluzione a questo problema fu quella di
stampare un giornale in inglese e uno in ebraico. Quello in ebraico era necessario per la forte
presenza ebraica fra i lavoratori del settore, mentre quello in inglese consentiva di raggiungere un
pubblico più ampio ed informarlo sulle attività della nuova organizzazione. Stampare due giornali
richiedeva però un notevole impegno finanziario per questo motivo si era pensato di costituire un
fondo con i contributi dei lavoratori. Inoltre, era necessario avere un giornale in italiano per la forte
presenza di lavoratori italiani nel settore. Un altro problema era quello della raccolta di fondi per
sostenere gli scioperi. I lavoratori dovevano inoltre sentirsi partecipi in prima persona
dell'organizzazione. Le linee strategiche del nuovo sindacato dovevano quindi essere il rapporto
franco e leale con i lavoratori, un contratto collettivo valido per tutti i lavoratori delle fabbriche,
procedure arbitrali per gestirlo e l'utilizzo di proposte di studiosi intellettuali riformatori. A questo punto
non rimase che fondare un sindacato indipendente: così nel 1914 fu così fondata l'Amalgamated
Clothing Workers. Marimpietri si occupava della revisione e dell'aggiornamento per quanto
concerneva i salari in rapporto alla produzione e cercava di risolvere i problemi che nascevano ogni
giorno in fabbrica. La procedura arbitrale era un prolungamento del contratto che rendeva possibile
l'adattamento dei suoi contenuti normativi al variare della situazione produttiva. Questa fu
probabilmente la maggiore innovazione che l'Amalgamated Clothing Workers introdusse
nell'esperienza sindacale americana.
Il problema a Chicago era quello di estendere alle altre fabbriche le condizioni stabilite dal sindacato,
mentre a New York era necessario lavorare su due fronti: quello esterno, per mettere sotto contratto i
produttori e quello interno, per riunire nel sindacato realtà associative diverse. A