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Le lingue e l'emergere degli elementi velari e labiali

Di norma, le lingue si sono semplificate con l'emersione dell'elemento velare o labiale. Le lingue che hanno fatto emergere l'elemento velare sono le baltiche, slave, armeno e le lingue indoiraniche. Le lingue che hanno fatto emergere l'elemento labiale sono le lingue del celtico (gallico), osco e umbro (antiche lingue italiche).

Tuttavia, il greco si comporta in modo diverso. Nel miceneo (1500-1200 a.C.), le labiovelari si sono conservate. Nel greco dal I millennio a.C. in poi, si ha il seguente schema:

w w w k g g h p b f+ a/o (labiali) t d q+ e/i (dentali) k g c

In prossimità di u2 (velari)

La geometricità dello schema viene turbata dal fenomeno analogico e da sviluppi dialettali divergenti.

Serie delle occlusive sorde indoeuropee: *p, *t, *ḱ, *k, *k (fortemente squilibrata in favore di articolazioni consonantiche posteriori).

Lingue satem → supponiamo l'esistenza soltanto di due serie sole: velari e labiovelari.

Labiovelari > velari semplici (nuove) velari

originarie (vecchie) > articolazioni anteriorizzate

Ma alcune velari si sarebbero sottratte alla palatalizzazione seguendo le sorti delle nuove velari.

Nel 1800 il primato fu assegnato al sanscrito (che presenta serie di sorde, sorde aspirate, sonore esonore aspirate); si è pensato che questo quadro proseguisse quello dell’i.e. ma le sorde aspirate1

In linea di massima le “nuove” velari e i loro esiti sono andati a coincidere con gli esiti delle velari “pure”.2

Semplificazione dissimilatoria.3

Velare palatalizzata. 2sembrano essere un’innovazione indiana (vd. convivenza del sanscrito con lingue non i.e.caratterizzate anche da articolazioni sorde aspirate).

Sistema asimmetrico indoeuropeo

Sorde Sonore- Sonore aspirate

Le sonore aspirate sono state eliminate dalla maggior parte delle lingue i.e. → frequentedeaspirazione e realizzazione in corrispettive sonore non aspirate:

*bh > b

*dh > d

*gh > g

Greco 4Sonore aspirate → Sorde

aspirate → Fricative sorde (II –I a.C.)

h*bh → p → Fqh*dh → t → ch*gh → k →

Latinoa) posizione iniziale: *bh- f-*dh- f- in vicinanza di [u]∅*gh- h- ob) posizione interna: *bh > b*dh > d> b se in prossimità di [r] vd. ruber < *rudhro*gh > -h- esito prevalente> g dopo consonante liquida o nasale vd. angō < *angh-

Più semplici invece gli esiti delle occlusive sonore non aspirate e delle occlusive sorde.

Alternanza latina d ~ l è comunemente ricondotta ad un influsso dialettale sabino (italico).4 Vd. indizi interlinguistici. Ad esempio è voce entrata in latino a due riprese. La prima volta ha¢mforšaprodotto ampora (da cui ampulla). La seconda ha dato amfora/amphora (grafia standard). Se si è prodotta differenzafonetica vuol dire che al momento del primo ingresso il gr. doveva essere articolato diversamente che in¢mforšaprosieguo di tempo (all’inizio ancora con

La sorda aspirata che il latino ha adattato con la sorda semplice; invece in unhsecondo momento la sorda aspirata [p ] è divenuta una fricativa [f]. La pronuncia greca è cambiata ma non lo è lagrafia (, , ). A livello grafico il latino ha adattato le sorde aspirate greche con , e . Nelhmomento del passaggio [p ] > [f] in latino la grafia diventa il modo elegante per rappresentare graficamente la [f] nelle voci di origine greca. Meno costante l’uso di e .

Legge di Grassmann “Se due aspirate ricorrono in sillabe contigue, per dissimilazione la prima delle due si ‘de-aspira’” La legge di Grassmann in greco si è applicata dopo il passaggio delle occlusive sonore aspirate asorde aspirate (kšcuka e non *gšcuka) ed anche alla [h] come esito specificatamente greco di *s-i.e. iniziale (œcw - ›xw). Legge di Grimm (rotazione

consonantica) → lingue germaniche

I.e. Germanico

Sorde (*p, *t, *k) → Fricative sorde (f, )5þ , h

Sonore (*b, *d, *g) → Sorde (p, t, k)

Sonore aspirate (*bh, *dh, *gh) → Sonore (b, d, g)

Questa è la prima lautverschiebung (rotazione di

I.e. Lingue germaniche

/p/ (pater) /f/ (fadar) suono) ≠ la seconda riguarda soltanto l’alto

/t/ (tres) /θ/ (three) tedesco. La legge di Grimm può essere bloccata

/k/ (centum) /h/ (hundred) dal fatto che ci sia fenomeno dissimilatorio che

()

/b/ /p/ (hemp) voglia evitare la successione di due fricative

/d/ (duo) /t/ (two) (laddove la fricativa in grado di bloccare la legge

/g/ (ager) /k/ (acre) può essere a sua volta un prodotto della legge

/bh/ (bhárāmi) /b/ (bear) stessa): vd. got. Ahtau < i.e. *októ (non si accetta

/dh/ (mádhu) /d/ (mead)

/gh/ (hostis) /g/ (guest) la sequenza [-x ]!).þ-Legge di Verner

Occlusive sorde evolvono in fricative

sonore (e non sorde) quando:
  1. Le occlusive si trovano tra elementi sonori (tra vocali, tra liquide o nasali e vocali) → contesto fonetico
  2. Le occlusive non sono immediatamente precedute dall’accento → ruolo discriminante dell’accento mobile (la sede dell’accento è testimoniata da greco e sanscrito) [quando l’accento germanico si fissa sulla prima sillaba le motivazioni della legge di Verner vengono oscurate]
Es. i.e. *pǝtér > got. fadar <d> = [ ] e ingl. Father, dove <th> = [ ]5 Thorn, segno tratto dall’antico alfabeto runico. 4 Teoria delle consonanti glottidali o eiettive → T.V. Gamkrelidze → V.V. Ivanov → P. Hopper Gamkrelidze e Ivanov, sulla base della considerazione del sistema tripartito i.e. (e non quadripartito – come dovrebbe essere – data la norma che presuppone la compresenza di elemento marcato e elemento non marcato), si chiedono se questo non nasca dalla trasformazione di un sistema

diverso.Occlusive sorde < sorde originarie (serie non marcata).

Occlusive sonore < occlusive sorde glottidali o eiettive (p’, t’, k’) (serie marcata = sorde +contrazione della laringe).

Occlusive sonore aspirate < sonore originarie (serie marcata = sorde + vibrazione delle corde vocaliche conferisce la sonorità).

L’indizio di uno schema di questo tipo è dato dal germanico comune, in cui alle occlusive sonoredelle altre lingue i.e. corrispondono occlusive sorde (*b, *d, *g > p, t, k vd. supra Legge di Grimm).

Le glottidali avrebbero perso la componente glottidale e sarebbero quindi rimaste sorde anzichédiventare sonore. È lasciato però inspiegato il motivo per cui tutte le altre lingue i.e. fannoevolvere le supposte sorde eiettive in sonore e non in sorde semplici!

*S- iniziale antevocalicaIn greco *s- iniziale di parola seguito da vocale > [h].LesbicoIonico d’Asia Psilosi (privazione

dell’aspirazione)Dialetti dorici delle Egee

Davanti ad occlusiva si conserva ≠ ῥ cfr. ῥšw.

Il mutamento *-s- > [h-] è antico (già nel II millennio a.C.). Una nuova s- antevocalica iniziale si è costituita sia grazie a prestiti sia grazie a casi di evoluzione fonetica interna al greco.

In latino *s- iniziale antevocalica rimane. *-s- intervocalica ∅

In greco *-s- intervocalica > [-h-] (indebolimento articolatorio) > (azzeramento). Talvolta la [-h-] è risalita ad inizio di parola.

Es. *ṇs-me > gr. >asme ¹me‹j

In latino la *-s- intervocalica > [-z-] (sonorizzazione) > [-r-] (rotacismo).

Rotacismo = collocabile tra la metà e la fine del IV a.C. → notevole impatto morfofonologico. La pressione del paradigma ha portato a generalizzare le forme rotacizzate anche laddove non avrebbero dovuto esserci (honor,is / robur, roboris); esauriti gli effetti del rotacismo si è potuta instaurare una nuova

sibilante intervocalica (accidenti fonetici e prestiti).

Sonanti

Lat. em/en gr./sscr. a got. un~ ~

L'elemento di partenza è comune: elemento esclusivamente nasale (certe lingue avrebbero aggiunto una vocale che in certi casi avrebbe preso il sopravvento sulla nasale stessa). È giustificabile – e se si – in quale modo che una nasale sviluppi un elemento vocalico d'appoggio?

Nasali e liquide sono caratterizzate da apertura dell'apparato fonatorio, per un verso inferiore a quella vocalica, per un altro superiore a quella consonantica → possono fungere da elemento più aperto della sillaba quando non ci siano vocali vere e proprie (sonanti).

[ṃ] [ṇ] [ṛ] [ḷ] → caso marcato vs. [m] [n] [r] [l] → caso non marcato (quando la sillaba contenga la vocale come massimo elemento di apertura).

L'i.e. possedeva le sonanti; dopo la frammentazione dell'unità linguistica le sonanti avrebbero sviluppato vocali.

d'appoggio diverse da lingua a lingua → in certi casi assorbimento delle sonanti da parte dell'appoggio vocalico. *-j- e *-w- In posizione intervocalica scompaiono. Ad inizio di parola *j- davanti a vocale: a) > [h-] indebolimento b) > [dz-] <z> rafforzamento ∅*w- ad inizio di parola antevocalico > (azzeramento) o reso graficamente <Ϝ> resta a Creta, Cipro, Tessaglia. Vocalismo dell'i.e. 5 vocali brevi + corrispettive lunghe. *i e *u sono realizzazioni vocaliche dei legamenti *j e *w. Il passaggio da [i]/[u] a [j]/[w] manifesta un'ottimizzazione delle risorse fonatorie. [j] e [w] passano a [i] e [u] quando la vocale della sillaba che li contiene si azzera, per compensare tale azzeramento: Es. le…pw - œlipon Nelle basi lessicali dell'i.e. la *e è la vocale che compare con maggiore frequenza. Apofonia: gioco di alternanze vocaliche  Cosegnalatori delle distinzioni, in primis, morfologiche  Di norma riportabili a

condizionamenti di tipo contestuale

Solo per il grado è riconoscibile in un certo grado un condizionamento: ricorrere fuori accento.

Ma il greco, tuttavia, ha smarrito il rapporto grado - assenza di accento. Non è però vero che in posizione atona possa ricorrere solo il grado 6.

Es. Apatròj - èntòpòwr oMorfologia non concatenativa = morfologia i cui lessemi e morfemi non si susseguono in successione lineare ma si compenetrano in una struttura ad incastro. Il meccanismo apofonico attribuito all'i.e. è plausibile che fosse manifestazione della suddetta morfologia. Il punto critico rimane il grado (elementi consonantici vengono a contatto tra di loro): Gli elementi co

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A.A. 2019-2020
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francege di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Glottologia e linguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Vayra Mario.