Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PARTE SECONDA: STRUMENTI DI MISURA LIBERI,
STRUTTURALI, PROIETTIVI
Capitolo 1. Nota metodologica introduttiva
Nella ricerca psicosociale gli strumenti maggiormente diffusi sono in genere suddivisi in due categorie:
- non strutturati (intervista, tecniche proiettive)
- strutturati (questionari chiusi, scale di atteggiamento, differenziale semantico).
Intervista e questionario possono essere considerati secondo Alberto Statera come gli estremi di un
continuum che va da un massimo di libertà (l’intervista libera non strutturata) a un massimo di
standardizzazione (questionario con tutte le risposte pre-codificate). In ogni caso non è possibile assimilare
l’intervista né al colloquio informale (che si caratterizza per la spontaneità e reciprocità dei partecipanti) né
al colloquio psicologico (che è caratterizzato da finalità, contratto psicologico, gioco dei ruoli tra i
partecipanti).
Le diversità riguardano soprattutto:
- il livello di articolazione delle ipotesi che nel caso del questionario, e delle scale, presenta un alto
livello di formalizzazione e minori margini di possibili cambiamenti in itinere. Nel caso
dell’intervista l’ipotesi appare meno vincolante è può maggiormente risentire dell’interferenza delle
dinamiche relazionali. che nel caso dell’intervista è prevalentemente costituito dalle
- Il setting di somministrazione,
dinamiche comunicazionali e dalla qualità del ruolo professionale del ricercatore/intervistatore;
qualità quest’ultima che nella somministrazione di un questionario o di una scala appaiono
importanti ma meno decisive.
La differenza tra questionario e scala riguardano in buona misura il livello di articolazione possibile: il
primo può essere costituito da items con un basso livello di articolazione (es scelta binaria), la seconda
no.
Capitolo 2. L’intervista libera
1. Il problema delle finalità e quello della definizione
L’intervista libera è uno degli strumenti principali del lavoro psicosociale, sia per le sue possibilità
esplorative che per la sua apparente semplicità e adattabilità a tutte le situazioni. Alcuni sociologi la
considerano una modalità di dialogo nella quale un interlocutore (intervistatore) chiede ad un altro
(intervistato) delle informazioni che agli suppone abbia e che riguardano il tema della ricerca. L’intervista è
un dialoghi tra una o più persone che propongono una serie di domande sui temi della loro ricerca ad una o
più persone che si ritiene siano nelle condizioni di fornire delle risposte alle richieste (Pellicciari e Tinti).
Tale strumento richiede un livello molto alto di professionalità, sia rispetto al controllo della dinamica
relazionale relativa al setting sia con riguardo all’analisi e alla formalizzazione dei contenuti. Nell’ambito
psicosociale si ritiene che l’intervista possa essere considerata un colloquio a motivazione estrinseca.
2. Intervista e colloquio psicologico
Uno degli aspetti che caratterizzano l’intervista e la distinguono dal questionario è il fatto che l’intervistato
ma ne subisce l’iniziativa. La specificità del colloquio
non ha chiesto di avere in incontro con l’intervistatore
psicologico sta nel suo essere realizzato da uno psicologo, con un interlocutore che è consapevole di parlare
con uno psicologo; cioè sta nell’istituzione entro la quale il rapporto tra le due persone su inscrive. La tecnica
e gli obiettivi del colloquio si situano nell’organizzazione.
L’intervista così diventa un tipo particolare di colloquio psicologico caratterizzato dal fatto che l’intervistato
è l’oggetto della ricerca, piuttosto che soggetto complessivamente consapevole. Le possibilità e i limiti
impliciti nell’uso dello strumento risultano strettamente relazionali alle caratteristiche professionali del
ricercatore.
Intervista in profondità o non direttiva e i dati analogici
L’intervista in profondità o non direttiva ha lo scopo di andare oltre la dimensione di superficie, ma le
modalità di relazione che il ricercatore assume sono meno possibile intrusive. Egli ha il compito di elicitare
delle riflessioni libere, assumendo una sorta di funzione maieutica e di identificazione/partecipazione. La sua
funzione consiste nel riuscire a esprimere ciò che dice l’intervistato, ciò che egli sente e nel riuscire a
riesprimerlo con le sue stesse percezioni per aiutarlo (senza porre domande) a sviluppare il tema.
È una tecnica non direttiva solo in termini molto relativo, perché l’intervistatore si sforza di realizzare la
centratura del rapporto sull’intervistato, rispettandone i tempi di risposta ed intervenendo meno possibile. La
non direttività in senso assoluto non esiste poiché il setting comporta inevitabilmente dei ruoli (intervistatore
e intervistato). L’intervista può costituire un mezzo per esplorare vissuti, opinioni, atteggiamenti.
Il ricercatore può utilizzare come fonte di informazioni il linguaggio analogico; la mimica, gestualità,
fenomeni paralinguistici, pause, rossori, movimenti e posture.
L’intervista semi-strutturata
Prevede una lista di tematiche pre-determinate che il ricercatore può adattare alle caratteristiche degli i
intervistati, alla situazione. È possibile cambiare l’ordine dei quesiti o la formulazione, ma l’obiettivo rimane
quello di raccogliere tutte le informazioni previste dalla ricerca. La flessibilità del metodo lo rende più adatto
strutturali sia perché consente di alleggerire la tensione dell’intervistato, in caso di
rispetto agli strumenti
oggetti di indagine delicati, sia perché consente di evitare il rischio di pseudo-rilevazioni di atteggiamenti e
opinioni laddove l’intervistato in realtà non aveva nulla da dire in merito.
3. Il setting face to face e la rilevanza delle dinamiche interpersonali
Come osservava Asch l’aspetto fondamentale dei rapporti interpersonali è che essi sono caratterizzati
dall’interdipendenza psicologica. Le interazioni umane sono avvenimenti rappresentati psicologicamente in
ciascuno dei partecipanti. Noi ci influenziamo l’un l’altro a mezzo di emozioni e pensieri che si pongono in
correlazione con le emozioni e i pensieri degli altri. L’intervista diretta, come tutti i rapporti face to face, si
colloca all’interno di un contesto significante strutturato da processi che rimandano alla storia pregressa degli
attori coinvolti e alle dinamiche interpersonali della situazione specifica. Un individuo mentre viene
osservato dallo sperimentatore lo osserva a sua volta, è un processo circolare.
È questo un problema che influisce sul tipo e qualità dei dati.
L’interferenza inevitabile e i possibili effetti della reciprocità per l’interlocutore e il linguaggio analogico
Qualunque comportamento costituisce un possibile messaggio
prevale su quello numerico/verbale. Il primo costituisce per Ekman e Frisen il leakage canne, cioè il canale
che essendo meno controllabile dalla censura sia conscia che inconscia, lascia trapelare molte informazioni
che non verrebbero espresse attraverso il secondo, infatti in caso di conflitto tra messaggi verbali e non
verbali l’interlocutore risponde ai primi trascurando i secondi quasi del tutto. La presenza di un livello non
impossibile ai due interlocutori nell’ambito di un colloquio face to face,
verbale di comunicazione rende
sfuggire ai processi di reciproco influenzamento.
L’intervistatore attraverso la mimica facciale, le posizioni e i movimenti del corpo fornisce continui feedback
esercitando un’influenza ininterrotta sull’intervistato ed è a sua volta oggetto di
al suo interlocutore
un’analoga influenza da parte di quest’ultimo.
Quindi la situazione complessiva dell’intervista e il comportamento con l’intervistatore costituiscono una
fonte di interferenza sul significato di ciò che viene chiesto all’intervistato e sul tipo di risposte che
possibile
egli fornisce; si pone il rischio che l’intervistatore, per il fatto di avere punti di vista completamente diversi a
quelli dell’intervistato, assuma inconsapevolmente dei comportamenti che riflettono il suo sentire.
Le modalità di essere in relazione dell’intervistatore
Il problema centrale per chi lavori con le relazioni interumane riguarda il saper essere/saper fare; ciò che
attiene non tanto al sapere come si deve essere, ma alla consapevolezza di come si è in situazione. La
consapevolezza di quali significati gli altri attribuiscono a certi nostri comportamenti ricorrenti, di quali
siano le reazioni degli altri ai nostri comportamenti e le nostre reazioni ai comportamenti degli altri. Non
sono tanto le nostre intenzioni a determinare la qualità del rapporto con gli altri quanto ciò che dal nostro
comportamento traspare e rispetto al quale gli altri reagiscono all’interno di un processo di feedback senza
fine e che risulta alla base della realtà relazionale che concorriamo a costruire con gli altri.
Harry Ingham e Joe Luft hanno proposto la cosiddetta “finestra un modello grafico del
di Johary”,
dell’individuo inteso come essere in relazione e che
comportamento per descrivere/interpretare la personalità
risulta molto utile per analizzare sia i problemi fondamentali dell’interazione umana sia quelli relativi
all’apprendimento interpersonale. Il modello rappresenta la personalità come costituita da un quadrante
suddiviso in 4 quadranti, descrive alcuni aspetti fondamentali del modo di essere in relazione del soggetto in
riferimento ai diversi livelli di consapevolezza.
Secondo Luft i 4 quadranti rappresentano l’intera persona nelle sue relazioni con gli altri. La base sulla quale
si è compiuta la divisione in quadranti è la consapevolezza del comportamento, dei sentimenti e delle
motivazioni. A volte la consapevolezza è condivisa e a volte no. Uno spostamento in una delle 4 aree si
traduce in un cambiamento in una o più delle altre aree.
Noto a sé Ignoto a sé
Noto Q1
agli aperto Q2 cieco
altri (pubblico)
Ignoto Q3 nascosto
agli Q4 Ignoto
(privato)
altri rappresenta l’area aperta, pubblica, costituita da tutto ciò che sentimenti,
1. il quadrante 1
comportamenti sono noti al soggetto e ai suoi interlocutori. È una finestra aperta sul mondo, l’area
dell’attività libera, i comportamenti sentimenti noti a sé ed agli altri sono la base per l’interazione e
lo scambio nella maniera più funzionale possibile. Maggiore è l’apertura sul mondo tanto maggiore
risulta la consapevolezza di sé e l’accesso alle risorse p