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L'Italia della restaurazione e le condizioni del risveglio nazionale 1815-1847
L'Italia dell'Ottocento è attraversata da un nazionalismo che mira all'unità in nome di un'alta cultura sentitissima, e aspirante a una dimora politica definitiva. Insistendo sul ruolo delle elite sociali e intellettuali nel risveglio nazionale e nella formazione di una mentalità nazionale, il periodo della Restaurazione rappresenta un momento privilegiato per isolare le diverse componenti di questa alta cultura nel suo contesto politico interno e internazionale, in stretto rapporto con le trasformazioni economiche e lo sviluppo della società italiana. 1. I poteri: stati e strutture politiche Le idee che nel 1815 presiedono alla ristrutturazione territoriale dell'Italia si iscrivono nel contesto politico e ideologico internazionale: bisogna impedire per sempre la rinascita dell'Europa napoleonica, garantire un nuovo equilibrio diplomatico eDucato di Massa, Ducato di Lucca, Repubblica di San Marino) - stati governati dagli Austriaci (Regno Lombardo-Veneto, Ducato di Parma, Ducato di Modena, Granducato di Toscana) - Stato della Chiesa Inoltre, il Regno di Sardegna è un stato indipendente governato dai Savoia.Stato Pontificio, San Marino);- possedimenti austriaci (Lombardo-Veneto);- stati apparentemente autonomi controllati dall'Austria (Toscana, Modena, Parma).La prima pace di Parigi (1814) e l'atto finale del congresso di Vienna (1815) comportano una nuovaparcellizzazione territoriale della penisola. Sarà la Quadruplice Alleanza (Russia, Austria, Prussia, Inghilterra) agarantire il rispetto del nuovo assetto territoriale.Per molto tempo gli storici hanno proclamato che i principi basilari del Risorgimento e quelli dellaRestaurazione erano antitetici sia nell'ambito interno che in quello esterno.Riconoscere alla Restaurazione un qualche ruolo nel risveglio nazionale significherebbe tornare a celebrare ilmito del Risorgimento strettamente territoriale, esagerando nel contempo il ruolo avuto dalla monarchiapiemontese, mentre essa è l'immagine stessa dei rigidi regimi tipici della Restaurazione.Ma nuove ricerche hanno permesso di gettare uno sguardo
diverso sul periodo 1815-1848. Si è rivolta l'attenzione alla 'leggenda nera' della Restaurazione, evidenziando l'importanza dell'azione amministrativa degli Austriaci nel Regno Lombardo-Veneto degli anni Venti. La Restaurazione in Italia non ha avuto carattere uniforme; le situazioni politiche variano a seconda degli stati e, all'interno di uno stesso stato. Ci sono tre indicatori che definiscono l'orientamento generale di questi regimi:
- la volontà di evitare qualsiasi rottura troppo brutale;
- la ricerca di un'originale via politica e amministrativa riferita al costituzionalismo e alla ripresa del riformismo;
- la reazione radicale.
In tutti gli stati della Restaurazione, anche in quelli dove è in atto una politica conciliatrice, la repressione è una realtà che si manifesta quasi quotidianamente grazie allo zelo della polizia e all'efficacia della censura. La politica degli stati della Restaurazione
Gli stati italiani sono per lo più segnati dall'arretratezza economica e da una presenza marginale delle manifatture. Vengono tuttavia compiuti progressi importanti, legati alla convinzione che gli italiani possano benissimo colmare il ritardo economico impegnandosi in quei settori industriali definiti all'epoca 'naturali' da Cavour, cioè le industrie tessili e alimentari.
Fino all'unità, malgrado lo sviluppo di settori forti dell'industria ottocentesca come quello tessile, l'Italia non riesce a raggiungere il livello di accumulazione di capitali, di concentrazione e di sviluppo tecnologico delle grandi regioni d'Europa.
Esistono tesi che additano ai governi reazionari l'arretratezza economica della penisola, e che insistono particolarmente sul saccheggio delle risorse nazionali operato da potenze straniere.
Il protezionismo è concepito da parte dei liberali come il principale ostacolo allo sviluppo economico;
conl'eccezione del Granducato di Toscana, dove la classe dirigente, cioè i proprietari terrieri, è in parte conquistata dalle tesi liberiste, gli altri stati hanno adottato politiche protezionistiche. Tuttavia, alcune voci propongono di associare le concrete trasformazioni economiche dei primi decenni a una rivendicazione nazionale legata allo sviluppo civile. Queste idee sono supportate da una rete di strutture associative che raggruppa le élite sociali e intellettuali intorno a precise questioni economiche, conferendo loro ampie possibilità di espressione. La terra è ancora il perno delle gerarchie della società rurale italiana dell'Ottocento: ci sono quelli che lavorano la terra e la possiedono, quelli che la lavorano senza possederla e quelli che la possiedono senza lavorarla. È una società di ancien régime. Nel sud i latifondi precedentemente posseduti in comune da baroni, municipi e chiesa sono stati suddivisi da Murat.restituendo ai privati le rispettive quote e ripartendo le terre comuni frai contadini poveri. Quest'opera di quotizzazione prosegue per tutta la Restaurazione finendo per costruire una piccola proprietà contadina a coltivazione diretta accanto ai grandi possedimenti già presenti.
Il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini procede con estrema lentezza. Dopo l'introduzione del mais nel Settecento, quella della patata e del riso rappresenta la principale novità in campo alimentare. Data a quest'epoca la contrapposizione schematica tra un'Italia della polenta al Nord e un'Italia dei maccheroni al Sud.
A fronte dei contadini, ecco i proprietari, i baroni e i signori della terra. Fino al 1840 i nobili di nascita restano proprietari di una parte importante delle terre coltivabili.
La chiesa detiene ancora la sua fetta di terreni. Certo, i possedimenti ecclesiastici, soprattutto se legati a comunità religiose, sono stati
confiscati e smembrati durante l'età napoleonica e pochi stati fanno marcia indietro in merito, a parte qualche concessione. Il mondo urbano ha assistito a cambiamenti ancora più grandi. La città sarebbe il luogo dell'affermazione di 'uomini nuovi', i cui comportamenti si sono evoluti nel corso del Risorgimento. Esiste ormai un mondo fatto di commercianti, imprenditori, alti funzionari e rappresentanti delle professioni liberali che accede alla ricchezza; con le dovute differenze quantitative, che le espressioni 'borghesia' e 'ceto medio' non possono rendere. Si forma una classe di nobili senza titolo, e la nobiltà vede perdere qualche attributo simbolico del proprio potere. Le classi agiate italiane passeggiano, si recano agli spettacoli, alla messa e alle prediche, nonché alle feste sacre profane. È però la socializzazione formale codificata nelle strutture associative ad apparire come uno.dei principali elementi di novità nel comportamento delle elite. Per le classi popolari urbane la vita quotidiana resta precaria. Gli operai vivono in abitazioni insalubri, ammassati in centri sovraffollati.