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FC CI
cassa (dove = flussi di cassa generato dalla SBU, = capitale investito nella SBU,
ROCE G
= redditività del capitale investito, = tasso di crescita del capitale investito):
star: business unit
i. si tratta di deterrenti di una quota di mercato relativa elevata
all’interno di un mercato i crescita. Si tratta quindi di business molto attrattivi in cui
abbiamo un’ottima posizione di partenza. Il problema principale riguarda gli ingenti
investimenti da effettuare nel futuro al fine di mantenere la posizione di vantaggio
guadagnata verso i nuovi entranti che saranno attratti dal mercato in crescita. È un
business con redditività positiva che tuttavia richiederà molti investimenti e assorbirà
delle risorse.
Infine, si nota che 0 < ROCE < G e quindi FC < 0 e ciò genera un assorbimento di risorse.
cash cow:
ii. sono dei business che detengono una quota di mercato elevata in un settore
ormai maturo (siamo nella fase di maturità del ciclo di vita). Ci troviamo nella situazione in
cui gli investenti sono già stati fatti e quindi dobbiamo semplicemente trarne i frutti. Si
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potrà quindi beneficiare di varie economie Quota di mercato relativa
di dimensione e ciò rende il business a Basso
Alto
redditività positiva e generatore di risorse. Alto
Infine, si nota che ROCE > G > 0 e quindi mercato
FC >> 0 e ciò porta ad un’alta generazione question
star
di risorse. mark
del
question mark: business unit
iii. che operano crescita
in un settore caratterizzato da elevati tassi
di crescita ma la cui quota di mercato è
ancora relativamente modesta (e quindi non cash
di dog
sono particolarmente competitivo). cow
Tasso
star,
Perciò, rispetto alle si hanno due
tipologie di problematiche riguardanti gli alti Basso
investimenti da sostenere sia per stare al
passo della crescita del mercato (così come
star) competitors
si hanno nelle che per colmare l’attuale gap esistente con i ed
aumentare la quota di mercato relativa. La redditività potenziale è molto alta ma si deve
verificare se e come investire, visto che sicuramente ci sarà un elevato dispendio di
risorse.
Infine, si nota che ROCE < 0 < G e quindi FC << 0 e ciò comporta un elevato
assorbimento di risorse.
dog: business unit
iv. con quote di mercato ormai ridotte in settori sostanzialmente
stazionari o in declino. È quindi un business con una redditività bassa o nulla, per il quale
sarà opportuno disinvestire.
Infine, si nota che G = ROCE < 0 e quindi FC = 0.
In conclusione, andiamo a vedere le critiche più frequenti che sono apportate a questa
matrice: critiche alla teoria della curva di esperienza (in quanto non sempre c’è una
correlazione diretta fra quota di mercato e i flussi di cassa generati dalla SBU e tale
ragionamento risulta valido solo in alcuni settore di “volume”, poiché in altri settore non si
ha lo stesso rapporto tra alta quota di mercato —> economie di esperienza —> flussi di
cassa postivi); critiche alla teoria del “ciclo di vita” del settore (non sempre i settori maturi
vanno verso il declino ed a volte si indirizzano verso una “rivitalizzazione”); centralità delle
cash cow (la matrice pone al centro la generazione di flussi positivi derivanti dalle cash cow,
cash
che poi saranno utili per investire in altri business; ma cosa succede se non si hanno
cow?); vaghezza delle definizioni; ipotesi restrittive sul mercato dei capitali;
disconoscimento dei collegamenti commerciali; “crudeltà verso gli animali” (visto che sia
cash cow dog
che ricevono un trattamento ingeneroso e vengono lasciati al loro destino).
matrice GE - McKinsey: business unit
distingue le in relazione alle loro prospettive di
• sviluppo, ma fondamentalmente è ispirata alla matrice precedente. Si hanno 9 quadranti
poiché le intensità delle due variabili passano da due (alta/bassa nella BCG) a tre (alta/
media/bassa). La differenza principale è che si tratta di un approccio basato non su due
specifici dati (come la BCG) ma su di una serie di valutazioni complesse e più soggettive.
Infatti, in relazione all’attrattività del settore si prende in considerazione: mercato (ampiezza,
tasso di sviluppo del mercato, livello di frammentazione), concorrenti (dimensioni, possibilità
di nuovi entranti), redditività (economie di scala, capacità produttiva installata), tecnologia e
fattori socio-politici; mentre in relazione alla posizione competitiva della SBU analizza:
captive markets),
mercato (quota, esistenza di concorrenti (capacità di reazione,
differenziazione, localizzazione), redditività (rispetto ai concorrenti), investimenti in R&S
ecc… In generale, esplicita degli indicatori di attrattività e di competitività attraverso una
griglia multi-criteri e ciò fa sì che ci siano più variabili per la classificazione dei business.
Si tratta quindi di una matrice più qualitativa che porta comunque alle stesse riflessioni della
precedente.
- matrici basate su criteri qualitativi: prendono in considerazione degli aspetti qualitativi e non
servono a valutare il portafoglio a livello corporale, come invece fanno le altre due tipologie.
Ci dice quali sono i business che possono essere maggiormente mantenuti in relazione ai
vantaggi che ci forniscono. Sono collegate all’idea di economie di scopo.
matrice della compatibilità: l’idea di fondo di questa matrice è che un’impresa
• multibusiness debba avere un portafoglio di SBU in sintonia con il profilo della casa madre,
cosicché questa possa aiutare e contribuire allo sviluppo degli altri business. 13
Tale matrice serve quindi a capire se un potenziale nuovo business può essere compatibile
con quello della casa madre ed in quale modo questi due possono interagire.
Graficamente è una matrice di tipo classico che si sviluppa su quattro quadranti ottenuti
dall’intersezione di due variabili a due dimensioni (alta-bassa):
i. affinità: compatibilità fra fattori critici di successo (FCS) e caratteristiche parentali (feel).
Si valuta quindi se la casa madre può dare un contributo in un nuovo business tramite le
proprie competenze e le proprie capacità. L’obiettivo è quindi quello di valutare se il
management ha la capacità di comprendere e gestire i fattori critici di successo di un
particolare business per fornire un vantaggio competitivo alla SBU che opera in esso
ii. beneficio: compatibilità fra opportunità parentali e caratteristiche parentali (benefit).
Si valuta se vi sia un potenziale di miglioramento legato al trasferimento di capacità/
competenze dalle unità centrali alle altre SBU (come il nuovo business può contribuire ai
business esistenti, non solo dal punto di vista economico)
core business
Le varie combinazioni portano a tante possibilità: [si ha sia alta affinità che alti
benefici (es: FIAT che entra nel business dei camion e delle macchine agricole)]; business
periferici, business alieni [si hanno sia bassi benefici che bassa affinità, infatti sono dei
business fuori dal portafoglio (es: FIAT ed abbigliamento)], business zavorra [si hanno bassi
benefici/opportunità ma alte affinità (es: business storici di un’impresa che pian piano si è
diversificata, dai quali la casa madre non percepisce più grandi benefici e quindi dovrà
valutare se mantenerli o meno)], business trappola (business con grandi benefici ma poche
competenze e quindi possono essere una trappola poiché c’è il rischio che non si abbiano
risorse e competenze adeguate per sostenerli e quindi possono essere fallimento).
- matrici basate su grandezze economiche: mirano ad approfondire i concetti classici
collegandoli a delle grandezze economiche da bilancio 14
STRATEGIE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE
La strategia di internazionalizzazione si riferisce alla gamma di opzioni con cui un’impresa può
operare al di fuori del proprio paese di origine.
modello della globalizzazione di Yip, driver
In relazione a ciò, tramite il possiamo analizzare i
dell’internazionalizzazione (= sono le motivazioni che possono spingere un’impresa ad esplorare
mercati internazionalizzazione) così da vedere il potenziale di una determinata strategia di
internazionalizzazione in base a:
- driver di mercato: un fattore cruciale che facilita il processo di internazionalizzazione è
rappresentato dalla standardizzazione delle
caratteristiche del mercato. In relazione a ciò si driver di
possono considerare tre elementi: similitudine dei mercato
bisogni e dei gusti dei clienti, clienti globali,
trasferibilità delle attività di marketing.
- driver di natura politica: in alcuni paesi ci possono strategia
driver di natura driver di natura
internaz
essere delle politiche o delle facilitazioni legali che politica competitiva
p e r m e t t o n o u n i n c re m e n t o d e g l i s c a m b i
internazionali. Ad esempio, in questo ambito si può driver di
considerare: riduzione delle barriere al commercio, costo
liberalizzazione dei mercati, standardizzazione
tecnologica.
- driver di costo: si ha interesse all’internazionalizzazione poiché si ricercano dei costi di
produzione più bassi derivati da economie di scala, vantaggi di natura logistica (es: apertura di
una sede all’estero in quanto ha costi minori per stoccare le risorse nei magazzini) o vantaggi
specifici a livello di singoli paesi (si ricerca quei paesi, come quelli africani, in cui il costo della
manodopera è minore).
- driver di natura competitiva: si riferiscono alla globalizzazione come strategia integrata a livello
globale e si possono considerare due elementi rappresentanti di tali driver: interdipendenza tra
le attività dei diversi paesi (catena del valore frammentata e si deve coordinare a livello globale)
e competitor globalizzati (questi possono utilizzare i profitti generati da un altro paese a
supporto delle attività svolte in un altro).
Detto ciò, il nuovo entrate che vuole esplorare un nuovo mercato, oltre al possesso di un
firm-specific
vantaggio competitivo (utile a superare i vantaggi intrinseci dei competitors locali),
dovrà anche basare le sue strategie su un vantaggio competitivo dipendente anche da
determinanti di natura geografica. Perciò, proprio la localizzazione geografica delle attività della
catena del valore rappresenta una fonte di potenziale vantaggio competitivo. Due sono a questo
riguardo gli approcci percorribili:
- vantaggi localizzativi,
sfruttamento di partic