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GIASONE
1.5. Le categorie della disciplina Disciplina definita non solo come magistero (ciò che si insegna o si impara):
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dottrina, scienza, materia d insegnamento scolastico; ma anche come regola di comportamento, norma di vita,
precetto. Essa si conquista attraverso esercizio assiduo e intenso, applicazione allo studio, pratica costante, impegno. Il
maestro può sostenere la volontà attraverso forme di correzione e anche punizione o castigo, strumento di correzione e
di ammaestramento morale. In latino disciplina equivale ad istruzione, conoscenza, scienza, norma, modo di vivere.
Nelle opere specialistiche di pedagogia e scienze affini, ha un significato più ristretto, sebbene non sempre
coincidente: “l’azione che svolge il docente quando cerca di predisporre, dirigere, guidare il discente per trasmettergli
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contenuti culturali o, più propriamente, per conseguire finalità educative. Il significato del termine, nell ambito della
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pedagogia dello studio, è rappresentato come “materia di insegnamento”. In Tommaso d Aquino, ad esempio, il
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termine sta ad indicare il metodo per perfezionare le virtù verso cui l uomo possiede un attitudine naturale
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L interdisciplinarità rappresenta la prospettiva della costruzione del sapere che coinvolge non le scienze, ma la
persona. L’unità del sapere non si realizza tanto nell’unità di metodo o di contenuto, bensì in interiore nomine: l’unità
non è una somma, ma bensì in interiore nomine un habitus (abito).
1.6. Il co-attore della formazione: il minister Con Clemente, il formatore non è ancora magister, come con Agostino e
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Tommaso, anzi, riconosce la propria “minorità”: egli, infatti, è minister, ministro, cioè co attore di un disegno che lo
oltrepassa. consapevole del suo essere al servizio di un mistero più grande di lui.”, è attento alle domande, ai bisogni,
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all umanità in trasformazione dell alunno accompagnandolo alla conquista della libertà. Quello che affiora nell icona
del minister è il riconoscimento del “mistero della persona”, che porta il formatore attento ad assecondare la graduale
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fioritura del discente in forza di un intimo e libero dinamismo, con tutti i condizionamenti legati all ambiente, alla
storia famigliare, al vissuto dei primi anni, che comunque hanno lasciato il segno porta a guardare con un occhio di
particolare predilezione i ragazzi difficili e in difficoltà, a impostare nel giusto equilibrio disciplina
2. I progetti socio-educativi medievali La differenziazione di metodi e di ideali che caratterizza l'educazione
medievale, spinge a una pluralità coesistente nel Medioevo. di una varietà di soluzioni pratiche, che nascono da livelli
sociali, di condizioni economiche, di tradizioni culturali, concepisce obiettivi formativi diversi. E, tuttavia,
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consapevoli di tali varietà, non mancano i grandi progetti di omogenizzazione e di controllo delle componenti
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formative delle comunità. E il caso del notevole impegno carolingio per regolamentare per tutti l ambito formativo.
2.1. Il progetto socio-educativo di Carlo Magno Gli anni di Carlo Magno sono di grande intensità: il dominio dei
Franchi assume dimensioni europee, e si deve allora procedere alla riorganizzazione istituzionale del territorio e alla
ricerca di un equilibrio con le popolazioni sottomesse. La regalità franca realizza un accordo stabile con il papato ed
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evolve in direzione imperiale. nell ascesa politica di Carlo l’espansione territorialeche il sovrano mise in atto, insieme
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ad una decisa attività evangelizzatrice era finalizzata anch essa a creare una coscienza unitaria attraverso l adesione
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all unica fede, una più ampia “pedagogia intellettuale” dei popoli vinti, allo scopo di costruire progressivamente, tra i
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sudditi, una profonda unità spirituale, politica e religiosa, che sarebbe stata l indizio principale dell appartenenza alla
grande civiltà carolingia. Con la riforma della cultura Carlo Magno si prefiggeva di formare: un clero colto, capace di
leggere la Sacra Scrittura in latino e anche le opere dei Padri della Chiesa, tutte in lingua latina; dei funzionari
istruiti, che sapessero redigere correttamente gli atti ufficiali per i quali si usava ancora il latino; una base linguistica
e culturale per unificare una popolazione formata dalla mescolanza di tanti popoli diversi. Il progetto di Carlo, si pone
come omnicomprensivo, investendo, oltre agli ambiti politico–amministrativo e religioso, anche quello culturale.
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2.2. Un’enciclica carolingia per la diffusione dell’istruzione: l’Admonitio generalis l Admonitio generalis, nota
anche come Encyclica de emendatione librorum et officiorum ecclesiasticorum capitolare emanato da Carlo nel 789, è
ritenuto uno dei momenti normativi più alti del programma carolingio in tema di riforma della vita religiosa e culturale
della vita di chierici e laici. La sua struttura è semplice: a un lungo prologo seguono 82 prescrizioni. Il capitolare
attinge a due grandi bacini di memoria: da una parte le norme antiche dei padri conciliari conservate attraverso i secoli
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dalla chiesa romana, dall altra parte le parole eterne della Bibbia che il re per primo deve ricordare. ordinava anche
che i sacerdoti prendessero con sé dei ragazzi per istruirli: Nelle scuole si insegnavano le materie letterarie: leggere,
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scrivere, il latino; la grammatica, la retorica, la dialettica, l aritmetica, la geometria, l astronomia, la musica, la
medicina. L’ istruire è usato propriamente nel senso di rendere abile, ammaestrare, di acquisire una o più capacità»
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2.3. L’esemplarità del magister attraverso importanti contributi come quelli di Agostino, Anselmo d Aosta, Tommaso
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d Aquino, il minister dell alto medioevo si fa dunque magister, maestro. Il magister (termine da cui derivano la stessa
etimologia dei termini maestro e mago) – è il portatore di un “di più” (dal latino magis) rispetto a colui che gli è
affidato. il docente è “colui che sa”; ha condotto studi approfonditi, si è specializzato in una disciplina, sa eseguire “a
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regola d arte” attività teoriche e pratiche. ma ciònon è sufficiente oggi, proprio come non lo era ai tempi della
scolastica. Infatti è possibile conoscere molto e non essere maestri, bensì solamente eruditi, termine che generalmente
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non gode di buona stampa, dal momento che l erudito è considerato un soggetto tendenzialmente autoreferenziale,
che tiene il proprio sapere per sé e che, quando si rapporta ad altri, piuttosto che condividere con loro, fa pesare
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quello che sa. Tommaso d Aquino, riflettendo sul rapporto “vita attiva” e “vita contemplativa afferma: « vale di più
comunicare i frutti della contemplazione piuttosto che limitarsi a contemplare». E questo vale anche per
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l insegnamento e per la formazione. Verso il III secolo, nelle scuole rette da cristiani, l’insegnante non si limita più a
trasmettere competenze strumentali, ma è coinvolto in una comunicazione spirituale, è cioè anche e soprattutto
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formatore. Viene riconosciuta nella dinamica formativa una polarità fondamentale tra la libertà dell uomo – docente e
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discente – e la libertà di Dio, il primo Pedagogo. l esperienza formativa si carica di una responsabilità che trascende la
semplice trasmissione di contenuti e abilità.
2.4. L’educazione della società laico-aristocratica: il Manuale di Dhuoda nell’età carolingia si fa strada la necessità di
formare una nuova figura di cavaliere. Anche il Cristo èraffigurato come legionario romano, il Cristo militante e
cavaliere va incontro soprattutto alla mentalità germanico–barbarica e trova una singolare espressione nel Manuale di
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Dhuoda. Dhuoda di Septimania apparteneva all alta aristocrazia dell impero carolingio. ebbe due figli: Guglielmo e
Bernardo. Il marito, accusato di tradimento, fu giustiziato, seguito nello stesso destino da Guglielmo. Dhuoda,
trovandosi lontana dai figli, volle indirizzare al maggiore, un manuale di consigli, Liber manualis Dhuodane quem ad
filium suum transmisit Wilhelmum, Il contenuto del Manuale risulta davvero significativo. Dhuoda comincia parlando
della ricerca di Dio (cap. I); poi tratta del Dio cristiano, cioè della Trinità (II); i consigli al figlio circa i suoi doveri nei
confronti dei rappresentanti di Dio sulla terra, primo fra tutti il padre, poi gli alti dignitari, infine i sacerdoti (III); i
consigli riguardanti la vita quotidiana (IV), le tribolazioni (V), il problema della perfezione cristiana (VI), la morte
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(VII); alla preghiera; si conclude con dei salmi (XI). Con la sua opera l autrice vuole abbozzare quello che è definito
“il libro del perfetto aristocratico”, ossia il libro del perfetto cavaliere, che proprio nei secoli VIII–IX si andava
costituendo come ceto di professionisti delle armi e della vita di corte, dandosi, contemporaneamente, una vera e
propria cultura, ed una consacrazione anche liturgica. ciò che risulta evidente dalla lettera di questo Manuale è lo
sforzo di delineare la figura del cavaliere “senza macchia e senza paura”, virtuoso e devoto, modellato su un Cristo
inteso come esempio e suscitatore di cavalleria e di preghiera. Il manuale riassume in sé le caratteristiche salienti di
un’epoca, pur mantenendo una sua specificità istruttiva, rispetto ai consigli offerti nello stesso momento dalle scuole
presbiteriali o parrocchiali. Malgrado al figlio lontano non manchino maestri competenti e autorevoli nelle varie
discipline, ai quali la madre non pensa minimamente di sostituirsi, dichiara di voler offrire lo “specchio” del perfetto
feudatario, per riuscire gradito al secolo e a Dio. 24
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2.5. L’influsso dei Comuni se nell ambito della vita feudale, e incentivazione culturale non è stata forte proprio per il
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tipo di attività è con il sorgere dei Comuni, dell artigianato, dell industria, che si ha una un vero cambiamento di
prospettiva con la creazione di scuole municipali per mercanti, per notai, con la presenza del bilinguismo, (latino,
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lingua straniera,) e con l interesse per i saperi strumentali, con un rapporto più equilibrato tra cultura orale e cultura
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alfabetizzata, con l uso della scrittura., assumono un ruolo importante il Trivio (grammatica, dialettica, retorica), e il
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Quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia) e s inseriscono il Diritto e la Medicina, mentre accanto alle
discipline tradizionali (gramm