Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 24
Storia romana: le fonti (epigrafiche, letterarie, numismatiche, archeologiche) Pag. 1 Storia romana: le fonti (epigrafiche, letterarie, numismatiche, archeologiche) Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia romana: le fonti (epigrafiche, letterarie, numismatiche, archeologiche) Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia romana: le fonti (epigrafiche, letterarie, numismatiche, archeologiche) Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia romana: le fonti (epigrafiche, letterarie, numismatiche, archeologiche) Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia romana: le fonti (epigrafiche, letterarie, numismatiche, archeologiche) Pag. 21
1 su 24
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Le fonti epigrafiche

Oltre alle fonti letterarie ci sono le fonti epigrafiche, che sono fonti giunte direttamente dall'antichità senza il problema della tradizione testuale (tranne che per i testi manoscritti epigrafici, di eruditi del 1500 che inserirono nei propri schemi non solo copie di manufatti artistici ma anche di manuali epigrafici; di molte iscrizioni che troviamo nei manoscritti medievali è rimasto poco, ed è necessario operare un giudizio critico a riguardo; è infatti frequente che questi eruditi creassero dei testi combinando più copie di più iscrizioni. Capita piuttosto di frequente che le iscrizioni ai manoscritti epigrafici siano delle copie fasulle, spesso adattate da iscrizioni antiche).

I testi scritti su pietra, come le iscrizioni in generale, sono stati prodotti per essere trasmessi al grande pubblico e alla posterità; molte iscrizioni sono create per perpetuare la fama del defunto, o hanno uno scopo "pubblicitario".

come graffiti di Pompei o bolli sui materiali da costruzione, la cui funzione è strumentale ed effimera. I documenti epigrafici sono importanti perché, a differenza delle fonti letterarie - che si concentrano su grandi momenti della storia - questi si situano in contesti che non sono sempre compresi dagli interessi degli storiografi che si occupano dei macroprocessi storici. Ci forniscono informazioni più dettagliate; anche se hanno un focus limitato, danno un'idea dei fenomeni complessi che fanno parte della storia locale. - leggi e decreti, spesso scritti su tavole provvisorie di legno imbiancato o su tavole di pietra, che avevano come scopo la durabilità. Leggi e decreti sono scritti su pietra sia per decisioni di rilevanza nazionale sia perché importanti per i soggetti che le emanano. - trattati internazionali - corrispondenze di natura ufficiale - elogi di personaggi pubblici, sia in vita, sia

in morte; spesso sono la biografia onoraria di un personaggio.

iscrizioni onorarie, che ripercorrono i ruoli istituzionali, il cursus honorum, per giustificare il motivo per cui la comunità ha dedicato un monumento a qualcuno;

Iscrizioni sepolcrali, che fanno cenno a episodi di vita quotidiana (il marito leale, i figli dediti ai genitori..) che spesso sono stereotipati, poiché la famiglia del defunto si recava presso "l'agenzia funeraria" che gli proponeva frasi onorarie stigmatizzate;

Altra tipologia di iscrizioni sono quelle nelle quali compare la titolatura imperiale, nei documenti che fanno riferimento a costruzioni pubbliche, e si susseguono appellativi dell'imperatore (che si riferiscono alle campagne militari, all'attribuzione di determinati poteri, al numero di volte in cui il princeps ha ricevuto l'acclamazione dell'esercito come imperator, o ha assunto la tribunicia potestas - cioè il potere del tribuno della plebe).

La base del potere imperiale; il tribuno della plebe ha diritto diveto su tutti gli altri magistrati. Nonostante sia una delle magistrature più basse ha però un caratteredi sacrale inviolabilità, che a partire da Augusto gli imperatori tendono ad assumersi come garanzia.

Le res gestae divi augusti, che non hanno una classificazione ben precisa.

DECRETO- il provvedimento di Lucio Emilio Paolo

Un esempio di decreto di età repubblicana, quindi molto raro, è scritto sul bronzo. Sono diverse le caratteristiche che distinguono questa dalle iscrizioni di età imperiale. La data, espressa nell'ultima riga, è "12 giorni prima delle calende di febbraio" - 19 di gennaio.

La L dove la linea bassa non è a 90 gradi è segno di arcaicità; così anche la K, in cui i due segni obliqui non arrivano alla linea ideale inferiore o superiore, ma si fermano prima. L'utilizzo dei dittonghi al posto della lettera

Singola è un'altra caratteristica del latino arcaico. Il testo racconta di quando i romani conquistarono l'Andalusia: i romani si trovano a dover fare i conti con la struttura economica e sociale che avevano impostato i cartaginesi. Vengono nominati nell'iscrizione gli hastensis, un ceto subordinato (servi agricoli forse) posseduti da proprietari terrieri di Hasta Regi. È un sistema quasi feudale e, una volta conquistato il posto, i romani si trovano a dover amministrare un luogo che ha una struttura molto diversa da quella romana. Le istituzioni sono libere, formate a loro volta da persone libere che possono possedere schiavi. I romani ritrovano due insediamenti, di cui uno (Hasta Regia) è città autonoma con amministrazione simil romana; mentre il secondo (Turris Lascutana, subordinata alla prima) è di organizzazione collettiva. Nel sottrarre ai proprietari terrieri gli schiavi, che coltivavano le terre, tolgono un potere importante ai.

proprietari stessi, forse volontariamente al fine di evitare che questi assumano troppo potere. La scelta di rendere liberi e autonomi gli abitanti di Turris Lascutana è di Lucio Emilio Paolo. Attraverso questa fonte possiamo capire come è andata l'espansione di Roma nel mediterraneo e ciò che Lucio Emilio Paolo fece in Occidente, ossia liberare un ceto dipendente non solo per semplificare il quadro sociale dell'area, riconducendo a una netta divisione, tipicamente romana, tra schiavi e liberi, ma anche per togliere potere agli Hastenses che avevano forse parteggiato per Cartagine.

TRATTATO INTERNAZIONALE – il trattato romano-etolico

Un esempio di trattato internazionale è il Trattato romano etolico, riportato su pietra ma noto anche a Livio e Polibio, seppur con qualche divergenza. Stipulato nel 212 a.C. (4 anni dopo della battaglia di Canne, la sconfitta peggiore che Roma subì da Annibale e che fece traballare il governo di Roma, intimorito

che l'Urbe cadesse sotto il dominio di Cartagine) raccinta uno dei momenti più difficili per Roma; Annibale aveva pensato di aprire un fronte ulteriore durante la I Guerra Macedonica per indebolire i romani. Annibale istiga il re di Macedonia (Filippo V) ad attaccare i romani con una spedizione dall'Adriatico. Roma però non avendo sufficienti forze per aprire un conflitto stipula un trattato con la Lega Etolica e si allea con i principali avversari dei macedoni. Stipula un trattato funzionale a tenere Filippo V lontano dall'Italia, e in questo particolare caso l'interesse principale di Roma diventa tenere lontano Filippo V. Il trattato prevede una distribuzione agli etoli di città periferiche rispetto a Cartagine, alle quali i romani sono completamente disinteressati; l'unica attenzione riguarda un eventuale bottino, ma tutto ciò che è conquista di città o territori lo terranno gli etoli. Questa epigrafe è stata trovatanon in Etolia, ma a Tyrrheion, in Acarnania, una località verso la costa del mare Adriatico. Questa lontanza rispetto ai luoghi d'interesse testimonia di come probabilmente il trattato sia stato pubblicato in una città né romana né etolica per mettere in guardia le città esterne di quali sarebbero state le conseguenze di un'eventuale alleanza con Filippo V di Macedonia. Il testo risulta importante perché chiarisce come tale alleanza fosse puramente in funzione difensiva, per aiutare sia i romani, sia gli etoli contro le espansioni di Filippo V in Grecia. Roma si impegna a restare alleata con gli etoli senza la pretesa di intervenire nei territori conquistati. Sempre alla città di Roma, negli anni successivi, (a partire dal 198-197 aC) viene richiesto da alcuni potentati ellenici, come quello di Attalo, di intervenire in Macedonia; Filippo V si era alleato con Antioco III, re di Siria, per conquistare i territori egiziani presenti in.Grecia e Anatolia. Infatti, Tolomeo IV, che governava inEgitto, era morto prematuramente e aveva lasciato una situazione interna complicata in mano a un figlio lecui condizioni di salute erano instabili. Il confinante siriano Antioco III aveva pensato di approfittare diquesta debolezza per conquistare i popoli della Siria allenadosi con Filippo V.Davanti alla possibilità di alleanza tra due regni ellenistici molto forti, non sapendo come fronteggiare questaminaccia, i potentati ellenici chiedono aiuto a Roma. l'Urbe riprende un argomento tipico dei sovraniellenistici per accattivarsi il favore delle città greche, ossia la libertà che avrebbe favorito a queste ultime. Ecosì Roma proclama le città sottratte all'influenza di Filippo V libere e autonome,entrando però in contrastocon gli Etoli; infatti, il trattato iniziale prescriveva che le città greche sottratte a Filippo V dovevano esserecontrollate dagli Etoli. Questi ultimiricorrono a un'alleanza con Antioco III, re di Siria, per combattere i romani e riprendersi le città greche. Così Roma entra nella geopolitica degli stati ellenistici, entrando forzata forse dalla necessità, dettata in un primo tempo dalle azioni di Annibale, che aveva pensato a coinvolgere Filippo V di Macedonia nella guerra. Roma però è incostante nei patti di quell'alleanza; dimentica velocemente il patto stipulato con gli etoli e inizia un coinvolgimento sempre più impegnato nel mondo ellenistico. Da Polibio in poi si tenta di capire le ragioni dell'imperialismo romano e come tale città diventi così potente; apparentemente, dalle fonti, quello di Roma appare come un imperialismo involontario, dettato dalla necessità difensive. Questa visione dell'imperialismo difensivo termina con Mommsen, e viene successivamente smontata da De Sanctis in poi. Questi ultimi storici non vedono l'espansione di Roma come un fatto casuale o difensivo, ma come una strategia di potere ben pianificata.comeinvolontaria o difensiva, ma riconoscono nella struttura sociale stessa di Roma la necessità di fondare il loropotere interno su conquiste esterne, che favoriscono la potenza economica romana attraverso le conquiste.Queste due visioni contrapposte e semplificate dell'imperialismo offensivo e di quello difensivo sono- due visioni che si sono confrontate fino agli anni 60-70, ma che una serie di storici ha tentato diguardare in modo più prospettico, maturando una visione diversa: in un contesto internazionale ( che dunque considera Roma, la Grecia, la Macedonia, la Siria e tutto il mondo occidentale) dove non c'èun organismo sovranazionale che governa e modera i conflitti c'è una naturale propensione deisoggetti di occupare il ruolo del soggetto che cede; il regno che inizia ad avere fragilità interna etraballa in una posizione instabile nel contesto politico rischia di essere conquistato dal più forte.Secondo tale visione,certamente più realista, Roma muove l'imperialismo al fine di mantenere una posizione geopolitica funzionale ai suoi vantaggi.

ELOGI - elogio a Caio Duilio

Le iscrizioni sono una fonte imprescindibile per la storia loc

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
24 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alicettiunibo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Salvaterra Carla.