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Estratto del documento

La costituzione di Roma era molto elastica e ciò dipendeva dall’apporto di genti esterne; malgrado tutti i mutamenti Roma rimarrà

sempre una città-stato che ad un certo punto si ritrova capitale di un impero; le strutture politiche della città si flettono per

governare un impero.

Ma quando ciò non basterà più scoppieranno le guerre civili che porteranno alla nascita di un stato ibrido: una monarchia con

strutture repubblicane. L’aristocrazia gentilizia si evolve, si mescola con aristocrazie esterne; la prima trasformazione si ha già al

tempo di Servio Tullio, viene rimodellata la società, l’aristocrazia e l’urbanistica della città. Un grande territorio non può essere

governato da una costituzione come quella Romulea; la città diviene un centro di attrazione, viene monumentalizzata con splendidi

edifici sia di carattere politico che religioso (Foro Romano). L’aumento della popolazione fa sì che il corpo civico si stratifichi.

Questo fa sì che si venga a formare una nuova classe, come quella degli “equites”, la cui creazione si basa sulla ricchezza dei

possedimenti terrieri, aumentati da alcune riforme agrarie; la differenziazione è basata dunque sul censo (TIMOCRAZIA). Al

comando rimane comunque l’aristocrazia. Si deve a Servio Tullio l’“organizzazione centuriata”, anche se non è detto sia una

riforma propria del VI secolo a.C. Tutti i cittadini romani hanno più diritti e privilegi dei cittadini di censo elevato, che hanno invece

maggiori diritti ma anche maggiori doveri, come ad esempio il servizio militare. I soldati infatti dovevano autofinanziarsi, dovevano

provvedere al proprio armamento, a seconda dei propri mezzi economici. Mano a mano che si scendeva nelle classi censorie, o si

saliva, diminuivano quindi le spese per le armi, per le armature, per gli scudi, oppure salivano. La riforma centuriata però non è del

VI secolo a.C. ma dovrebbe essere di fine IV secolo a.C. nella sua forma definitiva.

Servio Tullio crea l’ “organizzazione centuriata”, anche se non è detto sia una riforma propria del VI secolo a.C. Tutti i cittadini

romani hanno più diritti e privilegi dei cittadini di censo elevato, che hanno invece maggiori diritti ma anche maggiori doveri, come

ad esempio il servizio militare. I soldati infatti dovevano autofinanziarsi, dovevano provvedere al proprio armamento, a seconda dei

propri mezzi economici. Mano a mano che si scendeva nelle classi censorie, o si saliva, diminuivano quindi le spese per le armi,

per le armature, per gli scudi, oppure salivano. La riforma centuriata però non è del VI secolo a.C. ma dovrebbe essere di fine IV

secolo a.C. nella sua forma definitiva. L’idea della stratificazione sociale costituisce un colpo all’aristocrazia gentilizia,

all’aristocrazia delle grandi gentes.

Nel VI secolo a.C. si rende necessaria una riforma riguardante la divisione territoriale dell’ager romano; in questa divisione il

Campidoglio e forse anche il Foro non rientrano nel territorio divisibie in quanto aree pubbliche e sacre, sono dunque

extraterritoriali. Le tribù del VI secolo a.C. hanno solo valore territoriale, ma l’appartenenza ad una di esse è parte integrante

dell’essere cittadino di Roma insieme alla nomeclatura del cittadino romano. La nomeclatura è costituita da nomen, prenomen e

cognomen.

Perché nascono le tribù territoriali?

Ciò di sicura non era funzionale per la nascita di una nuova assemblea. Le tribù territoriali servivano allo stato per gli accertamenti

fiscali; in pratica Roma creò ben presto un elenco di tutti i cittadini e dei loro beni, a scopo fiscale, che serviva per il pagamento dei

tributi e che poi ricoprì anche importanza fondamentale in ambito militare.

Più avanti, forse nel IV secolo a.C. l’organizzazione delle tribù (31+4) dà luogo a un nuovo comizio, nel quale tutti i cittadini romani

sono ripartiti in 35 unità di voto; si sa che esisteva un equilibrio di tipo demografico all’interno delle tribù. Queste non avevano

continuità territoriale; i cittadini romani residenti o non residenti a Roma, potevano essere convocati a partire dal IV secolo a.C. nel

COMIZIO TRIBUTO. Questo avrà funzione legislativa ed elettiva.

Come si vota?

Su proposta del magistrato o del pretore, il comizio tributo può approvare leggi; quando si deve eleggere un magistrato vengono

votati i candidati; questi sono i questori o gli edili curuli, i così detti magistrati inferiori. Il pretore e il console (magistrati dotati di

imperium), cioè i magistrati maggiori, vengono eletti nel Comizio Centuriato. Il comizio tributo è di certo il più agile; la proposta di

legge del magistrato oppure la candidatura alla questura, vengono proposte prima alle singole tribù, ed in seguito si vota all’interno

della tribù. La maggioranza dà il voto alla tribù; è la maggioranza che determina il voto della tribù, e il loro voto verrà contato come

una sola unità. Una tribù un voto per un totale di 35 voti. Il Comizio Tributo per quel che concerne le tribù rustiche era solo

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apparentemente democratico, perché solo i ricchi potevano votare, e solo loro avevano interesse a votare una certa legge o una

certa persona.

Il CONCILUIM PLEBIS invece, era l’assemblea della sola plebe, e non di tutto il popolo romano. I patrizi sono esclusi; anche

questo concilio aveva funzioni sia legislative che elettive. Qui vengono eletti i magistrati plebei, gli edili plebei e i Tribuni della

Plebe. Nella funzione legislativa, l’assemblea della plebe non poteva approvare leggi, poiché la “lex” è la norma che riguarda tutto

il popolo; ciò che riguarda il Concilium Plebis è il Plebis-scitum.

Problema della ripartizione della ricchezza agraria: fina dall’epoca arcaica i ricchi estraevano grandi ricchezze dai loro

possedimenti terrieri, e si divideva:

a) Coloro che coltivavano in prima persona.

b) Coloro che stavano bene e coltivavano con la loro famiglia.

c) Coloro che possedevano un piccolo terreno ma non riuscivano ad ottenere ricchezze.

Quest’ultimo finiva per vendere il proprio terreno ad un individua più ricco; allo strato questo non faceva bene. Il problema era

quello del sistema clientelare; lo stato riceveva però un colpo da questo impoverimento. Nella divisione che appartiene al IV-III

secolo a.C. al Comizio Centuriato, gli appartenenti all’ultima classe, non avevano più l’obbligo del servizio militare, poiché non

potevano pagarsi più l’armatura per andare a combattere. I due storici Dionigi di Alincarnasso e Tito Livio, ci dicono che le classi di

censo sono divise in base al reddito:

I° classe: 100.000 assi

o II° classe: 75.000 assi

o III° classe: 50.000 assi

o IV° classe: 25.000 assi

o V° classe: 12.500 assi

o

Gli unici che potevano permettersi l’intera armatura erano quelli della prima classe; tendenzialmente lo stato romano era

preoccupato dell’esaurimento della quinta classe, dal momento che era la più numerosa e tendeva facilmente a svuotarsi. Per

questo motivo nascono tanti progetti di riforma agraria tra cui quello dei Gracchi tra il 133 a.C. e il 121 a.C.; Roma aveva bisogno

di soldati perché aveva un vasto impero da controllare. Il comportamento della nobilitas era incoerente, poiché in parte vuole la

ricostituzione della V° classe, ma dall’altro boccia tutte le riforme che ne consentirebbero la ricostituzione. L’espediente per

riformare la V° classe è quello di continuare ad abbassare l’asticella della ricchezza della V° classe; lo sfruttamento verso i

contadini poveri stava diventando insostenibile, Roma stava fallendo nella riscossione dei tributi della parte più ingente del popolo

e cioè la V° classe. Quando anche i Gracchi falliscono sarà il consolo Gaio Mario a intervenire decidendo di pagare gli uomini

affinché si arruolino. Vengono pagati cittadini romani e mercenari e a partire dal I secolo a.C. l’esercito diventa proletario,

mercenario e volontario. La disoccupazione costrinse molti a divenire soldati; questa è la mezza soluzione al sistema agrario (uno

dei problemi la cui dorsale continuerà per tutta la storia di Roma). Da qui comincia un lento processo di decadenza. I membri delle

5 classi erano divisi in centurie e ognuna valeva un’unità di voto. Quante unità di voto avevano le singole classi?

 1 classe: 80 centurie→ 80 unità di voto→ creazione di un’elites di 18 centurie di equites cavalieri che combattevano a

cavallo; 12 usavano cavalli pubblici e 6 uno privato.

 2 classe: 20 centurie→ 20 unità di voto

 3 classe: 20 centurie→ 20 unità di voto

 4 classe: 20 centurie→ 20 unità di voto

 5 classe: 30 centurie→ 30 unità di voto

Il voto era quindi organizzato: 80+18= 98 centurie, mentre tutte le altre insieme arrivavano a 95 centurie; siccome si votava in

origine, a partire dalle prime classi, le altre classi in pratica non votavano mai. 13 OTTOBRE 2016

Riforma centuriata:

In realtà è successiva al VI secolo ma già nel sesto secolo erano intervenute due riforme non sappiamo in quali modi (abbiamo

solo gli esiti successivi) ma le riforme sono partite nel secolo successivo, una ripartizione in senso territoriale della comunità

romana (tribù) e una ripartizione della popolazione per classi di censo. Le due riforme che sembrano diverse l'una dall'altra in

realtà appartengono allo stesso momento storico perché l'organizzazione territoriale serviva ad accertare il livello di ricchezze dei

cittadini romani, cioè la ripartizione è funzionale al rilievo delle ricchezze, al censimento. Le autorità ripartendo territorialmente la

città, potevano più facilmente rilevare i livelli di ricchezze dei singoli cittadini romani. Poi si prendeva atto delle differenze di censo

e in base a queste si distribuivano onori e oneri (tanti onori quanti oneri) onori: partecipazione alla vita politica, oneri: tributi e

partecipazione alla vita militare. La ripartizione in classi di censo faceva sì che come dal punto di vista politico, così anche dal

punto di vista militare, i compiti più gravosi spettassero agli aristocratici. Le 18 centurie di cavalieri costituivano una nuova classe.

Le classi di censo erano divise in centurie, la prima classe ne aveva 80 e tutte le altre ne aveva 20 tranne la quinta che ne aveva

30. A queste si aggiungono le 18 della classe dei cavalieri, alcuni dei quali avevano l'obbligo di presentarsi al servizio militare con il

loro cavallo, altri con il cavallo dello stato ma in questo caso erano obbligati a tenerlo bene se no venivano puniti. Così le classi

abbienti erano ripartite in 80+18 centu

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Publisher
A.A. 2016-2017
56 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vale_Visi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Michelotto Giuseppe.