Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 11
Riassunto esame Storia del teatro e dello spettacolo, prof. Simoncini, libro consigliato Duse capocomica Pag. 1 Riassunto esame Storia del teatro e dello spettacolo, prof. Simoncini, libro consigliato Duse capocomica Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia del teatro e dello spettacolo, prof. Simoncini, libro consigliato Duse capocomica Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 11.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia del teatro e dello spettacolo, prof. Simoncini, libro consigliato Duse capocomica Pag. 11
1 su 11
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Galliani, l'Amoroso/Generico Ciro Galvani, il Generico e segretario Alfredo Geri. Erano per la maggior parte

attori di riconosciuta qualità. Una certa affezione per determinati attori la Duse l'aveva mostrata anche in anni

precedenti quando, abbandonato Rossi, si era trovata a guidare la sua prima compagnia indipendente; in quella

occasione oltre a Andò la seguirono anche Galliani e Solazzi. Militarono con continuità nelle formazioni

dusiane anche Bianco e Bonivento. Da quanto fin qui riscontrato emerge la determinata volontà e la necessità

della Duse di puntellare la sua recitazione inserendola in un gioco scenico garantito dalla presenza di attori

dalle caratteristiche note e affidabili.

Attori dunque non casuali quelli della capocomica, ma funzionali a esaltare, se non addirittura a innescare, la

sua arte recitativa. Occorre allora interrogarsi su quali misteriose miscele la Duse intendesse creare con loro

sul palco e quali ne fossero poi gli effettivi e conseguenti esiti artistici. Cominciamo da coloro che ricoprirono

in compagnia il ruolo teatrale di Primo attore, tra quelli maschili il più importante del sistema teatrale 800esco.

Due furono gli attori che con maggiore costanza e incisività, e per periodi di tempo davvero lunghi si

avvicendarono in questo ruolo accanto alla Duse, e sono: Flavio Andò e Carlo Rosaspina. Il primo fu il

compagno degli anni giovanili e della prima maturità. La crescita artistica di Andò e della Duse apparve più

fatale e inarrestabile. Il secondo l'aveva conosciuta adolescente; insieme a lei, nella misera compagnia di

famiglia, aveva vissuto la magra esistenza, divenuta poi leggendaria e distintiva, del mondo dei guitti. Tali

erano i loro genitori, a quel tempo colleghi e soci in affari. Quando la Duse era ormai già affermata, l'attore la

affiancò nuovamente e per molti anni le fece onore. Andò e Rosaspina risultano accomunati da una lunga e

produttiva militanza con la Duse; adatti entrambi a stimolare ed accrescere l'arte dell'attrice.

Andò era bello ed elegante. Non era figlio d'arte e non aveva sofferto la fame come la Duse – da qui derivava

forse il garbo dei suoi gesti che all'occorrenza sapevano diventare bruschi e virili, ma erano sempre improntati

alla compostezza. Nato a Palermo nel '51, inizia gli studi senza grande entusiasmo; nasce in lui sin da giovane

la passione per il teatro che lo porta presto a calcare le ribalte delle compagnie filodrammatiche locali; si

procura poi le prime scritture recitando piccole parti in compagnie di terz'ordine. Dal '68 è impiegato perlopiù

come generico/amoroso e attraversa svariate compagnie, in quella di Majeroni scopre i suoi limiti: il repertorio

tragico, causa aspetto e indole, non gli si addice. Entra poi in quella di Ernesto Rossi e con lui si esibisce in

Sudamerica – sa farsi apprezzare; all'epoca la prima attrice era la Paladini, lui la segue quando diventa

capocomica e insieme continuano a viaggiare, i successi della coppia si coronano col matrimonio. Andò passa

poi sotto altre compagnie, fino ad entrare nell'80 nella Compagnia Città di Torino, guidata da Rossi, dove c'è

anche la Duse; qui i due formeranno coppia fissa. Il resto è storia nota, costellata da rapidi successi nel segno

di un sostanziale rinnovamento del repertorio. L'intesa tra i due è subito perfetta, spontanea e senza sbavature.

Entrambi hanno alle spalle una faticosa gavetta. Entrambi cercavano, e insieme trovarono, una nuova originale

maniera che produsse un'immediata sintonia e si trasformò per loro in eccezionale simbiosi artistica. Un

processo che poté innescarsi anche grazie all'incontro con la nuova e moderna drammaturgia francese, capace

di far emergere uno stile semplice e naturale. Egli era l'attore x eccellenza del sentimento amoroso, lo recitava

sfumandolo in tutte le sue possibili variazioni. L'essenza più profonda della sua recitazione sembra consistere

in una incomparabile, controllata e ben dosata armonia risolta sempre in misurata compostezza. Era di certo

questa specificità a rendere la sua presenza l'ideale controcanto delle poco ortodosse e volutamente scomposte

movenze della giovane Duse. Andò riusciva a riequilibrare l'apparente disordine espressivo della partner di

scena, lo conteneva, ricomponendolo in generale assetto del quadro scenico. [I movimenti della Duse erano

infatti all'apparenza scorretti, contravvenivano alle più elementari e prefissate regole di educazione sociale e

artistica. Sembravano automatici, nervosi, caratterizzati da movimenti inconsulti e ripetuti. Anche la sua voce

esile, dissonante che, se sforzata, si arrochiva, non corrispondeva a quanto preteso dai canoni recitativi. La sua

dizione frantumava il testo e comprometteva la chiarezza del significato; il ritmo del suo dire risultava veloce e

affrettato o spezzato e rallentato.] La funzione di Andò accanto alla Duse non era però soltanto quella di

fornire un nobile e disciplinato controcanto alle sue scomposte intemperanze sceniche, l'attore sapeva anche

seguirla e valorizzarla. Ma non è ancora tutto, egli era infatti un ottimo direttore, e aiutò Duse a intraprendere

con successo la via del capocomicato. La loro unione fu perfetta finché durò. Col tempo la collaborazione finì

col logorarsi e inevitabilmente col terminare. Niente screzi o litigi determinarono il distacco, ma ragioni d'arte.

Egli aveva grandi qualità, ma aveva anche un limite: non era un attore completo; non sapeva distaccarsi dalle

sue interpretazioni di amoroso.

La Duse cominciava a manifestare l'urgenza e il desiderio di rinnovarsi e di ampliare il suo repertorio. Aveva

acquisito fama e sicurezza e stava cominciando a mutare il suo stile, voleva infondere “poesia” nelle sue

interpretazioni. L'idillio tra i due si concluse nel '94, seguì per lei un anno si esitazioni e incertezze durante il

quale riallacciò il legame con Rossi e rilevò la sua compagnia. Qui, dopo una brutta esperienza lavorativa con

l'attore De Sanctis con cui non aveva affinità, ritrovò il primo attore Rosaspina, colui che era destinato a

diventare il suo nuove e fedele compagno di scena. Inizialmente però la Duse usò con lui molta prudenza, e si

riservò un'opzione di riserva: Enrico Reinach – il tipo perfetto di amoroso. Rosaspina però si rivelò abile sia

nel vecchio repertorio che nel nuovo, così fu scelto al posto del rivale. Ormai incontrastato primo attore, restò

con la Duse per molto tempo. Era un attore versatile e, se motivato, poteva offrire prestazioni di massimo

rilievo. Sobrio, intelligente, semplice ed elegante, buon dicitore. La accompagnò anche nelle sue più audaci

sperimentazioni. Il suo limite però, era quello di un attore che procedeva a corrente alternata. Ma la Duse che

ne era consapevole mantenne nei suoi confronti una continua e quotidiana attenzione; era pronta a spronarlo,

lo esortava a tenere sempre alta la concentrazione. Rosaspina si distaccò dalla Duse nel 1906, aveva maturato

nuovi progetti personali – meditava di aprire una scuola di recitazione a Parigi. Leo Orlandini è il nuovo primo

attore che reciterà con la Duse dal 1906 al '09, un periodo di tempo troppo limitato per poter parlare di una

vera e propria collaborazione artistica.

Il più devoto tra tutti gli attori della Duse fu Ciro Galvani. Estroso, eclettico e vivace, nonostante le sue

indubbie qualità e il fervente attaccamento alla “Signora”, non ricoprì mai un posto di particolare rilievo nella

compagnia. La Duse, sottovalutandolo, lo tenne sempre confinato entro le sue seconde linee. All'occorrenza

poteva ricoprire, e con buoni risultati, le più svariate parti. La Duse seppe trarre vantaggio da questa sua abilità

e lo impiegò in parti di importanza e spesso lo usò come jolly. La sua vena eclettica lo rendeva particolarmente

adatto a figurare in spettacoli concepiti con modalità produttive diverse da quelle del teatro 800esco; si trovava

infatti a suo agio in spettacoli costruiti come eventi speciali o esclusivi. Dotato di bella presenza, di posa

plastica e di voce morbida, era forse eccessivamente esuberante e tendeva a farsi trascinare dal suo impetuoso

temperamento. Più di altri aveva quindi necessità di essere diretto e guidato. Era soggetto, come Rosaspina, a

pericolose distrazioni e a improvvisi cali di concentrazione. Nonostante certe stravaganze era però elemento di

indubbia utilità all'interno della compagnia. La Duse non seppe disfarsene e lo tenne con sé, fino alla sua

ultima tournée.

Mazzanti costituiva invece la pietra angolare su cui si fondava l'edificio teatrale costruito dalla Duse con i suoi

scritturati. Egli era un uomo d'ordine, misurato e modesto, serio e professionale, ed era un buon caratterista. La

Duse di lui si fidava molto e spesso a lui si affidava. Era infatti il suo amministratore, il rigoroso esecutore di

ogni compito preventivamente assegnato. La aiutava nella gestione degli affari come nella direzione delle

prove. Era un attore senza sbavature, capace di rendere con i giusti toni la linea interpretativa dei personaggi

incarnati. Completano il quadro dei veterani della Duse i coniugi Galliani e Alfredo Geri. Guglielmina dovette

essere un'ottima attrice, anche se nelle compagnie della capocomica ricoprì costantemente il ruolo di Seconda

donna, importante ma gerarchicamente secondario; dette comunque vita a personaggi di rilievo. Il marito,

Antonio fu più un eccellente comico che un vero e proprio brillante; dotato di una bella voce poteva avvalersi

di una “dizione lucida e piana”. Di Geri è impossibile fornire un ritratto artistico, in quanto era un semplice

generico; con la Duse seppe però farsi valere come segretario e collaborò fattivamente con la capocomica e

con l'amministratore nella gestione logistica e materiale della compagnia. Dopo le dimissioni di Mazzanti da

amministratore, Geri chiese alla Duse di occuparne il posto vacante, ma il rifiuto della capocomica in merito fu

netto e deciso.

La severità tenuta nei confronti di Geri è da contestualizzare. Da qualche tempo infatti qualcosa in compagnia

non funzionava. Gli attori erano in fermento, la capocomica assente e nervosa. Sintomi di agitazione e di

insofferenza erano emersi già nel 1905 . Polese li rese pubblici, e forse li fomentò scrivendo sul giornale che

“per l'anno venturo la Duse non farà compagnia e riposerà tutto l'anno”, e la settimana successiva: “..tra i

progetti della Maggiore Artista quello di trapelare x qualche tempo la compagnia di Talli”. La preoccupazione

e il malumore crebbero con il passare dei giorni. La notizia peraltro non era priva di fondamento. La Duse

informò che aveva bisogno di

Dettagli
A.A. 2014-2015
11 pagine
10 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francesca.serani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del teatro e dello spettacolo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Simoncini Francesca.