vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Flauto dolce. Il flauto dolce aveva un suono debole e questo si rifletteva nei vari nomi assunti nei paesi in cui veniva
suonato. Non sappiamo dove ebbe origine ma già all’inizio del ‘500 veniva costruito in famiglie complete (soprano,
contralto, tenore, basso, ecc.). Basso e contrabbasso venivano suonati tramite un tubicino di ottone simile a quello del
fagotto.
Flauto traverso. Il flauto traverso era uno dei pochi strumenti cilindrici, anche se dall’600 all’800 la sua forma su
conica. La prima citazione di una famiglia completa di flauti traversi si trova in uno scritto di Agricola, mentre nel
1511 Virdung parla solo di un piffero militare.
Fagotto. Si trattava di uno strumento ad ancia doppia con canneggio leggermente conico, il cui tubo è ripiegato su sé
stesso. Nel ‘500 le due canne erano perforate nel medesimo blocco di legno; nel ‘600 il lungo e spesso blocco ligneo si
ridusse invece al cosiddetto stivale , nel quale è perforata la curva ad “U”. (il timbro così complesso e personale deriva
dalla predominanza del terzo armonico). La prima allusione attendibile a questo strumento risale ad un inventario
privato inglese del 1574 dove esso viene chiamato curtal. Nel 1618, a detta di Praetorius, Berlino era in costruzione un
fagotto che il do grave: il controfagotto.
Cromorno. Strumento a fiato in cui l’ancia è contenuta in una capsula in cima alla canna, agente da serbatoio d’aria,
che permette allo strumento di mantenere intensità e qualità uniformi. Il cromorno fu dunque il più antico strumento
europeo con capsula di insufflazione. Non essendo possibile ottenere armonici d’ottava sforzando il soffio,
l’estensione dello strumento era determinata dal numero dei fori. Il cromorno è menzionato per la prima volta nel
1489 come registro d’organo ed è quindi ovvio che esistesse prima di tale data.
Cornetto. E’ la sostituzione del rozzo corno animale con un tubo di legno e avorio. Il cornetto è uno strumento
musicale della famiglia degli aerofoni, di forma ricurva e di sezione conica internamente, ma esternamente profilato
(generalmente) a forma ottagonale, impiegato dal medioevo fino al periodo tardo barocco. E’ forse lo strumento più
adatto ad accompagnare o aiutare la voce umana. Il cornetto venne poi accantonato quando il basso continuo prese il
posto della vecchia polifonia nella quale il cornetto spesso eseguiva la parte del soprano (poi parte relegata al violino).
Trombone. Il trombone ha una lunghezza maggiore della tromba ed è più stretto nel canneggio. Due tubi paralleli
sono tenuti a distanza da un ponte ed un terzo tubo detto coulisse collega le due estremità penetrandovi per diversi
centimetri. Il trombone ebbe origine dalla tromba nel ‘400 . Tromba. La prima testimonianza di una tromba ritorna è
scolpita nel coro della cattedrale di Worchester (1400 circa). Inizialmente ad “S”, la tromba subì una forma simile a
quella odierna intorno agli anni 30 del XV secolo.
Timpani. La storia dei timpani inizia quando vennero importati in Europa grandi esemplari dall’Asia anche se piccoli
timpani erano conosciuti in Europa fin dal XIII secolo. Intorno al 1500 essi vennero poi introdotti in Germania e qui
subirono l’importante modifica delle viti per regolare la tensione della pelle al posto degli arcaici lacci. La Germania
era dunque diventata un centro di esecuzione timpanistica ancor prima che venissero importati esemplari di grandi
dimensioni. Questo strumento, associato alla tromba che spesso lo affiancava, divenne presto simbolo di aristocrazia e
potere.
Clavicordo. Strumento a corde con tastiera di facile costruzione. Il clavicordo evolse dal monocordo policorde anche
se il reale legame tra i due strumenti s’è smarrito. Un componimento poetico del 1404 è la più antica testimonianza
che riporta il termine clavicordo e nel 1511 Virdung descrive un clavicordium come uno strumento con corde di eguale
lunghezza. Una delle caratteristiche che più colpiscono dei primi clavicordi è la cortissima misura dei tasti (3
centimetri). Ciò pare imputarsi all’azione meccanica che al tasto si richiedeva, oltre che all’antica diteggiatura che non
contemplava l’uso di pollice e mignolo. Il clavicordo, subendo notevolmente la propria debolezza sonora nel corso
della storia, visse con splendore tra il 1720 e il 1780 quando il suo tono sommesso rifletteva l’avversione dell’epoca
per l’ostentazione e la grossolanità. Il dito non doveva colpire il tasto ma accarezzarlo giacché tra dita e suono vi era
un brevissimo percorso meccanico. Siamo dunque debitori del clavicordo per la moderna delicatezza che adoperiamo
nella tecnica pianistica.
Spinette e clavicembali. Strumenti a tastiera in cui le corde venivano pizzicate da becchi o cunei anziché essere
percosse da tangenti come nei clavicordi posizionati su elementi di legno basculanti detti “salterelli”. Gli strumenti
con saltarelli venivano costrutti in 3 modalità: grandi ad ala, grandi verticali, rettangolari (spinette). La cassa poggia
poi su un sostegno dotato di gambe a partire dal 1750. L’intera struttura era molto più leggera di quella dei pianoforti
moderni, non vi era usato metallo, lo spessore delle corde era molto ridotto. La storia di questi strumenti sembra
iniziare nel XV secolo quando fonti francesi, inglesi, spagnole menzionano questi strumenti in vari modi ma con lo
stesso significato di “scacchiera”. Il primo esemplare che sia stato costruito di cui si ha notizia certa è del 1360 dal
costruttore francese Jean Perrot, forse più simile ad un clavicembalo verticale “portativo”. Per riassumere: un
clavicembalo grande può essere fatto risalire al 1409 e la spinetta rettangolare al 1440 circa. Quest’ultima era un
clavicordo dotato di un meccanismo di becchi proprio del clavicembalo. Esistevano poi 2 modelli di spinetta: italiano
e fiammingo (modello un po’ più rozzo).
Nel ‘500 clavicembali in forma grande venivano costruiti quasi esclusivamente in Italia con centro a Venezia.
L’introduzione di registri è poi incerta anche se la più antica testimonianza risale al 1556 (collezione Fugger di
Augusta).
Liuto. Lo stile polifonico dei secoli XV e XVI assegnava un ruolo privilegiato a tutti gli strumenti capaci di suonare
più note contemporaneamente e questo spiega l’incremento dei suoni a tastiera dopo il 1400. Più pratico e forte della
sua tradizione, il liuto divenne uno strumento universale. Tra il 1400 e il 1520 il manico venne provvisto di tasti e le
corde da 6\8 si stabilizzarono sul classico numero di 11 (5 doppie corde e una singola acuta). Il profilo esterno
acquistò la sua fisionomia definitiva a mandorla introno al 1500. Pur essendo lo strumento favorito in tutta Europa il
liuto non era d’uso in Spagna dove invece si suonava la chitarra (a livello basso borghese) o la vihuela (“de mano” o
“de arco”, a livello aristocratico): cassa piatta e rientranze laterali della chitarra.
Viole. Nel XVI secolo le viole erano distinte in 2 famiglie: da braccio e da gamba. La viola da gamba divenne un tipo
distinto nel ‘400 prima della viola da braccio, allorché l’evoluzione musicale rese necessarie viole di misura
ragguardevole e nell’arco di pochi decenni troviamo un’intera famiglia modellata sul tipo della viola da gamba.
Generalmente i grandi bassi di viola servivano per i complessi, quelli di misura minore per la musica solistica e quelli
più piccoli per l’esecuzione a mo’ di lira. La viola non adottò poi una forma definitiva prima del 1600.
Lira da gamba. La lira da gamba (o lirone) era uno strumento basso, più recente, modellato sulla lira da braccio
ovvero un ibrido di vari strumenti. La sua forma e dimensione lasciava eseguire sempre e solo accordi, arricchiti dalla
vibrazione simpatica delle corde sottilissime. Nato troppo tardi, intorno al 1540/50, lo stile rinascimentale che poteva
supportarlo stava già mutando. IL BAROCCO (1600-1750)
Un radicale cambiamento irrompe nella musica alle soglie del XVII secolo: mai come prima i compositori difendono
le proprie novità e il nuovo stile; in questo periodo storico si va alla ricerca delle forti emozioni, al cuore degli
ascoltatori. Con simili tendenze il madrigale del ‘500 dovette lasciare spazio al dramma musicale. Lo stile polifonico
venne dunque rimpiazzato da uno stile molto più melodico che ben si accompagna alla retorica sentimentale
dell’epoca: la voce fu lo “strumento” subito più adatto a questi scopi grazie alla sua estensione anche se gli strumenti
non tardarono a far la loro parte. Si richiedeva agli strumenti una forza, un’estensione, una flessibilità e un’emotività
non troppo dissimili a quelli della voce e questo difatti escluse alcuni strumenti considerati inappropriati come le
cornamuse, cromorni, ecc. Il Seicento prediligeva nella pittura come nella musica colori dominanti e questa
dominanza venne affiancata dal timbro degli archi che si trovarono presto a superare numericamente le consuete
schiere di fiati.
Famiglia del violino. Gli strumenti della famiglia del violino seguono all’incirca gli stessi criteri costruttivi delle
viole. La costruzione di un violino si basa poi su un importante fenomeno acustico detto formante: la formante è la
capacità della cassa armonica di conferire alcune caratteristiche aggiuntive al suono prodotto dalle corde non solo
risuonando ma mettendo anche in evidenze alcuni armonici (la formante sta generalmente tra 3000 e 6000 Hz).
L’origine del violino non è certa e precisa perché esso subì una cristallizzazione molto lunga nel tempo anche se
possiamo individuare alcuni predecessori per forma e modo d’utilizzo come per esempio la viella, la viola, la ribeca
medievale (d’origine orientale). I primi grandi costruttori di violini vissero a Brescia a partire dal 1560 (Bertolotti,
Maggini) e quasi nel medesimo periodo si stabilì a Cremona quella che sarebbe diventata la capitale del violino
mondiale. Andrea Amati e i suoi discendenti (tra cui il maestro di Stradivari) determinarono per più di cent’anni le
maggiori innovazioni costruttive arrivando a disegnare la forma classica del violino. Intorno a Stradivari si formarono
altri illustri artigiani e arrivati al 1750 la liuteria italiana era al suo apice. Fu invece Jakob Stainer ad introdurre in
Germania la famosa tecnica italiana. In Inghilterra ed in Francia l’arte liutaria era molto più arretrata rispetto all’Italia
per il semplice fatto che in questi due paesi il violino non era considerato lo strumento predominante (usato spesso
nelle necessità di danza, trovava difficoltà ad innestarsi nella tradizione cameristica).
La forma classica del violino non è la sua forma definitiva. Alla fine del ‘700 quando la musica esigeva più fo