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LIBERAE ET IMMUNES, STIPENDIARIAE).
Molti cittadini si trasferirono nelle province mantenendo la cittadinanza romana, ma nelle province non
potevano avere la cittadinanza romana.
Allora gli statuti si gestivano come segue:
CIVITATES FOEDERATAE, erano città amiche, tipo Messina;
LIBERAE ET IMMUNES,dovevano dare delle concessioni fiscali;
STIPENDIARIAE, dovevano pagare lo stipendium.
Cicerone nel 253 a.C. nel Pro M. Aemilio Scauro oratio afferma che in Sardegna nessuna città fosse
amica.
4.3 Tra le due guerre
Il periodo che va dalla fine della I (241 a.C.) allo scoppio della seconda guerra punica (218 a.C.) vide
un consolidamento delle posizioni delle due grandi avversarie, Roma e Cartagine, in vista dello
scontro decisivo. Cartagine era ormai spossata dal punto di vista finanziario e non era in grado di
pagare le numerose truppe mercenarie. I mercenari si ribellarono e la rivolta fu controllata solo da
Amilcare Barca.
Quando i Cartaginesi decisero però di recuperare la Sardegna, scoppiò una guerra con Roma, poiché
le truppe di mercenari site in Sardegna avevano chiesto aiuto ai Romani contro i Cartaginesi. Infatti i
mercenari non aveva ricevuto il denaro dovutogli dai Cartaginesi. Roma così nel 237 a.C., dopo aver
inviato un ultimatum chiedendo a Cartagine di rinunciare alla Sardegna, la costrinse a cedergliela.
Così la Sardegna insieme alla Corsica andò a formare la seconda provincia romana dopo la Sicilia.
Ai Cartaginesi venne aumentata l’indennità di guerra, e nel 227 a.C. Tiberio Sempronio Gracco
divenne generale in Sardegna, conquistata senza lotta.
Governare in Sardegna però non fu facile e questo la rese la seconda provincia romana.
Le prime province – fonte XXVIII Digesto I,2.2,32: pp. 214,5.2
• I sardi si ribellano e i romani inventano l’istituto della provincia;
• Vengono istituiti i pretori urbani per governare nelle province (pretore urbano – pretore
peregrino).
Roma poi intervenne nell’Adriatico. Il regno d’Illiria aveva esteso verso sud la sua influenza sulla costa
dalmata. Le scorrerie dei pirati Illiri arrecavano danni considerevoli alle città greche. In risposta alle
loro richieste di aiuto il senato nel 229 a.C. inviò numerose proteste alla regina degli Illiri Teuta e,
davanti al rifiuto di far cessare le azioni ostili, dichiarò guerra. La prima guerra illirica si risolse
rapidamente a favore di Roma e si combatté nel meridione.
Demetrio, un collaboratore di Teuta, era passato dalla parte di Roma. Qualche anno dopo Roma
intervenne nuovamente in Illiria, proprio a seguito degli atti ostili intrapresi da Demetrio di Faro. La
seconda guerra illirica ugualmente fu impresa di poco conto: nel 219 a.C. Demetrio fuggì presso
Filippo V e Faro entrò nel protettorato romano.
La guerra durò solo un anno e si combatté nell’Adriatico.
In tal modo si gettarono le premesse per un’ostilità tra Roma e la Macedonia.
Conseguenze delle guerre illiriche
I pirati erano voluti dal re di Macedonia per impedire i vari tipi di commercio; questo portò all’inimicizia
tra Roma e la Macedonia poiché i Romani speravano di espandersi oltre l’Adriatico.
L’Italia adesso va ad occuparsi di faccende interne.
La conquista dell’Italia settentrionale, avviata negli anni tra le due guerre puniche, ma portata a
termine solo nel II secolo a.C., ebbe origine in seguito all’invasione dei Galli che si arrestò a Rimini nel
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Serena Addis
236 a.C. Pochi anni dopo Caio Flaminio propose di distribuire a singoli cittadini l’ager Gallicus. Cosi
intorno al 225-222 a.C. diede origine ad altre ribellioni da parte dei Galli Boi e degli Insubri. Nel 220
a.C. fece costruire la via Flaminia che collegava Roma e Rimini; nel 187 a.C. la via Emilia da Rimini a
Piacenza; nel 148 a.C. la via Postumia da Genova ad Aquileia.
La conquista della Spagna potrebbe apparire quasi un affare privato della Famiglia Barca: le
operazioni furono condotte prima da Amilcare, poi dal genero Asdrubale e infine da Annibale, figlio di
Amilcare.
I Cartaginesi avevano perso Sicilia, Sardegna e decisero di conquistare la Spagna.
Annibale fondò la città di Nova Carthago dopo aver conquistato la fascia costiera. Cosi gli succedette
il genero Asdrubale che continuò la sua politica espansionistica.
Nel 226 a.C. il senato concluse con Asdrubale un trattato (il trattato dell’Ebro) secondo il quale gli
eserciti Cartaginesi non potevano oltrepassare a nord il fiume Ebro. Un potenziale elemento di
contrasto tra Roma e Cartagine era tuttavia costituito dal trattato di alleanza, di carattere non meglio
precisabile, stretto da Roma con la città iberica di Sagunto, che in effetti si trovava a Sud dell’Ebro.
Questa fu sicuramente una delle cause per lo scoppio della seconda guerra punica.
4.4 La seconda guerra punica
La sconfitta del 241 a.C. e la presa della Sardegna, avevano creato a Cartagine un forte sentimento di
rivincita contro Roma.
Annibale era succeduto dopo Asdrubale. Lui voleva affrontare Roma e capì che per farlo avrebbe
dovuto sfidarla sul mare perché i Romani per terra erano molto più forti.
L’attacco di Annibale a Sagunto e lo scoppio della guerra (218 a.C.);
La questione di Sagunto venne abilmente sfruttata da Annibale per far esplodere il conflitto nel
momento che egli riteneva più conveniente. Dopo le prime minacce cartaginesi, i Saguntini chiesero
l’aiuto di Roma. Alcune ambascerie di protesta vennero inviate presso Annibale e nella stessa
Cartagine, ma di fatto Roma si preparò concretamente alla guerra solo nel 218 a.C., quando Annibale
aveva già assediato ed espugnato Sagunto. Infatti Tito Livio, Storie, XXI, 7, 1 afferma che «dum
Romae consulitur, Saguntum expugnatur»(mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata).
Il piano di Annibale era rischioso, infatti cercava di portare la guerra in Italia e di distruggere il prestigio
militare di Roma per dissolvere il sistema di alleanze. Annibale partì nel 218 a.C. da Nova Carthago
con un imponente esercito; la marcia di Annibale era rapidissima; riuscì ad attraversare le Alpi e ad
ottenere l’appoggio di due popolazioni galliche, i Boi e gli Insubri. Entrò cosi in Italia, dove ci si
preparava in due modi: mentre un console andava in Sicilia, l’altro si muoveva verso l’Italia
settentrionale. Publio Cornelio Scipione cercò di bloccare Annibale in Gallia, ma di lì era già passato.
Il primo grande scontro si ebbe nel 218 a.C. sul fiume Ticino e il secondo sul fiume Trebbia, dove
Annibale sconfisse gli eserciti di Scipione e del suo collega nel consolato Tiberio Sempronio Longo.
-fonte XXIX. Pol. III, 77, 3-7: p. 118,5.4
Ci parla della strategia di Annibale e del modo in cui trattasse gli schiavi, a seconda che fossero
romani o loro alleati.
Nell’anno seguente (217 a.C.) Annibale riuscì ad eludere gli eserciti romani che tentavano di impedirgli
il passaggio degli Appennini e a sorprendere le truppe del console Caio Flaminio al lago Trasimeno.
L’esercito romano venne annientato.
La dittatura di Quinto Fabio Massimo e la sua strategia
Dopo questa battaglia, venne subito nominato dittatore Quinto Fabio Massimo e, secondo la sua
strategia, era necessario evitare le battaglie campali, limitarsi a controllare le mosse di Annibale e ad
impedire che da Cartagine o dalla Spagna gli giungessero degli aiuti. Quinto [Fabio Massimo fu eletto
43
Serena Addis
in maniera anomala (eletto dal popolo sia lui che il suo magister equitum) e fu detto Cunctator, cioè
temporeggiatore].
Questo avrebbe richiesto sforzi e pazienza da parte degli alleati che venivano saccheggiati senza
poter agire. Gli alleati vennero distrutti e questo portò a varie ostilità verso la strategia di Fabio.
Infatti, scaduti i sei mesi della dittatura di Fabio Massimo, a Roma vennero eletti due consoli e si
decise di passare nuovamente all’offensiva: nel 216 a.C. Annibale riuscì ad annientare gli eserciti di
Marco Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo.
Nella battaglia di Canne l’esercito era 4 volte più grande di quello di Annibale, la battaglia venne
combattuta in pianura, ma comunque i Romani furono sconfitti.
Questo fu un momento terribile per Roma:
Ci furono ribellioni nell’Italia centro meridionale, in Sicilia e in Sardegna e questo era la
o dimostrazione che la strategia di Annibale stesse funzionando; inoltre si ribellarono
anche i Sanniti e i Lucani, aumentando la paura per Roma.
Ci fu così terrore a Roma e vennero prese delle contromisure religiose perché si
o pensava che le sconfitte fossero causa dell’ostilità degli dei.
La prima guerra macedonica
Durò una decina d’anni, fu combattuta con scarsissimo impegno dai Romani che stipularono
un’alleanza con la lega etolica e il Regno di Pergamo, riuscendo a far si che la guerra fosse
combattuta solo nei Balcani e che Filippo V non riuscisse ad entrare in Italia.
La guerra si concluse nel 205 a.C.
L’alleanza con gli Etoli (211 a.C.);
La pace di Fenice (205 a.C.)
Si adotta definitivamente la strategia di Fabio Massimo, poiché si capisce che è l’unico modo
per sconfiggere Annibale;
M. Claudio Marcello e la difesa di Nola (216-214 a.C.)
Annibale si impadronisce di Taranto (212 a.C.)
Nel 215 a.C. il vecchio Ierone di Siracusa, fedele alleato di Roma, morì e gli successe al trono il nipote
Ieronimo, che decise di schierarsi dalla parte di Cartagine; nello stesso anno i Romani vennero a
conoscenza dell’esistenza di un’alleanza tra Annibale e Filippo V di Macedonia.
Nel 212 a.C. anche Taranto si schierò dalla parte dei Cartaginesi; Roma riuscì a conquistare e
saccheggiare Siracusa.
Roma per fermare l’invasione di Filippo V, creò una coalizione di Stati greci a lui ostili, tra i quali
primeggiava la Lega etolica.
Nel 205 a.C. Roma concluse con Filippo una pace (pace di Fenice).
I fratelli Scipioni (Publio e Cneo) nella penisola Iberica e la loro morte
L’esercito comunque rimase in Spagna sino a che non venne affidato a Publio Cornelio Scipione, nel
210 a.C.
La svolta decisiva della guerra si ebbe in Spagna. Cneo Cornelio Scipione e Publio Cornelio Scipione
riuscirono ad impedire che Annibale ricevesse aiuti dalla Spagna, ma nel 211 a.C. i due fratelli
vennero sconfitti e uccisi. Venne nominato comandante delle truppe in Spagna in figlio omonimo di
Publio Cornelio Scipione che sarà noto con il cognomen di Africano. Costui non aveva il titolo per
comandare l’esercito ma venne scelto comunque dall’assemblea popolare per condurre le operazioni
in Spagna.
Nel 209 a.C. riuscì a impadronirsi di Nova Carthago e, l’anno seguente, sconfisse il fratello di
Annibale, Asdrubale.
Nel 208 a.C. conquist&og