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Giustiniano, 529. Questo si compone di quattro parti: Institutiones, Codex Iustinianus, Digesto
(un'antologia per temi della giurisprudenza romana), Novelle (leggi promulgate dopo l'edizione del
codex, spesso in greco). In Digesto, VII, 7, 1, il giurista Paolo precisa ad esempio che la prestazione
d'opera consiste nell'atto e viene ad essere solo quando effettuata, come il contratto per la cessione
di un nascituro.
I problemi delle fonti letterarie sono che esse dipendono dal punto di vista dell'autore, in genere un
membro dell'élite, e che la finzione letteraria vuole intrattenere e quindi ricorre all'esagerazione ed
alla caricatura.
Fonti epigrafiche
Sono espressione di classi medio-basse, ma non degli strati infimi, a cui analfabetismo ed assoluta
povertà impedivano anche le iscrizioni. Sono di grande aiuto per la storia sociale locale. Si possono
distinguere tre grandi gruppi: iscrizioni sepolcrali, in cui è più frequente la registrazione del
mestiere, che a volte compare anche in quelle votive; iscrizioni di natura onoraria legate ad un
monumento, di solito una statua, che riportano un cursus honorum; statuti, fasti, albi e tabulae
patronatus dei collegia.
Nel primo gruppo vediamo ad esempio l'iscrizione CIL XI 5400 dedicata a Publius Decimius Publii
Libertus Eros Merula medicus clinicus chirurgus ocularius. Il patronato al posto del patronimico
attesta che si tratta di un liberto. Gli ocularii (oculisti) erano assai diffusi nel mondo greco;
chirurgus era il medico che curava con le mani; clinicus, termine poco attestato, deriva da kline ed
indica il medico che faceva visite a domicilio, visitando i pazienti a letto. L'iscrizione procede ad
informarci che fu seviro, sacerdozio al culto imperiale aperto ai liberti. Riporta la somma pagata per
la libertà, l'astronomica cifra di 50.000 sesterzi, probabilmente perché già da schiavo era un medico
di notevole capacità e quindi valore, e le somme spese per il sevirato, per porre statue nel tempio di
Ercole e per lastricare strade pubbliche. Lascia un patrimonio di valore incerto per una lacuna
nell'iscrizione. Non c'è data esplicita, ma si ipotizza che risalga al I sec. d. C. per il simbolo del
sesterzio HS (II due assi e S=semis=mezzo).
Un'iscrizione onoraria è CIL IX 5839, dal foro di Auximum/Osimo, dove dei lavori pubblici hanno
permesso di scoprire basi onorarie che supportavano statue. Questa è dedicata a C(aio) Oppio C(ai)
f(ilio) Vel(ina tribu) Basso. La tribù era la circoscrizione elettorale. Si riporta un cursus honorum
inverso, partendo dall'ultimo e più importante ruolo, patrono coloniae e prima ancora pretore
(massima magistratura, sorta di sindaco, erano in due) di Auximum. Basso iniziò la sua carriera
come miles nella XIV e XIII coorte urbana, di stanza rispettivamente a Lione e a Roma (compiti di
polizia), posizioni che lo qualificano come un rampollo della nobiltà di provincia italica, anche
perché nello stesso periodo il ramo più importante della gens Oppia comprende dei consoli e quindi
aveva probabilmente buoni agganci familiari. Passa poi alla II coorte pretoriana (la guardia
imperiale) come portainsegne, assistente del centurione e portaordini. Viene staccato dal servizio
attivo ai servizi amministrativi dei prefetti del pretorio. In seguito è richiamato dall'imperatore in
servizio per la redazione di atti amministrativi. Diventa poi centurione (grado importante
equivalente al nostro capitano o maggiore) della IV legione Flavia Felice, di stanza nell'odierna
Belgrado. Tornato ad Auximum è fatto praetor della città, ed infine patrono.
Il documento è posto dal collegium dei centonarii di Osimo. I centoni erano tecnicamente delle
coperte fatte di stracci, ma queste associazioni, assai numerose, raccoglievano tutti i lavoratori del
settore tessile. Basso fu fatto loro patrono personale “per i suoi meriti”, ma non si dice di che meriti
si tratti. Il luogo per erigere la base è concesso per decisione dei decurioni (sorta di consiglio
comunale). Su un lato l'inaugurazione del monumento è datata dai nomi dei consoli al 26 giugno del
137 a. C. 7 ottobre
CIL IX 5840 “prosegue” la storia di Oppio Basso, che fu centurione primipilo della legione II
Traiana Forte, di stanza in Egitto. Si nota la mescolanza tra carriera militare ed amministrativa, con
burocrati tratti dall'esercito, militari istruiti, e quella tra ambito locale e “globale” (Roma,
Lugdunum, Singidunum, Alessandria), segno della forte mobilità nel mondo romano. Il fatto che i
dedicanti siano centonarii sottolinea poi gli stretti contatti tra questa associazione e l'elite dirigente
cittadina.
Vediamo poi un decreto in onore di una donna medico (riportato da Ferrandini Troisi, La donna
nella società ellenistica). Il decreto è in greco, così come migliaia di iscrizioni rinvenute a Roma, un
vero impero bilingue. In genere il documento epigrafico in greco è più eloquente di quello in latino.
Questo decreto proviene da Tlos, in Lidia, e riguarda Antiochide figlia di Diodoto, che per la sua
perizia nell'arte medica ottiene di poter erigere una sua statua a proprie spese. Il livello sociale delle
lavoratrici in Asia minore era più alto che ad Atene o in altri luoghi. Il periodo è la prima metà del I
sec. a. C., in cui l'Asia minore è sotto il controllo romano ma ha una cultura fortemente ellenistica.
Altre fonti nominano una Antiochide scopritrice di un impiastro medicamentoso ed un medico
Diodoto (negli scritti di Dioscuro): sarebbe affascinante ipotizzare una trasmissione del sapere di
padre in figlia, ma i nomi sono assai comuni.
CIL VI 33885 è lo Statuto dei negotiantes ebonarii et citriari di Roma, cioè dei commercianti di
avorio e cedro, forse risalente all'età di Adriano. Tra le Leges, i regolamenti, c'è quello che riguarda
i curatores che sorvegliano l'applicazione delle norme per l'ammissione di nuovi membri, sotto il
controllo dei presidenti, i magistri quinquennales.
I Fasti sono elenchi di magistrati, come i Fasti dei fabri tignarii di Roma (costituiti dai frammenti
AE 1941, 71; CIL VI, 10299; AE 1981, 25). Fabri erano tutti coloro che lavoravano un materiale
duro, tignum nello specifico era il legname da costruzione, e si trattava di una corporazione assai
numerosa. I fasti seguono il modello di quelli della res publica, dai nomi dei magistrati si datano i
decreti dell'associazione, il cui tempo è quindi suddiviso in lustra, intervalli di cinque anni, e c'è poi
la componente dell'orgoglio di appartenenza. Questo elenco va dal 7 a. C. al III sec. d. C.
Gli albi sono i registri dei membri di un'associazione, come quello dei lenuncularii tabularii
auxiliares di Ostia, i battellieri che rimorchiavano le grandi navi marittime (auxiliares) usando
lenunculi fatti in tavole di legno (tabulae, da cui in genere il significato di tabularii come archivisti),
a differenza dei codicarii che usavano battelli fatti di tronchi. L'albo reca al primo posto i patroni
dell'associazione, quindi il quinquennalis perpetuus, il presidente onorario, poi i quinquennales in
carica ed infine la plebs, i soci semplici.
Le tabulae patronatis sono decreti in cui l'assemblea del collegium conferisce il titolo di patrono a
un notabile. In genere ce n'erano due copie, una al patrono che la esponeva come titolo di prestigio,
un'altra negli archivi. Esempi di questa categoria sono CIL XI 5750 da Ostia e CIL XI 2702 da
Volsena, datato al 224 a. C. e realizzato dall'associazione degli operai, riuniti indipendentemente dal
mestiere per le piccole dimensioni della città. Esso nomina Laberio Gallo, vir egregius, ossia
membro dell'ordine equestre, e propone di cooptarne la moglie Ancaria Luperca come patrona
accanto a lui. La donna è in primo luogo caratterizzata dalle sue relazioni con maschi, il padre ed
appunto il marito, poi se ne esaltano pubblicamente le virtù personali etiche, quelle della matrona
tradizionale, dato che il passato è sempre un modello positivo.
Un'altra categoria epigrafica è quella dell'instrumentum domesticum. Ne è esempio una tegola dal
santuario di Pietrabbondante, centro religioso sannita forse corrispondente a Bovianus Vetus, dal
tempio B, datata al 100 a. C. Essa riporta impronte di piedi calzati con sopra un'iscrizione in osco e
sotto una in latino. La prima recita “Detfri (schiava) di Erennio Sattio ha siglato con il piede”, l'altra
“Amica (schiava) di Erennio ha siglato quando ponevamo la tegola (a seccare)”. Il bilinguismo e la
presenza di donne lavoranti nella produzione laterizia sono dati importanti, così come l'orgoglio
professionale suggerito dalla firma con le impronte. 12 ottobre
Fonti papiracee
I papiri sono documenti fondamentali per la ricostruzione della storia sociale delle strutture locali.
La loro provenienza è ristretta ad aree limitate dalle condizioni che ne consentano la conservazione,
come il clima asciutto in Egitto e Vicino Oriente (deserto siro-arabico, aree occidentali della
Mesopotamia, deserto di Giuda). Le informazioni che forniscono hanno un grado di dettaglio
maggiore delle altre fonti, ma in passato sono state spesso liquidate come insignificanti per l'ambito
extra-egiziano. In realtà la situazione egiziana è spesso raffrontabile con altre province. Sono
documenti assai complessi da decifrare ed interpretare.
Esistono diverse categorie di nostro interesse: i contratti di lavoro, di servizio (che impegnavano ad
eseguire tutti i compiti), di apprendistato, tutte classi note solo da questo tipo di documentazione; i
testi relativi a gare di appalto; i preventivi per prestazioni; le petizioni; documenti di carattere
giudiziario; regolamenti di associazioni di mestiere.
Per il primo gruppo, i contratti di lavoro,come prestazione d'opera definita, sono relativamente
scarsi, probabilmente perché la maggior parte erano orali. Fanno eccezioni quelli, frequenti, di
ingaggio di artisti e balie. Nei contratti di servizio il lavoratore si metteva a completa disposizione
del datore, spesso con una clausola che gli imponeva di vivere presso di lui. Nell'apprendistato il
giovane era posto a completa disposizione del maestro che gli versava un piccolo compenso, inoltre
il contratto regolava durata, esami finali, vacanze e penalità per il ritiro.
Si vede come esempio un contratto di baliatico (Corpora Papyrorum Graecorum, I, 14) del 26 a. C.
Esso fa riferimento al calendario egiziano, che calcola i giorni come il nostro, dal primo del mese, e
proviene dalla città di Ossirinco, presso Tebe, dove furono rinvenuti una grandissima quantità di
papiri. L'onomastica è tipicamente egiziana: la contraente è Taseus (”colei che è di Iside”), figlia di
Peteus, definita come “persiana&rdquo