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9. LA “MUTAZIONE (ROTAZIONE) CONSONANTICA” DELLE LINGUE GERMANICHE (O LEGGE DI
GRIM)
Notevolmente più semplici sono gli esiti delle occlusive sonore aspirate i.e. e delle occlusive sorde
i.e., che, nelle varie lingue, restano per lo più intatte.
Una parziale eccezione è quella del latino, in cui la dentale sonora d passa talvolta a l: sed-‐ere
‘sedere, stare seduti’, ma sol-‐ium ‘trono’ e si consideri che lacrima e lingua muovono da più
antichi
dacruma e dingua.
Ben altra è invece la situazione che caratterizza la totalità delle lingue germaniche: in queste, le
occlusive rispettivamente sorde, sonore e sonore aspirate dell’i.e. sono andate incontro a una
riorganizzazione tanto geometrica quanto radicale, che , dotto questo aspetto oppone
drasticamente le lingue per l’appunto germaniche a tutte le altre lingue i.e.:
a occlusive sorde delle altre lingue i.e., nelle lingue germaniche corrispondono articolazioni
• fricative sonore.
a occlusive sonore delle altre lingue i.e., nelle lingue germaniche corrispondono occlusive
• sorde.
a occlusive sonore aspirate corrispondono, semplificando alquanto i dati, occlusive sonore.
•
9.1 Eccezioni alla legge di Grimm. La legge di Verner
questa riorganizzazione di tutte le occlusive operata dal germanico nella sua fase predocumentaria
va sotto il nome di legge di Grimm (dal nome dello studiose tedesco che, nei primi decenni
dell’Ottocento, la formalizzò per primo); un’altra definizioni utilizzata è prima mutazione
(rotazione) consonantica. Sennonché la legge di Grimm risulta disattesa in un numero non
trascurabile di casi.
L’occlusiva sorda, se preceduta da un’altra fricativa, non diviene fricativa (sorda) ma resta
occlusiva: nel got. e ted. ist ‘egli è’ l’occlusiva sorda [t] non passa a fricativa ma resta occlusiva in
quanto preceduta da [s], che è una fricativa.
Decisamente più complesso è invece il caso in cui, in corrispondenza di occlusive sorde delle altre
lingue i.e., le lingue germaniche presentano non le fricative sorde attese, ma le corrispondenti
fricative sonore; per esempio, ‘padre’, pater in latino, patèr in greco, pitàr-‐ in sscr., ecc.., in gotico
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non si presenta come fapar, secondo le attese della legge di Grimm, ma come fadar accordandosi
così con l’ingl.
father e il ted.
Vater.
La spiegazione di questa anomalia fu offerta, nella seconda metà dell’Ottocento da verner, il
quale, nella determinazione degli esiti (sordi-‐sonori), evidenziò, da una parte, l’importanza del
contesto in cui, in origine, le antiche occlusive sorde si trovavano e, dall’altra, il ruolo
discriminante dell’accento “mobile” dell’i.e., quale, di solito, ci è conservato da sanscrito e greco.
L’accento “mobile” va inteso non nel senso che il parlante è libero di collocare l’accento dove più
gli aggrada ma nel senso che l’accento non è legato a un posto fisso nella parola e solo a quello.
Mobile è ad esempio l’accento italiano, che, a seconda delle parole, può ricorrere sull’ultima
sillaba (città), sulla penultima (amore), sulla terzultima (brindisi) o sulla quartultima (complicato):
così che una sequenza come, poniamo, capitano può essere accentata sia c[‘a]pitano, e allora è la
3° persona del verbo capitare, sia capit[‘a]no, nel qual caso indica il ‘grado militare’. Non è invece
mobile, ma “fisso”, l’accento ad es. del francese, lingua in cui possiamo trovarlo solo sull’ultima
vocale della parola.
Secondo la spiegazione di Verner, dunque, nelle lingue germaniche le occlusive sorde originarie
(cioè i.e.), pur evolvendo di norma in fricative sorde, evolvono però in fricative sonore quando si
presentano le seguenti due condizioni:
le occlusive sorde si trovano, in origine, fra elementi sonori;
• le occlusive sorde non erano immediatamente precedute dall’accento i.e.
•
La “correzione” della legge di Grimm che offre Verner, va sotto il nome di legge di Verner.
I continuatori germanici delle forme i.e. per ‘padre’ e per ‘fratello’ offrono un ottimo esempio
della duplicità di esiti (sordi – sonori). Sulla base della testimonianza congiunta di greco e
sanscrito, per l’i.e. ricostruiamo le forme:
i.e. bhràter ‘fratello’ con l’accento in penultima sillaba.
• i.e. p tèr, con accento in ultima sillaba.
•
Nel punto 1 la dentale sorda, in quanto immediatamente preceduta dall’accento i.e., non ricade
nel dominio di applicazione della legge di Verner: e infatti, con pieno rispetto della legge di Grimm,
abbiamo ad es. got. bropar ‘fratello’. Nel punto 2, invece, non essendo preceduta dall’accento i.e.
(che anzi cade subito dopo), la dentale sorda ricade in pieno nel dominio di applicazione della
legge di Verner: così che abbiamo ad es. got.
fadar ‘padre’ e ingl.
father.
Regolarmente spiegabile &n