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Scopo della cultura è contenere i significati affinché le persone possano accedervi e partecipare

attivamente alla loro costruzione. Attraverso questo processo situato di significazione si costituisce

la mente umana.

Noi attribuiamo significati attraverso processi di rappresentazione. Il nostro incontro con il mondo è sempre

indiretto e la nostra visione della realtà è sempre filtrata da un sistema simbolico di riferimento. La nostra

rappresentazione del mondo è costruita da convenzioni linguistiche ed è stretto il legame tra

rappresentazione soggettiva della realtà e sistema simbolico di riferimento. Questi sono gli elementi alla base

della cultura: l

- La rappresentazione, radice della cultura individuale, interiorizzata attraverso narrazione e esperienza

- Il sistema simbolico, che informa il contesto culturale esterno.

Lo stretto legame che si forma fra questi due elementi permette agli individui di comunicare con il mondo e

tra loro.

Tra i numerosi strumenti di significazione che la cultura contiene, i più antropomorfi sono il linguaggio e il

pensiero narrativo, con la funzione di interpretare gli eventi quotidiani, e a un secondo livello il racconto

autobiografico, principale strumento attraverso il quale, vicariata dalla famiglia, viene trasmessa la cultura.

Il processo di interiorizzazione che il bambino attua, a partire dall’interazione con la madre, si avvale di

meccanismi di rappresentazione: rappresentazione attiva (schema di tipo operativo), rappresentazione

iconica (immagine, schema spaziale) e rappresentazione simbolica (sistema di riproduzione attraverso

sistemi simbolici, come il linguaggio). Ciascuna delle tre tipologie si avvale di specifici amplificatori

culturali, di artefatti che facilitano o limitano lo sviluppo di alcune modalità rappresentative, piuttosto che di

altre. Sulla base delle proprie rappresentazioni e degli amplificatori forniti dal contesto culturale, l’individuo

costruisce il proprio racconto autobiografico. Ne risulta la costruzione di un Sé vista come una strutturazione

flessibile, culturalmente determinata e con ampi margini di negoziazione per l’adattamento al contesto

socioculturale di appartenenza.

Nel pensiero di Bruner si trovano alcuni punti fondamentali della moderna psicologia culturale: l’influenza

reciproca tra mondo interno e esterno, la rilevanza del concetto di artefatto, il ruolo centrale dei processi

psicologici individuali. 4

2. Natura e cultura: psicologia evoluzionistica e psicologia culturale

Alla base della psicologia culturale ci sono interi filoni di pensiero: esempio è il dibattito inerente

all’interazione fra fattori biologici e non biologici sullo sviluppo del comportamento.

Esiste una specifica branca della psicologia che si occupa di questo tema, la psicologia evoluzionistica.

Secondo questo approccio il cervello umano ha sviluppato, di generazione in generazione, una serie di tratti

presenti nell’ambiente, consentono di attivare vari tipi di

psicologici adattativi. Essi, in funzione degli stimoli

processi di adattamento. I tratti sono elementi pan-unami, caratteristici di tutta la specie e costanti in ogni

individuo. I processi di adattamento variano invece in funzione delle condizioni socioculturali e storiche.

L’intero processo appare biculturale: gli elementi biologici e quelli culturali interagiscono in modo

inestricabile sia a livello della formazione dei tratti di base, sia della loro espressione nei diversi contesti

storici e sociali. Secondo gli psicologi evoluzionisti, i tratti adattativi vennero selezionati perché

permettevano il raggiungimento di obiettivi immediati indirettamente collegati all’aumento della fitness. Alla

base di questi tratti pan umani, secondo molti autori, ci sono le emozioni: i tratti vennero selezionati perché

in grado di suscitare emozioni positive in situazioni adattative (sono capaci di favorire la conservazione della

specie) e emozioni negative in condizioni ambientali dis-adattative.

Più recentemente è stato sottolineato come il comportamento derivi da un processo di co-costruzione tra geni

e cultura, nel senso che si influenzano reciprocamente. Esiste quindi una doppia ereditarietà: la storia di una

persona e di una società derivano dalla selezione naturale e dalla selezione culturale, che si influenzano a

vicenda.

Un modello tipico dell’approccio biculturale è quello dell’equazione adattativa estesa, proposto da

Massimini. Anche per questo modello la cultura influenza in modo basilare i processi psichici e il

comportamento, in relazione con i fattori biologici e ambientali. L’equazione adattativa estesa è:

C= f(G, CI, n)+(AN, CE, n)+ I(G, CI, CE)

il modello dell’equazione adattativa, ogni comportamento dall’interazione e

Secondo (C) dipende sempre

dalla co-azione di un numero ristretto di fattori (dove f= funzione di):

Un primo gruppo concerne l’individuo.

- Sono le istruzioni genetiche ereditate e depositate nel DNA della

persona (G= istruzioni genetiche o biologiche) e le istruzioni culturali intrapsichiche (CI= cultura interna

o intrasomatica o intrapsichica) frutto dell’apprendimento e dell’elaborazione individuale. La cultura è

perennemente in relazione con la base biologica attraverso diversi gradi di penetranza (n) o

acculturazione dell’individuo. La penetranza rappresenta l’importanza relativa tra i due tipi di istruzione,

così come si manifesta nelle diverse situazioni.

Un secondo gruppo concerne il mondo esterno. Sono vincoli e istruzioni depositate nell’ambiente naturale

- (AN= ambiente naturale) e cultura, negli artefatti (CE= cultura esterna, o extrasomatica, materiale e

Anche qui esiste, di volta in volta, un’importanza relativa di uno dei due fattori rispetto

immateriale).

all’altro, una diversa penetranza.

- Un terzo gruppo è connesso al fattore tempo. Sono istruzioni comportamentali biologiche o della cultura

intrapsichica o extrasomatiche che erano utili e adattative nel passato e rimangono a disposizione per

inerzia (I)

Questi due sistemi, l’attuale e il passato, possono integrarsi, creando nuove configurazioni psichiche e

culturali, o possono rimanere in conflitto e in opposizione, creando variabili forme di disagio e blocco

dello sviluppo.

Questo modello sottolinea come il comportamento umano abbia una base non solo biologica ma anche

e come il mondo intrapsichico si costruisca in stretta relazione con l’ambiente esterno

culturale e costituisce

una griglia osservativa per lo studio dei fenomeni comportamentali. 5

Il contributo dell’antropologia alla psicologia culturale

3. fondamentale alla nascita della psicologia culturale è stato offerto dall’antropologia. È una relazione

Apporto

complessa, che si è sviluppata sia nel mondo anglosassone, e statunitense, a partire dagli anni Venti, sia in

Francia. considerato un caposcuola dell’antropologia americana della prima metà

Franz Boas, tedesco di origine, è

del 900. A partire da lui e dai suoi studi si svilupparono ricerche e una nuova attenzione scientifica al

concetto di cultura. I metodi usati erano quelli etnografici, linguistici, clinici. Emersero due punti

fondamentali: la controversia sulla localizzazione individuale (nella mente, nei processi cognitivi) o

collettiva (nei gruppi, negli artefatti, nelle pratiche) della cultura, e la divisione e lo scontro metodologico tra

l’approccio oggettivo (statistico e quantitativo) e quello soggettivo (clinico e narrativo) allo studio dei

fenomeni psicoculturali. Bos e i suoi allievi sottolineano l’importanza dell’azione modellatrice della cultura

su una natura umana plastica, in un’impostazione definibile come relativismo culturale.

4. Psicologia cross-culturale e psicologia culturale

Nella seconda metà del Novecento si ha un maggior interesse nello studio della relazione tra mente e cultura.

Si delineano due “scuole” contrapposte, che affrontano il problema della co-costruzione fra mente e cultura:

1. La psicologia cross-culturale

Nasce dalla necessità di sviluppare un ampio apparato teorico. Per ottenerlo si propone un modello di

ricerca e analisi che si fonda sulla comparazione del comportamento di diverse culture.

La psicologia cross-culturale nasce ufficialmente nel 1970, con il Journal of Cross-Cultural Psychology.

Nel 1972 viene fondata l’International Association of Cross-Cultural Psychology e la pubblicazione,nel

1980, dell’Handbook of Cross-Cultural Psychology. Berry, Portiga e collaboratori raccolgono poi una

serie di ricerche e il loro lavoro viene pubblicato nel 1992 con il titolo Psicologia transculturale: teoria,

ricerca, applicazioni, opera che verrà ulteriormente ampliata nel 1997.

 La psicologia cross-culturale è lo studio delle similitudini e delle differenze nel meccanismo

psicologico individuale, in gruppi etnici e culturali diversi; dei rapporti tra le variabili psicologiche e

quelle socioculturali, ecologiche e biologiche; e delle modifiche in corso di queste variabili.

Ci sono alcuni assunti generali, condivisi dai ricercatori di questo orientamento:

- È possibile distinguere il comportamento della cultura e identificare relazioni causa-effetto fra

comportamento e cultura. È uno dei principali obiettivi della disciplina.

- È possibile assolutizzare la conoscenza psicologica e trasferirla in ogni contesto, considerando

generalizzabile il funzionamento degli esseri umani. Tra gli obiettivi vi è l’identificazione di modelli di

assoluti, indipendentemente dall’appartenenza culturale degli individui.

pensiero generalizzabili,

- È utile identificarle tipologie di esperienze che possono essere fattori della diversificazione del

comportamento

- È possibile studiare il mutamento culturale e il comportamento individuale come mutualmente in

rapporto.

Questa disciplina considera la cultura come variabile indipendente rispetto al comportamento. L’obiettivo

che si pone è verificare quanto si modifichi il comportamento individuale, a basa universale, al variare del

contesto di appartenenza. Questo obiettivo si ottiene confrontando i dati raccolti in contesti diversi.

La disciplina si propone poi di esplorare altre culture, al fine di scoprire nuove variabili che possano

influenzare il comportamento. Gli psicologi si propongono di creare una psicologia di carattere

universale.

Tra le caratteristiche più significative di questo approccio c’è il confronto diretto tra contesti culturali

diversi, che porta ad un aumento della conoscenza delle altre culture e della propria. Altra caratteristiche è

6

l’obiettivo di fornire descrizioni complete e generalizzabili dello sviluppo e del funzionamento della

mente umana.

Il rischio di etnocentrismo nasce dal presupposto che sia possibile avere una visione oggettiva, mentre

essa è in realtà necessariamente contaminata dalla cult

Dettagli
A.A. 2015-2016
24 pagine
12 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SimplyIrresistible di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale ed ambientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Inghilleri Paolo.