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LA GESTIONE DEI MATERIALI E
LA PROGRAMMAZIONE DELLA PRODUZIONE
1. Politica degli approvvigionamenti e relazioni con i fornitori
Si definisce funzione acquisti (o approvvigionamenti) quell’area dell’organizzazione d’impresa che
ha la responsabilità di gestire il processo d’acquisto, composto solitamente da sei fasi:
1) determinazione delle specifiche (in termini di qualità e quantità) dei beni e servizi
d’acquistare;
2) identificazione e selezione dei fornitori più adatti;
3) conduzione delle trattative con il fornitore al fine di stipulare un contratto;
4) emissione dell’ordine al fornitore selezionato;
5) controllo di quest’ultimo affinché garantisca una performance conforme alle aspettative;
6) follow up e valutazione del fornitore in base alle prestazioni.
Si tratta, pertanto, di un insieme di attività necessarie a garantire un regolare flusso di materiali e
servizi in base alle esigenze di produzione e ai criteri di economicità dell’impresa.
Inoltre, secondo la visione integrata del recente approccio definito Supply Chain Management, il
ruolo della funzione approvvigionamenti è importante per creare un anello di congiunzione tra
fornitori e azienda in un rapporto di coinvolgimento totale. In particolare, si parla di “lean supply
chain” per indicare la migliore ed efficiente gestione dei rapporti con tutti gli attori del processo
d’acquisto: uno snellimento che fa comprendere che il valore del prodotto si realizza lungo tutta la
catena della fornitura.
Secondo la matrice di Kraljic, infatti, il risultato strategico della funzione approvvigionamenti di-‐
pende da due fattori: la rilevanza degli acquisti (in termini di valore aggiunto per linea di prodotto,
di percentuale di incidenza delle materie prime sui costi totali e del loro impatto sulla redditività);
la complessità del mercato di approvvigionamento (evidenziata dalla scarsità dei rifornimenti, dal
ritmo di sviluppo tecnologico nei nuovi prodotti, dalle barriere all’entrata, dal costo o dalla com-‐
plessità della logistica e dal grado di concorrenza).
Nei quattro quadranti individuati dalla matrice si distinguono, quindi, quattro tipologie di materiali
d’acquisto:
materiali non critici, che hanno un basso impatto sull’azienda e che si trovano in abbon-‐
• danza e in mercati a basso rischio. Per questa tipologia di componenti in genere si punta a
una semplificazione del processo d’acquisto o alla delega della gestione a un partner ester-‐
no;
materiali “colli di bottiglia”, con un impatto aziendale basso in termini economici ma con
• un levato rischio di approvvigionamento. La gestione di questi componenti è mirata a crea-‐
re rapporti di collaborazione nel medio-‐lungo termine per garantire la fornitura;
materiali strategici, importanti per l’azienda sia in termini di impatto economico che per le
• condizioni di fornitura in mercati complessi e rischiosi. In questo campo si punta allo svi-‐
luppo di rapporti stabili e di massima collaborazione con il fornitore;
materiali con effetto leva, importanti per l’azienda in termini economici ma collocati in
• mercati poco rischiosi e con offerta abbondante. Per questa tipologia di componenti
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l’azienda tende a sfruttare al massimo il proprio potere contrattuale con frequenti negozia-‐
zioni.
In ogni caso si va comunque consolidando la tendenza, oltre che verso una razionalizzazione della
gestione delle scorte, anche verso un’attenta scelta e selezione e un continuo controllo dei forni-‐
tori per ottenere rapporti contrattuali stabili. Ciò induce pertanto a valutare le prestazioni da que-‐
sti offerte, attraverso variabili sia di tipo economico-‐quantitativo sia di natura “qualitativa”.
Nella prima tipologia di variabili rientrano: il prezzo della materia prima e la sua qualità (intesa
come conformità tecnico-‐funzionale rispetto alle esigenze del processo produttivo); le variabili
temporali legate alla consegna, tra le quali si considerano la rapidità (cioè il numero medio di
giorni di cui il fornitore necessita per far pervenire le materie richieste) e la puntualità (misurata
ex post attraverso la quantificazione dello scostamento medio tra la data di consegna pattuita e
quella effettiva); le variabili tecnico-‐operative, ulteriormente declinabili in tecniche di condiziona-‐
mento (riguardanti le operazioni di imballaggio) e in tecniche di trasbordo utili per evitare “rotture
di carico” (pallettizzazione, utilizzo di container, ecc.); la flessibilità, intesa come capacità del forni-‐
tore di concludere “ordini aperti” (cioè contratti con condizioni generali già concordate per un pe-‐
riodo abbastanza lungo, ma con specifiche delle forniture fissate di volta in volta).
Tra le variabili di natura qualitativa si considerano, invece, la potenzialità di miglioramento tecno-‐
logico del fornitore e le eventuali affinità strategiche (da cui possono scaturire il codesign e la co-‐
makership).
In molti settori, infatti, il rapporto con il fornitore si evolve al fine di creare un legame tendente a
costituire un parco fornitori qualificato, precostituendo diversi livelli gerarchici con l’obiettivo di
una produzione a costi minimi, &nb