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Secondo il Resource-based view, il vantaggio competitivo e le superiori performance trovano
spiegazione nelle peculiarità delle sue risorse e capacità. Il potenziale aziendale è l’espressione di
risorse e capacità che garantiscono la sopravvivenza nel l.p. e configurano il vantaggio. Le risorse
sono gli asset (materiali e immateriali) posseduti e le capacità sono le modalità con cui gli asset
vengono utilizzati. È necessario distinguere il livello soglia che risorse e capacità devono
raggiungere per competere: quello potenziale (stesso risultato dei competitori) e quello che
consente di conseguire un vantaggio competitivo (risorse e capacità distintive es. disponibilità di
un marchio). Il modello adatto per identificare risorse e capacità distintive è il modello VRIO. V di
valore (risorse e capacità sono di valore quando creano un prodotto apprezzato dai consumatori e
consentono di cogliere opportunità e contrastare minacce: complementarità con l’ambiente). R di
rarità (sono quelle risorse e capacità possedute esclusivamente da 1 o pochissime imprese, ad
esempio i brevetti; questa è una caratteristica transitoria). I di inimitabilità (risorse o capacità
difficili da imitare; esso è dato da una complessità di interconnessioni: complessità ovvero le
interconnessioni interne dei processi aziendali e esterne tra i clienti, partner ecc.; ambiguità
casuale riferita ai caratteri distintivi: difficoltà nel comprendere i caratteri distintivi e riferita al
sistema di relazioni; cultura e storia: il coordinamento si realizza in maniera naturale, es. le
compagnie aeree sono ancorate ad aerei come Boeing). O di organizzazione (offrire valore ai
clienti disponendo di risorse e capacità è la condizione per generare un vantaggio competitivo,
tuttavia l’impresa deve dotarsi di un’adeguata struttura organizzativa per supportare e sfruttare al
massimo il potenziale aziendale). Invece la catena del valore descrive le diverse attività
dell’organizzazione che contribuiscono a creare un prodotto o un servizio. Porter afferma che la
catena del valore è data dall’insieme di Attività primarie (direttamente collegate alla creazione:
logistica in entrata, attività operative di trasformazione, logistica in uscita, marketing e vendite e
servizi) al quale si legano le Attività di supporto (gestione di approvvigionamenti, sviluppo della
tecnologia: R&S, gestione delle risorse e attività infrastrutturali). La catena del valore serve a
comprendere il posizionamento strategico e analizzare risorse e capacità. Infine il sistema del
valore riguarda le relazioni per creare il prodotto: raramente un’organizzazione svolge
internamente tutte le attività della catena valore: le decisioni riguardano: il make or buy,
identificare le attività del sistema del valore e definire le aree che generano i maggiori profitti.
Cap. 6: Scopo dell’organizzazione e stakeholders
Lo scopo è il valore che un’organizzazione si propone di creare per i suoi stakeholders
(coloro che dipendono dall’organizzazione per il raggiungimento dei propri scopi dai
quali l’organizzazione dipende per perseguire il suo scopo) . Mentre la governance sono
le strutture, sistemi e processi per mezzo dei quali le organizzazioni sono responsabili delle
proprie azioni. Valori dell’organizzazione sono ideali e principi che orientano la strategia in
modo continuativo: ciò che può o meno essere fatto, essi definiscono anche il perimetro degli
obiettivi; se sono dichiarati formalmente, nel caso venissero violati, l’impresa perde credibilità e
clienti. 2 norme sono influenti sui valori: “Obiettivi di sviluppo sostenibile” (eliminazione povertà,
uguaglianza di genere, tutela del clima) e “Criteri di uguaglianza, diversità e inclusione”. I valori derivano
dagli stakeholders, i quali condizionano le strategie. Ne esistono varie categorie che esercitano un grado
diverso di potere: quelli economici (fornitori, clienti, banche azionisti. Orientati a fattori di natura
economica, ma alcuni anche di natura sociale), politici/sociali (istituzioni, autorità, policy-maker. I valori
attesi sono complessi e diversificati), tecnologici (agenzie di definizione di standard, soggetti
dell’ecosistema che offrono prodotti complementari. Sono sensibili alle opportunità di innovazione),
community stakeholder (cittadini che vivono nei pressi di una fabbrica animati da valori sociali) e quelli
interni (dipendenti). È fondamentale nell’impresa definire quali sono gli stakeholder che possono
influenzare l’organizzazione, per questo viene creata la mappa degli stakeholder: identifica POTERE
(capacità di persuadere, indurre un’organizzazione a seguire delle linee di azione, deriva dalla posizione
gerarchica ricoperta e dalla natura o volume di risorse, dalle conoscenze o reti di informazioni che
possiede) e ATTENZIONE (il modo in cui gli stakeholder monitorano l’attività in particolare su: criticità di un
tema, canali di informazione affidabili e capacità cognitiva). Scopo: riconosce obblighi dell’organizzazione
nei confronti della società, in sostanza l’organizzazione deve chiedersi se soddisfare gli interessi dei
principali stakeholders o di un gruppo più ampio. La responsabilità sociale d’impresa (CSR) è l’impegno ad
agire in modo etico e contribuire allo sviluppo economico della società, ciò alimenta lo scopo; nella CSR si
possono seguire 4 approcci: laissez-faire (posizione estrema: unico scopo è creare ricchezza e soddisfare gli
azionisti), enlightened self-interest (riconoscimento di benefici di l.p. di natura economico finanziaria
derivanti dai rapporti con gli stakeholder: integra al profitto degli aspetti diversi da questo), forum for
stakeholder interaction (incorpora scopi e aspettative di diversi stakeholder, queste potrebbero non
chiudere delle attività che distruggono valore per mantenere i posti fissi) e shaper of society (gli aspetti
finanziari hanno natura secondaria: sono organizzazioni visionarie es. organizzazioni del settore pubblico).
Tuttavia in molti casi, a causa dei diversi stakeholder, le organizzazioni sono ibride es. imprese sociali
combinano obiettivi di natura benefica del settore pubblico con modelli di business del settore privato; un
approccio è il modello del circolo vizioso (obiettivi di natura finanziaria e sociale si alimentano es.
un’impresa che vende caffè utilizza parte degli utili per donare ai coltivatori di caffè i quali si spera che
aumentino la qualità e l’impresa genera più profitti che ridonerà ai coltivatori e così via). Corporate
governance: strutture, sistemi e processi che rendono i manager responsabili verso coloro che hanno
interessi e aspettative nell’organizzazione. Manager e stakeholder sono collegati dalla governance chain
(indica ruoli e relazioni di diversi gruppi di stakeholder che intervengono nella governance).
Cap. 7: Cultura organizzativa e strategia
La cultura organizzativa è l’insieme di assunti e comportamenti tacitamente condivisi, essa concorre a
definire la strategia. Essa nasce col tempo, perciò ci sono diversi modi in cui un’organizzazione relaziona la
cultura passata con quella attuale: continuità (le culture si sono radicate profondamente e le strategie
seguono traiettorie coerenti col passato es. Vespa), selezione (degli elementi del passato da includere
nell’attuale strategia: la storia è una risorsa alla quale si può attingere in maniera parziale es. Gekkeikan),
rottura (totale tra passato e presente, può essere enfatizzato dall’obsolescenza) e riscoperta (riscoprire il
passato piuttosto che giustificare il nuovo es. Benetton che ha rilanciato nel 2018 le T-shirt andate di moda,
ma l’operazione fallì). L’analisi storica fornisce rilevanti informazioni sulla strategia attuale e futura, per
analizzarla utilizza l’analisi cronologica dei principali eventi e lo story-telling aziendale per rivelare
implicazioni importanti sulle strategie future. La cultura organizzativa può essere concepita come
composta da 4 livelli: Valori (spesso dichiarati), Principi (percepiti considerando come le persone parlano di
determinati argomenti o problemi che l’impresa deve affrontare), Comportamenti (il modo in cui
un’impresa opera quotidianamente: routine, strutture, sistemi di controllo: sono la base per sviluppare
capacità distintive) e Assunti di base (Paradigma organizzativo). Per comprendere la cultura organizzativa e
come condiziona le strategie si può utilizzare uno strumento: Rete culturale: comportamenti e
manifestazioni fisiche della cultura che permeano e sono permeati dagli assunti di base tacitamente
condivisi. Gli elementi che fanno parte della rete sono: paradigma organizzativo (nucleo centrale: insieme
degli assunti di base condivisi es. nei medici è curare le malattie), riti e routine (i riti sono particolari attività
che enfatizzano ciò che è considerato più importante nella cultura es. pub con i colleghi dopo il lavoro,
mentre le routine sono il modo in cui viene svolta quotidianamente un’attività “date per scontate”), storie
(che circolano all’interno e all’esterno delle organizzazioni), simboli (oggetti, eventi o azioni che creano e
trasmettono un significato che va al di là dello scopo funzionale, es. l’auto posseduta), potere (di
influenzare, indurre ecc. Cap. 6), strutture organizzative (definiscono ruoli e responsabilità) e sistemi di
controllo (strumenti per monitorare e supportare le persone).
II Parte
Cap. 8: Strategie competitive e modelli di business
Le Strategie concorrenziali di base sono il modo in cui un’impresa o una SBU conseguono un vantaggio
competitivo nel proprio spazio (come crea valore per i propri clienti). Per creare valore occorre che i clienti
percepiscano tale vantaggio e che siano disposti a pagare di più, inoltre tale vantaggio deve essere > di
quello dei concorrenti. Il vantaggio può essere di costo, di differenziazione o di ampiezza di mercato
(identificato da Porter). Strategia di leadership di costo: l’impresa vuole diventare quella avente la struttura
più bassa di costi del proprio spazio competitivo. I 4 driver che possono raggiungere tale obiettivo sono:
costi dei fattori produttivi (del lavoro, delle materie prime, ma anche la localizzazione degli impianti vicini a
fonti di materie prime), economie di scala (riduzione di costi medi di produzione dovuta all’aumento del
volume di produzione; sono significative quando sono presenti elevati costi fissi. Per un cost-leader occorre
raggiungere la scala minima efficiente: la quantità di produzione in cui il costo medio è il più