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Approcci per comprendere le scelte politiche di Roma

Ma a questo si dovrebbero affiancare:

  • Approccio pericentrico: le richieste che arrivano a Roma dall'esterno (es.: richiesta dei Mamertini);
  • Approccio sistemico: non bisogna considerare solo le caratteristiche del sistema politico internazionale imperiale ma tutto l'ambiente in cui Roma si trova ad operare, poiché le pressioni determinare le sue scelte politiche (militarismo) sono le del sistema (il militarismo è l'unico modo per poter reagire, avere successo ed intimorire le altre potenze ostili).

Secondo invece c'è una tendenza generale a sottomettere le proprie questioni di politica interna a Roma, si spiegherebbe così con un approccio pericentrico. Eickstein lo ha affrontato più che altro seguendo un approccio sistemico, secondo la corrente realista: Mediterraneo Occidentale, poi nel Mediterraneo Orientale, Roma attua una competizione veloce in sistemi anarchici (sistemi in cui mancano gli strumenti per imporre il rispetto).

Di un diritto internazionale: guerra, unico strumento di soluzione) per ottenere la sicurezza nazionale. Natura ultimativa delle condizioni presentate dai Romani Harris, dal canto suo, parla della perevitare la guerra, le quali sono talmente pesanti al punto tale che è esistito un solo caso in cui vengono accettate: da Cartagine al termine della I guerra punica. Secondo Eickstein questa è una caratteristica comune nell'ambiente anarchico internazionale, non peculiare soltanto a Roma. Dal sistema anarchico, Roma col senato passa al destinato a mantenersi unipolare, per circa 600 anni: situazione che Eickstein definisce afferma che andrebbe ricondotta agli esiti di una crisi di transizione nel Mediterraneo orientale, il quale era caratterizzato dal precario equilibrio tra le tre monarchi ellenistiche ed è stato messo in discussione della monarchia Tolemaica dall'indebolimento - rivolte indigene in Egitto, 204-203: successione di un re bambino -.

L'indebolimento dell'Egitto suscita il desiderio nelle altre monarchie di approfittarne: Antioco III e Filippo V avrebbero concluso un atto segreto - secondo Polibio - per spartirsi il regno Tolemaico, al quale poi è stato dato seguito. Allarmate, Rodi e Pergamo, fanno partire l'appello ai romani per intervenire, è questa la via che conduce alla non aggressività delle monarchie ellenistiche per l'espansione militare alla minima debolezza, soltanto di Roma; così dicendo, Eickstein non vuole contestare il militarismo o l'aggressività di Roma, non è l'unica pecora nera di un sistema internazionale spietato. Le si può rimproverare un'applicazione a senso unico che porta a definirlo come filoromano: la I Guerra Macedonica è la base della guerra Annibalica, la sconfitta che giunge a Filippo V sul Trasimeno lo porta ad allearsi con gli Etolica e a guardare verso l'Illiria.

l'Italia segue il pericoloso trattato per Roma nel 215 tra Annibale e Filippo V. Eickstein presenta anche questo trattato come prova dell'aggressività diffusa a livello internazionale: a qualche anno più tardi risale il trattato di spartizione del regno Tolemaico tra Filippo V e Antioco III. In questa prospettiva Eickstein presenta la I Guerra Macedonica come difensiva: giustificazione di Roma. Etoli e Filippo V, inoltre, nelle trattative di pace con gli è intervenuto Agelao di Naupatto che ha sostenuto la necessità dell'alleanza perché lo scontro tra Cartagine e Roma in Italia doveva preoccupare tutti loro e fornisce l'immagine dell'addensarsi delle nubi da Occidente: Roma non si sarebbe accontentata di Cartagine ma si sarebbe voluta espandere anche nel mondo ellenico = si percepisce la presenza di Roma alleanza panellenica con Filippo V come guida e difensore: oltre mare. Dopo la pace di Naupatto, Filippo tenta di guadagnare.

terreno in Illiria a spese dei comportamento difensivo, Romani + trattato con Annibale = in un clima spietato non ha senso deve andare a cercare chi sia l'aggressore, la difesa non si distingue dall'aggressione poiché essere necessariamente preventiva.

Lezione 13

I guerra punica

Polibio insiste sul fatto che sia la guerra più lunga e più continua (forse rispetto alla guerra del Peloponneso narrata da Tucidide), estremamente dispendiosa per entrambe le parti e comporta vari momenti di svolta e una fase di stallo prima dello scontro decisivo.

un'alleanza innaturale

Nella prima fase dell'intervento romano si profila in Sicilia: anti-romanica Ierone II Cartaginesi Ierone passa dalla parte di Roma tra e i ma e la sua alleanza per i romani per gli approvvigionamenti sarà estremamente utile dal punto di vista logistico degli eserciti.

Polibio pone un momento di svolta degli obiettivi nella prima fase della guerra con la presa di Agrigento nel 260:

(Pag. 23,

Passo intorno alle situazioni economiche romane: giunta la notizia della caduta di Agrigento, in senato i Romani non si accontentarono di aver salvato i Mamertini né dagli altri vantaggi: volevano allontanare del tutto i Cartaginesi dall'isola per incrementare la loro potenza).

Dopo Agrigento vi è una fase della guerra a Cartagine che ha un inatteso risvolto per Attilio Regolo; inoltre numerosi naufragi costringono i Romani a ricostruire più volte la flotta, dopo la battaglia delle Egadi stallo in Sicilia Occidentale si arriva alla con un enorme sforzo finanziario di Roma: la flotta costruita ne esce vittoriosa; i Cartaginesi non sono più in grado di rifornire la guerra fra galli, mercenari: per Polibio è una entrambi i contendenti sono esauriti. Cartagine è portata alla resa ma deve congedare i mercenari che pretendono i pagamenti che non possono esercito ostile essere esauriti: diventeranno un agli stessi Cartaginesi di Amilcare Barca. ribellione

Dei Libici ai Cartaginesi, Polibio spiega la con la guerra lunga e dispendiosa: avevano intensificato il prelievo fiscale, quindi lo sfruttamento, delle popolazioni libiche e, queste ultime, si associano alla rivolta dei mercenari che indossa la maschera di guerra di liberazione. L'autore la venti capitoli per soli 3 anni effettivi di guerra narra in circa ma lo fa per porre in luce i motivi messaggio di della rivolta che ha messo Cartagine in ginocchio, così vuole inviare un moderazione all'aristocrazia romana: i popoli soggetti non tenteranno di ribellarsi se vi è moderazione da parte del governo.

Al termine della guerra i Cartaginesi liberano la Sicilia in preda alla crisi e la Sicilia Occidentale diventa la prima provincia romana, governata da un magistrato inviato anno per anno dai Romani; Messina e Siracusa con Ierone II rimangono libere e alleate di Roma. Approfittando della crisi Sardegna Corsica: cartaginese, i Romani si impadroniscono della e della (Pag. 177:

Polibio narra che i Romani navigano verso la Sardegna chiamati dai mercenari di Cartagine, appena scappati dalla rivolta libica e pronti a dominare quella terra. Roma accetta l'invito e lo sfrutta per combattere i Cartaginesi, sostenendo che quelli preparassero guerra contro di loro e non contro i Sardi. I mercenari, non solo accettarono le condizioni di resa ma, addirittura, pagarono i Romani per non fare guerra e lasciarono loro la Sardegna: carattere ultimativo delle condizioni di Roma).

Nel periodo tra la I e la II guerra punica i Cartaginesi inviano Amilcare Barca, padre di Annibale, in Spagna; nel 299, con la sua morte, il comando passa al genero Asdrubale: ai Romani viene risposto che la spedizione in Spagna è necessaria a pagare il debito di guerra imposto da Roma stessa.

Nel 226-5 a.C. tra Asdrubale e i Romani viene concluso il trattato dell'Ebro che avrebbe imposto ai Cartaginesi l'obbligo di non superare questo fiume a Nord della Spagna; segue nel 232 un plebiscito.

di Gaio Flaminio che prevede la distribuzione in lotti (senza colonizzazione) alla plebe publicus dell'ager gallico-pieno sottratto ai Galli Senoni, Roma marcia verso Nord nella penisola, mettendo a rischio l'esistenza delle popolazioni celtiche:

(Pagg. 24-25 dal paragrafo 7: Polibio condanna aspramente la misura demagogica del plebiscito di Flaminio, imputandogli la ripresa della guerra coi Galli; condanna Flaminio su due piani: Polibio proprietario terriero è un che vede con sfavore le distribuzioni di terre al popolo, anche se la guerra con i Galli Boi, terra è sottratta ai nemici e, appunto per questo, avviene la limitrofi alterritorio dei Romani. Nel 225 Boi ed Insubri sconfiggono i Romani a Chiusi ma, nello stesso anno, vengono sconfitti da Roma, successivamente ulteriormente sconfitti da Marcello e dallo stesso Gaio Flaminio tra il 224 e il 222).

I guerra Illirica (229 a.C.)

(Pagg. 26-28, Polibio parla delle cause della guerra che porta i Romani nella penisola

balcanica: ied italicicommercianti romani venivano attaccati ed uccisi dalla pirateria illirica, intensificatasiverso il 230: il senato allora inviò in Illiria un’ambasceria su pressione dei mercanti. L’ambasceriaarriva dalla regina Teuta, la quale aveva promosso fino ad allora l’espansione dell’Illiria verso Sud;Teuta visione ostilea noi perviene la rappresentazione di secondo la di Polibio: ella, presa dallavista del bottino, vorrebbe intensificare la pirateria in Grecia ma vi erano problemi interni. Nelmomento in cui approdarono i Romani, gli Illiri assediavano Issa, Teuta, durante il colloquio avevaatteggiamento arrogante e superbo ma, ciononostante, diede una risposta accomodantenon poter porre un limiti alle azioni violente dei suoi sudditi.pubblicamente ma afferma di Unαλογίστοςambasciatore si espresse senza filtri e lei rispose senza riflettere - - e inviò qualcuno acasus bellifar

uccidere quel romano: questo fu il per Roma. Questo portò uno scontro tra Musti eMustiGabba sulla lettura di Polibio: sottolinea come questo passo mostra la disponibilità diRoma a difendere gli interessi dei mercanti, motivazioni economiche più complesse; a questaGabba replicò dicendo che la guerra avesse cause politiche, derivate dall’assassiniodell’ambasciatore romano; ma questa posizione trascura la minaccia di guerra da parte deglii Romani sono già pronti a difendere la loro economia.ambasciatori a Teuta: Musti, però, nonavrebbe inciso su opinioni marxiste se avesse difeso gli interessi economici dei commercianti).

II guerra Illirica (219) Demetrio di ParoI Romani, dopo la guerra, affidano l’ager publicus a che, difendendo Corcira,tradì Teuta e consegnò la stessa Corcira ai nemici. Fu imposto a Demetrio di non sorpassare Issoma lui non rispetterà il limite e ciò dar&a

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A.A. 2021-2022
27 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

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