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Brehier - Filone: il rapporto con Dio e il primato della conoscenza
Il filosofo Filone, secondo Brehier, ritiene che l'oggetto della filosofia consista nel rapportare l'origine delle nostre conoscenze a Dio attraverso un culto interiore. Nella gioia di questo rapporto intimo con Dio, il contenuto della conoscenza tende a cancellarsi: ogni essere è nulla rispetto al divino.
Nel libro di Brehier sono presenti alcune considerazioni importanti:
- La rivalutazione del procedimento allegorico, che non si identifica con la traslazione in immagini di un contenuto di pensiero già definito in sede concettuale. L'allegorismo filoniano è ricondotto a un'influenza orfica, infatti il ricorso alle immagini, impiegato ai fini di iniziazione misterica, ha valenze conoscitive proprie. Ad esempio, nel "quadro di Cebes", l'autore descrive una pittura e spiegandola allegoricamente lascia filtrare un'intera dottrina morale. Bisogna penetrare il senso delle figure per capire la verità.
- Col primato della conoscenza sull'azione nasce la gnosi, e al segno offerto...
nella sua nudità letterale si sostituisce un sapere allegorico. Il tracciato allegorico scoraggia il profano e consente ad un'icona più strati di senso!
2) doppia creazione: Filone analizza i passi biblici sul filo della tradizione platonica. Il primo impulso è la genesi dell'uomo pneumatico, puro nous, essenza incorporea e immortale. La sua replica con l'argilla concerne invece l'uomo di carne, esposto alla corruzione ed alla morte; mentre l'uomo celeste ha le prerogative divine, impasto di fango e pneuma, opera demiurgica. In quanto copia del modello, la seconda creazione con cui si genera l'uomo terrestre è meno perfetta. - dottrina dell'Anthropos: si accentua l'idea della carne nemica. Da qui, con la fioritura gnostica del primo secondo secolo dell'era cristiana, la sfera del divino si sdoppia: accanto al vero Dio, inaccessibile e silenzioso, compare un Doppio, il Demiurgo implicato nella creazione erronea,
un Artigiano goffo e approssimativo.
3)allegorismo filoniano applicato alla Genesi: Filone trasformerebbe la nudità letterale del testo sacro in unasorta di Stationendrama in cui un unico personaggio, ossia l’Anima, attiva la sua quete , cioè Dio. Il tuttosarebbe quindi una serie di tappe di un itinerario dell’anima verso Dio.
Pirandello L’eresia catara (1905): temi di pertinenza gnostica, della doppia creazione e del Giardinoedenico. La scena della colpa avviene anche qui in giardino; la donna è tentatrice, il saccheggio concerne labiblioteca (albero della conoscenza), ..Il protagonista insegna storia delle religioni; un altro studioso gli rubale idee: creazione seconda. (??) se l’originale è poco considerata e relegata ai margini, la copia finisce perconoscere gli onori del mondo. O in Personaggi del 1906 Piranello contrappone all’esistenza empiricadisordinata il cosmo armonico dell’arte. Il gioco della metafora
Che assimila lo scrittore ad un piccolo padre eterno reitera la scansione tra uomo a immagine e uomo plasmato (poiesi felice vs quella d'argilla).
Leone Scoto: richiamo a uno degli esponenti del platonismo cristiano, nel nome e nell'aspetto (calvo, conosce il greco).
In "illustratori, attori, traduttori" (1908) il teatro è una forma espressiva impura. (grafie sottili del testo letterario vs la fisicità della rappresentazione).
Presa di posizione nei confronti della corporeità: l'arte è un universo spirituale perfettamente chiuso in se stesso, non ammette ingerenze o invasioni di campo.
Nel suo cosmo ideale tutto dipende dal momento primo, coincidente con l'immagine generatrice affluita per incanto nella mente dell'artista. A questo momento indelebile va commisurato il momento febbrile dell'esecuzione.
Contrapposta al mondo reale, l'opera d'arte esprime il prodigio di un'organicità.
ripristinata; il teatro ospita nel suo seno l'intruso, l'artigiano che l'estraneità dello Spirituale accomuna al demiurgo della gnosi. Applicando al palcoscenico la scansione filoniana tra l'uomo a immagine e l'uomo plasmato, P. sviluppa un'ingegnosa teoresi in cui il punto di forza è la genesi del personaggio. L'attore è una pedina mutila, non solo per il suo narcisismo e le fattezze fisiche, ma per un problema teorico e chiamo in causa i modi della creazione sussidiaria, infatti l'attore recita il personaggio in base alla sua esegesi; l'immagine su cui lavora l'attore non appartiene alla sfera dell'arte, l'operatività dell'attore → Pirandello porta il marchio della creazione seconda. Materia vs idea. nel 1911 "suo marito": il tema della doppia creazione appartiene alla macrostruttura dell'opera. Nella donna scontro tra la materia e lo spirito, tra la maternità.naturale e spirituale. Nel 1911 compone “tragedia di un personaggio”: l’udienza dei fantsmid’arte avviene di domenica = analogia Dio/Autore. Il personaggio si chiama Fileno, nome amoroso(anagramma di Filone?): sente l’esilio, disagio ontologico. “si gira” del 1915: il protagonista dichiara lapropria rinuncia al mondo. Metafora della creazione demiurgica grazie a cui il progetto divino, ridotto acopia disanimata, è costretto al naufragio, il cinema è instrumentum diaboli. i sei personaggi: culmineinsuperato di un quindicennio di sperimentazioni.
Capitolo terzo: i “sei personaggi” e la trama a specchioUna delle peculiarità del barocco è l’uso di una trama a specchio rispetto all’azione maggiore, lo ritroviamoin Shakespeare quanto in CAlderòn de la Barca. re Lear: trama del re e di Gloucester, stessocomportamento con i figli. Procedimento simile nei 6 personaggi l’azione di
Prima grado secerne il suo corrispettivo simmetrico. La prima azione, il contenitore, è la creazione e l'abbandono da parte di un Autore, padre metaforico, dei suoi personaggi. Ma le creature respinte tornano ad implorarlo, chiedendo di essere esaudite. Non ricevendo risposta decidono di rivolgersi ad un autore sussidiario, ma l'imperizia di questi, abituato a trattare con i corpi e la materia e non con lo spirituale, non può realizzarli. Così abbandonando il palcoscenico se ne vanno erranti, senza aver dato un senso al loro disagio = la trama sussidiaria è così avviluppata nell'azione maggiore da risultarne indistricabile. Una seconda figura di Padre domina la partitura e il suo comportamento ricalca le mosse del suo equivalente. - il Padre è responsabile della ripulsa ma, a differenza del creatore, si affanna a giustificarsi. Meccanismo di attrazione (affascinato dalla madre) e rifiuto (disagio di natura intellettuale) e
L'entrata in scena di un'altra figura di Padre, di umilinatali come la madre, è il pretesto per la ricusazione. La madre e il secondo Padre sono umili, passivi, ignorano il Male, assecondano le leggi della materia. L'incesto che quasi avviene tra la Figliastra e il Padre è una metafora e la letterarietà dell'evento maschera l'istante in cui lo spirito e la materia tornano a mostrare la loro tangenza. L'uomo di pensiero viene colto nell'attimo in cui, liquidando come aberrante una stagione della propria vita, reitera l'antica ossessione. Al Padre di primo grado, che crea e poi abbandona le creature forgiate dal suo logos immortale, lasciandole in balia di un Succedaneo svilito, fa infatti eco un secondo Padre che, replicandone il gesto, trasforma i prodotti della sua repulsione in oggetto di piacere. Figliastra è l'unica che si oppone verbalmente con parole forti al padre: ne sottolinea il momento della tentazione.
che l'uomo si ostina a intendere come una cadenza effimera e la sua interlocutrice come una macchia indelebile, segno della colpa originaria. Ma Padre e Figliastra si mostrano solidali tutte le volte in cui il discorso dell'azione, spostandosi sul dispositivo maggiore, chiama in causa l'autore. I due evocano la scena della tentazione nei confronti dell'Autore, in cui insistono per farsi rappresentare. Il Figlio può fregiarsi di una doppia legittimità: nell'azione di secondo grado utilizza i privilegi del suo statuto legale per far franare alleanza ed armonia; nel dispositivo primario, erede legittimo della volontà dell'Autore, contrasta i compagni affinché la rappresentazione non avvenga. Figlio: detentore di un ruolo da antagonista, la cui prerogativa è lo Sdegno, la parola d'ordine è No, è il custode del rifiuto paterno. Conteso tra paternità naturale e paternità spirituale, il Figlio.legittimo riflette nel suo comportamento lo squallore incui è stato educato; il tema gnostico della Creazione sbagliata impregna si sé tanto l’azione maggiore che lasub-trama e il suo esito è un decreto d’impossibilità. Pirandello nel proporre la storia della famiglia si rifà alfantasmi dell’immaginario cristiano, ma lo fa in negativo, e il dramma della salvezza, assume cadenzeluttuose. Una catastrofe che avviene nel simbolico giardino, il luogo della colpa, il luogo della punizione.Nel recensire “la poesia di Dante” di B. Croce, Pirandello sembra molto attento al rapporto tra allego resi epoesia. Pirandello rivendica l’unità di Dante,che è unità d’ispirazione; il motivo del viaggio è il nucleogeneratore della Divina commedia e la “costruzione immaginativa” è il vero baricentro dell’opera. Crocesostiene l’incompatibilità tra l’allegoria
come concetto e la poesia come intuizione e sentimento. Pirandello sostiene le ragione del suo fare artistico: si pensi alla favola, un genere dove poesia e morale sembrano rifiutare il codice crociano della separazione. L'allegoria di Dante rimanda ad un altro mondo, è calda e potente; la figura ha verità in quanto simbolo, non è la Grazia che si fa Beatrice ma è Beatrice che vive nella sua vera essenzialità la grazia divina. Abbiamo un capovolgimento del concetto di allegoria. Pirandello commenta anche l'importanza che il simbolismo numerologico ha in Dante. In entrambe le critiche, Pirandello sembra difendere piuttosto la sua poetica. I personaggi sono 6, ma nel corso dell'azione si rivelano sette; l'impossibile convivenza del settimo personaggio coi restanti sei, motivata sul piano dell'aneddoto col risentimento materno nei confronti della megera, serve a innescare lo scarto tra la creazione riuscita, pura natura spirituale.E le conseguenze del soffio interrotto. Il sei, che designa l'avvento dell'uomo nella settimana originale, diventa la cifra dell'erranza e del dolore. Il sette è pacificazione e luminosità. Pirandello prende spunto da "ciechi" (sei ciechi e sei ciechi, a diversi gradi di cecità).