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LA STRUTTURA DEL SISTEMA OPERATIVO
Quando l’impresa supera determinate soglie dimensionali e la specializzazione del lavoro delinea
diverse aree funzionali all’interno delle quali trovano esecuzione parte dei processi aziendali
sopra individuati. E’ comune individuare in ogni impresa le seguenti funzioni :
- approvvigionamento
- produzione
- vendite (marketing)
- finanza .
Le prime tre funzione trovano collocazione nelle tre fasi tipiche del processo materiale, mentre la
funzione “finanza” gestisce il processo finanziario nella sua interezza.
Dette funzioni coinvolgono anche il processo informativo. Quest’ultimo ha per oggetto informazioni
in entrate ed in uscita :
- relative al rapporto con tutti i pubblici aziendali
- di supporto agli altri due processi (materiale e finanziario)
- che percorrono il sistema operativo sia in senso verticale che in senso orizzontale.
Non è possibile collocare la gestione del processo informativo nella sua interezza in una specifica
funzione. In realtà, solo una parte del processo informativo trova una rilevanza autonoma – si tratta
della funzione di amministrazione (o ad es. funzioni relazione pubbliche ,sotto-funzione ricerche di
marketing..)
L’articolazione del sistema operativo per aree funzionali rappresenta il primo approccio. Un’altra
modalità è quella di individuare gli organi (centri di responsabilità). L’insieme degli organi e delle
loro relazioni costituisce la macrostruttura organizzativa – che è uno dei risultati dell’esercizio della
funzione organizzativa del vertice imprenditoriale.
Facendo riferimento all’articolazione per centri di responsabilità del sistema operativo è utile
distinguere due casi limite:
- struttura “flat” -> è caratterizzata da pochi livelli decisionali, da flessibilità, dalla prevalenza di
meccanismi di coordinamento decisionale informali.
- struttura “burocratica” -> ha molti livelli decisionali, e prevalgono i meccanismi di
coordinamento decisionale formalizzati con procedure codificate.
I sistemi operativi con struttura flat sono ovviamente più semplici rispetto a quello burocratici. Con
il crescere della complessità dell’attività vi è un naturale passaggio ad un maggior livello di rigidità
decisionale ( flat burocratica) .
Un altro approfondimento di natura strutturale può essere realizzato considerando
l’organizzazione produttiva del sistema operativo.
1- un primo elemento importante è la dislocazione geografica del sistema operativo. Esistono
due tipologie:
- sistema operativo monoplant (unico stabilimento industriale)
- sistema operativo multiplant (dispersione in due o più aree geografiche dell’attività produttiva)
Le imprese nascono nella maggioranza dei casi monoplant e possono trasformarsi nel tempo in
imprese multiplant, in seguito al processo di crescita.
L’impresa multiplant :
- lo svantaggio di questa tipologia è che presenta maggiori complessità organizzative ,nella
gestione dei rapporti di scambio fisici (logistica) tra i diversi luoghi in cui è dislocata l’attività
produttiva e ovviamente anche maggiori costi di coordinamento.
- i vantaggi ,invece riguardano la vicinanza con i mercati di sbocco (utenza) ma soprattutto i
potenziali effetti positivi sul costo di produzione dovuti alla vicinanza con le materie prime (bassi
costi di trasporto), oppure delocalizzazione dell’attività produttive in aree geografiche con basso
costo della manodopera.
Altro fattore importante è la “specializzazione” ,in questo caso la delocalizzazione consente
all’impresa di accedere a manodopera specializzata altrove non disponibile, oppure accedere a
delle risorse concentrate in aree geografiche fortemente specializzate benefici in termini del costo
,ma anche più altra qualità e opportunità di innovazione.
2- un altro elemento importante riguarda il layout degli apparati produttivi, cioè la disposizione
fisica degli impianti all’interno dello stabilimento industriale.
Il layout può assumere due configurazioni fondamentali :
- layout per processo è caratterizzato da una dislocazione lineare degli apparati (uno di seguito
dell’altro) e da una necessaria relazione di causa effetto (A -> B -> C). Le linea di produzione
consiste nell’insieme di fasi organizzate necessarie a combinare le materie prime per ottenere il
prodotto finito.
Esempio : la “catena di montaggio” ,in cui il processo produttivo è interamente suddiviso in una
continuità di fasi consecutive.
Il vantaggio risiede nell’efficienza dell’impiego delle risorse – ottimizzazione dei tempi e
minimizzazione dei sprechi, ma dall’altro è caratterizzato da elevata rigidità.
- layout per reparti Per reparto si intende un luogo fisicamente individuato in cui gli impianti
permettono di svolgere una certa fase di lavorazione a prescindere dal prodotto a cui si riferisce
l’attività. Ciascun reparto contribuisce alla realizzazione di più prodotti (es : il reparto di tintoria in
un’impresa tessile, reparto di verniciatura in un’impresa automobilistica )
Il layout per reparti è meno efficiente rispetto a quello per processi, ma ha maggiore flessibilità
(realizza più prodotti anche diversi tra loro).
Può esistere una correlazione tra tipo di layout e dimensioni d’impresa:
-> le imprese piccole e con bassi volumi tendono ad avere un organizzazione più flessibile e
quindi un layout per reparti.
-> nelle imprese con maggiore dimensioni ,con prodotti standardizzati e mercati ampi, i
vantaggi dell’efficienza prevalgono sulla flessibilità e quindi tendono ad assumere un layout per
processi.
LE CONFIGURAZIONI PRODUTTIVE DEL SISTEMA OPERATIVO
Possiamo individuare diverse configurazioni di sistema operativo in relazione alla posizione nella
filiera produttiva ed alla numerosità delle fase produttive svolte dalla singola impresa (grado di
integrazione verticale). Si possono individuare due casi limite :
- impresa completamente integrata occupa l’intera filiera produttiva ,al suo interno sono svolte
tutte le fasi di lavorazione.
E’ questa un’impresa il cui valore aggiunto coincide con quello dell’intera filiera, del tutto
autonoma, non avendo fornitori, ma ovviamente molto rigida nella sua struttura svolgendo un
processo materiale molto lungo e articolato impiegando numerosi impianti di produzione.
- impresa completamente deintegrata occupa una singola fase di lavorazione lungo la filiera
produttiva (impresa di fase). In questo caso l’impresa è altamente specializzata e ha un valore
aggiunto limitato e flessibile.
E’ ovvio che tra questi casi limite vi sono nella realtà molti possibili casi intermedi.
Le imprese caratterizzati da un elevato grado d’integrazione avranno più altro valore aggiunto,
maggiore rigidità e prevalenza dei costi fissi rispetto a quelli variabili.
Le imprese tendenzialmente deintegrate ,acquisendo numerosi fattori produttivi dall’esterno
avranno maggiore flessibilità e prevalenza dei costi variabili.
Il trade-off tra valore aggiunto e flessibilità può in parte essere superato attraverso forme di quasi
integrazione ,attuate ricorrendo al decentramento produttivo in cui alcune fasi di lavorazione
vengono affidate ad altre imprese, che trasformano i semilavorati, per poi restituirli all’impresa al
termine della specifica fase di lavorazione.
Attraverso il decentramento produttivo l’impresa riesce ad aumentare il proprio livello di flessibilità,
trasformando i costi fissi in variabili. In più specifico, attraverso il decentramento l’impresa è in
grado di :
- controllare il materiale oggetto di lavorazioni presso terzi
- evitare gli investimenti in impianti (costi fissi) e al tempo stesso condizionare, attraverso il potere
contrattuale, il livello di qualità del lavoro svolto dai terzi
- ridurre i rischi conseguenti all’innovazione tecnologica ,potendo senza alcun investimento
,scegliere l’impresa terzista “migliore”.
Il decentramento produttivo può assumere due diverse logiche:
- decentramento di capacità consiste nel dimensionare il sistema operativo in modo che parte
della domanda ( nei casi di picchi di domanda) siano evasi attraverso il ricorso a imprese terziste.
-> vantaggio : l’impresa dispone di un “serbatoio” di capacità produttiva da attivare quando serve.
- decentramento di specialità consiste nel sistematico utilizzo di imprese terziste per svolgere
specifiche fasi di lavorazione caratterizzate da elevata specializzazione.
-> vantaggio: il decentramento consente di “aggiungere” al proprio processo produttivo fasi di
lavorazione per le quali non si hanno adeguate competenze o non sono economicamente
conveniente svolgerle internamente.
La logica del decentramento può essere estremizzata fino a costituire un sistema operativo in cui
sono decentrate quasi tutte le fasi di lavorazione. In questo caso si crea una rete di imprese,
caratterizzata da più imprese tra loro complementari con rapporti stabili, dove l’impresa guida che
genera e gestisce la rete ,non si limita a svolgere una fase di lavorazione, ma coordina anche
l’attività delle imprese terziste e cura le relazioni con il mercato di sbocco. Il rapporto tra queste
imprese non è esclusivo in quanto le imprese terziste possono appartenere anche ad altre reti.
PARTE 3
LA FISIOLOGIA D’IMPRESA : CONDIZIONI E STRUMENTI DI ANALISI
Gli aspetti fondamentali del funzionamento fisiologica d’impresa sono :
1- LA GESTIONE OPERATIVA SOTTO IL PROFILO ECONOMICO E FINANZIARIO
La gestione operativa dell’impresa può essere analizzata attraverso grandezze economiche e
finanziarie.
- considerando la dimensione economica, la gestione operativa può essere vista come l’insieme
dei costi e dei ricavi che si susseguono nel tempo. L’approvvigionamento implica il sostenimento
di costi, la vendita ,il conseguimento dei ricavi.
- la dimensione finanziaria interpreta la gestione operativa in termini di entrate ed uscite
monetarie. I flussi di costi generano uscite monetarie, i flussi di ricavi generano flussi di entrate
monetarie.
All’interno della gestione operativa possiamo individuare tre cicli :
- Il ciclo produttivo inizia con l’immissione delle materie prime nel processo produttivo e termina
con l’ottenimento dei prodotti finiti.
- Il ciclo economico inizia con il sostenimento del costo dei fattori produttivi e termina con il
conseguimento dei ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti finit