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A partire dagli anni 40 del 16º secolo l’espansione del teatro comico professionistico popolare era già stato in
grado di produrre personalità leggendarie come quella di Lope de Rueda che rappresenta la categoria ormai
diffusa in tutto il regno dei gruppi attorici professionisti in costante spostamento da una città all’altra della
penisola assecondando la richiesta di un mercato in costante crescita. Il notevole successo del teatro in
Spagna attorno al 1530 è del resto confermato da una precoce comparsa delle più antiche compagnie
professionistiche italiane della commedia dell’arte in terra iberica è questo il segno della percezione precisa
della possibilità di una lucrosa ricompensa da parte di un pubblico straniero curioso e bendisposto. Anche in
Spagna la forma prototipa tipica del cortile prepara all’esperienza dello spazio teatrale permanente, ma qui
alle origini assai più manifesta. Corral, del resto significa cortile. Il primo Corral che inizia a funzionare come
spazio permanente per lo spettacolo è il Corral de la Cruz seguito poi dal Corral del principe entrambi a
Madrid.
Morfologia del corral
L’ingresso a teatro si pagava due volte: la prima quota destinata agli attori, la seconda per la confraternita. Si
pagava di meno per un posto in piedi nel patio; più care erano le gradas, le scalinate lungo i lati del patio,
oppure le cazuela, l’ampia galleria in primo piano, di fronte alla scena destinata alle dame, o la tertulia, la
seconda galleria per gli ecclesiastici o le autorità intellettuali civili cittadine. I primi posti migliori più costosi
erano quelli degli aposentos, le stanze con balcone e finestra situate al primo e al secondo piano delle case
che si affacciavano sul cortile. Di fronte alle cazuela e tertulia c’era l’ampio articolato dispositivo scenico. Il
palcoscenico vero e proprio (tablado), largo e aggettante verso il centro del patio, era rialzato da terra per
creare uno spazio vasto e comodo, tanto da accogliere sia i camerini per la componente maschile della
troupe, sia per permettere le manovre scenotecniche previste. Il tablado era fittamente inciso da tagli praticati
dalle varie compagnie per procurarsi le botole necessarie ai vari effetti di sparizione necessaria allo
spettacolo. Mascherato e non visibile agli occhi del pubblico c’era lo spazio superiore per le macchine
sceniche. 5. dall’età barocca al secolo dei lumi
5.1 l’affermazione di un nuovo modello teatrale
La nuova estetica
Possiamo cogliere già esemplarmente formulati i principi della nuova estetica dello spettacolo nel seguente
brano del trattato teatrale intitolato il Corago, di ignoto autore, scritto tra il 1628 e il 1637:
“Se adunque l’opera di ognuna di queste arti separata è per sé bastante a trattenere le menti altrui con gusto
e ricever plauso, non è meraviglia che un’opera mista e fatta con tutti questi artifici ecceda tutte le altre
nell’apportare diletto, ammirazione e moto persuasivo degli animi”.
Elogia la superiorità di un nuovo genere di spettacolo proiettato al di là delle distinzioni aristotelizzanti di
tragedia e commedia e anzi arricchito degli apporti delle arti più diverse come la musica, poesia, danza,
scenografia e macchinistica, architettura e consumistica, per arrivare a comporre un’opera mista capace di
catturare l’animo dello spettatore attraverso il diletto, meraviglia e persuasione. La propensione per lo
spettacolo complesso e composito riflette, nello specifico della scena, il nuovo sentimento del seicento verso
la natura riscoperta ora come dimensione infinita; contemporaneamente diviso tra ricerca scientifica e
contemplazione estatica, osservazione esatta e interpretazione visionaria, ciò contribuisce ad accogliere
anche l’inquieta percezione del destino umano di cui il palcoscenico diviene presto la metafora per
eccellenza: il mondo è il teatro in cui l’uomo recita la breve storia della sua vita davanti all’occhio invisibile ed
eterno di Dio. Ma anche il teatro è come il mondo perché ne è lo specchio e l’emblema dell’effimero accadere
degli eventi.
Commedia dell’arte e melodramma
L’età barocca è tuttavia anche il secolo del mercato della professionalità: si conferma il calendario della
professione teatrale ma osservando le pause della Quaresima e quella estiva. Le compagnie dell’arte
affrancano il teatro dalla circostanza eccezionale della festa e in parte anche dalla dipendenza del principe;
esercitano la loro arte secondo tempi e luoghi scelti in base alle esigenze del mestiere e ne traggono profitto
secondo una logica che equipara il teatro a qualsiasi altra degna mercatura. È all’intraprendenza dei comici
che il melodramma deve la sua rapida diffusione, ricalcando i metodi produttivi dello spettacolo dell’arte
sfruttandone percorsi e “piazze”. Il relativo declino teatrale comico in Italia, nella seconda metà del secolo, è
da ascrivere proprio al largo consenso dell’opera pubblica. Nei decenni seguenti l’edificio teatrale seicentesco
si perfezionerà privilegiando la necessità di visibilità e acustica dettata dal melodramma e non dalla prosa.
Con la regolarizzazione dei calendari del mercato si precisano le competenze: nel 17º secolo la figura dello
scenografo ha un suo riconoscibile profilo distinto da quello dell’architetto.
5.2 La festa barocca: officina del nuovo
Nell’età barocca lo spettacolo si impone per grandiosità d’apparato e frequenza di iniziative. In genere, nella
grande festa pubblica si enfatizza il carattere grandioso sontuoso dell’apparato e della sua decorazione, in
una tensione al superamento della norma razionale e del prevedibile per raggiungere l’obiettivo estetico della
meraviglia. La festa costituisce a ogni suo evento, una tappa ulteriore in un continuum di sperimentazioni
tecniche, artistiche e ingegneristiche che dalla via urbano o dalla piazza può trasferirsi sul palcoscenico
senza soluzione di continuità.
In tal senso la festa è un’officina di elaborazione spettacolare in costante crescita.
5.2.1 la festa del principe
Le novità è costituita dal genere spettacolare del melodramma che possiede ben pochi precedenti. Del resto
la musica, l’arte in cui è stata educata la nuova generazione aristocratica intellettuale, si ritaglia spazi sempre
nuovi all’interno dei generi tradizionali, trasformandoli. L’ingresso, il cerimoniale di accoglienza in città di un
personaggio eminente, continua a far parte della tradizione spettacolare della festa di Stato, ma anche qui
arricchendosi di un’ornamentazione grandiosa e imprevedibile mediante sorprendenti carri allegorici.
5.2.2 La festa civica
Queste sono le manifestazioni spettacolari promosse dalla municipalità nelle città prive di una corte, perlopiù,
feste tradizionali. Di tali festeggiamenti realmente cittadini resta un ammirato vivace ricordo nelle pagine
diaristiche dei viaggiatori che hanno fatto il famoso tour. Questi appunti di viaggio ritraggono per esempio i
momenti salienti del carnevale romano, la grande festa della Sensa (ascensione) a Venezia, la grande festa
emiliana della Madonna della Ghiara. Tutte queste strutture spettacolari provvisorie declinano nella specificità
dell’occasione una nuova possibilità decorativa o un inedito meccanismo automatico che poi potrà trovare più
degno impiego all’interno dell’allestimento scenografico teatrale vero e proprio. Il passaggio dall’apparato di
strada al palcoscenico è reso possibile dalla versatilità del codice espressivo barocco costituito da un ornato
ricco e proteiforme germogliato da una nuova sensibilità.
5.2.3 La festa della Chiesa
Gli apparati sacri
Un formidabile apporto allo sviluppo del linguaggio è dato dalla Chiesa cattolico romana che estese allo
spazio esterno e pubblico della festa la propria prassi spettacolare elaborata all’interno dei collegi scolastici
dell’ordine dei gesuiti, con lo scopo di educare creando occasioni spettacolari devote da contrapporre come
valida alternativa alla tentazione dello spettacolo mercenario. Tipico è il caso della “festa devota”, da tenersi
per carnevale, delle 40 ore, consistente nell’esposizione dell’ostia consacrata collocata nella zona più elevata
e centrale di una elaborata parete scenica in legno dipinto e decorato che occupa la zona absidale ergendosi
in alto fin quasi a sfiorare il curvo soffitto della chiesa. Questo particolare “teatro senza attori” era una fastosa
scenografia provvisoria che nella zona inferiore ospitava un’immagine sacra, dipinta e costruita
illusionisticamente per accentuare il senso della profondità anche avvalendosi di un grandissimo numero di
lumi nascosti. Analogo addobbo era il cosiddetto “teatro della morte”. Altre strutture effimere realizzate
all’interno della chiesa, assumono la forma di un vero e proprio anfiteatro. Vengono realizzate per celebrare
processi di canonizzazione, come per esempio nel 1622, in San Pietro, realizzato sotto la direzione di Paolo
Giudotti.
Il teatro gesuita
Il teatro come regolare prassi educativa. I gesuiti esportano, attraverso i loro collegi sparsi in tutta l’Europa,
ritrovati scenografici macchinistici dell’arte teatrale italiana.
5.2.4 La festa aristocratica
Dalle accademie del seicento in cui si rodono nuovi generi, si forgiano nuove figure di imprenditori
organizzatori di spettacoli restate leggendarie nel mondo teatrale dei decenni successivi.
Le accademie
Le accademie sono formate dall’aristocrazia cittadina, da borghesi intellettuali, artisti riuniti dal vincolo della
passione per l’arte e solidali nello sforzo di attuare un progetto culturale che dia prestigio e onore alla città di
appartenenza. Sull’esempio dell’accademia olimpica di Vicenza si mossero le più tarde accademie del
seicento. Tra le prime accademie a muoversi in tale direzione ricordiamo l’accademia di Ferrara degli intrepidi
che provvederà alla costruzione di un teatro nel 1605 provvisto di arco scenico, gradinata in legno su pianta a
U, un palcoscenico attrezzato con quinte piatte.
Gli impianti provvisori dei tornei
Il genere prediletto da tali cerchie di nobile gioventù è lo spettacolo del torneo, dell’abbattimento, giostra, tutti
generi antichi, come è noto, discendenti dell’antica passione per l’esibizione dell’arte marziale. A questo punto
però questi antichi generi si sono contaminati con la rappresentazione teatrale sì da assomigliare sempre di
più a una coreografia a squadre, a piedi o equestre, a una fastosa sfilata in costume con parata di carri
allegorici, invariabilmente accompagnato dalla musica, dal ca