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CAP.6°: LO SPAZIO DEL COMMERCIO MONDIALE

Uno degli aspetti più evidenti della globalizzazione dell’economia è costituito da una crescente estensione e

intensificazione dei rapporti commerciali internazionali. per molti l’esperienza della globalizzazione

economica si evidenzia fortemente nella diffusione di prodotti (e conseguentemente di contenuti simbolici e

culturali) provenienti da altre parti del mondo. Il mutamento dei consumi in seguito alla progressiva

integrazione commerciale degli ultimi 50 anni è stato a dir poco vistoso: basti pensare alla disponibilità, nei

mercati occidentali, di qualsiasi tipo di frutta o verdura in ogni stagione dell’anno, o alla facile reperibilità di

libri o materiali audiovisivi prodotti in altri continenti.

In generale la globalizzazione ha introdotto trasformazioni assai profonde: non solo si è assistito a una

crescente estensione geografica delle reti commerciali, a una maggiore velocità nello spostamento di beni e

servizi, a una progressiva intensificazione dei flussi commerciali mondiali, ma gli anni dal dopoguerra ad

oggi hanno visto la nascita e lo sviluppo, per la prima volta nella storia, di un vero e proprio mercato globale,

dotato di proprie regole e istituzioni.

6.1. L’intensificazione dei flussi commerciali: alcuni dati

Un tratto distintivo dell’evoluzione economica dal dopoguerra a oggi è costituita dalla rapida espansione del

commercio internazionale: tra il 1948 e il 1953 la crescita media è stata del 6,7%, per poi salire al 7,4% tra il

1958 e il 1963 e toccare picchi dell’8,6% tra il 1963 e il 1968. Si tratta di tassi senza precedenti, ma bisogna

dire inoltre che il commercio è cresciuto, in termini relativi, a un tasso superiore a quello della produzione:

considerando una media annuale, fra il 1948 e il 1997 la crescita del commercio è sta, in termini reali, del

6%, a fronte di un aumento della produzione del 3,7%. Anche se agli inizi del nuovo millennio si è assistito a

una sensibile contrazione dei flussi commerciali, essi continuano a mostrare tassi di crescita superiori alla

produzione: nel 2008 gli scambi commerciali sono cresciuti, in termini reali, dell’1,5%, a fronte di una

contrazione della produzione mondiale di merci dello 0,5%.

Dal dopoguerra ad oggi si è assistito anche ad un radicale cambiamento nella composizione delle

esportazioni. Nel 1950 il 47% delle esportazioni erano contraddistinte da prodotti agricoli, oggi questa quota

è scesa all’8,5%. Al contrario la quota di prodotti manifatturieri sul totale delle esportazioni è passata dal

38% del 1950 al 66,5% nel 2008. Negli ultimi anni è accresciuta notevolmente anche la quota di

esportazioni relativa ai prodotti minerari (a causa dell’innalzamento del prezzo del petrolio e delle materie

prime): nel 2008 il suo contributo (costituito quasi interamente da carburanti) è stato relativo al 22,5% del

valore delle esportazioni mondiali di merci.

Per finire anche le esportazioni di servizi (turismo e viaggi, trasporto e logistica, servizi informatici,

comunicazioni, royalties e licenze, etc..) sono accresciute in valore dal 1980 a oggi a una velocità doppia

rispetto ai prodotti manifatturieri.

Le ragioni della formidabile crescita d’importanza del commercio sono generalmente riconducibili a 3 ordini

di spiegazioni, relativi alle innovazioni tecnologiche , alla divisione internazionale del lavoro e alla

progressiva liberalizzazione del commercio.

- Le innovazioni tecnologiche : è evidente come esse abbiano consentito di ridurre sensibilmente i

costi di trasporto (come quello aereo e marittimo), innalzando allo stesso tempo la produttività

industriale. Abbiamo assistito alla rivoluzione tecnologica: il costo del trasferimento

dell’informazione è oggi praticamente nullo, e i costi di un computer si sono notevolmente abbassati.

Ci sono state innovazioni importanti anche nei tempi di trasferimento o trasporto delle merci: oggi

un aereo viaggia ad una velocità doppia rispetto a 50 anni fa. Queste innovazioni hanno consentito

una compressione spazio – temporale, che ha determinato quei profondi cambiamenti sociali,

economici e culturali che sono alla base dei processi di globalizzazione economica.

- Divisione internazionale del lavoro : tutte le innovazioni precedentemente elencati hanno facilitato i

processi di decentramento verticale e divisione internazionale del lavoro, consentendo alle imprese

multinazionali di scomporre i propri cicli produttivi in differenti parti del mondo;

- Liberalizzazione del commercio : vedi prossimo paragrafo;

6.2. L’apertura commerciale fra multilateralismo e regionalismo

A partire dal 2° dopoguerra si è assistito a una progressiva liberalizzazione commerciale che si è manifestata

in 2 forme differenti e per alcuni versi contrapposte: il multilateralismo e il regionalismo:

- Il multilateralismo :si riferisce al liberismo commerciale in senso stretto, ossia all’abbattimento a

livello globale delle barriere al trasferimento di beni e servizi, indirizzo divenuto evidente a partire

dall’istituzione degli accordi di GATT nel 1948, da cui nascerà più tardi l’Organizzazione mondiale

per il commercio. La funzione di liberalizzazione commerciale portata avanti dalla WTO prende

forma essenzialmente attraverso 2 tipologie di attività: la costruzione di un forum negoziale per la

discussione sulla normativa del commercio internazionale e la governance dei meccanismi per la

risoluzione delle dispute internazionali. Per quanto riguarda la prima funzione, il meccanismo di

funzionamento della WTO è formalmente democratico, in quanto il potere di voto è distribuito fra i

vari Paesi, ma tuttavia non mancano voci critiche che denunciano come le decisioni più importanti

siano prese a tavoli “ristretti” e in incontri informali tra i Paesi del Nord del mondo. Per quanto

riguarda la risoluzione delle controversie internazionali, la WTO non ha potere “diretto” per

sostenere le proprie decisioni, ma qualora un paese membro non si conformi ad una delle decisioni

dell’organo di risoluzione delle controversie internazionali costituito in ambito WTO, quest’ultimo

ha la possibilità di autorizzare “misure ritorsive” da parte del paese ricorrente.

- Il regionalismo : si riferisce al caso in cui 2 o più Paesi si associano allo scopo di abbattere ( o

ridurre ) le barriere al commercio esistenti tra di loro per facilitare gli scambi economici, escludendo

però i Paesi esterni all’accordo da queste facilitazioni. Dal 1947 a oggi si sono formati, nel mondo,

centinaia di accordi regionali per il commercio, tra i quali spiccano il NAFTA (Canada, Usa,

Messico), l’ASEAN (Sud Est asiatico) e il MERCOSUR (America del Sud). La diffusione di questo

fenomeno avvenne essenzialmente tra gli anni ’50 e ’70, e in una prima fase assunse le

caratteristiche di un regionalismo orizzontale, con la formazione di gruppi di Paesi del Nord

contrapposti a gruppi di Paesi del Sud globale. Anche nel Sud del mondo si diede vita a diverse

forme di regionalismo e si stipularono dei patti, ma qui non si ottennero i risultati sperati e ci sono

diverse ragioni: a) la mancanza di un comportamento coeso e unitario; b) questi paesi erano spesso

specializzati nella produzione degli stessi beni, ed era quindi praticamente impossibile incrementare

il volume degli scambi interni al gruppo regionale, condizione fondamentale perché un’unione

economica abbia successo.

Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 si diede vita a una seconda fase del regionalismo con la

costituzione di forme di regionalismo verticale (unione tra Paesi del Nord e del Sud). I principali attori di

questa nuova integrazione regionale furono gli USA, con la nascita dell’Area di libero scambio USA –

Israele (1989) e successivamente, dell’Associazione di libero scambio del Nord America (NAFTA – 1992)

tra USA, Canada e Messico.

In generale ancora oggi gli accordi sono numerosi: se ne stimano 250 e fra i Paesi membri della World Trade

Organisation solamente 4 non aderiscono ad alcun accordo regionale per il commercio.

La coesistenza dei fenomeni del regionalismo e del multilateralismo è essenzialmente riconducibile a ragioni

di ordine politico: l’improvvisa abolizione degli accordi regionali successivamente alla nascita della WTO

sarebbe stata un’innovazione nei rapporti economici mondiali troppo brusca e improponibile: così

nell’ambito degli accordi del GATT/WTO, venne introdotto un articolo ambiguo (art. 24) che legittima in

modo più o meno esplicito la presenza di regionalismi come “eccezioni speciali” soggette all’approvazione

di uno specifico comitato che verifica il rispetto di alcuni criteri di base.

Sempre per quanto riguarda il fenomeno del regionalismo commerciale possiamo introdurre una distinzione

fra 4 tipologie di accordi, caratterizzati da un grado crescente di integrazione economica:

- Aree di libero scambio : contraddistinte dall’abbattimento delle barriere doganali fra i Paesi membri;

- Unioni doganali : oltre alla formazione di un’area di libero scambio, viene definita una politica

commerciale comune nei confronti dei Paesi esterni;

- Mercati comuni : oltre alle caratteristiche delle tipologie precedenti, viene consentita la libera

circolazione dei fattori produttivi (capitale e lavoro);

- Unioni economiche :caratterizzate dall’abbattimento delle barriere commerciali, dalla definizione di

una politica commerciale comune, dalla libera circolazione dei fattori produttivi e

dall’armonizzazione di più ampie politiche economiche; l’Unione Europea rappresenta certamente

l’esempio oggi più significativo;

6.3. La costruzione dello spazio sociopolitico del “libero” mercato

Accanto a tassazioni e barriere doganali, occorre specificare che altri ostacoli si oppongono alla piena

realizzazione di un libero mercato:

- La corruzione : particolarmente dilagante nel caso di governi instabili, poco credibili e non

trasparenti come Haiti, Iraq, Myanmar, Somalia. Gli effetti negativi della corruzione sul commercio

sono molteplici: essa può aumentare le barriere alle importazioni, favorire l’evasione fiscale,

facilitare l’aggiramento di norme e regolamenti, o promuovere alcuni prodotti rispetto ad altri. Òa

corruzione è un fenomeno difficile da misurare direttamente, ma tra le spiegazioni più plausibili per

una sua presenza troviamo: concentrazioni eccessive di potere, riduzione della libertà di stampa,

carenze legislative, povertà e scarsa retribuzione dei dipendenti pubblici, analfabetismo, tolleranza

diffusa verso le pratiche corruttive.

- Le barriere non tariffarie : si tratta di barriere discrezionali, applicate da alcune nazioni con

riferimento a specifici prodotti, che non assumono la forma di restrizioni alle importazioni, bens&i

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
34 pagine
11 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davide0712 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia politica ed economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Arca Marcella.