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PSICOLOGIA DEGLI ATTEGGIAMENTI
CAPITOLO 2: LE TRE STREGHE DEGLI ATTEGGIAMENTI
Le tre componenti fondamentali dell'atteggiamento vengono definite tre streghe, perché nel
folklore popolare sono tre le streghe che lavorano insieme per fare una magia potente.
PRIMA STREGA: CONTENUTO DEGLI ATTEGGIAMENTI
Sul presupposto che gli atteggiamento possano essere considerati come valutazioni globali, è
nato il modello multi-componente (Eagly e Chaiken), secondo cui gli atteggiamenti sono
valutazioni di sintesi di un oggetto che possiede componenti cognitive, affettive e
comportamentali (CAB):
• Componente cognitiva: credenze, pensieri e attributi che associamo ad un oggetto.
• Componente affettiva: sentimenti o emozioni legate ad un oggetto di atteggiamento
• Componente comportamentale: comportamenti passati o esperienze riguardanti un
oggetto di atteggiamento. Bem parla di teoria dell'autopercezione, sostenendo che le
persone deducono i propri atteggiamenti da come pensano di essersi comportati in
passato rispetto all'oggetto di atteggiamento.
Sono componenti sia indipendenti che interdipendenti: ciò vuol dire che sentimenti, pensieri
ed esperienze passate riguardo un dato oggetto possono essere orientate tutte nella stessa
direzione, come possono avere direzioni diverse.
Per misurare le diverse componenti CAB, si utilizzano due metodi:
• Differenziale semantico: si usano scale di differenziale semantico (positivo/negativo,
buono/cattivo), per misurare componenti affettive e cognitive. Per la componente
cognitiva si usano dimensioni come utile/inutile, intelligente/sciocco, benefico/
nocivo, prezioso/inutile. Per la componente affettiva si usano dimensioni come
amore/odio, felice/infastidito, lieto/triste, calmo/teso, emozionato/annoiato, rilassato/
arrabbiato, accettazione/disgusto. Invece, a causa della natura diffusa del
comportamento, ha reso difficile creare scale per la componente comportamentale.
• Domande aperte: i partecipanti sono invitati a scrivere pensieri, sentimenti ed
esperienze comportamentali associate ad un oggetto di atteggiamento. Per la
cognizione, il partecipante deve elencare caratteristiche, attributi e valori; per l'affetto
si richiede di elencare emozioni e sentimenti associati; per il comportamento richiede
di elencare esperienze passate rilevanti che hanno avuto con l'oggetto di
atteggiamento. Per il punteggio si usa una metodologia aperta: il partecipante valuta
quanto positiva o negativa sia ogni pensiero, sentimento o esperienza.
Secondo diverse ricerche, informazioni cognitive e affettive sono molto importanti per
predire gli atteggiamenti. In particolare, Eagly sostiene che sono le credenze ad avere
maggiore valore predittivo, rispetto agli affetti.
Inoltre molti studi hanno evidenziato che posseder credenze positive si associa a risposte
affettive positive, mentre credenze negative sono tipicamente associate a sentimento
sfavorevoli.
Meno ricerche sono state dedicate a tutte e e tre le componenti, comportamento incluso. I
ricercato hanno rilevato che la qualità delle esperienze passata prediceva gli atteggiamenti
indipendentemente dalla vantaggiosità di pensieri e sentimenti verso l'oggetto di
atteggiamento.
Per concludere, l'indagine di Huskinson e Haddock, ha mostrato come le persone possono
basarsi, per i loro atteggiamenti, su informazioni cognitive o affettive: alcune persone basano
il loro atteggiamenti prevalentemente su risposte affettive, altre su risposte cognitive, altre su
risposte cognitive e affettive in ugual misura.
SECONDA STREGA: STRUTTURA DEGLI ATTEGGIAMENTI
La struttura indica come sono organizzate le tre componenti CAB, all'interno di valutazioni
positive o negative.
La visione unidimensionale sostiene che credenze, sentimenti e comportamenti positivi
inibiscano la comparsa di convinzioni, sentimenti e comportamenti negativi sullo stesso
oggetto di atteggiamento.
La visione bidimensionale afferma l'esistenza di due dimensioni, una con
TERZA STREGA: FUNZIONI DELL'ATTEGGIAMENTO
Smith afferma che gli atteggiamenti svolgono tre funzioni principali:
• Valutazione dell'oggetto: abilità degli atteggiamenti di riassumere attributi positivi e
negativi degli oggetti nel nostro mondo sociale.
• Adattamento sociale: aiuta a identificati con le persone che ci piacciono e a
dissociarci con quelle che non ci piacciono.
• Esternalizzazione: difendono il sé dal conflitto interno (difesa dell'autostima).
Katz propone quattro funzioni:
• Conoscenza: capacità degli atteggiamenti di organizzare le informazioni sugli oggetti
di atteggiamento.
• Utilità: massimizzare le ricompense e minimizzare le punizioni ottenute dagli oggetti
di atteggiamento.
• Difesa dell'Io: proteggere l'autostima.
• Espressione dei valori: l'atteggiamento può esprimere il concettosi sé e i valori
centrali di un individuo.
Sulla prospettiva funzionale, nuove ricerche ha fornito nuove informazioni:
• Herek: ha sviluppato l'AFI (Attitudes Functions Inventory), una misura self-report
dove i partecipanti valutano il grado in cui il loro atteggiamenti riflette varie
preoccupazioni. Gli atteggiamenti hanno la capacità di riassumere le informazioni
sull'oggetto di atteggiamento.
• Shavitt: oggetti di atteggiamento possono avere un singole o molteplici funzioni (es.
funzione utilitaristica, funzione di prestigio sociale).
• Snyder: sviluppa il costrutto di personalità di auto-monitoraggio per descrivere
quanto le persone differiscono nel grado in cui cambiano il loro comportamento per
adattarsi alla situazione. Persone ad alto auto-monitoraggio cambiano il loro
comportamento in base alle situazioni, mentre persone con basso monitoraggio
tendono a presentarsi nello stesso modo tra le diverse situazioni.
• Fazio: atteggiamenti altamente accessibili (che si ricordano facilmente), accrescono
l'agio con cui le persone formulano giudizi rilevanti e diminuiscono l'arousal
fisiologico durante questi giudizi. Ciò indica che la funzione di valutazione sia svolta
da atteggiamenti attivati in modo spontanea dalla memoria, che non attivati
spontaneamente.
Esistono collegamenti tra contenuto, struttura e funzione di atteggiamento.
Tra contenuto e funzione: atteggiamenti che assolvono funzioni diverse spesso differiranno
anche nel contenuto delle convinzioni che le supportano.
Tra struttura e funzione: stesse funzioni di atteggiamento possono operare sia a livello
struttura unidimensionale che bidimensionale, ma a diversi gradi.
Gli atteggiamenti forti sono caratterizzati da:
• Stabilità nel tempo
• Resistenza al cambiamento
• Influenzano l'elaborazione dell'informazione
• Guidano il comportamento
PSICOLOGIA DEGLI ATTEGGIAMENTI
CAPITOLO 3: INFLUENZA DEGLI ATTEGGIAMENTI SU ELABORAZIONE DELLE
INFORMAZIONI E COMPORTAMENTO
INFLUENZA SULL'ELABORAZIONE DELL'INFORMAZIONE
Influenza sull'attenzione
L'elaborazione dell'informazione è il modo in cui la nostra mente si relazione con
l'informazione che incontriamo nel nostro mondo sociale.
Allport e Asch sostengono che gli atteggiamenti influenzano l'informazione che vediamo e
sentiamo. Festinger sosteneva che, nel momento in cui si è presa una decisione, per evitare la
dissonanza cognitiva il soggetto cerca informazioni in modo più selettivo.
Freedman e Sears criticano l'ipotesi di Festinger, affermando che le persone semplicemente
accolgano informazioni che supportano i loro atteggiamenti: non c'è una ricerca esplicita
dell'informazione coerente.
Uno dei fattori che influenza l'attenzione selettiva è la polarità dell'opinione, che può essere:
• Unipolare: tendenza a cercare l'info che conferma la propria posizione. Persone di
questo tipo tendono a notare maggiormente affermazioni estreme (Judd e Kulik).
• Bipolare: tendenza ambivalente dove l'informazione rilevante viene esaminata in
maniera più approfondita. Le persone ricercano nuove info che supportino il loro
atteggiamento (diminuendo l'ambivalenza).
Holbrook e colleghi affermano che è più probabile che gli individui, che ritengono
importante un argomento, cerchino info rispetto a chi attribuisce all'argomento minor
importanza. Se so ritiene qualcosa importante, si cercano più informazioni al riguardo.
Inoltre, l'attenzione è automaticamente attratta dagli oggetti di cui abbiamo atteggiamento
altamente disponibile: Fazio lo ha dimostrato tramite l'attenzione visiva, che si verificava
anche quando ai partecipanti non veniva richiesto di prestare attenzione.
Influenza sulla codifica e l'interpretazione
Gli atteggiamenti influenzano il modo in cui interpretiamo l'informazione: questo è stato
dimostrato da Hastorf e Cantril (esperimento, proiezione di una partita baseball tra due
università, i ragazzi delle due università dovevano conteggiare i falli dell'altra squadra) e da
Vallone, Ross e Lepper (notizie sulla politica del Medio-Oriente presentati a studenti pro-
Israele e studenti pro-Palestina). Atteggiamento come filtro.
Interpretazione di stimoli ambigui
Balcetis e Dunning affermano che le preferenze/desideri influenzano il modo di interpretare
stimoli visivamente ambigui.
Influenza sulla memoria
Si memorizza maggiormente l'informazione congruente con il proprio atteggiamento (effetto
di congenialità).
Ruolo delle 3 streghe
Eagly afferma che gli atteggiamenti influenzano la memoria, nel caso di elementi che
risultano compatibili con valori personali importanti: se vengono presentate informazioni
riguardo un contesto rilevante per la persona, c'è la tendenza a ricordare le informazioni
compatibili con essa.
Seguendo questa idea, Eagly parla di motivazione difensiva: è uno stile di elaborazione di
informazioni che porta gli individui a richiamare e riconoscere maggiormente le informazioni
compatibili con gli atteggiamenti.
Ross ha dimostrato che le persone tendono a considerare i propri atteggiamenti come coerenti
fra di loro: ciò porta a modificare i ricordi in memoria, portando a credere di aver sempre
agito in modo coerente con i propri atteggiamenti.
Il motivo di tutto ciò avrebbe origine dalla dissonanza cognitiva; inoltre ci sarebbe anche una
ragione motivazionale: gli individui sono motivati a vedere il mondo in un modo che sia loro
favorevole.
INFLUENZA DEGLI ATTEGGIAMENTI SUL COMPORTAMENTO
Negli anni '30 LaPiere, tramite il suo esperimento sul pregiudizio degli asiatici, afferma che
gli atteggiamenti non predicono i comportamenti. Purtroppo la sua ricerca era basata su
procedure con errori metodologici, e quindi i risultati non possono essere accettati.
Negli anni '60 Wickler conclude che gli atteggiamenti erano