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La chiesa cattolica e l’istruzione
All’inizio dell’Ottocento, il maestro è un uomo religioso, come un sacerdote o un frate. Pochi
maneggiavano gli studenti alfabetici di lettura o di scrittura. Si accede al seminario o ad altri collegi
perché si vuole imparare a leggere o a scrivere e con un grado di scolarizzazione precedente che
derivava dal contesto familiare. Il precettore preparava il bambino ad entrare nel collegio. Nessuno
pensava che una donna potesse insegnare per molti motivi: innanzitutto perché non era istruita e
poi perché si pensava che le donne non potessero essere istruire dato che non ne avevano la
capacità. Successivamente questa visione cambierà e la donna verrà concepita come la Madonna,
che era un modello di madre, moglie ed educatrice.
Se all’inizio dell’Ottocento abbiamo una strutturazione della scuola su insegnanti uomini religiosi,
poi, a fine Ottocento, la prevalenza delle insegnanti è femminile. Le scuole aumentano di numero,
tendono ad essere più proporzionali al numero dei bambini e si assiste quindi ad un sistema che
ha bisogno di più insegnanti. All’inizio dell’Unità d’Italia era difficile trovare insegnanti. Si assiste
quindi ad un lungo avvio di tecniche d’insegnamento. Erano importanti più le virtù morali e meno
quelle alfabetiche. Nella seconda metà dell’Ottocento, la Chiesa attua un processo di
evangelizzazione a partire dalle campagne, dal momento in cui gli uomini si stavano
scristianizzando. La Chiesa, da un lato consente l’espansione del lavoro femminile al di fuori del
contesto domestico, ma dall’alto spinge verso alcune professioni considerate adatte al genere
femminile, come insegnanti, segretarie, infermiere…, che hanno al di sopra un uomo, come un
preside, un capo d’ufficio, un preside…. La donna è laica, ma in realtà viene caricata di una
missione religiosa che deriva dalla frase “per me insegnare è una vocazione”. Questo confine tra
professionalità o vocazione è da considerare un problema.
La scuola e la modernizzazione
Quando parliamo di categorie interpretative per la storia della scuola, abbiamo una vasta scelta. Le
categorie sono dei modi per focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti.
Una delle principali categorie interpretative è il rapporto tra scuola e modernizzazione. La
modernizzazione è il cambiamento forte rispetto ad un assetto socioeconomico e socioculturale
precedente. Molti hanno però paura del cambiamento, che viene visto sull’onda di una
scristianizzazione di un pensiero laico che mette in discussione i valori condivisi della società. La
scuola porterà anche un certo alfabetismo. La modernizzazione è stata più che altro ideologica: la
scuola è stata attiva nel cambiamento quando ha avuto una spinta politica (si pensi al Fascismo) di
conformazione a determinate ideologie.
Alfabetizzazione e scolarizzazione non sono la stessa cosa: se si va a scuola si può diventare
alfabetizzati, ma possiamo essere alfabetizzati anche se non andiamo a scuola. La scuola non
sempre è alfabetizzante, ma certe volte si è scoperto che la scuola può anche far dimenticare
alcuni insegnamenti. Tra Nord e Sud Italia c’è un grande divario già prima dell’Unità d’Italia che
può essere conteggiato già prima della scolarizzazione. Mentre il Sud e le isole crescono nella
scolarizzazione, il Nord, che era già avvantaggiato, continua a crescere e si crea quindi un grosso
divario. Ancora oggi, la scuola del Sud e anche del Centro ha una situazione di divario rispetto al
Nord. Se compariamo questi dati con quelli europei, la scuola è nella media per quanto riguarda la
scuola primaria e sotto per la secondaria. I divari ottocenteschi non sono stati colmati, ma si sono
spostati. Il problema educativo centro-meridionale, che in passato ha coinvolto molti intellettuali, a
distanza di ben due secoli, oggi c’è sempre.
Nell’Ottocento, il pensiero più comune era chiamato dottrina dei due popoli: un popolo deve servire
ed un altro è destinato ad essere dirigente perché una persona già nasce figlia di qualcuno di
molto importante. L’Ottocento vede una società gestita da classi sociali che, se non vengono
rispettate, posso portare alla rovina della società stessa. Ciò viene messo in dubbio dal pensiero
socialista che sostiene che la storia sia una storia di sfruttamento nella quale la classe borghese 7
schiaccia la classe operaia. L’unico modo per liberare la classe operaia è una rivoluzione da parte
di questa, anche con l’uso della forza: la dittatura del proletariato.
Vivere in città dà al sistema d’istruzione un altro slancio. La campagna resta il luogo in cui vive la
maggior parte della popolazione, ma in cui ci sono anche meno opportunità formative. In genere, la
differenza tra pubblico e privato consiste nei fondi economici dello Stato. La distinzione laico-
religioso è simile alla precedente. I laici sono stati anche spirituali e non sono stati mai
direttamente anti-cristiani o anti-cattolici. La discussione Ottocentesca-Novecentesca contrappone
l’educazione all’istruzione. I laici dicono che l’istruzione senza religione non serve ed è pericolosa
perché l’uomo non può darsi i propri fini da solo.
La scuola dal primo Novecento al Fascismo e la storia materiale della scuola
Nel 1904 la Legge Orlando sono dei provvedimenti per i maestri e la scuola elementare. Questi
riguardano principalmente l’innalzamento dell’obbligo scolastico, le classi miste che fino ad ora
erano suddivise per sessi con differenti programmi per i maschi e per le femmine, l’istituzione di
corsi serali e festivi che vengono svolti in orario pomeridiano o nei giorni di festa. Altro aspetto
importante di questa legge è l’abolizione della differenza retributiva tra maestri e maestre: fino a
questa legge, gli insegnati maschi erano meglio pagati rispetto alle insegnanti femmine. Infine
viene fatto un corso popolare per la scuola elementare che serviva come mezzo necessario per
poter raggiungere il completamento dell’obbligo scolastico fissato al 12º anno di età. La Legge
Casati prevedeva solo 4 anni di scuola primaria, quindi, con la Legge Orlando, ne venivano
aggiunti altri 2, che sono la 5ª e 6ª elementare.
Nel 1911 abbiamo la legge Daneo-Credaro che riguarda la vocazione della scuola elementare da
parte dello Stato: la scuola elementare diventa a carico dello Stato perché in precedenza le scuole
elementari dipendevano interamente da province e comuni. Erano loro che gestivano lo stipendio
dei maestri, il reclutamento, le strutture e tutte le varie e possibili attività che erano svolte a scuola.
Dal 1911 fino al 1923 abbiamo pochi provvedimenti che riguardavano la scuola perché era il
periodo della Prima Guerra Mondiale. Nel 1923 il movimento fascista, ormai consolidato,
acquisisce sempre più potere. Il modo di poter far aderire il popolo all’ideologia fascista era quello
di puntare sulla scuola: il primo insieme di leggi che venne emanato andò sotto il nome di Riforma
Gentile. Questa riforma consiste in una serie di decreti che introducono alcuni aspetti del Fascismo
nelle scuole pubbliche, ma principalmente affrontano la tematica del neo-idealismo. L’idealismo o
neo-idealismo è un’idea di un’educazione volta al raggiungimento di uno spirito assoluto che si
deve identificare nello Stato. E’ quindi una sorta di sottomissione ad un’idea che veniva dall’alto.
Questo spirito assoluto si raggiunge attraverso la formazione classica, che Gentile favorirà nella
sua riforma cercando allo stesso tempo di ridurre sempre di più il numero di iscritti al liceo classico
perché, essendo una forme per un percorso educativo solamente per le élite, quelli che potevano
accedere a questo grado d’istruzione dovevano essere numericamente pochi. Il numero di accessi
fu ridotto introducendo una serie di esami, i quali erano quasi tutti di latino e greco e una classe
popolare aveva grosse difficoltà a superarli, mentre una classe benestante poteva essere seguita
a casa da insegnanti privati.
In quegli anni accade il delitto Matteotti di cui se ne prende carico Mussolini. Alcuni ministri fascisti
si dimettono per somma fiducia nei confronti del fascismo. Di queste dimissioni ne viene accettata
solamente una, che è quella di Gentile. La riforma Gentile, da quel momento, pur rimanendo
tutt’oggi l’ossatura della scuola italiana, sono state messe in pratica una serie di provvedimenti che
hanno tentato di modificare quell’assetto troppo elitario e non in grado di abbracciare ciò che il
fascismo voleva, ovvero il popolo. Il periodo successivo al 1923 è definito come “la politica dei
ritocchi”, cioè una serie di espedienti politici per cercare di modificare quanto aveva stabilito
Gentile. Innanzitutto, nel 1929, abbiamo i Patti Lateranensi. In particolare, l’insegnamento della
religione diviene obbligatorio in tutti i gradi scolastici, quindi dalla scuola elementare fino
all’istruzione secondaria, cosa che Gentile non vedeva di buon occhio. Gentile riteneva la religione
come una filosofia minor, cioè necessaria alla scuola elementare, ma propedeutica per le filosofie
maggiori che dovevano essere poi studiate alla scuola secondaria.
Dopo il 1929 abbiamo un altro insieme di leggi che giungono col ministro fascista Bottai e con la
sua “carta della scuola” che non troverà applicazione perché il fascismo cadrà e nascerà la
Repubblica. In questi anni, col sopraggiungere della Seconda Guerra Mondale, continueranno a
lavorare nel contesto educativo attraverso la propaganda e le attività extrascolastiche. I Balilla 8
erano una delle attività previste dal fascismo e obbligatorie, spacciate per attività ginniche e morali,
mentre era vere e proprie esercitazioni in preparazione alla guerra.
Il fascismo nasce col nome “fasci da combattimento”, che erano un partito politico che nasce nel
1919, guidato da Benito Mussolini. Nel 1921 il partito cambia nome in Partito Nazionale Fascista.
Nell’anno successivo, Mussolini e i suoi fedeli marciano da Milano a Roma per ricevere dal re
Vittorio Emanuele III l’incarico riformare il nuovo governo. A metà degli anni 20 diviene l’unico
partito italiano e rimane in carica fino al 1943, data della caduta del Regime Fascista. Il Regime
era fermamente convinto che la scuola avesse il compito di formare il futuro fascista, motivo per
cui numerose operazioni sono dirette a fascistizzare le operazioni pubbliche. Per quanto concerne
la scuola, sono la Riforma Gentile, i Patti Lateranensi e la “politica dei ritocchi&r