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CHE COS’È LA STRATEGIA? (APPROCCIO ALTERNATIVO)
L’obiettivo di fondo di ogni impresa e di ogni individuo è il raggiungimento del successo e, qualora
fosse raggiunto, si dovrà fare in modo che possa durare il più a lungo possibile.
successo
Ma cos’è esattamente il successo? Il è da intendersi come la capacità di raggiungere
gli obiettivi che ci si è posti e/o che individuano la ragion d’essere di una persona o di una
organizzazione (e non deve essere interpretato come qualcosa di carrierista).
obiettivi di fondo
Così dicendo possiamo passare ad analizzare gli di un’impresa, secondo cui
capiamo che l’obiettivo minimo di un’impresa è quello di riuscire almeno a sopravvivere, mentre
l’obiettivo massimo è quello di essere i più bravi nel campo in cui abbiamo scelto di operare.
Questi sono i due estremi di accessibilità o desiderabilità che possiamo raggiungere. Nello
specifico si ha:
- sopravvivenza: è dato dal raggiungimento delle condizioni minime di esistenza che sono:
equilibrio finanziario: si ha quando un’impresa riesce costantemente ad onorare gli impegni
• di pagamento che ha preso e riesce a farlo senza minare la struttura finanziaria dell’impresa.
Così dicendo, l’unico modo per raggiungere questo obiettivo è il raggiungimento
dell’equilibrio economico.
equilibrio economico: è praticamente dato dalla differenza ricavi-costi, ma può essere
• descritto dalla capacita dell’impresa di generare più valore (=valore aggiunto) di quello che
ha consumato in un dato arco di temo. Il valore generato, cioè il valore dei ricavi, è deciso
dai clienti mentre il valore dei costi è deciso da noi-impresa).
Inoltre, l’equilibrio finanziario ci deve essere in ogni momento, mentre l’equilibrio economico ci
deve essere nel periodo di piano.
- leadership: si relaziona alla capacità di essere i migliori ed ha a che fare col raggiungimento di
performances superiori ai concorrenti cercando di riuscire a mantenerle nel tempo.
punti di forza vantaggio competitivo.
Questi due sono alla base del A tal proposito può essere
opportuno sottolineare che un’impresa è in competizione con un’altra quando queste hanno gli
stessi obiettivi [e non quando realizzano gli stessi prodotti (es: Fiat - Ferrari)]. Perciò, un’impresa
dimostra di essere più forte o più competitiva di un’altra quando ottiene dei risultati o delle
performance migliore, e cioè quando: vende di più (maggiore fatturato), guadagna di più (non
bastano delle maggiori vendite ma si deve considerare anche il margine costi-ricavi), ha migliore
reputazione (un elemento importante a riguardo è il brand), risente meno delle fluttuazioni del
mercato (è uno degli indicatori più forti, poiché se il mercato rallenta e noi continuiamo a vendere,
vuol dire che siamo indipendenti da esso), dimostra di aver raggiunto una maggior solidità.
Tuttavia, sorge un problema: il raggiungimento di quegli obiettivi, e perciò anche il destino o il
scelte di
successo di ogni organizzazione, è frutto prima di tutto del modo in cui affronta alcune
fondo. In questo contesto, la consapevolezza dell’esistenza di decisioni chiave non basta perché
decisioni complesse
si tratta di e complicate, che difficilmente possono essere prese in termini
puramente razionalistici (con l’ausilio di calcoli matematici o logici). Sono decisioni che riguardano
incerti
sempre il futuro. Si fondano quindi, inevitabilmente, su dati per definizione (incompletezza
soggettivi
delle informazioni) e (ovvero sull’idea che ci facciamo di cosa accadrà domani).
Quindi si tratta di decisioni che sono decisive ma sempre molto difficili da prendere, la cui
difficoltà è tanto più grande quanto maggiore è la complessità dei fattori i gioco e/o l’incertezza
del futuro.
Perciò, la soluzione può esserci data da tre fattori che possono aiutarci quando dobbiamo
prendere queste decisioni fondamentali:
- fortuna: è innegabilmente un fattore sempre in gioco che però non può né essere direttamente
controllato né essere insegnato. eTuttavia, è possibile aiutarla e, a questo fine, avere del
metodo più essere di grande utilità.
- fiuto: è una attitudine che difficilmente può essere acquisita se già non la si possiede ma può
essere però sviluppata ed affinata attraverso l’acquisizione di un metodo che aiuti a riconoscere
le opportunità ed a non fare errori di valutazione.
- metodo: è l’unico fattore che può essere acquisito tramite un processo di apprendimento ed è
un potente strumento di supporto per le decisioni. Inoltre, può anche aiutare a sfruttare meglio
gli altri due fattori del successo [far passare le opportunità (fortuna) e riconoscere quelle giuste
(fiuto)]. 5
strategic management
Perciò, lo si occupa delle decisioni di fondo e le alternative per formulare
e realizzare una strategia sono due:
- approccio intuitivo: si basa sulla formulazione di una linea di condotta aziendale senza seguire
un percorso decisionale definito e senza tradurla in un piano
- approccio strutturato: usando metodologie che ci aiutino a risolvere il problema delle decisioni
decisive e difficili così da ridurre incertezza e casualità. Si basa sulla formulazione di un preciso
progetto seguendo un percorso decisionale strutturato e traducendolo in un piano. La strategia
come metodo si basa su 3 elementi:
capacità di analisi: comprendere in modo approfondito la situazione attuale e riuscire a
• mettere a fuoco i possibili scenari futuri. Conoscere e sapere i concetti di base con cui
lavoriamo (es: il costo è il valore di un fattore produttivo impiegato in un processo)
capacità di prendere decisioni in modo razionale: individuando obiettivi precisi e formulando
• piani di azione per raggiungerli
capacità di gestire i processi aziendali: applicando le modalità di azione stabilite al fine di
• perseguire gli obiettivi stabiliti e adattandole alla continua evoluzione del contesto
ambientale e competitivo
Negli studi del management, il termine “strategia” può avere due possibili viaggi:
strategia d’impresa:
sostantivo = riguarda il “processo” strutturato che porta alla definizione
• della logica di fondo dell’agire aziendale ed alla sua traduzione in azioni concrete
decisioni strategiche:
aggettivo = sono quelle decisioni “critiche”, quelle che definiscono il
• modo di essere dell’impresa nell’ambiente (struttura, competenze, capacità competitiva, ecc.)
In relazione proprio alle decisioni strategiche possiamo dire che sono: di base, nel definire il
modo di essere di un’organizzazione (sono le decisioni da cui derivano gli aspetti strutturali
assunti da una organizzazione, ovvero tutti quelli che caratterizzano aspetti quali il suo «campo
di attività, il suo potenziale (in termini di risorse, competenze e capacità) oltre che i suoi valori
di fondo); e critiche, riguardo al modo in cui l’organizzazione “compete” nei campi di attività
prescelti decisioni riguardanti la competizione (sono le decisioni che riguardano la scelta delle
modalità attraverso cui l’impresa, utilizzando la propria struttura, cerca di creare valore» nel o
nei mercati in cui opera). In ogni caso sono decisioni che, se errate, possono portare alla crisi o
addirittura alla scomparsa dell’organizzazione.
Ci sono due livelli di scelte strategiche:
1. le scelte che definiscono la configurazione di base (la struttura) dell’impresa possono essere
corporate.
definite come la strategia a livello Le scelte strategiche riguardano il modo in cui
l’impresa sceglie di configurarsi e di coordinare le proprie attività. Si ha quindi a che fare con:
- scelta del business on cui operare
- individuazione degli obiettivi e assegnazione delle risorse
- scelta delle logiche secondo cui creare sinergie fra i business
La configurazione del sistema aziendale riguarda la struttura dell’impresa in termini di: numero
multibusiness
di business in cui si sceglie di operare [monobusiness (specializzazione) o
(diversificazione) —> riguarda l’ampiezza e i caratteri del raggio d’azione] e di risorse che
vengono assegnate ad ogni unità di business [predisposizione delle risorse e degli apparati
(con le loro capacità) —> riguarda il sistema delle potenzialità e dei vincoli].
Corporate Strategy
Quindi, la riguarda le scelte che pongono al più alto livello nella ideale
gerarchia delle decisioni aziendali, ovvero quelle relative a:
- configurazione dell’organizzazione: è la scelta dell’ampiezza del raggio d’azione
aziendale in termini di: confini dei singoli business, numero dei business, livello di
integrazione fra business e a livello di singoli business (es: scelta di operare in uno specifico
business; scelta di intraprendere un percorso di diversificazione entrando in nuovi business;
scelta di stringere un accordo strategico con un’altra impresa per entrare insieme in un
nuovo mercato; scelta di effettuare un decentramento ecc…). Perciò in questo primo ambito
campo di attività
ci occupiamo di definire il attraverso: l’individuazione di un target di
mercato (clienti potenziali portatori di determinate esigenze da soddisfare) che intendiamo
raggiungere e l’individuazione di una modalità per soddisfare queste esigenze che poi possa
essere tradotta in un’offerta da proporre ai clienti potenziali. Tutto ciò, in sostanza, significa
scegliere che cosa l’impresa vuole fare. Si tratta quindi della scelta strategica di base che si
pone logicamente al di sopra di tutte le altre (è infatti una decisione critica e decisiva che
deve essere definita in modo preciso). 6
È una scelta di livello corporate, in quanto ha un ruolo centrale nel definire la configurazione
monobusiness
dell’impresa [si deve rispondere alle seguenti domande: (specializzata) o
multibusiness (diversificata)? In quale o quali business esattamente si opera?].
Tutte le imprese devono affrontare periodicamente la questione se la definizione del o dei
propri business è corretta, perciò si tratta di una scelta ricorrente ma non di breve periodo.
Infine, è una scelta complessa, dove la complessità è legata soprattutto ai caratteri del
contesto ambientale; in particolare alla dinamicità e alla prevedibilità dei percorsi di
evoluzione del macro e del micro-ambiente.
Il vertice