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Il regime giuridico tra Età REPUBBLICANA e Età IMPERIALE
Usi delle acque degli acquedotti pubblici
Età repubblicana
a- (il principio della esclusività degli usi pubblici)
Il principio che regola la conduzione dell'acqua pubblica e la distribuzione nella città è quello della esclusività degli usi pubblici. Significa che l'uso dell'acqua condotta è esclusivamente di natura pubblica, raramente giungeva ai privati. Era esclusiva per alcune persone ed era rimessa al voto dei cittadini (sistema residuale).
- Frontino, De aquaeductibus Urbis Romae, 94, 3-5 (intorno all'anno 100)
In passato tutta l'acqua era erogata per usi pubblici e si prescriveva quanto segue: "i privati prelevino solo l'acqua che dal bacino cade in terra" (...), vale a dire l'acqua che deborda dal bacino, quella che noi chiamiamo superflua. Anche questa era concessa solo per
suolo o all'irrigazione dei campi. Frontino sottolinea l'importanza di garantire un'adeguata quantità di acqua per tutti i cittadini, sia per le necessità pubbliche che private. Nel libro, Frontino riporta anche le normative che regolavano la conduzione dell'acqua nella città di Roma. Ad esempio, veniva stabilito che le condotte dell'acqua dovevano essere mantenute in buono stato e libere da ostruzioni, al fine di garantire un flusso costante e pulito. Inoltre, venivano imposte multe per coloro che avessero danneggiato o inquinato le fonti d'acqua. In conclusione, il sistema idrico di Roma antica era gestito in modo da garantire l'accesso all'acqua a tutti i cittadini, sia per le necessità pubbliche che private. Questo dimostra l'attenzione che gli antichi romani avevano per il benessere della comunità e per l'utilizzo sostenibile delle risorse idriche.suolo o sottosuolo. L'acqua debordata o andava nella fogna o al suolo per tenerlo sempre pulito. Una volta fuoriuscita non ha più nessun uso. E se la prendevano i privati per uso pubblico. La esclusività dell'uso pubblico delle acque condotte è il principio che governa gli acquedotti nell'età repubblicana.
Età imperiale
b- (il principio della priorità degli usi pubblici) Con l'arrivo di Augusto, l'imperatore usa l'acqua per motivi politici perché attiva a se la materia dell'acqua condotta. Il curatore delle acque non veniva più eletto da popolo. L'imperatore concede l'acqua potabile ai privati che vuole lui e la concessione era gratuita. Le terme e le lavanderie non solo prendevano acqua di risulta ma pagavano una tassa per l'uso." - Frontino, De aquaeductibus Urbis Romae, 106, 1 "nessun privato abbia il diritto di derivare acqua dalle condotte degli acquedotti pubblici;
coloro aiquali è stato accordato il diritto di derivare acqua, la derivino dal castello d'acqua" (testo di senatoconsulto dell'11 a.C.)
Con una delibera del senato cambiano gli strumenti normativi. C'è la regola generale per la quale nessuno osi prendere acqua in forma esclusiva dagli acquedotti pubblici. Però le persone a cui è stato concesso hanno il diritto di derivare acqua che non è più di risulta ma acqua del castello d'acqua che è un edificio, casupola con piccole finestrelle con una sola porta. Il canale principale entra nell'edificio e si versa l'acqua in ricettacoli che riversano acqua in tubature e la portano ai punti di distribuzione.
G) tutela degli acquedotti pubblici
Hanno un ruolo i singoli cittadini: si pensa all'integrità dell'acqua, l'acqua deve svolgere la funzione per cui viene condotta, cioè essere bevuta, non deve essere inquinata.
a-
intasarsi, sarà punito con una multa di 20.000 sesterzi” (testo di legge di età repubblicana)Era prevista una multa ancora più alta per chi danneggiava gli impianti di conduzione dell'acqua. Anche in questo caso, la multa sarebbe stata riscossa dal popolo romano, all'erario.esservi condotto; o avrà impedito l'emissione, distribuzione, ripartizione o conduzione delle acque nei bacini e nei depositi a Roma e nei luoghi ed edifici che sono o saranno adiacenti alla città, nei giardini, nelle tenute, nei terreni ai cui proprietari o possessori l'acqua è o sarà concessa o attribuita, il colpevole sia condannato ad un'ammenda di 100.000 sesterzi da pagare al popolo romano. Qualunque danno egli abbia causato, sia condannato a riparare, restaurare, rimettere in piedi, ricostruire, installare o rapidamente demolire quanto ha costruito, senza manovre fraudolente" (legge Quinctia del 9 a.C.)
Legge fatta e approvata da Augusto, su proposta da Quintio, per la tutela delle condotte.
La multa più alta viene irrogata ma nel caso di danneggiamento o distruzione degli impianti idrici. Viene riscossa dal popolo romano. Non si punisce solo il danneggiamento dell'impianto ma la punizione comporta anche che il
danneggiatore sia costretto a ripristinare. Anche il concessionario esclusivo trova protezione nella legge. Il sistema di tutela essendo popolare è concepito tale che se danneggiato il mio interesse specifico, non è detto che sia io ad agire ma qualsiasi cittadino.
Hanno un ruolo i privati: che difende sia l'interesse sia un uso pubblico
a- Manutenzione degli impianti, attività che il privato compie
- Ulpiano in D. 43.21.1 pr. ... 43.21.1.9 ... 43.21.3.4 il pretore dice: "io vieto farsi violenza, onde sia lecito a quel tale di rifare, purgare i canali, i sotterranei, i ripari per condurre l'acqua; purché non altrimenti conduca l'acqua che come nella passata estate, non per violenza, non di soppiatto, non precariamente da te l'abbia condotta" ... L'interdetto (dei canali) compete ancora a colui, il quale non ha diritto di condurre l'acqua, ... appartiene a tutti i canali, che siano posti in luogo pubblico o
privato(Testo di un interdetto)
Ulpiano afferma che il pretore dice che non si può impedire a chi sta pulendo i canali di compiere la sua attività. Non è un'azione popolare ma una legittimazione attiva qualificata. L'interdetto ha di mira tutti i canali sia pubblici che privati (strumento giudiziario) e mira alla loro manutenzione. Questo interdetto compete anche a chi non ha la concessione dell'acqua purché inizi in via legittima operazioni di condotta. Il singolo privato può garantire la manutenzione delle tubature al di là del titolo concessorio e al di là della legittimazione popolare all'interdetto.
b- Uso esclusivo del concessionario— Ulpiano in D. 43.20.1.38 il pretore dice: "vieto l'uso di violenza per impedire che egli, secondo le modalità della concessione, derivi acqua dal serbatoio, dal quale chi ne aveva titolo gli ha concesso di derivarla" Ulpiano riporta un testo di un interdetto.
Concessionario chiede al pretore l'interdettoperché c'è qualcuno che gli impedisce di usufruire della sua concessione. La legittimazione attiva è qualificata. Il pretore con la su azione garantisce l'uso della concessione, uso dell'acqua pubblica e agli impianti di svolgere la loro funzione.