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Galliani, l'Amoroso/Generico Ciro Galvani, il Generico e segretario Alfredo Geri. Erano per la maggior parte
attori di riconosciuta qualità. Una certa affezione per determinati attori la Duse l'aveva mostrata anche in anni
precedenti quando, abbandonato Rossi, si era trovata a guidare la sua prima compagnia indipendente; in quella
occasione oltre a Andò la seguirono anche Galliani e Solazzi. Militarono con continuità nelle formazioni
dusiane anche Bianco e Bonivento. Da quanto fin qui riscontrato emerge la determinata volontà e la necessità
della Duse di puntellare la sua recitazione inserendola in un gioco scenico garantito dalla presenza di attori
dalle caratteristiche note e affidabili.
Attori dunque non casuali quelli della capocomica, ma funzionali a esaltare, se non addirittura a innescare, la
sua arte recitativa. Occorre allora interrogarsi su quali misteriose miscele la Duse intendesse creare con loro
sul palco e quali ne fossero poi gli effettivi e conseguenti esiti artistici. Cominciamo da coloro che ricoprirono
in compagnia il ruolo teatrale di Primo attore, tra quelli maschili il più importante del sistema teatrale 800esco.
Due furono gli attori che con maggiore costanza e incisività, e per periodi di tempo davvero lunghi si
avvicendarono in questo ruolo accanto alla Duse, e sono: Flavio Andò e Carlo Rosaspina. Il primo fu il
compagno degli anni giovanili e della prima maturità. La crescita artistica di Andò e della Duse apparve più
fatale e inarrestabile. Il secondo l'aveva conosciuta adolescente; insieme a lei, nella misera compagnia di
famiglia, aveva vissuto la magra esistenza, divenuta poi leggendaria e distintiva, del mondo dei guitti. Tali
erano i loro genitori, a quel tempo colleghi e soci in affari. Quando la Duse era ormai già affermata, l'attore la
affiancò nuovamente e per molti anni le fece onore. Andò e Rosaspina risultano accomunati da una lunga e
produttiva militanza con la Duse; adatti entrambi a stimolare ed accrescere l'arte dell'attrice.
Andò era bello ed elegante. Non era figlio d'arte e non aveva sofferto la fame come la Duse – da qui derivava
forse il garbo dei suoi gesti che all'occorrenza sapevano diventare bruschi e virili, ma erano sempre improntati
alla compostezza. Nato a Palermo nel '51, inizia gli studi senza grande entusiasmo; nasce in lui sin da giovane
la passione per il teatro che lo porta presto a calcare le ribalte delle compagnie filodrammatiche locali; si
procura poi le prime scritture recitando piccole parti in compagnie di terz'ordine. Dal '68 è impiegato perlopiù
come generico/amoroso e attraversa svariate compagnie, in quella di Majeroni scopre i suoi limiti: il repertorio
tragico, causa aspetto e indole, non gli si addice. Entra poi in quella di Ernesto Rossi e con lui si esibisce in
Sudamerica – sa farsi apprezzare; all'epoca la prima attrice era la Paladini, lui la segue quando diventa
capocomica e insieme continuano a viaggiare, i successi della coppia si coronano col matrimonio. Andò passa
poi sotto altre compagnie, fino ad entrare nell'80 nella Compagnia Città di Torino, guidata da Rossi, dove c'è
anche la Duse; qui i due formeranno coppia fissa. Il resto è storia nota, costellata da rapidi successi nel segno
di un sostanziale rinnovamento del repertorio. L'intesa tra i due è subito perfetta, spontanea e senza sbavature.
Entrambi hanno alle spalle una faticosa gavetta. Entrambi cercavano, e insieme trovarono, una nuova originale
maniera che produsse un'immediata sintonia e si trasformò per loro in eccezionale simbiosi artistica. Un
processo che poté innescarsi anche grazie all'incontro con la nuova e moderna drammaturgia francese, capace
di far emergere uno stile semplice e naturale. Egli era l'attore x eccellenza del sentimento amoroso, lo recitava
sfumandolo in tutte le sue possibili variazioni. L'essenza più profonda della sua recitazione sembra consistere
in una incomparabile, controllata e ben dosata armonia risolta sempre in misurata compostezza. Era di certo
questa specificità a rendere la sua presenza l'ideale controcanto delle poco ortodosse e volutamente scomposte
movenze della giovane Duse. Andò riusciva a riequilibrare l'apparente disordine espressivo della partner di
scena, lo conteneva, ricomponendolo in generale assetto del quadro scenico. [I movimenti della Duse erano
infatti all'apparenza scorretti, contravvenivano alle più elementari e prefissate regole di educazione sociale e
artistica. Sembravano automatici, nervosi, caratterizzati da movimenti inconsulti e ripetuti. Anche la sua voce
esile, dissonante che, se sforzata, si arrochiva, non corrispondeva a quanto preteso dai canoni recitativi. La sua
dizione frantumava il testo e comprometteva la chiarezza del significato; il ritmo del suo dire risultava veloce e
affrettato o spezzato e rallentato.] La funzione di Andò accanto alla Duse non era però soltanto quella di
fornire un nobile e disciplinato controcanto alle sue scomposte intemperanze sceniche, l'attore sapeva anche
seguirla e valorizzarla. Ma non è ancora tutto, egli era infatti un ottimo direttore, e aiutò Duse a intraprendere
con successo la via del capocomicato. La loro unione fu perfetta finché durò. Col tempo la collaborazione finì
col logorarsi e inevitabilmente col terminare. Niente screzi o litigi determinarono il distacco, ma ragioni d'arte.
Egli aveva grandi qualità, ma aveva anche un limite: non era un attore completo; non sapeva distaccarsi dalle
sue interpretazioni di amoroso.
La Duse cominciava a manifestare l'urgenza e il desiderio di rinnovarsi e di ampliare il suo repertorio. Aveva
acquisito fama e sicurezza e stava cominciando a mutare il suo stile, voleva infondere “poesia” nelle sue
interpretazioni. L'idillio tra i due si concluse nel '94, seguì per lei un anno si esitazioni e incertezze durante il
quale riallacciò il legame con Rossi e rilevò la sua compagnia. Qui, dopo una brutta esperienza lavorativa con
l'attore De Sanctis con cui non aveva affinità, ritrovò il primo attore Rosaspina, colui che era destinato a
diventare il suo nuove e fedele compagno di scena. Inizialmente però la Duse usò con lui molta prudenza, e si
riservò un'opzione di riserva: Enrico Reinach – il tipo perfetto di amoroso. Rosaspina però si rivelò abile sia
nel vecchio repertorio che nel nuovo, così fu scelto al posto del rivale. Ormai incontrastato primo attore, restò
con la Duse per molto tempo. Era un attore versatile e, se motivato, poteva offrire prestazioni di massimo
rilievo. Sobrio, intelligente, semplice ed elegante, buon dicitore. La accompagnò anche nelle sue più audaci
sperimentazioni. Il suo limite però, era quello di un attore che procedeva a corrente alternata. Ma la Duse che
ne era consapevole mantenne nei suoi confronti una continua e quotidiana attenzione; era pronta a spronarlo,
lo esortava a tenere sempre alta la concentrazione. Rosaspina si distaccò dalla Duse nel 1906, aveva maturato
nuovi progetti personali – meditava di aprire una scuola di recitazione a Parigi. Leo Orlandini è il nuovo primo
attore che reciterà con la Duse dal 1906 al '09, un periodo di tempo troppo limitato per poter parlare di una
vera e propria collaborazione artistica.
Il più devoto tra tutti gli attori della Duse fu Ciro Galvani. Estroso, eclettico e vivace, nonostante le sue
indubbie qualità e il fervente attaccamento alla “Signora”, non ricoprì mai un posto di particolare rilievo nella
compagnia. La Duse, sottovalutandolo, lo tenne sempre confinato entro le sue seconde linee. All'occorrenza
poteva ricoprire, e con buoni risultati, le più svariate parti. La Duse seppe trarre vantaggio da questa sua abilità
e lo impiegò in parti di importanza e spesso lo usò come jolly. La sua vena eclettica lo rendeva particolarmente
adatto a figurare in spettacoli concepiti con modalità produttive diverse da quelle del teatro 800esco; si trovava
infatti a suo agio in spettacoli costruiti come eventi speciali o esclusivi. Dotato di bella presenza, di posa
plastica e di voce morbida, era forse eccessivamente esuberante e tendeva a farsi trascinare dal suo impetuoso
temperamento. Più di altri aveva quindi necessità di essere diretto e guidato. Era soggetto, come Rosaspina, a
pericolose distrazioni e a improvvisi cali di concentrazione. Nonostante certe stravaganze era però elemento di
indubbia utilità all'interno della compagnia. La Duse non seppe disfarsene e lo tenne con sé, fino alla sua
ultima tournée.
Mazzanti costituiva invece la pietra angolare su cui si fondava l'edificio teatrale costruito dalla Duse con i suoi
scritturati. Egli era un uomo d'ordine, misurato e modesto, serio e professionale, ed era un buon caratterista. La
Duse di lui si fidava molto e spesso a lui si affidava. Era infatti il suo amministratore, il rigoroso esecutore di
ogni compito preventivamente assegnato. La aiutava nella gestione degli affari come nella direzione delle
prove. Era un attore senza sbavature, capace di rendere con i giusti toni la linea interpretativa dei personaggi
incarnati. Completano il quadro dei veterani della Duse i coniugi Galliani e Alfredo Geri. Guglielmina dovette
essere un'ottima attrice, anche se nelle compagnie della capocomica ricoprì costantemente il ruolo di Seconda
donna, importante ma gerarchicamente secondario; dette comunque vita a personaggi di rilievo. Il marito,
Antonio fu più un eccellente comico che un vero e proprio brillante; dotato di una bella voce poteva avvalersi
di una “dizione lucida e piana”. Di Geri è impossibile fornire un ritratto artistico, in quanto era un semplice
generico; con la Duse seppe però farsi valere come segretario e collaborò fattivamente con la capocomica e
con l'amministratore nella gestione logistica e materiale della compagnia. Dopo le dimissioni di Mazzanti da
amministratore, Geri chiese alla Duse di occuparne il posto vacante, ma il rifiuto della capocomica in merito fu
netto e deciso.
La severità tenuta nei confronti di Geri è da contestualizzare. Da qualche tempo infatti qualcosa in compagnia
non funzionava. Gli attori erano in fermento, la capocomica assente e nervosa. Sintomi di agitazione e di
insofferenza erano emersi già nel 1905 . Polese li rese pubblici, e forse li fomentò scrivendo sul giornale che
“per l'anno venturo la Duse non farà compagnia e riposerà tutto l'anno”, e la settimana successiva: “..tra i
progetti della Maggiore Artista quello di trapelare x qualche tempo la compagnia di Talli”. La preoccupazione
e il malumore crebbero con il passare dei giorni. La notizia peraltro non era priva di fondamento. La Duse
informò che aveva bisogno di