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L’informazione dall’ambiente
- che arriva al soggetto in cui è immerso non è quasi mai statica. Possiamo
immaginare un continuo flusso di informazioni, un entrare e uscire di stimoli rispetto al soggetto. 3
L’informazione
- in arrivo da un ambiente si presenta il più delle volte come un complesso unitario. Le
illusioni ottiche possono essere interpretate con il fatto che la nostra mente raggruppa e integra gli stimoli
visivi, anche in situazioni in cui nessun oggetto reale corrisponde alla nostra impressione.
l’ambiente
In generale è percepito come un tutto unitario, in relazione funzionale al comportamento
dell’individuo. Due teorie principali spiegano questa caratteristica della percezione ambientale: il modello a
lente di Brunswik e il modello ecologico di Gibson.
3. Due modelli della percezione ambientale
“Il lente”
modello a di Brunswik nasce nel 1956, come critica ai modelli tradizionali della percezione. Gli
stimoli ambientali passano attraverso una lente (i nostri
processi percettivi) e ne possono anche venire
un’operazione
deformati, per poi ricongiungersi in di
convergenza. È valorizzato il ruolo attivo dei soggetti,
che attribuiscono agli stimoli un peso soggettivamente
diverso in base alla loro esperienza passata. Il mondo
non viene solo percepito, ma anche inferito, in base agli
l’individuo
indizi percettivi. Il modello dipinge come un
attivo elaboratore di informazioni, che costituisce le
dell’interazione
percezioni di sensazioni presenti e
esperienze passate. “La percezione”.
Gibson elabora, fra il 1957, 1966 e 1979, teoria ecologica della È un punto di vista più
realistico per cui la registrazione che i nostri sensi ci offrono degli eventi del mondo è corretta, perché i
nostri sensi si sono evoluti in modo da permetterci la sopravvivenza nel nostro ambiente. Il sistema nervoso
l’esperienza
non costruisce le percezioni ma le estrae. Per Gibson non ha nessun ruolo nella percezione.
l’individuo l’informazione
Nella percezione non è attivo ma deve semplicemente registrare che gli viene dal
l’individuo dell’ambiente,
mondo. È importante che riesca a scoprire gli aspetti utilitaristici le affordances
dell’ambiente
(le funzioni degli oggetti, aiuti che gli elementi possono offrire). Un individuo, in base alle
l’attenzione
informazioni percettive che ricava da un ambiente non ancora noto può esplorarlo dirigendo
l’utilità.
verso alcuni oggetti e scoprendone
4. Percezione e conoscenza degli ambienti attraverso gli schemi ambientali l’elaborazione
Attraverso la teoria ecologica della percezione di Gibson, ma ancora più attraverso di Neisser
del 1976, è stato introdotto nella psicologia ambientale il concetto di schema, come costrutto mentale che
media la percezione. Secondo la teoria degli schemi mentali le informazioni che percepiamo dal mondo sono
selezionate attraverso schemi preesistenti nella nostra mente, che dirigono la nostra attenzione a certi aspetti
dell’ambiente.
piuttosto che a certi altri Ma anche i nostri schemi mentali si modificano in seguito alle
informazioni ambientali.
Noi facciamo riferimento allo schema di scene di Mandler (1984). Quando entriamo in contatto, attraverso la
percezione, con un nuovo ambiente, attiviamo una serie di aspettative, dovute alle nostre esperienze
l’ambiente
precedenti, che ci inducono a categorizzare percepito come una particolare istanza di una
categoria di ambienti di cui possediamo lo schema.
Gli schemi ambientali sono rappresentazioni astratte e gerarchicamente organizzate in base alle quali
noi possiamo concettualizzare e categorizzare un ambiente. Gli schemi si modificano in seguito a
nuove esperienze e si arricchiscono durante la vita.
Mander prende in considerazione tre tipi di informazione contenuti in uno schema ambientale:
1) Informazione di inventario, quali sono gli oggetti tipici di un certo ambiente, che devono esserci perché
l’ambiente un’istanza
sia riconosciuto come di quello schema
2) Informazione sulle relazioni spaziali, che descrivono la disposizione tipica degli oggetti in un ambiente
3) Informazione descrittiva, relativa alle caratteristiche degli oggetti che possono variare entro certi limiti,
come il colore o la forma degli elettrodomestici di una cucina.
Tutti questi tipi di informazione sono attesi in base allo schema del soggetto. Gli elementi presenti in un
ambiente si possono allora dividere in quattro categorie: 4
a) Elementi schema expected (attesi in base allo schema). Sono quelli che devono esserci perché un
ambiente sia percepito come appartenente a una certa categoria di ambienti.
b) Elementi schema-compatible (compatibili con lo schema), ma non obbligatori.
c) Elementi schema-irrelevant (irrilevanti con lo schema), che possono esserci o non esserci.
d) Elementi schema-opposed (opposti allo schema), la cui presenza è estremamente importante perché
dell’attivazione
mette in questione la correttezza di un determinato schema.
5. La memoria degli ambienti
Ci sono due teorie che possono spiegare come gli ambienti vengono ricordati.
l’ambiente
Una dice che, poiché il soggetto decide a quale categoria appartiene in base allo schema attivato,
nell’esplorazione
investirà più attenzione degli elementi attesi in base allo schema, che per questo motivo
verranno elaborati più profondamente e verranno quindi ricordati meglio.
Un’altra teoria dice che, al contrario, gli elementi attesi sono in un certo senso dati per scontati, e trascurati
dall’attenzione, che si concentrerà più sugli elementi nuovi.
Secondo la prima teoria gli elementi che definiscono un ambiente in base allo schema saranno ricordati
meglio di quelli più variabili, incidentali rispetto allo schema (in uno studio saranno ricordati la scrivania, la
sedia, il computer, rispetto al vaso di fiori, al poster alla parete). Il contrario dovrebbe succedere secondo
l’altra l’attenzione
teoria, secondo la quale, una persona focalizzerà sugli elementi incidentali.
nell’ambiente:
Orientamento aspetti cognitivi e comportamentali
1. Le mappe cognitive: definizioni
La rappresentazione interna che ci facciamo di un ambiente viene chiamata mappa cognitiva. Nella maggior
parte dei casi le nostre mappe cognitive sono imperfette e somigliano a carte geografiche medioevali, con
l’orientamento
molte aree vaghe e fantastiche. Anche delle nostre mappe rispetto ai punti cardinali può
essere vago. Nonostante la convenzione di orientare a nord le carte, non è raro trovare ancora delle carte
orientate secondo un punto di riferimento principale. Lo stesso accade per le mappe cognitive, e non solo per
motivi di ignoranza geografica, ma soprattutto per motivi di semplice egocentrismo.
Una mappa cognitiva è la rappresentazione in memoria delle informazioni spaziali, il prodotto, la
somma totale delle informazioni ambientali immagazzinate in memoria.
Uno dei primi modelli di come sono costruite le mappe cognitive è quello di Lynch (1960), che estrae cinque
dell’immagine
componenti fondamentali di una città:
1. Paths, sono i percorsi che si possono compiere. dall’altra.
2. Edges, sono i margini che separano una parte di spazio Possono essere trasparenti o opachi,
superabili o impenetrabili, come i muri o le siepi.
3. District, sono le zone, le aree che hanno qualche caratteristica particolare.
4. Nodes, sono i nodi, i punti focali per i comportamenti spaziali degli individui.
5. Landmarks, i punti di riferimento, elementi fisici percettivamente evidenti e facilmente identificabili.
Altre caratteristiche importanti sono state individuate da Garling, Book e Lindeberg, nel 1984 e sono:
6. Places, i luoghi, nei loro aspetti fisici e nelle loro funzioni, comprese le caratteristiche affettive.
7. Le spatial relations, le relazioni spaziali, di vicinanza e relazioni metriche.
8. I travel plans, i piani di viaggio, che comprendono facilitazioni o ostacoli per gli spostamenti necessari
a raggiungere degli obiettivi. nell’ambiente
2. Mappe cognitive, orientamento e valutazione delle distanze
Come si arriva ad acquisire una mappa cognitiva abbastanza corretta di un luogo?
dell’ambiente,
Da una prima rappresentazione spaziale che comprende solo alcune parti a cui si ha accesso
“isole”,
direttamente, si passa a una conoscenza a caratterizzate dalla presenza di un Landmark, di uno
stimolo ambientale percettivamente vistoso a cui fare riferimento. Siamo in una fase ancora egocentrica.
Con la familiarizzazione successiva si istituiscono dei rapporti spaziali tra queste isole di conoscenza, sulla
base di coordinate geografico-ambientali e si aggiustano le distanze fra le porzioni di spazio conosciuto.
Un ruolo importante nella valutazione delle distanze è quello dei landmarks, punti di scelta, punti del
percorso in cui si devono prendere delle decisioni. I percorsi sono memorizzati come itinerari segmentati,
5
con alcuni punti più rilevanti, un punto di partenza e uno di arrivo. Lo sforzo cognitivo per memorizzare un
percorso non è correlato alla sua lunghezza, ma al numero di segmentazioni da introdurre.
Forme non euclidee di rappresentazione dello spazio precedono e sopravvivono alla formazione delle mappe
dell’individuo
cognitive e spesso determinano le nostre scelte comportamentali. Con la maturazione e la sua
l’ambiente,
familiarizzazione con la sua mappa cognitiva sarà sempre più basata su principi geometrici
dell’ambiente
euclidei, ma realisticamente dobbiamo dire che una rappresentazione simile a una mappa non
si sviluppa mai.
Oltre a questi fattori di distorsione cognitivi ne esistono altri, legati a emozioni e motivazioni. Il nostro
egocentrismo topologico ha diverse manifestazioni: se disegniamo il nostro quartiere al centro mettiamo la
nostra casa, usiamo parti conosciute del territorio come punti fermi per agganciare altre porzioni di
conoscenza ancora incerta.
Nelle distorsioni che facciamo nelle nostre mappe cognitive non intervengono solo motivi di egocentrismo
topologico o di campanilismo regionale, ma anche motivi utilitaristici e affettivi. Non sempre questo tipo di
ragionamenti che facciamo è esplicito e consapevole. Anche la direzione dei percorso entra nella valutazione
delle distanze: stato anche dimostrato che il percorso di avvicinamento al centro di una città viene valutato
come più lungo del percorso di ritorno in periferia.
“route” “survey”
Prospettiva e prospettiva dall’alto,
1. La prospettiva survey prevede una visione come in una fotografia aerea o in una mappa
dettagliata. In una rappresentazione survey prevalgono le indicazioni di direzione in riferimento ai punti
(dall’alto).
cardina