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abbandonando i tradizionali alleati moderati, cioè il e le componenti più conservatrici dello

Chiesa Cattolica, Giovanni

schieramento parlamentare, e, grazie anche all'apporto della ora guidata da

XXIII, riuscì a formare, nel 1963, il primo governo di centro-sinistra.

La politica di Almirante 1914 - 1988 Giorgio Almirante

Nell'’autunno del 1946 torna a Roma, dove partecipa prima alla fondazione del Mius, il Movimento

italiano di unità sociale, e poi, nel dicembre del 1946, con Pino Romualdi e Augusto de Marsanich,

a quella del Movimento sociale italiano, un partito che rivendica orgogliosamente il proprio legame

con il fascismo. E' responsabile della segreteria organizzativa del MSI e dal 1947 è segretario

nazionale del partito. Nel dopoguerra Almirante insegna lettere in un liceo romano e arrotonda lo

stipendio dando lezioni private di latino e greco. Accusato di apologia del fascismo dopo un

comizio durante la campagna elettorale per le amministrative, viene condannato al confino per un

anno e, anche se non sconta la pena, deve rinunciare all’'insegnamento. Da allora la sua vita è tutta

per il partito. Alle elezioni dell’'aprile 1948, Almirante riesce a portare in Parlamento sei deputati;

due anni dopo il MSI gli preferisce il moderato Augusto De Marsanich, che viene eletto segretario;

nel 1954 Almirante perde ancora la segreteria, passata ad Arturo Michelini, suo rivale storico; nel

1956, dopo la sconfitta alle elezioni amministrative, Almirante presenta una mozione contro

Michelini, perde di misura il congresso, ma convince i suoi compagni, che vorrebbero lasciare il

MSI, a restare e a proseguire la battaglia dentro il partito. Almirante è l'’uomo del dialogo:

raggiunge un accordo con la maggioranza di Michelini e rientra nella direzione nazionale del

partito.

Nell'’estate del 1960, con i fatti di Genova, si chiude una fase della storia italiana: il MSI chiede

l’autorizzazione per lo svolgimento del congresso del partito nella città ligure, medaglia d’oro per la

In Liguria e in tutta l’Italia esplode la protesta contro il governo guidato dal

resistenza.

democristiano Fernando Tambroni, che in Parlamento si avvale del sostegno missino: a Roma,

Palermo e Reggio Emilia le manifestazioni finiscono con la repressione della polizia e una decina di

morti, mentre Tambroni, sconfessato dalla stessa DC, è costretto a dimettersi. Con lui cade ogni

ipotesi di governo appoggiato dall’estrema destra e inizia la stagione del centro-sinistra che

inaugura l’emarginazione del MSI dalla scena politica nazionale. Almirante ricomincia la sua

battaglia. Al congresso del 1963 abbandona i lavori e non partecipa alle votazioni finali. Due anni

dopo, mette in minoranza la corrente di Pino Romualdi.

br>Nel 1969, dopo la morte di Michelini, Almirante diventa segretario del partito che guiderà

ininterrottamente fino al 1987. Abile oratore è stato capace di parlare per nove ore di fila nel 1971

contro la legge a tutela dei diritti della popolazione altoatesina del Trentino Alto Adige si batte sin

dai primi anni per far uscire il MSI dall’isolamento in cui si trova: promuove l’unità di tutte le forze

di destra, stringe un’alleanza con i monarchici e nel 1972 porta il partito al massimo storico,

raggiungendo il 9% alle elezioni politiche. In realtà, i suoi sforzi non bastano. Nel giugno del 1972,

la Procura di Milano chiede alla Camera l’autorizzazione a procedere contro Almirante per il reato

di ricostituzione del partito fascista. L’inchiesta non ha seguito, ma i rapporti fra il MSI e la società

italiana rimangono difficili: le principali forze politiche sostengono che il partito di Almirante non

fa parte dell’arco costituzionale, ricordando che la costituzione entrata in vigore nel 1948 non

consente la ricostituzione del partito fascista. Da parte sua, Almirante non nasconde i suoi giudizi

sulla democrazia italiana nata dalla resistenza, vantandosi di non far parte del cosiddetto arco

costituzionale. Sono gli anni Settanta, gli anni della strategia della tensione, delle bombe sui treni e

nelle piazze, sono gli anni dei molti giovani missini che lasciano il partito e si dedicano alla lotta

armata, mentre lo stesso MSI è uno dei bersagli più colpiti dal terrorismo rosso.

br>Nel 1974 Almirante viene messo in minoranza dal suo partito, contrario alla legge che istituisce

il divorzio. Lui, che ha sposato in chiesa donna Assunta Stramandinoli, dopo la fine del precedente

matrimonio con Gabriella Magnatti, sarebbe favorevole ma il MSI decide di affiancare la DC nella

battaglia antidivorzista. In ogni caso il referendum è perso e nel 1975 il partito di Almirante scende

ancora per attestarsi al 6 %. Il segretario è duramente contestato dalla corrente moderata che

vorrebbe un più forte impegno nel dialogo con la Democrazia Cristiana e accusa Almirante di non

isolare gli estremisti del MSI. Nel 1976, la corrente Democrazia Nazionale lascia il partito e, pur

non riuscendo a presentarsi al paese come un’alternativa al MSI guidato da Almirante, certo gli

pone un problema: quello della creazione di una destra moderna.

Metodi di propaganda fascista La vita della donna, incapace di grandi costruzioni spirituali, è per il

fascismo dominata dall’amore, per i figli o per il marito. La sua massima espressione e realizzazione è la

famiglia, la discendenza che essa deve assicurare alla patria. La tassa sul celibato, del 1934, si iscrive in quel

contesto ideologico di difesa della razza che porta all’equazione tra essere uomo ed essere padre e che si

esprime in questo adagio del duce: “i popoli con le culle vuote non possono conquistare un impero”.

Nel 1930 Mussolini proclama che l’intero complesso delle abitudini degli italiani deve essere riformato. A

tale fine il regime allestì un vasto sistema di veti e prescrizioni che investiva ogni ambito, dalle formule da

usare nelle lettere d’ufficio, alle forme di saluto (fu abolita la stretta di mano), all’abbigliamento (che

impose agli uomini la camicia nera) e soprattutto al linguaggio, cui si prestò una particolare attenzione.

L’autarchia culturale avviata all’inizio degli anni Trenta bandì dal vocabolario italiano ogni forestierismo,

sostituì con il “più italico” voi il lei, che sopravvisse solo nelle espressioni umoristiche, e introdusse una

serie di neologismi, tra cui il verbo “ricinare”. “La parola del fascista – asseriva il segretario del partito

Achille Starace – è un patto. Le parole hanno una loro tremenda magia”.

Il fascio littorio assurge a emblema dello Stato e diventa onnipresente. L’arte, di cui la politica costituisce la

somma manifestazione, esprime i valori fascisti attraverso l’estetica futurista delle opere di Sironi, Balla,

Depero, Prampolini, Funi.

Nel 1927 nasce l’EIAR. La radio, più del cinematografo, si rivelerà un nuovo potentissimo mezzo di

propaganda, annunciato da Mussolini con grande magniloquenza: “Il tempo dell’agnosticismo politico è

finito. La coscienza nazionale chiede di essere alimentata, istruita, orientata.”

Concordato e Patti Lateranensi con il nome di Concordato si intende l’accordo bilaterale tra uno Stato (nel

nostro caso, quello italiano), e la Chiesa Cattolica, disciplinante l’attività ecclesiastica all’interno dello Stato

stesso. In Italia venne stipulato nel 1929 (nell’ambito dei cosiddetti Patti Lateranensi), recepito nella

Costituzione nel 1948 e modificato successivamente nel 1984. Il 20 settembre 1870 l’esercito italiano

entrava in Roma attraverso la breccia di Porta Pia, sancendo così la fine dello Stato Pontificio. Una delle

clausole dell’armistizio lasciava al papa la zona dei palazzi vaticani, dove Pio IX si rinchiuse sdegnato. L’anno

seguente il parlamento approvò la cosiddetta Legge delle Guarentigie, con cui si garantiva al Vaticano la

piena indipendenza e un appannaggio annuo: ma Pio IX aveva comunque già scomunicato re, governo e

parlamento. La frattura si ricompose nel 1929, quando il capo del governo italiano di allora, Benito

Mussolini, stipulò l’accordo noto come Patti Lateranensi, comprendente un trattato con il quale nasceva lo

Stato del Vaticano e un concordato con cui la religione cattolica veniva riconosciuta come «sola religione

dello Stato». Il Trattato e gli allegati vennero ratificati in legge (n. 810), e successivamente vennero

emanate altre leggi (nn. 847 e 848) per la sua applicazione.

Le cause della Grande depressione del 1929

Crisi economica del 1929

 Ineguale distribuzione della ricchezza

 Prezzi alti e debiti di guerra

 Sovrapproduzione industriale e agricola

 Crollo del mercato azionario e panico finanziario

Effetti della Grande depressione

 Fame diffusa, povertà e disoccupazione

 Crisi economica a livello mondiale

 Vittoria dei Democratici in 1232 elezioni

 Avvio del New Deal di Franklin D. Roosevelt

Si viveva un’epoca di grande crescita economica. Non c’era disoccupazione e le imprese crescevano,

quotandosi in Borsa. L’americano medio cominciava ad investire in Borsa, e avere un business redditizio e

reinvestiva in Borsa non risparmiando. Alcuni chiedevano prestiti alle banche per poi investirli in Borsa.

Cos’è la Grande Depressione?

La Grande Depressione del 1929 fu la maggiore crisi nella storia degli Stati Uniti, colpendo praticamente

tutto il mondo industrializzato. Cominciò nel 1929, e durò circa dieci anni.La crisi dell’economica

americana iniziò nel 1928 con la caduta dei prezzi agricoli e esplose il 29 ottobre del 1929 quando

affondò la Borsa di New York. Quel giorno scesero rapidamente gli indici di numerosi titoli e continuarono

la loro discesa per tre mesi consecutivi. Le quotazioni continuarono a scendere anche gli anni successivi.

Inizialmente la crisi fu un po’ sottovalutata. Le banche non avevano soldi e quindi le aziende non

ottenevano credito, le produzioni si fermavano, creando disoccupazione. Questa situazione si estese

rapidamente anche all’Europa inondata di capitali americani.

In questa situazione nei paesi occidentali e particolarmente negli USA, si iniziò una politica dove lo stato

interveniva direttamente nell’economia. Si trattava del “New Deal”, in Europa conosciuto come il Welfare

State.

Le cause

Molti fattori contribuirono a questa crisi; nonostante, la causa principale di questo disastro finanziario,

conosciuto come il giovedì nero, fu una speculazione esagerata, dovuta alla sovrapproduzione e

all’inflazione del credito, così come a causa di una ineguale distribuzione della ricchezza negli anni ’20 e

alle speculazioni in Borsa. Le profonde diseguaglianze crearono un’economia instabile.

Dettagli
A.A. 2015-2016
37 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rosalba.carnevale.12 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea dei partiti e dei movimenti e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Colarizi Simona.