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Il lavoro svolto: mansioni, orario, retribuzione
2)
Tutti gli intervistati svolgono il medesimo lavoro: sono empacadores, questi lavorano
presso le casse dei supermercati aiutando i clienti a sistemare gli acquisti nelle buste di
plastica e dedicano circa un’ora del loro turno a riordinare i carrelli della spesa. I ragazzi
ricevono una paga costituita unicamente dalle mance lasciate dai clienti e solo per la
prima mansione; per la seconda attività, invece, sono retribuiti. Durante ogni turno i
ragazzi lavorano in coppia e alla fine suddividono tra loro il denaro guadagnato.
L’organizzazione scolastica segue orari sia antimeridiani sia pomeridiani, per cui, gli
empancadores sono assegnati a turni di lavoro che coprono l’intero orario di apertura del
supermercato; in questo modo i ragazzi possono lavorare e allo stesso modo i ragazzi
possono lavorare e allo stesso tempo frequentare le lezioni.
Per quanto riguarda l’orario di lavoro, il campione può essere suddiviso in due gruppi: il
primo è costituito da soggetti che lavorano durante la settimana, con turni di lavoro che
oscillano dalle 3 alle 6/7 ore, il secondo gruppo è costituito da coloro che lavorano
esclusivamente nel fine settimana.
Età dell’avvio al lavoro, motivazioni al lavoro
3)
La maggior parte dei ragazzi intervistati ha iniziato a lavorare tra gli 11 e i 13 anni. In
quattro casi l’esordio è stato precoce, intorno agli 8-9 anni.
Il motivo più menzionato dai soggetti intervistati per spiegare la decisione di lavorare è il
desiderio d’indipendenza economica. Al secondo posto troviamo i motivi familiari e a pari
merito con questi, troviamo menzionato il piacere personale per lo svolgimento di
un’attività economica.
La maggioranza assoluta degli intervistati dichiara di aver scelto di lavorare in maniera del
tutto autonoma; solo un’esigua minoranza afferma di essere stato spinto dalla famiglia a
svolgere un’attività economica.
Per verificare quanto davvero gli intervistati avessero scelto davvero di lavorare in modo
libero e indipendente, è stato chiesto loro se i rispettivi genitori avessero influenzato o
meno questa loro decisione. A questa domanda tre quarti degli intervistati risponde
negativamente, al contrario, alcuni intervistati hanno specificato di aver dovuto convincere
i genitori, ¼ degli intervistati ha dichiarato l’esistenza di una qualche forma d’influenza
esercitata da parte della famiglia nella loro scelta di lavorare. 8
Atteggiamento dei genitori, dei fratelli e degli amici verso la scelta di lavorare del
4) ragazzo
Il 97,4% degli intervistati afferma che attualmente l’atteggiamento dei rispettivi genitori
verso il lavoro del figlio è di segno positivo. Alcuni intervistati hanno specificato che le
rispettive famiglie hanno avuto una reazione inizialmente negativa verso la loro scelta di
lavorare, questo atteggiamento è imputabile soprattutto alla preoccupazione di possibili
ricadute negative, soprattutto sullo studio. Queste stesse famiglie hanno modificato
successivamente il loro atteggiamento, una volta verificato che l’occupazione del figlio non
ne pregiudicava lo studio.
L’atteggiamento dei fratelli verso il lavoro degli intervistati, a detta dei diretti interessati, è
prevalentemente positivo; solo una minoranza degli intervistati riferisce di un
atteggiamento negativo da parte di un fratello o una sorella.
Oltre la metà degli amici degli intervistati ha mostrato un atteggiamento positivo verso il
lavoro degli intervistati; un terzo ha avuto un atteggiamento sostanzialmente neutro.
Due intervistati hanno spiegato che i loro amici hanno mostrato disaccordo verso la loro
scelta di lavorare, perché il tempo libero da passare assieme sarebbe diminuito.
La valutazione dell’esperienza lavorativa
5)
Alla domanda “ti piace lavorare?” tutti rispondono affermativamente, con l’unica eccezione
di una ragazza di 14 anni che ha spiegato di aver iniziato a lavorare solo per guadagnare i
soldi necessari per acquistare un cellulare.
È stato chiesto agli intervistati quali fossero gli aspetti positivi e negativi del loro lavoro: tra
gli aspetti positivi troviamo al primo posto la socializzazione, al secondo l’indipendenza
economica e al terzo posto la piacevolezza del lavoro svolto. Il lavoro è emerso anche
come un fattore di orgoglio e soddisfazione personale.
Il 37,2% degli intervistati afferma di non ritrovare aspetti negativi nel proprio lavoro, per il
resto tra gli aspetti negativi più menzionati troviamo: la severità dei superiori, la scortesia
dei clienti, le incomprensioni tra i colleghi, la fatica fisica, gli orari di lavoro.
La valutazione dell’esperienza scolastica
6)
Il gradimento della scuola è decisamente alto. Tra gli aspetti positivi della scuola, al primo
posto figura la possibilità di ricevere istruzione e cultura, al secondo posto c’è la
socializzazione, seguita da “il divertimento durante la ricreazione” e “lo studio di alcune
discipline specifiche”. Tra gli aspetti negativi troviamo al primo posto il trattamento degli
insegnanti, seguito dallo studio di specifiche discipline e i cattivi rapporti con i compagni.
L’uso prevalente del denaro guadagnato
7)
Circa 1/5 degli intervistati risparmia una parte di ciò che guadagna, ma la maggioranza
afferma di destinare prevalentemente il denaro guadagnato alle spese personali. Meno di
1/6 degli intervistati consegna parte del loro denaro guadagnato alla famiglia. 9
La socializzazione: il rapporto con i compagni di scuola e di lavoro
8)
Il 74,4% afferma di avere amici tra i colleghi di lavoro, anche se l’11,5% ha specificato che
gli amici nell’ambito lavorativo sono pochi e il 6,4% ha riferito di non frequentare queste
amicizie al di fuori del lavoro. Una piccola parte del campione sostiene di non avere
instaurato amicizia con nessuno dei colleghi di lavoro.
Per quel che riguarda la socializzazione nell’ambito scolastico, la maggioranza afferma di
avere amici tra i compagni di scuola. Il 23,1% dice di avere un buon rapporto con tutti i
compagni, anche se tra loro non hanno amicizie strette. Una stretta minoranza sostiene di
non aver avuto la possibilità di fare amicizie dovuto al recente inizio dell’anno scolastico.
Solo un soggetto sostiene di non avere amici nell’ambito scolastico.
Scuola e lavoro
9)
È stato chiesto ai ragazzi se riuscissero a conciliare la scuola con il loro lavoro. Tutti gli
intervistati hanno risposto affermativamente. A riprova della veridicità hanno affermato gli
intervistati, c’è anche un altro dato da considerare: nonostante gli impegni sul piano sia
lavorativo sia scolastico, tutti i ragazzi affermano di avere tempo libero, anche se due di
loro affermano di dedicarlo quasi esclusivamente allo svolgimento di compiti scolastici.
Un aspetto emerso dalle interviste è che la grande maggioranza degli intervistati
preferirebbe continuare ad abbinare il lavoro allo studio. Solo due ragazzi hanno scelto
l’opzione “solo lavoro”, motivandola con il poco amore per lo studio e meno di 1/3 ha
risposto di preferire l’opzione “andare a scuola soltanto” motivando tale scelta in
riferimento alla fatica fisica e all’impegno aggiuntivo che comporta l’abbinamento del
lavoro e dello studio, così come alla priorità che ritengono debba essere assegnata alla
scuola.
Capitolo 6: Socializzazione al lavoro e socializzazione economica di un gruppo di
studenti medi italiani: un’indagine qualitativa
Obiettivi e ipotesi
Tale ricerca si propone di osservare da vicino le opinioni e le valutazioni sul proprio lavoro
da parte di un gruppo di adolescenti italiani , che abbinano o hanno abbinato lo studio e la
frequenza scolastica con un’esperienza lavorativa e che non vivono in situazione di
povertà, estremo disagio o rischio sociale, per verificare la fattibilità di adottare un
approccio possibilista verso lo svolgimento di un’attività economica da parte di un
adolescente.
Gli aspetti indagati nella ricerca nello specifico sono:
La motivazione del ragazzo verso il lavoro
a) Gli atteggiamenti e le valutazioni sulla propria esperienza lavorativa
b) 10
La socializzazione economica attraverso il lavoro
c)
Le ipotesi che hanno guidato la ricerca sono:
Ipotesi n.1: Gli adolescenti economicamente attivi che non provengono da ambienti sociali
e familiari connotati da esclusione o rischio sociale, povertà, abbandono, scelgono
liberamente e autonomamente di svolgere un’attività economica e non sono motivati solo
dal ritorno economico.
Ipotesi n.2: Gli adolescenti economicamente attivi che non provengono da ambienti sociali
e familiari connotati da esclusione o rischio sociale, povertà e abbandono assegnano allo
studio priorità rispetto al lavoro.
Ipotesin.3: L’esperienza lavorativa può costituire per gli adolescenti un’occasione formativa
in termini di socializzazione al lavoro, socializzazione economica, acquisizione di maggiore
autonomia, autostima e senso positivo di Sé.
Lo strumento
La ricerca utilizza un approccio qualitativo, attraverso la somministrazione individuale di
un’intervista semi-strutturata composta da quaranta domande aperte relative sia a dati
socio-demografici, sia a diverse aree inerenti l’attività lavorativa.
I partecipanti
I ragazzi partecipanti alla ricerca sono stati individuati sulla base di due criteri:
Adolescenti di età compresa tra i 14 e i 19 anni che frequentano regolarmente la
scuola superiore;
Adolescenti che sono o sono stati economicamente attivi nei precedenti 12 mesi, per
almeno una mezza giornata (4 ore).
Principali risultati
La famiglia di origine
1)
Dai dati raccolti emerge che il livello di istruzione raggiunto da entrambi i genitori degli
intervistati è decisamente superiore a quello della media della popolazione italiana. Per
quanto riguarda l’occupazione dei genitori, circa 1/3 delle madri lavora come impiegata;
una porzione è casalinga o disoccupata. Anche tra i padri sono più ricorrenti gli impiegati.
Generalmente, nella maggior parte dei casi la famiglia può contare sul reddito di entrambi i
genitori. 11
Il lavoro svolto
2)
Emerge che i ragazzi costituiscono un gruppo di lavoratori privi di competenze specifiche:
gli intervistati completano il lavoro svolto da un adulto o svolgono compiti in cui gli adulti
non vogliono solitamente essere impiegati.
I ragazzi tendono a lavorare assieme ai genitori, soprattutto se questi svolgono un’attività
commerciale e lavorano prevalentemente durante le vacanze estive e i fine settimana. Per
la maggior parte dei ragazzi intervistati quella attuale è la