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3.4. I PUBBLICI DELLA BIBLIOTECA
La ricerca realizzata nel 2006 nell’ambito dell’indagine I cittadini e il tempo libero evidenzia alcuni
trend molto chiari rispetto a quanto emerso nella precedente indagine del 2000: il 60,5% della
popolazione italiana di 6 anni e più dichiara di aver letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi, una
percentuale in crescita costante dal 1993. Una quota consiste di essi – 12,8% - legge
esclusivamente alcuni generi di libri: se si prescinde da questa categoria di lettori morbidi, i tassi di
lettura in Italia calano al 47,7%.
Sapere che cosa fanno le persone nel tempo libero, conoscere quali media si affiancano (o si
sostituiscono) alla lettura di libri e quali interazioni esistono fra i vari consumi mediali è di
fondamentale importanza per impostare un’offerta documentaria complessiva ed efficace. La
comprensibile tendenza alla semplificazione che generalmente guida la ricerca dei pubblici deve
quindi tener conto che, nella vita di tutti i giorni, i comportamenti delle persone tendono
naturalmente alla complessità.
Questa constatazione ha indotto la ricerca sociale a definire il concetto di dieta multimediale,
intesa come fruizione diversificata di più tipi di media, le cui dimensioni, intrecci e interazioni
devono essere indagati. In particolare, l’ipotesi che pare emergere dalla ricerca empirica è che la
scelta nei consumi culturali non si porrebbe tanto in termini oppositivi fra i diversi media quanto
sulla base degli interessi e delle predilezioni individuali o condivisi in gruppi omogenei di persone.
Ciò rende evidente, se mai ce ne fosse bisogno, l’esigenza di abbracciare una metodologia di
analisi che miri agli elementi qualitativi della fruizione: è necessario far emergere cosa si legge, si
ascolta e si vede, definendo categorie analitiche per generi e contenuti. Ogni genere, ogni
contenuto, ha una rilevanza specifica agli occhi del fruitore, che si ricollega alla sua bibliografia
culturale, rinforza il suo gusto e lo dirige verso nuove esperienze di fruizione.
L’aspetto più rilevante di tutto ciò è che qualsiasi tipo di intrattenimento consuma un capitale
specifico, il tempo libero, di cui gli individui dispongono in quantità variabile. Questo capitale ha
due proprietà: è generalmente scarso e non può essere speso simultaneamente in più attività.
Quindi, una caratteristica tipica dei consumi culturali è il loro carattere mutuamente esclusivo: non
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possiamo contemporaneamente assistere a un concerto e leggere un libro, o andare a teatro e
ascoltare la radio. Ad esempio, i cosiddetti lettori forti sono generalmente anche forti consumatori
di cultura e il loro tempo libero non è illimitato: ciò significa che, in alcune situazioni, si troveranno a
dover effettuare scelte che potranno privilegiare un tipo di consumo a scapito di altri. La scelta
dipenderà dalle inclinazioni, dalle esigenze e dai desideri del momento, dalle esperienze di
fruizione pregresse, dalla situazione contingente che orienterà verso determinate occasioni di
consumo, ma anche dalle specifiche modalità di fruizione richieste da questo o quel medium.
Alcuni consumi culturali hanno dimensione prevalentemente sociale, altri, come la lettura, sono
pratiche prevalentemente o esclusivamente individuali. Nel caso della lettura l’investimento
richiesto in termini di tempo e attenzione è estremamente elevato.
L’ipotesi del rafforzamento è stata sottoposta a verifica da Marino Livolsi in un’indagine che,
malgrado risulti realizzata molti anni fa, offre dal punto di vista metodologico spunti estremamente
interessanti, ripresi da altre ricerche. Nel 2002 il rapporto sulla comunicazione in Italia del
Censis/UCSI ha individuato, sulla base di un’indagine condotta sul consumo abituale di 10 media
(televisione, tv satellitare, cellulare, radio, quotidiani, settimanali, mensili, libri, computer, internet)
cinque grandi gruppi sociali di riferimento, caratterizzati da un mix particolare di consumi mediali.
Più di recente, Censis-UCSI hanno comprato i consumi mediali in 5 nazioni europee, riducendo a 4
i gruppi sociali di riferimento:
-i pre moderni, con diete solo audiovisive
-i moderni, con diete basata anche sui mezzi a stampa
-i post moderni, con diete aperte all’internet
-i nuovi post moderni, con diete prive di mezzi a stampa
Colpisce, in particolare, che i giovani italiani risultino essere passati in misura percentuale
maggiore rispetto a tutti i paesi coinvolti nell’indagine (Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna)
dai media audiovisivi a quelli elettronici saltando quasi del tutti i libri e i giornali.
Pur con tutta la cautela del caso, è possibile estrapolare sommariamente dai profili sociali
individuati nelle ricerche citate alcuni tratti caratterizzanti, che possono fornire utili indicazioni per
formulare ipotesi di lavoro da sottoporre a verifica:
-per quanto riguarda il pubblico dei bambini e ragazzi, è rimarchevole la stretta correlazione
evidenziata dall’Istat fra presenza di una biblioteca in famiglia, livello d’istituzione familiare, genitori
lettori e lettura. Più in generale, le caratteristiche familiari e il possesso di libri in casa sono le
principali determinanti della predisposizione alla lettura e del successo scolastico. Bisognerà allora
iniziare a ragionare su queste fasce di pubblico non classificandole solo in base all’età ma anche
all’appartenenza familiare e sociale, prestando maggiore attenzione a chi si trova in una situazione
di svantaggio destinata a manifestarsi qualche anno più tardi in termini di abbandono della lettura.
-adolescenti e giovanissimi hanno gusti nomadi e mutevoli: vivono immersi in un mondo fatto di
musica, computer e cellulari, dove impera la voglia di comunicare e di stabilire contatti con i loro
coetanei. Nelle abitudini di questa fascia di pubblico la lettura di libri è in posizione defilata
-i giovani tecnologicamente all’avanguardia, che non sanno rinunciare a internet e alla
comunicazione mobile per informarsi, comunicare e tenersi aggiornati, leggono quotidiani, libri e
periodici ma la loro vocazione alla novità li porta ad essere poco propensi a frequentare servizi
dalla fisionomia marcatamente tradizionale. Di qui l’esigenza di pensare a servizi a elevata
tecnologia, per porgere loro i contenuti direttamente sui personal media di cui fanno largamente
uso.
-le fasce giovanili che coltivano un ideale di vita edonistico svincolato dai doveri, amano i viaggi,
l’ascolto della musica e gli interessi genericamente culturali: cinema, lettura, eventi sportivi e
concerti dal vivo. Lettori abituali di mensili e quotidiani. Usano internet prevalentemente per
scaricare musica. 13
-i trentenni e i quarantenni, uomini e donne, evoluti per risorse socio-culturali, con reddito familiare
o personale elevati, presentano interessi diversificati: frequentano cinema, teatro e librerie, pur non
disdegnando la vita sana e sportiva
-le fasce di pubblico femminile, con reddito e capitale culturale modesti, sono refrattarie all’uso del
computer, a internet e in generale alle nuove tecnologie.
-le fasce di popolazione anziana sono generalmente poco inclini alle novità ad ancorati alla
tradizione. Esprimono attaccamento per la loro città attraverso l’interesse per l’informazione locale.
Gli interessi sono limitati alla tv, all’ascolto radiofonico e a poche letture, in particolare i quotidiani.
-per quanto riguarda le differenze di genere, in alcuni campi di fruizione culturale (lettura, teatro,
mostre) la prevalenza femminile è un dato strutturale ormai acquisito; del tutto recente è invece
l’annullamento delle differenze che si registravano sino a pochi anni fa relativamente all’utilizzo dei
media digitali: fra i 14-24enni il gap che divideva uomini e donne è ormai completamente annullato.
3.5I SISTEMI GEOGRAFICI E IL DATA MINING: NUOVE PROSPETTIVE PER L’INDAGINE
SULL’UTENZA
La biblioteca, per analizzare in profondità le caratteristiche dell’utenza reale e potenziale, oltre a
giovarsi delle metodologie messe a punto dalla ricerca sociale e dalle indagini di mercato, a cui si
è accennato nei precedenti paragrafi, può oggi avvalersi di nuovi strumenti grazie all’evoluzione
tecnologica.
I risultati degli studi sull’ambiente e i dati sull’utenza possono essere rappresentati sul territorio e
messi in relazione con un numero elevato di informazioni di varia natura grazie a una particolare
applicazione delle tecnologie satellitari: il GIS, o Geographic Information System, che consente di
rappresentare dati su una mappa digitale.
La biblioteca, utilizzando questa tecnologia, può studiare la propria area di riferimento riportando le
caratteristiche e i bisogni degli utenti reali e potenziali su una mappa territoriale, semplicemente
collegando un campo dei dati posseduti a un dato catastale. I dati sull’utenza così rappresentati
possono essere incrociati con quelli tratti dal censimento nazionale della popolazione e con altre
informazioni.
Il GIS si presenta come un utile strumento a supporto delle decisioni, suscettibile anche di
applicazioni in termini di servizi all’utenza, che tuttavia, per costi d’impianto e complessità, non
appare oggi alla portata se non di grandi istituzioni bibliotecarie, consorzi o aree di cooperazione
territoriale. Gli enti territoriali, in particolare regioni e province, al contrario, hanno spesso già
investito nella creazione di sistemi di dati georeferenziati , che potrebbero essere messi a
disposizione, attraverso accordi di servizio, anche alle biblioteche: l’integrazione dei dati geografici
e demografici con quelli relativi all’uso del servizio di pubblica lettura rappresenterebbe un
interessante arricchimento non solo per le biblioteche ma per tutto il sistema decisionale del
territorio.
La costruzione dei profili utente può essere effettuata con il ricorso a tecniche di analisi statistica, a
strumenti di data retrieval oppure utilizzando l’approccio del data mining. Con questo termine si
identifica un processo di estrazione di conoscenza da banche dati di grandi dimensioni tramite
l’applicazione di algoritmi che individuano le associazioni nascoste tra le informazioni e le rendono
visibili. Il data mining è una tecnica di esplorazione che mira a far emergere delle regolarità nei dati
sotto forma di associazioni e sequenze, non immediatamente apprezzabili con le tecniche
tradizionali di interrogazione dei data base. L’analisi statistica, infatti, opera generalmente su base
campionaria e non può essere utilizzata su grandi quantità di dati.
Fra le applicazioni più comuni di questo metodo ricorderemo:
-la segmentazione dell’utenza, per individuare gruppi omogenei in termini di comportamento d’uso
o p