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ORACOLI
Gli dei sono sempre legati a culti di determinati santuari. Anche i segni divini si concentrano così nei
luoghi di culto.
I metodi del responso oracolare sono vari quanto le forme di culto:
Il dio parla direttamente tramite un medium, che cade in uno stato di enthousiasmos;
⇒ Più semplici sono gli oracoli dei sogni: l’interessato passa la notte nel santuario e sono
⇒ presenti sacerdoti per aiutare l’interpretazione dei sogni.
L’oracolo più noto è quello di Pito, il santuario dei delfici. Si diceva che il dio parlava una volta
all’anno, nella festa dedicata a suo arrivo in primavera, ma la fama dell’oracolo lo spinse a offrire aiuti
durante tutto l’anno.
Uno dei primissimi impieghi della scrittura in Grecia fu la registrazione del responso oracolare. Il
responso si svincola così dal contesto di domanda e risposta. Un ruolo guida devono aver avuto le
Sibille, oracoli che sono stati messi per iscritto.
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CAPITOLO TERZO: GLI DEI
I riti possono essere descritti come una sorta di lingua autonoma, essi però sono legati alla lingua in senso
proprio. La caratteristica dell’elemento greco è intesa in senso negativo, giacchè non esiste un ceto
sacerdotale con una tradizione fissa e non esiste la rivelazione vincolante sotto forma di libro sacro.
L’individualità di un dio si poggia quindi su 4 elementi:
1. Culto
2. Nome
3. Miti
4. Iconografia
In effetti compaiono culti molto simili fra loro sotto diversi nomi di divinità; a volte i nomi degli dei sono
interscambiabili e gli epiteti sembrano scavalcare il confine della individualità divina. Nomi diversi possono
indicare lo stesso essere o possono essere messi intenzionalmente sullo stesso piano. Raramente un nome
locale viene associato a uno comune a tutta la Grecia (Eretteo – Posidone). I miti possono essere forme
vuote, che possono essere riempite con nomi diversi, ma miti del tutto diversi possono anche allacciarsi allo
stesso nome divino (doppia origine di Afrodite). Gli antichi hanno anche redatto elenchi con gli omonimi divini,
in cui compaiono molte volte:
Zeus;
• Efesto;
• Dioniso;
• Afrodite;
• Atena.
•
È comunque la poesia che ha creato e ha conservato l’unità spirituale dei greci, fondendo libertà e forma,
spontaneità e ragione. Essere greco significava essere colto, ma il fondamento di tutta la cultura era
sicuramente Omero. Gli studiosi si concetrano spesso a parlare di epica antica: quest’arte ha come base il
mito, ma non si identifica con esso. Se il mito è un complesso di racconti, in cui tutte le componenti formano
una realtà multiforme di segni, l’epica greca concentra la sua materia sull’eroico, sulle lotte di eroi di un’epoca
più antica, ambientate in un mondo che in un certo senso può risultare realistico, ma porta questi racconti ad
un livello di perfezione formale.
I due grandi poemi epici a noi pervenuti sono:
ILIADE
⇒ ODISSEA
⇒
Lo stile dell’Iliade e dell’Odissea permette di stabilire che i due testi conservati sono stati preceduti da una fase
completamente dominata dalla fase orale, con generazioni di poeti professionisti che, improvvisando,
trasformavano continuamente i loro temi. I poemi difficilmente possono essere stati scritti prima del 700 e
sicuramente non rappresentano lo stesso cantore. Parlare degli dei, doveva essere già cosa in uso nella più
antica tradizione epica. Nell’epica greca gli eroi più potenti sono figli o nipoti di dei: si giunge così ad un
racconto su due piani, che apre un doppio scenario. Comportamento degli dei e comportamento degli uomini
si influenzano a vicenda. Questo doppio comportamento si sviluppa in due modi diversi nei due poemi epici:
Nell’ILIADE, questa caratteristica viene usata in modo singolare. Gli eroi dalla vita facile
• rappresentano il mondo opposto a quello dei mortali. Quando l’ira di Achille ebbe le sue prime
conseguenze, dall’Olimpo giungevano le risa dei beati; quando la battagli in campo Acheo,
giunge al culmine, era seduce e addormenta Zeus e quando Achille sfoga la sua vendetta e
anche gli dei scendono in lotta l’uno contro l’altro. Questo è stato classificato come il più
irreligioso tra i poemi.
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Nell’ODISSEA impiega la doppia scena del comportamento degli dei e degli uomini. Infatti tutta
• una serie di raduni fa da cornice al poema. Parte attiva è esercitata da Atena, che accompagna
Telemaco, organizza il rientro di Odisseo presso i Feaci e interviene personalmente nelle lotte
contro i proci. L’agire diventa il piano divino: gli dei non sono responsabili dei dolori, che gli
uomini si procurano a causa della loro empietà. Manca del tutto il rispecchiamento fra piano
umano e piano divino. Avanza però una forma di devozione moraleggiante.
Accanto a Omero, si pone un altro autore di enorme importanza per i Greci: ESIODO.
Gli dei per lui sono divisi in tre generazioni, di cui la seconda giunge al potere in virtù di un crudele
misfatto, la castrazione del cielo da parte di Crono, mentre la terza, guidata da Zeus, sconfigge i Titani
in una grande lotta, che ristabilì il nuovo ordine.
Coperta dal nome di Omero, si pone la raccolta di INNI: sono poesie epiche di limitate estensioni, destinate ad
introdurre la recitazione epica nelle feste degli dei. Essi invocano ciascuno un singolo dio e lo presentano
narrando:
La sua nascita;
a La sua storia;
a La sua epifania.
a
Gli inni più lunghi sono dedicati a:
Dioniso;
Ù Demetra;
Ù Apollo;
Ù Ermes;
Ù Afrodite.
Ù
La tecnica sviluppata nell’epica è sicuramente comune sia all’uno che all’altro autore. Una caratteristica
comune è quella degli attributi fissi, grazie ad essi, infatti, ogni dio viene individualizzato da un suo tratto
distintivo:
Zeus che ammassa le nubi;
Ù Apollo dall’arco argento;
Ù Posidone dai bruni capelli.
Ù
L’arte figurativa segue la poesia epica: è dal 700 che cominciano ad apparire rappresentazioni originali degli
dei e in particolar modo nella pittura vascolare con scene mitologiche. La grande plastica sviluppa i suoi tipi
principali senza differenze di rappresentazioni tra uomini i dei, resta questo un aspetto controverso. È sempre
l’epica a dare le caratteristiche degli dei:
Apollo e Artemide con l’arco;
Ù Era lo scettro;
Ù Ermes, il messaggero degli dei.
Ù
Ma anche ogni divinità ha un animale oppure una pianta preferite. Le divinità potevano avere anche delle
statue crisoelefantine che le rappresentavano: Zeus e Atena sono quelle di maggiore importanza.
Rimane comunque la poesia ad avere maggiore presa sul pubblico, funge da medium, un tramite che
raggiunge contemporaneamente molti e che esprime e conia opinioni. Il linguaggio poetico non trasmette
informazioni concrete e crea un proprio mondo, dove gli dei conducono la propria esistenza.
ZEUS
Zeus è l’unico dio greco di cui conosciamo l’etimologia. È il padre del cielo, è un dio atmosferico e si affianca
agli dei del tempo dell’Asia Minore. I suoi epiteti sono:
2
Colui che ammassa le nubi;
Ù Colui che tuona dall’alto;
Ù Colui che scaglia fulmini.
Ù
Una diretta epifania del dio è il fulmine e dove esso si abbatte viene costruito un santuario. Questa è
l’arma di Zeus, che è il solo che può combattere. Egli è il più forte tra gli dei. Egli solo può sfidare gli altri dei,
che possono protestare contro Zeus, sebbene lui rimanga sempre il superiore. Il mito descrive come le cose
siano andate così: il potere di Zeus andava conquistato con la lotta e difeso con le rivolte. Prima di lui
dominavano i Titani e suo padre Crono. Ne uscì vincitore proprio grazie ai fulmini. Egli diventa quindi il re. Il
suo animale è l’aquila. Mantiene uno stretto rapporto con il sacrificio dei tori, ossia la vittoria del forte sul più
forte.
Egli è però compromesso da molte donne, che sono destinate a partorire più figli del padre. Secondo Esiodo,
questa donna è Meti, l’Intelligenza; per questo motivo, egli la ingoia subito dopo le nozze. L’unico figlio nato da
questa relazione è ATENA PALLADE. Egli conferisce la vittoria, che si identifica con il trovare il senso
dell’ordine universale. La sua forza si realizza anche nella pienezza della sua forza procreatrice e sessuale.
Sorprende infatti la lunga schiera di figli e di dee e donne mortali che divisero il suo letto. I tardi mitografi ne
individuarono ben 115. Malfamata è anche la lista delle sue trasformazioni e metamorfosi, con cui lui
raggiunge il suo scopo:
Europa e il toro;
Ù Leda e il cigno;
Ù Danae e la pioggia d’oro;
Ù Callisto in forma di orsa;
Ù Io in forma di giovenca.
Ù
Zeus è l’unico dio ad avere figli grandi e potenti appartenenti alla schiera degli dei; ma ha anche figli procreati
con donne mortali molto potenti:
Eracle;
a Elena e i Dioscuri;
a Perseo;
a Minosse.
a
Per tutti questi motivi egli è anche il padre degli uomini e degli dei. Nella sua sovranità, egli prende le
decisioni, che determinano il corso del mondo e l’imparzialità delle sue decisioni ha trovato simbolo
iconografico nella bilancia d’oro che egli regge tra le mani. Ogni forma di sovranità fra gli uomini proviene da
Zeus e in particolar modo la legge: gli uomini hanno ricevuto le loro leggi da lui. È al di sopra delle parti,
è venerato ovunque, veglia sui rapporti che vegliano gli stranieri l’uno sull’altro. Zeus è il mondo come
totalità. ERA
Il nome di Era ammette diverse etimologie. Il suo culto ha due centri importanti:
Il santuario fra Argo e Micene
a Samo.
a
Ma era veniva venerata comunque come la Grande Dea. Diventa il modello di gelosia e liti coniugali: questo
significa che ella non si sottomette nemmeno al più forte, ma rimane una partner a tutti i diritti. Solo era siede
al trono d’oro e porta lo scettro. La consumazione del matrimonio è descritta in una celebre scena dell’ILIADE,
in cui ella spinge Zeus a trascurare la sorveglianza sulla guerra troiana, distraendolo. Questa scena ha
esercitato un grande influsso e la dea viene venerata proprio in virtù di questo episodio. Ella è ovunque la dea
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delle nozze e del matrimonio, mentre ad Afrodite spettano la seduzione e il piacere. È str