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FORDISMO SUL TERRITORIO

L'affermazione dell'America settentrionale come componente dominante del "centro" dell'economia mondiale è il risultato di:

  1. Vasti spazi e copiose risorse minerarie
  2. Grande mercato e forza lavoro numerosa
  3. Dimensioni sufficienti per sostenere le grandi imprese capaci di investire cospicui capitali

Inoltre, l'indipendenza del 1783 stimolò lo sviluppo economico in più modi:

  1. Indipendenza dalla Gran Bretagna e l'integrazione politica nazionale sotto un sistema federale stimolarono la creazione di forti legami economici fra le componenti del vecchio sistema coloniale
  2. L'indipendenza si tradusse in una maggior proporzione di investimenti di capitale americano, con conseguente riduzione dei profitti che finivano in Europa
  3. L'indipendenza favorì la proliferazione dei posti di lavoro nel pubblico impiego
  4. Nuova e ricca base di risorse

L'economia decollò dal 1840, inizio dello sfruttamento delle

risorse.3.1.
LA CRESCITA DEL "MANUFACTURING BELT"
Sviluppo della tecnologia aumentava la produttività dell'agricoltura e ingigantivano le città di immigrati.
Lo sviluppo delle reti ferroviarie fu determinante per l'evoluzione del nuovo ordine economico "non solo consentirono agli imprenditori americani di sfruttare pienamente i vantaggi commerciali e le economie di scala di una dotazione di risorse naturali abbondante e diversificata, ma creò una concentrazione funzionale e territoriale di finanzieri e imprenditori".
Il consolidamento del Manufacturing belt come nucleo continentale economico fu il risultato del vantaggio iniziale.
Con i suoi vasti mercati, le sue reti dei trasporti bene sviluppate e l'accesso ai vicini bacini carboniferi, esso godeva di una localizzazione ideale per sfruttare i vantaggi di una domanda di beni di consumo in continua crescita:
1) le singole città cominciarono a specializzarsi, mentre i produttori siorientavano ai mercati nazionali piuttosto che regionali
2) Questa specializzazione spiega la crescita dei flussi di beni fra le singole città, e questi flussi legarono insieme il Manufacturing belt.
3.2. FORDISMO, TAYLORISMO E MUTAMENTO ECONOMICO REGIONALE
Le grandi aziende con base nei maggiori centri metropolitani erano nella migliore posizione per sfruttare la nuova capacità ed efficienza del sistema economico, e così facendo sfruttarono anche i nuovi principi dell'organizzazione economica basata su una divisione del lavoro più intensa, sulla catena di montaggio e sul management "scientifico" (noto come "taylorismo"). La maggiore efficienza e produttività che ne conseguirono consentirono la produzione di massa di numerosi beni di consumo a basso prezzo per i mercati di massa. La combinazione di produzione di massa e di consumi di massa è comunemente nota come regime di accumulazione "fordista". Ma l'agricoltura

meccanizzata diventò eccessivamente produttiva, con conseguente crollo dei prezzi agricoli e poi a ottobre del 29 iniziò la Grande Depressione che, a causa della divisione regionale del lavoro affermatasi nei precedenti 50 anni, alcune zone furono colpite in maniera particolarmente grave. La risposta politica fu il New Deal (nuovo corso) nel quale il governo centrale si assunse maggiori responsabilità sia per lo sviluppo economico generale che per il benessere regionale. Tutto ciò non tardò a trasformarsi in un sistema di gestione macroeconomica pubblica, ispirato alle teorie keynesiane. Con lo scoppio della seconda guerra ci fu forte crescita e al termine erano i più forti, con più capitali e imposero il Piano Marshall, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo e gli accordi di Bretton Woods.

4. IL TENTATIVO SOVIETICO DI RAGGIUNGERE IL CENTRO

Difatto le economie non erano basate su un vero modo di produzione socialista o comunista, nel quale la classe

Operaia dovrebbe avere il controllo democratico del processo di produzione, distribuzione e sviluppo. Si trattò piuttosto di un'organizzazione economica ibrida, nella quale il potere statale era in mano a una classe di burocrati, che lo usavano per sfruttare gli operai al fine di competere per il dominio dell'Urss. Alla fine le costrizioni imposte dall'eccessivo controllo statale, gli svantaggi dell'assenza di imprenditorialità e competizione, e il dissenso suscitato dalla mancanza di democrazia fecero cadere il sistema (erano rimasti semiperiferia).

4.1. LA RIORGANIZZAZIONE ECONOMICA RIVOLUZIONARIA

Nel 1917 non furono i contadini e nemmeno gli operai che emersero dal caos per assumere il potere ma furono i bolscevichi, un gruppo protestatario uscito dal corpo privilegiato della nazione, che con il loro orientamento favorirono fin dagli inizi una strategia di sviluppo economico nel quale avrebbero dovuto avere un ruolo di primissimo piano gli intellettuali e gli operai specializzati.

All'inizio la nazionalizzazione dell'industria fu una necessità di guerra e basta. E poi fu l'iperinflazione che portò alla virtuale abolizione della moneta. Nel '21 si cercò di rimediare con una "Nuova politica economica" (Nep): il controllo dal centro delle industrie chiave, del commercio estero e delle banche venne istituzionalizzato sotto un Gosplan ma nell'agricoltura c'era un certo liberismo. Ma alla fine degli anni '20, nonostante il progresso, una intelligencija cresciuta all'interno del partito comunista prese il potere. Come il Giappone, l'Unione Sovietica assegnò priorità assoluta all'indipendenza economica e politica nazionale escludendo il mondo capitalistico (vs. Giappone): il capitale necessario per l'industrializzazione doveva provenire dall'agricoltura per cui furono spremuti i contadini che furono irriggimentati e obbligati a rispettare piani quinquennali.. 10 mln di persone condannate ailavoriforzati, prigione, morte. L'imbarbarimento della società sovietica fu il prezzo pagato per la modernizzazione dell'economia sovietica. 4.1.1. L'espansione economica e territoriale del socialismo Fra il 1928 e il 1940 la crescita fu del 10% (tassi mai visti in nessuna parte del mondo). Produceva in valori assoluti (non pro-capite) come la Germania. La seconda guerra mondiale costò 25 milioni di vite umane, la distruzione di 1700 città e 84.000 villaggi e la perdita di oltre il 60% di installazioni industriali. Al termine della guerra, l'URSS considerò prioritaria la sicurezza nazionale creando una zona cuscinetto (cordone sanitario) rappresentata dagli stati dell'Europa orientale. Per stare al passo con gli Stati Uniti, Stalin creò la "cortina di ferro", che rescisse molti legami economici con l'occidente, nazionalizzò i mezzi di produzione, collettivizzò l'agricoltura e impose rigidi controlli sociali ed economici.

economici. Ed esportò il modello negli stati limitrofi con il Comecon, il Consiglio comunista per la mutua assistenza economica, per cercare l'autarchia per i singoli paesi membri. Nel 1958 Kruscev, succeduto a Stalin, rafforzò gli scambi commerciali tra i membri e permise qualche scambio con l'occidente. Comunque i risultati dell'industria furono vicini a quelli occidentali.

4.2. LA GEOGRAFIA ECONOMICA DEL SOCIALISMO DI STATO

I paesaggi economici avrebbero dovuto mostrare caratteristiche differenti rispetto all'occidente e invece il paesaggio industriale era dominato dalla localizzazione dell'attività manifatturiera, dalla specializzazione regionale, dai contrasti centro-periferia in fatto di sviluppo economico. Questo perché:

  1. distribuzione ineguale delle risorse
  2. i principi di razionalità e del primato della crescita economica nazionale ebbero la precedenza su quelli di equità territoriale.
  3. le località centrali hanno numeri

sproporzionati di alti dirigenti aziendali e di partito.

tassi di crescita regionalmente diversificati(nonostante le promesse)

L'eredità: centro e periferia nei paesi ex socialisti

Centro= da S.Pietroburgo a Ucraina orientale,fino a Urali passando per Mosca e Volga.

L'INDUSTRIALIZZAZIONE GIAPPONESE

Perché il Giappone ha saputo distinguersi così dal resto della periferia(no risorse)?!

Rimase autonoma politicamente ed economicamente, combinazione tra una base protoindustriale e una strategia militare che ha invaso i mercati esteri con una marea di prodotti a basso costo e ha copiato e adattato la tecnologia occidentale. Questa strategia venne realizzata grazie al sostegno, anche finanziario, di un governo autoritario, grazie a un diffuso sfruttamento e a spese di forti squilibri regionali.

DAL FEUDALESIMO AL CAPITALISMO INDUSTRIALE

Per 250 anni il regime Tokugawa aveva tenacemente inseguito l'obiettivo della conservazione della società giapponese.

tradizionale escludendo i missionari, messo in bando il Cristianesimo, chiuso i porti alle navi straniere e soppresso ogni impresa commerciale. Vi erano gli shogun (nobili), i daimyo (baroni) e i guerrieri (samurai): agricoltori e artigiani erano gli sfruttati. Vi era una rigida gerarchia all'interno delle città-castello sotto lo shogun locale e la sua potenza era legata alla produttività dell'hinterland agricolo. Le città che crebbero di più in dimensioni e importanza furono quelle situate nelle pianure alluvionali e nelle terre strappate ai laghi e alle baie. Al vertice della gerarchia era Yedo (Tokyo) che, con il suo milione di abitanti, non poteva vedersi facilmente soppresso il commercio. Nel frattempo, la pace prolungata aveva ridotto sia l'influenza che la ricchezza dei samurai, i quali si diedero ai commerci. Nel 1853 il commodoro Perry gettò le ancore nella baia di Yedo per "convincere" lo shogunato ad aprire i porti giapponesi al commercio con gli Stati Uniti.Uniti e con le altrepotenze straniere. Il pericolo neocolonialista galvanizzò il nazionalismo e la xenofobia einnescò la guerra civile all'interno dello shogunato. Il risultato fu la restaurazione delladinastia imperiale Meiji nel 1868, ad opera di un gruppo di samurai e di daimyo, convintiche il Giappone doveva industrializzarsi, se voleva conservare l'indipendenza ("Ricchezzanazionale e forza militare"). Molte attività furono costituite dallo Stato con l'aiuto diconsulenti stranieri e cedute poi a privati sotto costo. Per reperire capitali tassaronopensantemente i contadini, delineandosi una netta polarizzazione fra l'economia urbana equella rurale. Altri motivi di sviluppo:
  1. accettazionedi seguire le direttive dei governi
  2. successo delle riforme scolastiche
  3. sericoltura giapponese
  4. vittorie su Cina e Russia-->nuovi territori,commerci,capitali.
  5. Forte esportazione di tessile con esortazioni alsacrificio personale per amore

dell'indipendenza nazionale e repressione governativa del malcontento operaio.

Dettagli
Publisher
A.A. 2009-2010
28 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Celant Attilio.