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5° SAGGIO - IL GIOCO DEL BINGO IN PUGLIA. UN'INDAGINE SOCIODEMOGRAFICA
1. Premessa
Il fenomeno del gioco pubblico, in particolare il bingo è in costante aumento. L'indagine mira a
ricostruire l'identikit del giocatore pugliese, inoltre si propone di individuare le ragioni che inducono al
gioco. In sintesi, dalla ricerca emerge un quadro che mostra come il fenomeno del gioco interessi
l'intera popolazione, a prescindere dal sesso, dall'età o dal titolo di studio.
2. I gioco, i giochi
Giocare è un'attività che contraddistingue tutte le società. In particolare, un fenomeno molto diffuso è
quello dei giochi a premi, come la lotteria, che non è altro che una scommessa sul futuro. Il lotto, in
particolare, all'interno della vita dell'uomo, ha una funzione biologica, e rappresenta quel luogo
all'interno del quale tutti sono uguali; ha pertanto una funzione livellante. Compilare la schedina,
acquistare un biglietto della lotteria o giocare i numeri al lotto significa tentare di indovinare lo
svolgimento di eventi futuri attraverso un investimento simbolico e materiale. La ragione antropologica
che spinge le persone a giocare fonda le sue radici su un bisogno fortemente radicato. Possiamo
distinguere 4 tipi di gioco: di competizione, di alea, di travestimento e di vertigine. I giochi di alea sono
le lotterie, ovvero quei giochi che non prevedono alcuna abilità da parte del giocatore, ma solo il
ricorso alla casualità dell'estrazione; i giochi di competizione invece sono le scommesse, ossia il
giochi di carattere numerologico che prevedono un'azione più o meno ragionata da parte del
giocatore, il quale nel giocare assume spesso un atteggiamento strategico.
3. Le nuove frontiere: il bingo
Il mercato delle lotterie dei giochi a premi è in costante sviluppo, sia per quanto riguarda la domanda
che l'offerta. Negli ultimi anni si è assistito alla nascita di nuove modalità di gioco; tra queste una
nuova tipologia è costituita dal bingo. Diffuso in molti paesi, in particolare negli Stati Uniti, in Spagna e
in Gran Bretagna, il bingo trae la sua origine dal gioco del lotto, conosciutissimo in Italia come gioco
della tombola. Il termine si deve, secondo la tradizione, a un giocatore americano che per esprimere la
propria gioia per la vittoria, pronunciò erroneamente il nome del gioco di allora "Beano", con
l'esclamazione bingo. Il bingo coniuga sia il fascino del gioco a premi sia il clima socializzante di un
luogo pubblico, dotato di tavolini, bar, ristoranti e sale di intrattenimento per bambini. Il gioco prevede
l'acquisto di un numero variabile di cartelle per ogni giocatore; ogni cartella contiene 15 numeri diversi.
Lo scopo del gioco è riuscire a trovare per primi tutti i numeri di una stessa riga o cartella, man mano
che vengono estratti. A differenza della classica tombola, vengono premiati solo la cinquina (che vince
l'8% delle giocate) e il bingo (che vince il 50% delle giocate). Il giro di affari che ruota attorno al bingo
si aggira attorno ai € 12 miliardi all'anno. Le sale dove è possibile giocare a bingo possiedono una
autorizzazione statale che garantisce il possesso di tutti i requisiti necessari. In Italia le sale bingo
sono ubicate prevalentemente al Nord. La regione che conta il numero maggiore di sale è la
Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Campania. Altri giochi tradizionali sono stati da tempo affiancati
da nuove offerte. Non tutte però, hanno avuto il successo sperato. Ne sono un esempio il gratta e
vinci, che in 2 anni ha dimezzato il totale degli incassi o il toto gol e il totosei, che hanno ridotto di circa
un terzo il proprio fatturato. Da parte sua, il bingo si propone una via di mezzo tra casinò e il classico
gioco tradizionale della tombola. Per questo motivo esso rappresenta una novità assoluta tra i giochi a
premi. 20
4. Il perché di una ricerca
Nonostante da qualche tempo si sottolinei un flop del bingo, il fenomeno è di dimensioni tutt'altro che
contenute; infatti l'Eurispes, nel rapporto 2002 sul gioco in Italia, stima in € 1.750.000.000 l'anno il
volume d'affari che ruota attorno al bingo in Italia. Tuttavia, a causa di questo consistente volume di
affari, i gestori delle sale bingo devono sopportare una pesante pressione fiscale e questo ha indotto
diverse sale bingo a concludere la propria attività in meno di 3 anni. Infatti per quanto riguarda il
denaro lasciato in sala bingo dai giocatori, il 58% della spesa dei giocatori viene investita in premi. Il
24% è invece prelevata dallo Stato, suddivisa cioè tra ministero delle finanze e monopolio di Stato;
infine solo il 18% è il margine lordo che resta al gestore. Si tratta quindi di un margine assai ridotto,
anche perché è da questa quota che il gestore deve scorporare i costi di mantenimento delle strutture
e del personale, che sono tutt'altro che trascurabili. D'altra parte, c'è da dire comunque che le somme
investite dai giocatori sono decisamente consistenti. Da ciò si evince anche come il gioco d'azzardo
sia diventato un'attività di massa di enormi proporzioni economiche e sociali. Le indagini più recenti
evidenziano infatti che oltre l'80% degli italiani presta tensione al gioco d'azzardo, che è presente
costantemente nella vita quotidiana, infatti si può impegnare denaro nel gioco d'azzardo praticamente
ogni giorno ed ogni ora. Lotto, Superenalotto, lotterie istantanee, bingo, videopoker e scommesse in
genere sono quindi tutte forme d'azzardo diventate un consumo collettivo. Al riguardo però, è
necessario che l'esperienza del gioco d'azzardo non tracimi la funzione biologica, per rischiare di
cadere nel cosiddetto gioco compulsivo.
5. L'universo e il campione
Secondo il rapporto Eurispes del 2002, la Puglia è la quarta regione in Italia per fatturato del gioco
lottomatico. In Puglia la presenza di sale bingo è cospicua: ci sono infatti 21 sale, delle quali 11
ubicate nei capoluoghi di provincia. Dal momento che il gioco del bingo in Puglia è piuttosto diffuso, è
stato definito un questionario strutturato da somministrare a un campione rappresentativo della
popolazione dei giocatori di bingo pugliesi. Dal momento che non era disponibile una lista completa
dei giocatori, non è stato possibile effettuare un campionamento probabilistico, pertanto è stato
adottato un campionamento non probabilistico. Inoltre, dal momento che probabilmente nei
capoluoghi si raccoglie la maggior parte degli abitanti della regione, sono state scelte come campione
le 11 sale ubicate nei capoluoghi. Il questionario è stato somministrato nei mesi di marzo e aprile
2004, nei giorni di sabato, a 200 giocatori per sala.
6. Il sesso e l'età
Il campione è composto da 2200 unità, divise in a 1152 maschi (pari al 52,4% del totale) e 1048
femmine (pari al 47,6% del totale). L'età media del campione è pari a 39,3 anni. L'età media dei
soggetti maschi intervistati va da 23 ai 27 anni, mentre l'età media delle femmine va dai 28 ai 32 anni.
Tra i giochi il bingo è forse l'unico nel quale è socialmente accettata la partecipazione delle donne. Gli
altri giochi d'azzardo, infatti, sono più che altro riservati ad un'utenza maschile, a parte il lotto, le cui
giocate avvengono in luoghi neutri, come le tabaccherie e i bar. Tra i giovanissimi con un'età
compresa tra 18 e 22 anni, gioca l'8,3% sia delle femmine che dei maschi. Nella fascia d'età fra 28 e
32 anni e in quella tra 38 e 42 anni, le donne costituiscono la maggioranza assoluta; nella fascia d'età
tra 33 e 37 anni non sono state riscontrate giocatrici, mentre è pari al 11,2% il dato relativo ai giocatori
maschi. Inoltre tra 48 e 52 anni gli uomini che giocano sono oltre il doppio delle donne.
7. Lo stato civile 21
Analizzando la distribuzione degli intervistati in base allo stato civile, il 49% circa del campione risulta
composto da celibi e nubili. I giocatori maschi sono costituiti per quasi il 53% da coniugati e per il 41%
circa da single, è bassa invece la percentuale dei separati o divorziati, pari al 2,5% del totale, mentre
non è stata riscontrata la presenza di vedovi. Per quanto riguarda il genere femminile, solo il 32,3% è
costituito da coniugate. La percentuale di vedovanza femminile è inoltre più consistente rispetto al
campione maschile, inoltre è maggiore anche la percentuale di donne separate o divorziate rispetto ai
maschi. Sul totale, prevalgono nettamente i single, pari al 49%, mentre il 44,3% è costituito da
coniugati. La restante parte risulta invece essere costituita da separati e divorziati per il 3,9%, da
vedove per l'1,7% e un marginale 0,8% di conviventi. Oltre il 40% del campione è composto inoltre da
giovani, con un'età compresa tra 18 e 32 anni e probabilmente è questo il motivo della presenza
massiccia di single.
8. Scolarità e livello culturale
Le donne intervistate affermano di essere in possesso di un titolo di studio più alto rispetto agli uomini:
infatti, il 74,4% delle femmine ha un diploma o la laurea, contro il 65,4% degli uomini; al contrario, oltre
il 5% del campione maschile non è in possesso di alcun titolo di studio, ed è più alta, rispetto al
campione femminile, anche la percentuale di coloro i quali sono in possesso della sola licenza
elementare. Il gioco del bingo sembra, quindi, coinvolgere anche soprattutto fasce di popolazione ad
alta scolarizzazione. Dal momento che l'indice di scolarità non è sempre sinonimo di cultura, si è
scelto come ulteriore indicatore del livello culturale degli intervistati, il numero di libri letti mediamente
in un anno. Oltre il 94% del campione legge almeno un libro durante l'anno. In particolare, il 43,7%
afferma di leggere un libro, il 17,5% fino a 3 libri, il 18,4% legge fino a 5 libri mentre l'11,9% ne legge
più di 5. Dai dati emerge che le donne leggono più degli uomini: infatti, quasi il 54% delle donne legge
più di un libro, contro il 42,4% degli uomini. Tuttavia, dal momento che oltre il 70% del campione ha un
titolo di studio elevato, l'interesse verso la lettura è piuttosto ridotto. Quelli che non sono in possesso
di alcun titolo di studio hanno affermato di non leggere libri. Tra quelli che hanno la sola licenza
elementare, invece, oltre il 72% ha dichiarato di leggere un libro durante l'anno, mentre tra le classi
con un alto livello d'istruzione, risultano relativamente pochi quanti affermano di leggere più libri
durante l'anno.
9. La condizione occupazionale
Tra gli intervistati che affermano di essere diplomati e laureati, alcuni di essi si trovano spesso in
situazioni occupazionali che non