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3° SAGGIO - FAMIGLIA, DEMOGRAFIA E SOCIETA' A SAN SEVERO ATTRAVERSO IL

CATASTO ONCIARIO DEL 1753

1. Introduzione

Le ipotesi all'origine di San Severo sono molteplici. Secondo un'antica leggenda, la città sarebbe stata

fondata dall'eroe greco Diomede, con il nome di Castel Drione. Nel 536 Lorenzo Maiorano, vescovo di

Siponto, avrebbe imposto a questa città il nome di un certo governatore chiamato Severo. Nel 1579 la

città fu poi ceduta al duca Gio Francesco di Sangro, mentre nel 1627 un forte terremoto rase al suolo

quasi completamente la città. La ricostruzione fu lenta, ma nel corso del 700, la città rifiorì e sorsero

numerosi palazzi nobiliari, i monasteri dei celestini, dei francescani e delle benedettine e diverse

chiese.

2. La struttura demografica di San Severo a metà 700

Il catasto onciario è un documento di natura fiscale, redatto nel regno di Napoli su volontà di Carlo III

di Borbone e rappresenta una fonte molto utile per ricostruire gli aspetti demografici delle società del

passato. Infatti, questo documento consente di ottenere informazioni sullo stato civile, sull'età e sul

sesso, inoltre permette di ricostruire i legami di parentela che intercorrono fra i membri di ciascun

nucleo familiare. Il catasto onciario permette anche di ricavare notizie sulle professioni esercitate dai

componenti della famiglia, sulla tipologia e proprietà della casa ecc. Il catasto onciario relativo alla

città di San Severo, risalente al 1753, registra 5458 abitanti raggruppati 1280 famiglie. Dai dati si

rileva una maggiore presenza della componente maschile. Infatti, l'indice di mascolinità (dato dal

rapporto tra numero dei maschi e numero delle femmine, moltiplicato per 100) per il totale della

popolazione risulta pari a 105,5. La prevalenza dei maschi sulle femmine appare più marcata

soprattutto nella fascia d'età compresa tra 0 e 14 anni. Nella città di San Severo, le persone di età

compresa tra 0 e 19 anni sono pari al 49,8%; il 31,1% si colloca a tra 20 e 39 anni, il 15,1% tra i 40 e

59 anni mentre esigua è la percentuale di quelli che superano i 60 anni. L'indice di vecchiaia (dato dal

rapporto tra popolazione al di sopra dei 64 anni e quella tra 0 e 14 anni, moltiplicato per 100) risulta

pari a 4,7. Per quanto riguarda l'indice di vecchiaia si registrano profonde differenze in base alla

professione, in quanto molto più longevi rispetto agli addetti all'agricoltura, agli artigiani e

commercianti, risultano essere i professionisti e i viventi civilmente. Per quanto riguarda lo stato civile,

si evidenzia un'alta percentuale di coniugati e di vedove. A San Severo, la prima donna coniugata

compare già a tra i 10-14 anni, mentre i primi uomini coniugati compaiano nella fascia di età compresa

tra 15-19 anni. Nella fascia d'età tra 40 e 44 anni, l'89% dei maschi risulta sposato, il 9,2% celibe

mentre l'1,8% vedovo. Al contempo si registra una bassa presenza di nubili, in quanto il destino

prevalente delle donne era quello di sposarsi in giovane età: infatti nelle donne tra i 40 i 44 anni il 94%

è costituito da coniugati o vedove e solo il 3% da nubili. L'indice di carico di figli per donna a San

Severo è piuttosto elevato, in quanto su 100 donne di età fertile corrispondono 70 bambini di età

compresa tra 0 e 4 anni. Questo indice risulta in particolare più alto negli addetti all'agricoltura,

all'artigianato e al commercio, mentre si riduce notevolmente tra i professionisti e viventi civilmente.

Questa tendenza è determinata dal fatto che nella società del passato una più elevata età media il

matrimonio e più alte percentuali di nubili determinarono all'interno delle classi agiate una bassa

fecondità. Inoltre, un altro fattore è determinato dall'alta presenza di vedove rispetto ai vedovi, in

quanto la maggiore longevità femminile e la differenza d'età fra i coniugi quasi sempre a favore

dell'uomo, esponevano le donne a un più elevato rischio di restare vedove. A questo si aggiungeva il

fatto che mentre gli uomini potevano risposarsi, era invece considerato sconveniente il nuovo

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matrimonio di una vedova.

3. La nuzialità

a) l'età media al primo matrimonio

A metà 700, a San Severo, gli uomini e le donne tendevano a sposarsi molto presto e dopo le nozze i

coniugi erano soliti lasciare la casa dei genitori e andare a vivere per proprio conto. In base ai dati del

catasto onciario del 1753, l'età media al matrimonio a San Severo risulta di 23 anni per gli uomini e di

21,8 anni per le donne. Questi dati si allineano a quella che era la tendenza nazionale. Nel 700, infatti,

l'età media femminile al primo matrimonio era sui 20-22 anni, mentre gli uomini si sposavano qualche

anno più tardi. Per quanto riguarda gli uomini, a San Severo si registrano alcune differenze in base

alla professione. Gli addetti all'agricoltura, gli artigiani e i commercianti si sposavano più giovani,

mentre i viventi civilmente e i liberi professionisti tendevano a sposarsi più tardi.

b) la differenza d'età fra i coniugi

I risultati condotti su studio che aveva come campione 915 coppie di San severo, evidenzia che

l'uomo aveva mediamente 6,1 anni in più della donna. Nel 13,2% dei casi i coniugi hanno invece la

stessa età, nel 70,1% è più grande l'uomo mentre solo nel 16,7% dei casi è più grande la moglie.

L'uomo teneva quindi a sposarsi con donne molto più giovani di lui. In particolare, per 59 coppie, la

differenza d'età è superiore a 15 anni a favore dell'uomo. Tuttavia non mancano casi di mogli molto

più grandi dei mariti: ad esempio 4 coppie hanno una differenza di età superiore ai 15 anni a favore

della moglie. In base alle categorie socio professionali, sono soprattutto i professionisti e i viventi

civilmente a preferire compagne molto più giovani.

4. L'articolazione socio professionale

La struttura socio professionale della popolazione di San severo presenta elevate percentuali di

addetti all'agricoltura, un numero limitato di addetti all'artigianato e al commercio e un numero ancora

più esiguo di professionisti, possidenti e viventi nobilmente. A metà 700, il 60,8% dei capifamiglia nella

città di San Severo è dedito all'agricoltura e all'allevamento. Tra questi i più numerosi sono i bracciali

seguiti dai massari e massarotti di campo che erano dei veri e propri imprenditori agricoli. La

produzione di beni di consumo e di attrezzi destinati all'agricoltura è invece affidata agli artigiani.

Appartenente al settore dell'abbigliamento sono i sartori, mentre chi si occupa di produrre e vendere

scarpe è lo scarparo. Inoltre si segnala la presenza di fornari, molinari e panettieri. Coloro che

appartengono all'edilizia sono invece il fabbricatore, il pittore, il fornaciaro e l'indoratore che decora

palazzi e opere d'arte. A occuparsi del legno sono principalmente i falegnami. Il bardaro si occupa

invece della produzione di armature e finimenti per cavalli. Fanno parte dell'artigianato anche i

barbieri, i ferrari, il ceraio (che produce candele) e l'orefice. Tra gli appartenenti al commercio

distinguiamo i bottegari, i pizzicaioli, i mercaioli (cioè commercianti di prodotti al minuto) e i venditori di

foglie, pane, vetro. Su un gradino più elevato all'interno della categoria dei commercianti, si collocano i

negozianti, ovvero i grandi commercianti. La ristretta cerchia di professionisti comprende invece i

dottori fisici, i notari, li speziali di medicina, i chirurghi e il regio agrimensore. SI segnala anche la

presenza di un consistente numero di ecclesiastici a capo di una famiglia, perlopiù sacerdoti, canonici,

abati ecc.

Per quanto riguarda la situazione abitativa, si registra un alto numero di proprietari, infatti il 56,7% dei

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capifamiglia dichiara di possedere la propria abitazione, il 7% ne possiede solo una porzione, mentre il

35% dichiara di averla in affitto. Ci sono anche alcuni nullatenenti e coloro che occupano una casa "

graziosamente", cioè gratis; si tratta soprattutto di vedove di età avanzata. Solo poche invece le

notizie riguardanti le caratteristiche delle abitazioni: in particolare, si fa essenzialmente riferimento a 3

tipologie di abitazione: il sottano, il soprano e la casa palazziata. Il sottano era costituito da un unico

vano, a pianterreno. Il soprano invece era un locale rialzato rispetto al livello stradale. Soprattutto per

la popolazione rurale, le condizioni igieniche all'interno delle abitazioni erano molto precarie: la stanza,

infatti, era spesso umida e senza luce e ospitava anche numerosi animali come polli, conigli, cane e

gatto. L'arredamento era misero, composto da un letto, da sacchi ripieni di paglia o foglie secche, da

un tavolo, da una panca, da qualche sedia e dal fuoco che serviva a cuocere gli alimenti e riscaldare e

illuminare la stanza. Gli appartenenti al ceto sociale più elevato vivevano invece in case palazziate,

ovvero palazzi con scale interne, con balconi, terrazzi e giardini interni.

5. La famiglia

a) Struttura e dimensione

A San Severo il modello prevalente di famiglia è quello nucleare o semplice, formato dalla coppia

coniugale con o senza figli e che è pari al 77% del totale delle famiglie. All'interno di questa tipologia

di famiglia, il 50,7% è costituito da coppie sposate con figli, mentre il 10,5% da coppie senza figli; più

esiguo è invece il numero di famiglie costituite da una vedova con figli. Poco diffusi sono gli aggregati

senza struttura, rappresentati da fratelli e sorelle, celibi e nubili, conviventi, mentre il 9,2% delle

famiglie totali è costituito da solitari. Molto ridotta è invece la percentuale relativa alle famiglie estese

che è pari al 4% del totale delle famiglie. Tra gli aggregati estesi, i più numerosi sono quelli di tipo

ascendente, cioè quelli che accolgono un parente della generazione precedente a quella del

capofamiglia, e quelli di tipo collaterale, ossia famiglie che ospitano in casa fratelli o sorelle dei

coniugi. Il 7,9% del totale delle famiglie è costituito da famiglie multiple, formate cioè da più nuclei

familiari conviventi sotto lo stesso tetto. Tra questi i più numerosi risultano gli aggregati multipli di tipo

ascendente, mentre solo nell' 8% dei casi si registra la presenza delle cosiddette frereches, ossia

nuclei familiari costituiti da fratelli sposati che vivono sotto lo stesso tetto. La famiglia nucleare è

composta mediamente da 4,3 componenti. Le famiglie estese, contano invece mediamente una sola

unità in più, mentre più numerose sono le famiglie multiple composte in media

Dettagli
Publisher
A.A. 2009-2010
47 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Valja di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Demografia storica e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bari o del prof De Molin Giovanna.