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SPAZIO MONDIALE ALL’INTERNO DI UNA DETERMINATA GERARCHIA INCLUDENDO

LA DIVERSITà DI LUOGHI, POPOLI E PERSONE IN UNA SERIE DI

CONTENITORI/ETICHETTE GEOGRAFICI.

12 LE CALDE GEOMETRIE DELLA GUERRA FREDDA

Le geometrie della guerra fredda

La geometria imperiale che aveva segnato la prima metà del novecento lascia in questo

periodo il posto a una nuova geopolitica destinata a dominare la scena mondiale fino al

crollo dell’impero sovietico: la geopolitica della guerra fredda: un mondo diviso in due

blocchi. Questo tragico antagonismo tra Usa e Urss non è stato la logica conseguenza del

secondo conflitto mondiale, quanto piuttosto l’esito dell’affermazione di una certa linea di

pensiero che ha progressivamente conquistato la scena politica intellettuale negli Stati

Uniti e al contempo dell’ areazione del regime sovietico nei confronti della geografia della

contrapposizione prodotta dagli strateghi americani. La guerra fredda è soprattutto un

conflitto di parole tra diverse descrizioni geografiche del mondo in competizione tra loro.

La banale ma efficace narrativa della grande lotta tra un occidente capitalista e

democratico e un Oriente espansionista e autoritario di viene la storia dominante.

Analizzeremo il modo in cui la retorica americana assecondata dalla retorica sovietica ha

contribuito a inquadrare e a imporre una certa visione del mondo allo scopo di creare e

mantenere un determinato ordine mondiale e soprattutto di farlo apparire come l’unico

ordine mondiale possibile. La guerra fredda diviene una sorta di condizione naturale del

genere umano.

La prima domanda alla quale è utile rispondere è se l’antagonismo tra i due blocchi sia

realmente l’unico scenario possibile. Già dal 1946 la maggioranza dei paesi dell’Europa

orientale che avrebbero costituito il cosiddetto blocco socialista era divenuta parte delle

sfere di influenza sovietica. La preoccupazione principale di Stalin alla conclusione delle

ostilità era soprattutto quella di ottenere pace e sicurezza mantenendo il suo potere

assoluto in un paese impoverito e distrutto dalla guerra e per fare ciò si doveva espandere

sull’Europa centrale e orientale. Per gli Usa le esperienze e le conseguenze della guerra

furono diverse in quanto non erano stati toccati in prima persona dalla guerra. Si resero

conto proprio per questo di essere il Paese più potente della Terra. Questa nuova

consapevolezza si sposo con la fiducia nei propri miti eccezionalisti del popolo americano

dando vita ad una concezione secondo cui gli ideali del popolo americano potessero

diventare ideali universali. Lo scontro tra queste due grandi potenze si rivelò inevitabile ma

la costruzione di una guerra fredda ideologica non lo era affatto. Secondo Taylor vi erano 5

possibili scenari futuri in quanto i rapporti tra le tre potenze vittoriose (Usa-Urss-Gb) non

erano ancora del tutto definiti:

Il primo e più logico scenario era quello del mantenimento di una solida alleanza tra

- le tre potenze vincitrici

Il secondo scenario definito delle tre pan regioni era una sorta di variante

- imperialista del primo in cui le tre potenze si sarebbero diviso il mondo in tre sfere

d’influenza

Il terzo scenario: costruzione di una alleanza antimperialista(Usa-Urss vs Gb)

- Il quarto scenario consisteva in un’alleanza antiegemonica (Urss-Gb vs Usa)

- Il quinto scenario vedeva una alleanza anticomunista (Usa-Gb vs Urss) nella

- realpolitik

Halliday fa invece una distinzione differente analizzando il periodo complesso della guerra

fredda e dividendolo in cinque periodi ben distinti:

First cold war: (1947-1953) l’ordine mondiale del dopoguerra viene elaborato e

1) presentato come una sorta di conseguenza naturale degli equilibri postbellici. È un

periodo segnato da tre eventi: formulazione della dottrina Truman, creazione della

Nato, pubblicazione del National Security document 68 (politica degli stati uniti

contro il comunismo

Antagonismo oscillante: (1953-1969) si alternano moment di inasprimento a

2) momenti di distensione. In questa fase vede la luce il Patto di Varsavia e la crisi dei

missili cubani

Periodo di distensione: (1969-1979) sono gli anni del coinvolgimento americano in

3) Vietnam, gli anni della ping pong diplomacy di Nixon con la Cina e della firma del

prima trattato di non proliferazione nucleare del 1972

Second cold war: (1979-1985) l’invasione sovietica dell’Afghanistan e la rielezione

4) di Reagan re inaspriscono la contrapposizione tra i due paesi raggiungendo l’apice

con il famoso discorso nel quale Reagan definì l’Urss l’impero del male

Seconda distensione: (1985-1991) ascesa al potere di Gorbacev e conseguente

5) collasso dell’Urss

La costruzione retorica e strategica della minaccia sovietica

La presidenza Truman non era tanto sicura su quale fosse il modo più opportuno per

affrontare la cosiddetta questione sovietica. Mentre alcuni personaggi di spicco

nell’Amministrazione americana vedevano in quel momento con favore l’approccio

diplomatico nei rapporti con Stalin, un'altra fazione dell’amministrazione proponeva con

forza l’idea che l’unione sovietica fosse costitutivamente una potenza espansionista la cui

natura stessa la collocava inevitabilmente nella posizione di nemico degli USA. Il

personaggio più influente di questa scuola di pensiero è stato Kennan il quale nel 1946

dettò un telegramma noto come “long telegram” nel quale sosteneva che la potenza

sovietica fosse caratterizzata costantemente dal bisogno di espandersi. Alla luce di questa

predisposizione naturale,qualsiasi alleanza era destinata a fallire. Il rapporto di Kennan

offre in quel momento la sponda ideale per le argomentazioni dell’amministrazione Truman

che costituiscono il fronte anticomunista più radicale. Nel marzo 1946 Churchill

contribuisce indirettamente a rafforzare la posizione di Truman,annunciando che una

cortina di ferro sta calando sull’Europa. Con queste dichiarazioni ha in mente una precisa

agenda politica che si pone l’obbiettivo di impedire una alleanza tra usa e Urss e di

favorire una alleanza anticomunista.

Nel 1947 nasce la dottrina Truman attraverso una relazione pubblicata dallo stesso nella

quale si affrontava la questione del’influenza americana in Europa e medi oriente. Truman

utilizza la guerra civile in Grecia e l’interminabile disputa sul controllo dei Dardanelli per

annunciare l’inizio di una battaglia universale tra libertà e totalitarismo in tutto il mondo.

Il salto retorico compiuto da Truman tra il locale e l’universale, tra il particolare e l’assoluto,

sarebbe poi divenuto una caratteristica di tutta la geopolitica di tutta la guerra fredda.

Truman adotta una “god’s-eye view”, ossia una visione del mondo prodotta da un occhio

divino n cui tutto è portato alla contrapposizione bene/male capitalismo/comunismo

occidente/oriente Usa/Urss.La specificità geografica e la complessità di determinati conflitti

non è affatto importante in quel momento ciò che conta veramente è il palcoscenico della

politica mondiale cioè la lotta tra la libertà e il totalitarismo.

Dopo la dichiarazione di Truman il suo segretario di stato Acheson si rivolge al congresso

per enfatizzare ulteriormente l’importanza degli aiuti americani alla monarchia greca

anticipando quella che diventerà una delle argomentazioni chiavi nel discorso geopolitico

della guerra fredda:”la teoria del domino”. Acheson presenta il conflitto greco come parte

di una battaglia di respiro globale nella quale tutti gli stati vengono rappresentati come dei

pezzi di domino che stanno per cadere da un momento all’altro. alla retorica del domino si

affianca il simbolismo dell’infezione ossia l’idea del comunismo come malattia che attacca

il corpo mondo;un infezione la cui diffusione deve essere prevenuto a tutti i costi attraverso

una precisa politica americana. Il ruolo dell’America deve quindi necessariamente

estendersi.

O’Tuathaill suggerisce che la dottrina Truman implicitamente prefigurava una minaccia

totalitaria illimitata e richiedeva quindi una altrettanto illimitato impegno da parte degli stati

membri.

Kennan invece in un articolo pubblicato sul “foreign affairs” definisce una analisi

psicologica della personalità politica del potere sovietico egli sostiene che l’ideologia

comunista altro non sia che una foglia di fico che nasconde con qualche difficoltà il vero

spirito russo. Secondo questa teoria le lezioni della storia hanno lasciato i russi segnati da

un profondo e perpetuo senso di insicurezza e quindi portati inesorabilmente a tentare di

distruggere tutte le forme di potere concorrenti sia all’intero che all’esterno del paese. In

conclusione Kennan sostiene che l’ideologia comunista combinata con i tratti primordiali

della storia e della geografia russi ha dato vita ad uno stato sovietico inesorabilmente

portato all’espansionismo. Egli usa la metafora dell’inondazione sovietica

straordinariamente potente e destinata a fare da sottofondo a molte altre successive

espressioni del timore nei confronti di un pericolo russo.

Questo delirio geografico diventa uno dei pilastri teorici delle strategie che informeranno la

guerra fredda infatti questa potente e suggestiva iconografia ha contribuito ad oggettificare

l’unione sovietica traducendola in una entità irrimediabilmente espansionista che

bisognava contenere incessantemente.

PARTE IV IL NUOVO (DIS)ORDINE MONDIALE

13 I NUOVI PROFETI

La disintegrazione del cosiddetto blocco sovietico ha provocato una seria crisi di identità

nella politica mondiale. Dopo il 1989 le narrative geopolitiche della guerra fredda che

avevano cartografato un mondo necessariamente diviso in due blocchi contrapposti non

sono né più utili ne credibili. L’impero del male pare essersi dissolto da un giorno all’altro,

lasciando i suoi nemici senza riferimenti certi privi di una stabile geografia. Tutto ad un

tratto le famose leggi universale che avevano governato gli affari internazionali nel

secondo dopoguerra non valgono più. Senza lo spauracchio comunista un’intera

generazione di esperti, consulenti geopolitici vari rischia di scomparire. Le strutture

internazionali, gli apparati militari e gli interessi economici decadono con il crollo del muro

di Berlino. Gli intellettuali che governavano queste strutture reagiscono a questa vertigine

geopolitica in due modi: in primo luogo riscrivendo il collasso del mondo comunista come

fosso stato l’esito del trionfo dell’occidente; in secondo luogo descrivendo la mancanza di

forma e di ordine del mondo del post-guerra fredda come una minaccia molto seria.

Una delle figure più influenti in questo processo di ri-immaginazione del m

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A.A. 2012-2013
23 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher davide0712 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia politica ed economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Arca Marcella.