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INTRODUZIONE
LA COMUNITÀ COME METODO DI CURA
La comunità si sviluppò come reazione alle strutture psichiatriche degli anni 50, che erano sistemi
chiusi e gerarchici. La comunità si propone invece come un sistema aperto con un assetto
egualitario e democratico. Essa nasce con la prospettiva di riuscire a essere il contrario di
un’istituzione totale, il contrario di ciò che erano state le istituzioni psichiatriche tradizionali. La
comunità terapeutica è intesa come un metodo specifico di prendersi cura della sofferenza
psichica. La comunità viene intesa come una risorsa terapeutica globale, che cura con il suo
funzionamento integrato: gruppo dei pazienti e gruppo dei curanti, in collaborazione con le
famiglie e la rete sociale, costituiscono nel loro insieme il dispositivo di cura. La specificità del
lavoro comunitario è rappresentato dalla condivisione della vita quotidiana e dai modi nei quali
questa viene organizzata: le cure del corpo e degli spazi comuni, la preparazione del cibo, le
attività espressive, riabilitative. L’esperienza gruppale è il metodo di lavoro fondamentale adottato
dai curanti per attivare la vita psichica dei pazienti e per apprendere dall’esperienza del rapporto
con loro, allo scopo di raggiungere comprensioni efficaci. Il progetto terapeutico viene formulato
in modo diverso per ciascun paziente. Il metodo comunitario oltre ai differenti tipi di strutture
residenziali (ad alta, media e bassa protezione) può essere utilizzato anche in contesti diversi quali
i Centri diurni, o momenti di terapia in ambulatori territoriali e reparti ospedalieri.
1. LE ESPERIENZE-MODELLO
A ORIENTAMENTO PSICODINAMICO
Diversi sono i modelli di riferimento tecnico e culturale che si sono sviluppati nella fondazione
della Comunità terapeutica. Rispetto ai modelli di comunità a orientamento psicodinamico che si
sono realizzate all’estero è importante fare innanzi tutto riferimento all’area inglese. 1
L’AREA INGLESE
Origini del movimento comunitario
La comunità terapeutica nasce, infatti, negli anni 40 e ha un’origine culturale che è britannica. Il
contributo di Bion, di Rickman e di Foulkes, sono decisivi per comprendere il cosiddetto “primo
esperimento di Northfield”; mentre, in seguito, il ruolo di Main è stato centrale nel dar vita al
“secondo esperimento di Northfield”, che ha permetto la nascita del movimento di comunità,
dirigendo per molti anni il Cassel Hospital.
Un bilancio critico del primo esperimento di Northfield
Alcuni psicoanalisti, quali Bion e Rickman furono chiamati per prendersi cura dei reduci di guerra
affetti da disturbi psichici nell’ospedale militare del Northfield. Nel tentativo di curare questi
soldati affetti da nevrosi di guerra, Bion iniziò la sua sperimentazione (chiamata I esperimento) che
durò 6 settimane. Questi soldati erano particolarmente sporchi e indisciplinati e Bion decise di
lasciar fare loro, senza dover dare più delle disposizioni. Attraverso la sua sperimentazione, i
pazienti acquistarono gradualmente delle capacità di autocritica e autogestione, lavorando contro
un nemico comune che era stato identificato nella nevrosi. Gradualmente i pazienti iniziarono a
organizzarsi autonomamente e a darsi delle regole. Da queste osservazioni, Bion concluse che ogni
gruppo funziona come un’unità e si articola in due livelli di funzionamento : il livello di
funzionamento secondo il compito - che si identifica con il gruppo di lavoro - ancorato alla realtà
(non esiste gruppo senza un compito consapevole, senza un obiettivo dichiarato), e il livello
primario e regressivo degli assunti di base (allo stesso tempo, gli individui, riuniti in gruppo, si
trovano, sotto la pressione dei processi regressivi, a condividere e a operare in modo istantaneo e
involontario secondo gli assunti di base, che sono quelle fantasie inconsce, magiche e onnipotenti
generate dalle ansie psicotiche. Sono 3: dipendenza, attacco-fuga e accoppiamento. La coesistenza
tra gruppo di lavoro e gruppo basico è inevitabile e perenne e determina un conflitto che sempre
ricorre. La finalità di una CT è quella di sviluppare una consapevolezza parziale delle tensione
interne, cercando di armonizzarle. (è quella di analizzare le tensioni interne al gruppo).
Anche il contributo di Foulkes è importante per comprendere il primo esperimento di Northfield.
Foulkes era arrivato a Northfield poco dopo il trasferimento di Bion, e qui aveva proseguito la sua
attività e indagine sulla teoria e la tecnica gruppo analitica, concepita come una forma di
psicoterapia praticata dal gruppo nei confronti del gruppo. Se Bion concepisce il gruppo sempre e
solo in funzione di un compito, Foulkes lo considera sempre e comunque strumento terapeutico.
inoltre, per Bion la tensione è l’elemento naturale che bisogna far emergere e il terreno su cui la
lavorare, per Foulkes è invece indice di resistenza e conflittualità, che si devono allentare. Foulkes
elabora un modello teorico-clinco gruppale della mente che si distanzia dalla psicoanalisi classica.
Foulkes considera il paziente come “l’anello di una catena, un punto nodale in una rete di
interazione, la quale è la vera sede dei processi che portano tanto alla malattia quanto alla
guarigione”. La personalità e la sua psicopatologia hanno una dimensione multi personale, in
quanto entrambe acquistano significato nel contesto di reti di relazioni, fra le quali riveste una
particolare funzione la rete della famiglia di origine. 2
Il secondo esperimento di Northfield
Il secondo esperimento di Northfield viene realizzato nel biennio 1944-45 e ha come protagonista
soprattutto Tom Main. Si tratta del primo vero tentativo di strutturare una Comunità terapeutica
come sistema aperto. Main arrivò a Northfield nel 45. Analizzando la crisi verificatasi durante il
primo esperimento istituzionale, egli considerò decisivo il fatto che Bion, nell’occuparsi delle
difficoltà dei suoi pazienti, non avesse tenuto conto né del conflitto generato all’interno
dell’ospedale tra la cultura militare, da lui promossa, e quella istituzionale, di tipo medico-curativo;
né delle difficoltà dell’autorità istituzionale che non era stata coinvolta nel processo di
cambiamento. Main, percorrendo invece la teoria dei sistemi, pensa che ogni trasformazione per
potersi attuare richiede di lavorare dinamicamente con l’intera istituzione intesa come una
comunità di sistemi interdipendenti, dall’individuo all’ospedale nel suo complesso in relazione
all’esercito nella sua globalità. L’esperimento di Northfield (la Comunità terapeutica), scrive Main,
“è un tentativo di utilizzare l’ospedale non come un’organizzazione gestita dai medici con
l’interesse rivolto a una maggiore efficienza tecnica, bensì come una comunità con l’obiettivo di
una piena partecipazione di tutti i suoi membri nella vita quotidiana, il cui scopo ultimo è la
risocializzazione dell’individuo nevrotico per permettergli di vivere nella società”. Questa è la
prima definizione ufficiale di Comunità terapeutica.
Due modelli di Comunità terapeutica: il Cassel Hospital e l’Henderson Hospital
Il Cassel Hospital > Main viene nominato nel 47 direttore del Cassel Hospital, un piccolo ospedale
privato per la cura delle nevrosi e decide così di istituire una Comunità terapeutica orientata
psicoanaliticamente. Il setting del Cassel prevede 2 spazi distinti, ma interrelati: lo spazio della
psicoterapia individuale, dove si riflette sul mondo interno e si interpreta il transfert del paziente
nei confronti del terapeuta, dell’infermiere (nurse) o di altre parti; e lo spazio della comunità
terapeutica, dove si svolge una precisa pratica di accudimento, definito accudimento psicosociale.
In questo spazio di vita, ogni paziente ha un infermiere referente, la nurse, riferimento principale
di circa 5 pazienti. Centrale è il concetto di milieu terapeutico, il paziente viene rilevato dal suo
ambiente sociale insoddisfacente, conflittuale e viene ammesso in un ambiente in cui ogni evento
quotidiano viene usato a scopi terapeutici. Sul finire degli anni 50, Main comincia a pensare
all’ospedale non solo come Comunità terapeutica autonoma, ma anche come risorsa per tutta la
comunità locale, sviluppando rapporti con medici di base, specialisti dell’infanzia e
dell’adolescenza. Attualmente, il Cassel è riconosciuto internazionalmente come un importante
centro di trattamento, di formazione e di ricerca, specializzato nei disturbi di personalità (vedi
p.34).
L’Henderson Hospital > negli stessi anni, nasce anche l’esperienza comunitaria promossa da
Maxwell Jones all’Henderson Hospital. In pochi anni, l’Henderson diventa la Comunità terapeutica
più nota in Inghilterra e un modello nel trattamento dei disturbi di personalità sia borderline che
antisociali. Secondo l’autore la caratteristica della comunità sta nel suo essere un sistema aperto,
con un assetto egualitario e democratico, in cui la responsabilità del trattamento non è limitata
allo staff medico, ma riguarda anche gli altri membri della comunità, cioè i pazienti. L’obiettivo 3
terapeutico è l’inserimento dell’individuo nell’ambiente sociale e lavorativo all’esterno
dell’ospedale. Diventa centrale la comunicazione aperta tra lo staff e i residenti. Fondamentali,
inoltre, sono le riunioni di responsabilizzazione e di decisionalità condivisa: all’Henderson, infatti
pazienti e operatori si riuniscono quotidianamente per discutere dell’accaduto del giorno
precedente e per analizzare qualsiasi problema o situazione si presenti. Centrali sono anche gli
interventi di crisi, che coinvolgono tutto il gruppo di persone (pazienti e operatori) fino alla sua
risoluzione. All’interno della comunità sono, infine, previste delle attività occupazionali svolte in
gruppo (vedi p. 37).
I modelli inglesi hanno influenzato in modo significativo alcune CT private italiane tra cui Il Porto e
la CT Gledhill che hanno realizzano soprattutto l’impianto organizzativo dell’Henderson Hospital.
L’AREA STATUNITENSE
Tre sono le istituzioni principali nell’area statunitense: il Chestnut Lodge Hospital, la Menninger
Clinc, e il Centro di Austen Riggs.
Il laboratorio di ricerca clinica di Chestnut Lodge
Il Chestnut Lodge è un importante istituzione psichiatrica privata che è stata purtroppo messa
all’asta per fallimento nel 2001. Si trattava di un centro specializzato nel trattamento intensivo dei
pazienti gravi. Il modello prevede la presa in carico individualiz