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Sovietico.
Si auspica l’avvento di un periodo rinascimentale della creazione artistica russa, in cui
tradizione e innovazione possano trovare un loro originale punto di fusione. Le direttive del
politico, scrittore e rivoluzionario sovietico Lunacarskij accelerano un processo che, sotto il
segno del “nuovo realismo”, è a fondamento di una straordinaria stagione artistica e di
risultati del tutto innovativi grazie all’accostamento e alla contaminazione di stili e di generi
diversi. Tendenze e artisti che, fino a poco tempo prima, si collocavano su versanti opposti
incominciano a influenzarsi reciprocamente, come accadde a Mejerchol’d e Stanislavskij.
Lunacarskij si pronuncia in favore del pieno accoglimento del Teatro d’Arte all’interno del
sistema culturale sovietico.
Anche nel campo della tecnica dell’attore, Stanislavskij riconosce che, in pochissimo
tempo, è apparso in Russia un attore nuovo, aggiungendo che la varietà dell’
addestramento dell’attore, ha raggiunto negli ultimi tempi, come pure il campo della
messinscena, ottimi risultati. Dopo essere riuscito a superare una crisi profonda,
Stanislavskij è ora determinato a elaborare un suo specifico contributo alla sintesi fra
differenti tendenze e forme teatrali e a porsi al centro dello sviluppo del teatro in Russia
nel segno del “nuovo realismo”. Sedotto dalle soluzioni tecniche e dal ritmo esecutivo che
Mejerchol’d ha escogitato, Stanislavskij si cimenta nel Matrimonio di Figaro in una libera,
spregiudicata interpretazione di un’opera classica, aiutato anche da Golovin, in principale
collaboratore di Mejerchol’d, per le scene e i costumi. In un periodo caratterizzato da
significative convergenze verso la poetica del “nuovo realismo” e in una condizione in cui
si sente motivato a misurarsi con i più recenti orientamenti della scena sovietica, prende
corpo la decisione di ritornare a Shakespeare e a Otello.
Il ritorno di Otello.
4)
Un azione senza sosta, una scena senza intervallo.
La nuova regia di Otello nasce in una condizione molto diversa da quella precedente.
Proprio quando dovrebbe iniziare la preparazione dello spettacolo, Stanislavskij è colpito
da un grave infarto a Mosca, nell’ottobre del 1928. A causa della lunga convalescenza,
Stanislavskij decise di affidare interamente alla scrittura il suo piano di regia. È costretto a
prefigurare ogni aspetto della rappresentazione, servendosi di schemi fortemente direttivi,
in contrasto col suo sistema. Questa volta egli è contrario a usare l’intervallo per il cambio
delle scene, perché disgrega “l’attenzione e lo stato d’animo degli spettatori”. Stanislavskij
ritiene necessario usare un dispositivon”pensato appositamente” per Shakespeare: la
piattaforma circolare girevole, che aveva già utilizzato nel 1927. Il ritmo serrato che è in
grado di riprodurre la piattaforma deve conseguire un duplice effetto: rafforzare l’interesse
e la partecipazione del pubblico, intensificare la concentrazione degli attori nel ruolo.
Un’accurata revisione del testo si accompagna alle note di regia. Stanislavskij compie una
riduzione di circa un quarto del materiale verbale di Otello con più di ottocento tagli
eseguiti sulla base di precisi criteri. Il primo criterio lo porta a eliminare ridondanze,
amplificazioni retoriche, commenti sentenziosi o filosofici, perché sarebbero causa di
rallentamenti anche nella fruizione del pubblico. Il secondo criterio lo induce a ridurre ciò
che nei dialoghi ha il compito di descrivere luoghi ed eventi; eventi che, nel suo spettacolo,
sono concretamente rappresentati sulla scena. Questo connubio di adattamenti
drammaturgici è teso al desiderio di rivolgersi al pubblico nato dopo la Rivoluzione, con
l’intento e la voglia di coniugare le esigenze artistiche e culturali del presente con le
funzioni originarie del teatro di Shakespeare sotto il segno del “nuovo realismo”.
Senza passato non c’è presente.
L’interpretazione richiede l’uso di una tecnica di base alla quale il testo deve essere visto
come una serie di immagini in movimento, sentito nei suoi ritmi interni, vissuto nei gesti
che lo rendono necessario. Affinchè questo accada, l’attore ha sempre bisogno di un
quadro più completo di quello proposto dall’autore; ha bisogno di conoscere cosa abbia
spinto i personaggi a diventare ciò che sono, di valutare anche le cause più remote del
loro comportamento. L’immaginazione svolge un ruolo decisivo nell’approccio al testo e al
personaggio, proiettando come in un film le circostanze date della parte, visualizzando
dettagli e gesti concreti prima, durante e fuori lo svolgimento dell’opera. Gli eventi che si
susseguono sulla scena devono essere ricomposti in una linea narrativa continua, dal
passato verso il presente, per permettere di conferire sicurezza alla condizione dell’attore
e un carattere impresso fin dal suo esordio al personaggio.
A questo fine, Stanislavskij stila una biografia prescenica dei personaggi, primi fra tutti
Roderigo e Jago, condotta quasi nello spirito della scuola naturalistica russa, fondano una
narrazione che sembra trasformare la tragedia in romanzo. Ma l’indagine psicologica e
l’analisi delle situazioni non costituiscono il fine del racconto, sono soltanto un mezzo che
deve portare a costituire le “matrici per il dinamismo scenico e per il movimento del
palcoscenico intero”, a supporto delle azioni fisiche e del temporitmo dell’attore.
Al sagittario.
Otello deve apparire come un uomo in età ringiovanito dall’amore, che comunica allegria e
gioia. Ma diventa pensieroso dopo la convocazione poiché sottratto a Desdemona. La
scena si affolla di presenze davanti alla casa e sbuca Branbanzio. Stanislavskij
raccomanda a chi impersona Brabanzio di attenersi scrupolosamente a un unico compito:
pensare, credere sinceramente, dimostrare a tutti i presenti che solo un sortilegio può
condurre una ragazza a farsi rapire da un mostro. Tutto ciò deve essere svolto con una
controllata capacità di persuasione, con l’atteggiamento di chi è determinato a fornire le
prove di una grave colpa; anche perché si parla di accuse contro un Generale della
Serenissima. Nella risposta di Otello rivolta a Brabanzio, deve essere tangibile il rispetto
che un genero desidera manifestare nei confronti del padre della sua sposa.
Il senato.
L’entrata in Senato di Otello deve essere accompagnata da un tuono, presagio della
tragedia che lo attende a Cipro. Subito dopo Brabanzio, in preda a una terribile agitazione,
spiega l’accaduto al Doge e ai Senatori. Quando Otello viene invitato a discolparsi, una
svolta completa si è già operata nel Doge e nei Senatori. La svolta verso il compromesso.
Il passaggio verso il compromesso richiesto da superiori ragioni politiche è pronto a
manifestarsi chiaramente. Otello deve trasmettere un senso di purezza, di sincerità e di
ingenuità orientale, così come di lì a poco Desdemona, che dopo il monologo di Otello
entra e, facendo percepire la dolcezza e la tenerezza verso il genitore, miste al desiderio
di non ferirlo, dichiara che ciò che le è accaduto è qualcosa di definitivo. A questo punto
Brabanzio capisce che ogni altro tentativo è inutile. Desdemona non si comporta come
una persona sentimentale o come una donnicciola, ma impone la “ferma logica di una
ragazza innamorata” quando, apertamente e senza ipocrisie, dichiara di essere pronta al
piacere del suo signore. Desdemona appare qui come la più coraggiosa, e moderna,
eroina tragica di Shakespeare. La strategia di Jago di screditare Otello e di suscitare uno
scandalo è completamente fallita. Come una belva feroce attaccata alla sua vittima, egli
non riesce a staccarsi dal Moro. La sua strategia si delinea in base alla considerazione di
alcuni dati da volgere a suo favore: la fiducia che Otello gli ha sempre dimostrato e la
bellezza di Cassio. Poi tutto si fa chiaro.
L’approdo a Cipro.
Emblema della guerra, la rocca di Cipro è concepita come il luogo dove il contrasto tra due
campi nemici è reso dinamicamente attivo da una coinvolgente partitura di immagini,
movimenti, effetti mimici e gestuali che devono conferire la massima evidenza delle
tensioni. In entrambi i gruppi, quello cipriota e quello veneziano, prevale un’atmosfera
carica d’angoscia. Se arrivano i turchi, gli indigeni sono salvi ma i veneziani verranno
massacrati, se arrivano i veneziani, l’oppressione si farà ancora più dura. Stanislavskij
suggerisce agli attori di pensare alle condizioni in cui vivono i bianchi e i neri negli Stati
Uniti e chiedersi che cosa succederebbe se un’orda orientale si avvicinasse all’America
con l’intento di liberare i negri. La cadenza d’allarme e d’angoscia e le sensazioni che
l’accompagnano possono essere trasmesse in questa scena, secondo Stanislavskij, solo
se si ricorre alle circostanze date, al “magico se” e alla memoria emotiva. Dopo l’arrivo di
Otello a Cipro, la parata militare e l’incontro tra Otello e Desdemona, per Jago è giunto il
momento di istigare Roderigo confessandogli che Cassio e Desdemona si sono
innamorati, così facendo Roderigo provoca il Luogotenente inducendo i Ciprioti alla rivolta
secondo le trame di Jago, così da indurre il Moro a destituire Cassio.
La messinscena di Jago.
Stanislavskij desidera fondare la rappresentazione della seconda parte del secondo atto
sulla centralità della “messinscena di Jago”, in un quadro che deve appartenere
interamente solo a lui, in cui l’attore deve rivelare la natura del personaggio. Nell’indossare
una molteplicità di maschere a seconda dei personaggi con cui entra in contatto, l’attore
che interpreta Jago deve mostrare un completo dominio su se stesso e una capacità di
movimento tale da trasformare i potenziali ostacoli negli strumenti della sua strategia.
Con moltra scaltrezza, fa ubriacare Cassio e finge di aiutarlo palesando ulteriormente, in
realtà, la sua ubriachezza. Sul finire dell’azione, Jago si prodiga nel riportare l’ordine fra gli
Ufficiali, invitandoli a calmarsi e a vergognarsi per il loro comportamento nei confronti di un
superiore. Successivamente parla con Montano di Cassio evidenziandone il vizio
dell’ubriachezza e riesce in seguito a izzare quest’ultimo contro Cassio e svegliare e
attirare così l’attenzione di Otello sul tumulto in corso. Finita l’emergenza, Otello deve
sapere e si rivolge a Jago. La risposta di jago è mossa dall’intenzione di attenuare la
gravità del gesto di Cassio, ma alla fine Otello lo bandisce dal ruolo di Luogotenente. Ma il