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Berkner, il quale criticava l’approccio del metodo in quanto vedeva le famiglie in maniera statica, invece che
come un processo che mutava incessantemente tra nascite, morti e matrimoni. Inoltre, per Berkner, la
crescita e l’invecchiamento modificava le competenze e l’attribuzione di autorità e del potere ai diversi
membri della famiglia.
- Per questo motivo Berkner suggeriva di analizzare l’età del capofamiglia per classificare le diverse
tipologie di famiglia. La bassa percentuale di gruppi domestici complessi registrata nell’Inghilterra
preindustriale, era dovuta per Bernker, agli elevati tassi di mortalità e all’età avanzata al matrimonio.
- Si arrivava ad una geografia differenziale delle strutture familiari:
-- nell’Europa nord-occidentale i giovani dopo le nozze andavano a vivere da soli: neolocalismo.
-- nell’Europa orientale, i giovani sposati andavano a vivere a casa dei genitori (spesso del marito).
2.2 Il sorgere della storiografia in Italia
- In Italia, le fonti per lo studio storico delle strutture familiari sono:
a) le fonti ecclesiastiche (stati delle anime);
b) le fonti civili di natura fiscale (catasti antichi, catasti onciari nell’Italia meridionale).
- Il primo monumentale lavoro sulle strutture familiari nell’Italia del passato avvenne nel 1978 con il catasto
fiorentino del 1427, il quale ha portato alla luce proporzioni di aggregati domestici complessi molto alte per
la Toscana del 400.
- Adottando lo schema-Laslett è emerso che:
1) il 50% delle famiglie erano nucleari; 2) il 10% erano estese; 3) il 19% erano multiple;
4) il 14% erano solitari; 5) il 2% erano senza struttura.
- Un apporto fondamentale alla storiografia è stato dato dall’attività di ricerca della Società Italiana di
Demografia Storica (SIDES), istituita nel 1977.
2.3 La famiglia nell’Italia moderna
- Le analisi condotte sulle strutture familiari nei diversi contesti territoriali dell’Italia del passato presentano
una realtà complessa. Numerosi erano i fattori che influenzavano le strutture familiari:
--- fattori di carattere demografico: nuzialità, età media al matrimonio, mortalità.
--- fattori legati alla distribuzione della popolazione sul territorio (città e campagna).
--- fattori relativi alla religione e alle tradizioni culturali.
- Nei secoli XVII e XVIII, la famiglia italiana era nucleare (genitori e figli) nelle zone urbane. La città registrava
percentuali più elevate di solitari e di aggregati senza struttura: le famiglie erano più fragili e senza radici.
- Nel mondo rurale i modelli di formazione della famiglia erano invece strettamente legati alla gestione
della conduzione della terra e del lavoro.
- In Puglia l’ampiezza dei fondi, la tipologia insediatica faceva sì che i braccianti tendessero a conformarsi in
famiglie semplici ed esigue.
- Nelle campagne di Piemonte, Veneto, Toscana ed Emilia, la logica era piegata ai bisogni immediati del
produrre. Il fine immediato del mezzadro era quello di creare un equilibrio tra le braccia e le bocche da
sfamare.
- In ogni caso, le famiglie italiane nel 600 e 700 erano di piccole dimensioni, con 4-5 membri circa.
- Solitamente le famiglie dei nobili erano quelle ad accogliere personale di servizio, con aumento della
dimensione.
3. Approccio dei sentimenti
- Per quanto riguarda le relazioni di parentela, i principali documenti d’analisi sono rappresentati dalle carte
notarili negli anni 80 del 900.
- I capitoli matrimoniali e i testamenti hanno rivelato una fitta trama di relazioni familiari, di alleanze, di
conflitti, di strategie e di comportamenti quanto mai intricati nelle diverse realtà geografiche e nei diversi
stati sociali nella popolazione del passato.
- All’interno delle relazioni familiari uno strumento di rafforzamento della rete di parentela vera e
propria era costituita dalla parentela spirituale (padrini di battesimo e compari di nozze).
- I rapporti che legavano i diversi membri della famiglia erano rapporti di referenza e autoritarismo
definiti dal patriarcato.
- Il matrimonio era un contratto di natura prevalentemente economica, produttivo e riproduttivo, un
meccanismo per trasmettere il patrimonio familiare da una generazione all’altra.
- Man mano questo tipo di famiglia è andata scomparendo e si è dato vita ad una famiglia più liberale
caratterizzata più dall’affetto tra coniugi e tra genitori e figli, che dall’interesse economico.
- Lawrence Stone attribuisce il valore più elevato dato al rapporto di coppia e la maggiore cura per l’infanzia
all’affermarsi della famiglia nucleare domestica a partire dalla seconda metà del 600 nello strato alto della
società inglese.
- Edward Shorter afferma che la prima vera e propria ondata di sentimento è avvenuta con l’avvio della
rivoluzione industriale, in particolare fra il ceto operaio.
- Marzio Barbagli (in Italia) afferma che sono stati i nobili nati nell’ultimo trentennio del XVIII secolo ad
abbandonare il vecchio modello di famiglia patriarcale per quello nuovo coniugale intimo.
- Le fonti per lo studio del sentimento sono: diari, autobiografie, memorie, lettere e testamenti. Seppur con
grandi difficoltà interpretative, questi ultimi possono prestarsi ad una ricostruzione dei comportamenti tra
marito e moglie, tra genitori e figli, sorelle e fratelli.
- Le relazioni tra le generazioni hanno influenzato sia le modalità di organizzazione dei sentimenti, sia le
risorse economiche di una famiglia, assistenza. Le relazioni inoltre erano anche punti di contatto con le
problematiche legate al sistema assistenziale che ruotava intorno alle famiglie, nei confronti dei parenti più
deboli, bambini, anziani, donne sole, malati, emarginati.
4. Approccio economico
- Un altro aspetto per poter ricostruire quella che è stata la storia della famiglia nel passato è quella
dell’economia nell’aggregato domestico. Ricerche più recenti hanno sottolineato la capacità della famiglia
di mantenere inalterati i suoi modi di funzionamento, pur all’interno degli sconvolgimenti sociali prodotti
dall’emigrazione di massa e dall’ingresso in fabbrica. Quindi la famiglia diventa un soggetto attivo del
mutamento sociale.
- Gli studiosi si sono occupati del ruolo della famiglia artigiana nella conquista e nel controllo della
produzione, indagando su capacità e modalità di trasmissione delle conoscenze da padre a figlio, sui settori
produttivi controllati da gruppi familiari o legati tra loro da rapporti di parentela o affinità.
5. Le figure della famiglia: donne e bambini
5.1 La storia delle donne: ipotesi di ricerca
- Le ricerche spaziano dal ruolo di moglie-madre-figlia all’interno della famiglia, alla scrittura femminile, ai
consumi delle donne, alla moda e al lusso. Inoltre spaziano dal rapporto tra donna e religione soprattutto
per quanto riguarda la cultura ebraica al ruolo economico delle donne nell’Europa preindustriale.
- Particolare attenzione è data al nubilato sacro e alla marginalità femminile.
- In passato non tutte le donne si sposarono e particolari strategie familiari destinavano alcune figlie
femmine alla reclusione forzata in monastero.
- Nelle classi agiate il matrimonio non era un diritto e per non disperdere il patrimonio le destinavano alla
monacanza.
- A testimoniare tutto ciò cercano ricerche che si basavano sui: momenti dedicati alla preghiera, studio dei
testi sacri, alla sua vita comune e ai carteggi, diari da cui si denotano le tormentate vicende di non poche
monache costrette dalle ragioni della famiglia a conformarsi a scelte non condivise.
- Altre ricerche vertono all’analisi di donne sole emarginate, vedove, orfane, povere, prive di un sostegno di
una figura maschile marito-padre-fratello.
- A partire dal XVI secolo in Italia sorsero numerosi conservatori che salvaguardavano questo tipo di donne
con una sorta di reclusione cercando di soddisfare le esigenze immediate e contingenti.
- Lasciando poi nel primo 800 il posto a veri e propri istituti che si preoccupavano di formare buone madri,
oneste e lavoratrici.
5.2 L’infanzia tra famiglia e abbandono
- Nel 700 c’è un cambiamento nel rapporto adulto-infanzia. I progressi nel campo scientifico e medico:
ridussero la mortalità infantile e migliore cura nell’allevamento dei figli.
- L’infanzia iniziò ad essere considerata una vera e propria fase della vita e in quanto tale andava osservata,
definita e spiegata.
- Philippe Ariès con la sua opera del 1960 diede inizio agli studi di storia dell’infanzia. Egli si avvicinò al
soggetto infantile attraverso il sentimento.
- Dalla totale incomprensione del Medioevo si è passati dal XVIII secolo al riconoscimento dell’infante come
un autonoma personalità morale e spirituale.
- Anche in Italia molti studiosi si sono occupati della storia dell’infanzia, dal rapporto con adulti, al lavoro
minorile, le reti di protezione sociale.
- Per quanto riguarda le fonti, possiamo dire che difficilmente la parola di un bambino e la sua storia hanno
avuto possibilità di essere considerate ed è attraverso tracce, indirette degli adulti che si riesce a rivivere le
tante infanzie del passato.
- Paradossalmente si riesce a conoscere più facilmente la storia di vita dei tanti figli fuori famiglia, dato che
a partire dal 400 vi erano istituti assistenziali preposti al loro mantenimento.
- E quindi gli archivi conservavano una inestimabile memoria di questa infanzia che ha lasciato numerose
tracce storiche di sé. CAPITOLO 2 – La terra di Bari ai tempi dei nostri avi
2. Caratteristiche strutturali della popolazione in terra di Bari
- Il catasto onciario redatto nel Regno di Napoli per volere di Carlo III di Borbone è il documento
settecentesco che ci consente di trovare informazioni su sesso, età, stato civile e grado di parentela tra i
componenti della famiglia.
- Si evidenzia che Bari e i alcuni centri della provincia erano accomunati dalla stessa struttura demografica.
- A Bari l’indice di mascolinità (rapporto tra maschi e femmine x 100) è inferiore a 100 rispetto al numero
delle donne: nelle prime classi di età erano superiori gli uomini, poi in età giovanile, adulta e senile c’era
superiorità femminile.
- Nonostante la mortalità infantile nella terra di Bari nel 1753:
---- la fascia 0-19 anni costituiva il 47,4% della popolazione;
---- la fascia 20-39 anni il 30%.
---- gli over 60 il 7,7%.
---- ogni 100 giovani, 8 anziani.
---- celibi rilevanti nella fascia 15-24 anni. 30 anni: maschi in buona parte sposati. 50 anni: celibi erano rarità.
- In Capitanata le difficili condizioni ambientali e le carenze igienico-sanitarie rendevano difficile il
raggiungimento della vecchiaia. Solo per i ricchi c&r