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Estratto del documento

Fra il III e I sec a.C l’amministrazione ordinaria della giustizia criminale si svolgeva in due forme:

1. il iudicium populi: il giudizio popolare in cui solo i comizi centuriati potevano emettere una

sentenza capitale.

Le assemblee che votavano per tribù, ossia i comizi tributi e il concilio della plebe,

potevano irrogare esclusivamente sentenze pecuniarie

2. la questio o iudicium pubblicum: il processo svolto da un magistrato, in genere il pretore,

assistito da un consilium in funzione di giuria

A tal proposito,circa le giurie,una legge Aureliana del 70 a.C stabilì che la lista da cui trarre le

giurie fosse costituita, in parti uguali, da senatori e cavalieri. Questa linea di compromesso fu

seguita fino al principato.

  La  creazione  del  principato  e  

l’età  augustea  

Dopo la vittoria ad Azio, nel 27 a.C il senato conferì a Ottaviano il titolo di augustus (venerabile):

l’erede di Cesare era ormai il padrone di Roma

Negli anni successivi Augusto fu eletto regolarmente console e gli venne data anche la tribunizia

potestas, l’intero potere dei tribuni che comportava anche la sacro santità

La prima esigenza cui Ottaviano sopperì consistette nel mantenere il controllo dell’esercito.Ciò fu

possibile assumendo sempre, dal 31 a.C in poi, la magistratura consolare e assumendo, nel

23,l’imperium proconsolare maius

Le province vennero allora distinte in due tipi: le province imperiali e quelle senatorie

L’imperium proconsolare garantiva a Ottaviano il comando di tutte le legione stanziate nelle

province imperiali, mentre il termine maius indicava la superiorità del suo imperium rispetto a

quello dei proconsoli delle province senatorie

La centralità e la preminenza politica di Ottaviano furono ottenute attraverso l’assunzione del

consolato, del ruolo di princeps senatus, della tribunicia potestas e della censura

L’insieme di queste magistrature e funzioni garantiva al princeps:

il potere esecutivo

• la direzione del senato e il diritto di convocarlo o meno

• il diritto alla convocazione di tutte le assemblee romane

• il potere di veto sugli atti di qualsiasi magistrato

• il diritto di radiare dal senato i membri che egli, per qualsiasi motivo, potesse considerare

• inopportuni

La fiscalità e la finanza imperiale

In campo finanziario, Augusto concesse a numerose città l’esenzione tributaria, lo ius italicum

La riscossione fiscale continuò ad essere appaltata ai pubblicani che erano tuttavia controllati da

un procuratore nelle province senatorie e da un questore in quelle imperiali

I tributi provinciali e le imposte indirette, al netto delle spese per gli stipendi ai soldati e ai

funzionari, confluivano nell’aerarium, la cassa di stato pubblica

Il fiscus che era finanziato dai proventi dell’Egitto (non trasformato in prov ma considerato

possesso diretto di Ottaviano e governato da una burocrazia di sua nomina) e dai proventi dei

possedimenti personali di Augusto costituì invece la cassa di stato di competenza del principe

Per ultimo, fu organizzato l’aearium militare che doveva pagare gli stipendi dei soldati e i loro

congedi

I gruppi dirigenti: senatori e cavalieri

Con Augusto lo stato romano assunse una struttura organizzativa più consona alla dimensione

imperiale che si era da tempo costituita

Le nuove strutture organizzative create facevano riferimento ai prefetti, ai procuratori e ai curatori

I curatori erano funzionari minori stipendiati, nominati e dipendenti direttamente dal principe

Il prefetto del pretorio era a capo della guardia personale del principe stanziata a Roma (i

pretoriani)

Un gradino sotto i prefetti, stavano i procuratori che sovraintendevano a una moltitudine molto

diversificata di funzioni

La più grossa novità che riguardò i gruppi dirigenti fu rappresentato dal nuovo ruolo assunto dagli

equites che si occupavano, come appaltatori e come uomini di affari, della gestione economico-

finanziaria dell’impero

Ad un certo punto vennero affidate loro anche mansioni giudiziarie

La legittimazione del potere imperiale e il problema della successione

In Roma la potestas imperiale non implicava la trasmissione del potere; alla scomparsa del

principe solo il senato e i comizi potevano conferire incarichi che consentivano l’esercito

dell’autorità imperiale

Per Augusto, quindi il problema più assillante dei suoi ultimi anni fu quello di riuscire a garantire la

continuità del potere nell’ambito della sua famiglia senza però offendere la forma repubblicana

dello stato

La soluzione che adottò fu quello di designare lui stesso un successore che, al momento della sua

morte, fosse già legittimato dal senato ad assumere la carica imperiale

In seguito ad una catena di lutti familiari si risolse ad adottare Tiberio ( 4 d.C), il meno amato dei

suoi parenti acquisiti

Asia Minore: il regno di Pergamo donato ai Romani

Nel 133 a.C il re di Pergamo Attalo III morì senza eredi, ma lasciò un testamento che regalava ai

Romani il suo regno chiedendo che venisse garantita la libertà della città di Pergamo e ne fosse

ampliato il territorio

Aristonico, però, discendente della dinastia regale, scatenò una lunga rivolta che dopo 4 anni fu

repressa

Aristonico, inoltre,richiamò nelle sue file anche gli schiavi, li liberò e fondò una città chiamata

Doulon Polis (città degli schiavi)

Le grandi rivolte di schiavi: Euno e Spartaco

Malgrado nell’impero romano lavorassero milioni di schiavi, le grandi rivolte di massa si possono

ridurre a 2

1. Intorno al 136 a.C scoppiò in Sicilia la prima grande rivolta di massa

Capo della rivolta fu Euno, personaggio ambiguo asserente che gli era stato rivelato che

sarebbe diventato re e che la dea siriaca gli appariva in sogno

La rivolta si ingrandì rapidamente tra uccisioni, stupri di uomini e donne e anche le stesse

schiave si ribellarono e non risparmiarono torture ed uccisioni

I romani, cmq, riuscirono a vincere l’assedio di Taormina; catturarono Euno e ripulirono

l’isola da tutti quelli che si erano dati al brigantaggio

2. Un’altra rivolta, scoppiata in Sicilia nel 73 a.C, fu guidata da Spartaco e iniziata da un

gruppo di gladiatori di Cuma

Vagando tra il Nord e il Sud dell’Italia, fuggirono sperando che ognuno potesse tornare a

casa, in Tracia e in Gallia

Inseguiti infine dalle legioni di Crasso, gli schiavi furono sconfitti prima in Lucania, poi

presso Brindisi

Per quanto riguarda, invece, la guerra in sé, agli inizi aveva i caratteri primitivi delle guerre

contadini-soldati: in autunno si semina e si vendemmia, in primavera si fa la guerra,d’estate si

mietono le messi

Con la riforma di Mario del 106 a.C si ribaltò il codice etico tradizionale: non furono più solo i ricchi

ad avere l’onore di andare in battaglia, ma i soldati divennero dei professionisti pagati con un

regolare stipendium

Terza guerra punica (149-146)

La preoccupazione dei Romani per la prosperità commerciale recuperata da Cartagine e il ricordo

delle guerre precedenti fecero scoppiare la terza guerra punica approfittando della modesta guerra

di confine fra Cartagine e Massinissa, re della Numidia (all’incirca l’attuale Algeria) per intervenire

Cartagine chiese la pace, ma Roma fu inflessibile e dopo due anni di assedio e di difesa

disperata, la città fu conquistata e distrutta (146) da Scipione Emiliano, nipote dello Scipione

Africano vincitore di Zama

I Gracchi: contro gli abusi dei ricchi

Le trasformazioni economiche e sociali, messe in moto dagli avvenimenti successivi alla vittoria su

Cartagine (146 a.C) fecero emergere alcuni fattori di crisi già presenti nella struttura istituzionale

dello stato romano

In particolare, l’impoverimento dei contadini costituenti le truppe sia romane sia italiche rendeva

sempre più difficile il reclutamento militare e il declino delle antiche idealità civili e politiche di cui il

cittadino-soldato era depositario cioè la difesa dei beni e compartecipazione ai vantaggi delle

conquiste

La crisi sociale quindi ispirò le riforme dei tribuni della plebe Tiberio e Gaio Gracco, la cui azione fu

però avversata dall’oligarchia senatoria, che temeva di perdere il controllo dello stato

Dal matrimonio di Tiberio Sempronio Gracco e Cornelia, figlia di Scipione l’Africano, nacquero 12

figli ma ne sopravvissero solo 3: Tiberio, Gaio e Sempronia

Tiberio  

Tiberio venne eletto tribuno della plebe per l’anno 133 a.C (riforma agraria) e propose di fare

approvare una legge agraria per regolamentare il possesso e l’uso delle guerre pubbliche,

riprendendo un’antica legislazione (Licinia Sextiae e la lex de modo agrorum di epoca

postannibalica)

Il progetto di Tiberio era quello di migliorare le condizioni dei poveri e di ricreare l’antica figura del

contadino-soldato (in autunno si semina e si vendemmia, in primavera si fa la guerra, d’estate si

mietono le messi)

Sostanzialmente Tiberio Gracco si poneva 3 obiettivi concreti:

1. Risolvere il dramma sociale attraverso le assegnazioni

2. Insediare nelle campagne spopolate i contadini che si erano inurbati

3. Aumentare di conseguenza la popolazione e quindi la leva militare

Venne eletta quindi una commissione di 3 uomini con il compito di distinguere le terre pubbliche da

quelle private e di re-distribuire quello illegalmente occupato

Il suo successo politico fu completo anche perché vennero nominati, oltre lo stesso Tiberio, suo

fratello Gaio e suo suocero Appio Claudio Pulcro, che era princeps senatus

Gaio  Gracco  

Nel 123 a C il movimento riformista trovò un nuovo capo politico e al tribunato della plebe venne

eletto il fratello di Tiberio, Gaio Gracco, che ampliò i suoi progetti politici facendo passare una

legge lex frumentaria/annonaria che bloccava il prezzo del grano

Rieletto tribuno per la seconda volta nel 122 a.C, Gaio propose la concessione della cittadinanza

ai latini e del diritto latino agli italici

Ciò era inaccettabile per la nobiltà in quanto avrebbe messo in crisi i suoi tradizionali strumenti di

controllo politico e sociale

L’oligarchia, quindi, reagì proponendo una serie di misure volte a togliere a Gaio il favore della

plebe urbana

Perso il favore della plebe e anche l’aiuto degli schiavi venne attaccato dagli avversari armati e

morì facendosi suicidare da un suo schiavo, mentre i suoi ultimi sostenitori venivano uccisi

La lotta politica dopo i Gracchi

Dopo il fallimento dei Gracchi,quando i cavalieri tornarono ad allearsi con il popolo per formare una

sorta di partito democratico in grado di contrapporsi a quello oligarchico dei pochi che detenevano

il po

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Publisher
A.A. 2007-2008
50 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher S.L. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Albana Mela.