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L'EGEMONIA DI DUE IMPERI E I SUOI LIMITI. 1964-1979

Una proposta di lettura.

La fine del colonialismo tradizionale non permette la cancellazione della parola "impero" dal lessico delle relazioni internazionali. Sopravvissero, infatti, altre forme di dipendenza, caratteristiche del rapporto fra le due superpotenze con i paesi appartenenti ai blocchi di alleanze da esse guidati. Nel caso degli Stati Uniti la dipendenza era collegata al tema della difesa comune, a quello della cooperazione economica, a quello dello scambio diseguale sul piano tecnologico e, in alcuni casi, a una dose di dipendenza sul piano delle scelte politiche interne.

Si può parlare di "impero" in un senso nuovo, cioè nel senso di coalizione di paesi economicamente organizzati come economie di mercato e politicamente governati secondo le regole dei sistemi democratici pluralistici dominanti nel mondo occidentale, legati alla potenza egemone da un rapporto di collaborazione politica.

e di dipendenza militare. In parte dissimile era il rapporto interno all'impero sovietico. Bisogna fare una tripartizione: i rapporti fra le "repubbliche" che costituivano l'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche erano, nel loro insieme, fortemente simili ai vecchi sistemi coloniali. In questi paesi il governo sovietico perseguiva una politica di "russificazione" non indifferente alle specificità nazionali (investiva il sistema dell'economia e il sistema della difesa). Accanto ai popoli dell'Urss vi erano quelli dei paesi del Patto di Varsavia che avevano mantenuto la loro sovranità che nel 1968 Breznev specificò essere una "sovranità limitata". Il terzo "cerchio" dell'impero sovietico era rappresentato dagli stati che, dopo aver acquisito l'indipendenza, erano economicamente legati all'Urss. In questo caso è impossibile parlare di rapporto imperiale ma solo di

Espressione di una politica di potenza. I due imperi consolidarono la loro estensione tra il 1956 e il 1963. Dopo di allora acquistava prevalenza l'accentrarsi dei poteri decisionali attorno all'asse bipolare. Tuttavia, data l'esistenza dei due imperi, era necessario che questi definissero le regole della loro convivenza.

Dal 1963 al 1974, quasi senza pausa, l'elaborazione delle regole del bipolarismo continuò con il Non Proliferation Treaty (1968); poi con gli accordi Salt I (1972) e Salt II (1974). La conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa portò, nel 1975, al modello per la definitiva pacificazione del continente.

Se gli Stati Uniti avevano davvero attuato una "revisione angosciosa" della loro politica verso l'Europa e, dopo il 1955, avevano cessato di considerare i temi europei come centrali nella loro politica globale, restava il fatto che l'azione della diplomazia americana non era stata particolarmente

Attenta alla sensibilità francese durante la guerra di Algeria; non aveva tenuto conto dei progetti franco-tedeschi-italiani di costruire un armamento nucleare autonomo se non per ostacolarli a favore dell'accordo con i sovietici; aveva lasciato che la costruzione del Muro di Berlino avesse luogo senza prestare troppa attenzione allo sdegno dei tedeschi e degli europei; aveva vissuto la crisi di Cuba "informando" e non "consultando" gli alleati; aveva poi affrontato il problema delle garanzie nucleari all'Europa sostituendo agli impegni con la Gran Bretagna l'ipotesi di una forza multilaterale; aveva assistito con diffidenza all'Ostpolitik di Brandt; aveva pilotato due conflitti mediorientali, nel 1967 e nel 1973, urtando contro gli interessi dell'Europa occidentale.

I governi europei nutrivano diversi gradi di irritazione, i simboli più evidenti della quale furono l'accordo De Gaulle-Adenauer del 1963, la decisione di

De Gaulle, nel 1966, decise di ritirare la Francia dal comando integrato della Nato e molti governi europei presero una netta posizione contraria alla politica degli Usa nel Vietnam.

Nel 1957 l'Europa occidentale varò i trattati istitutivi della Comunità Economica Europea (CEE). Attraverso il processo di integrazione, l'Europa gradualmente recuperò la volontà di diventare una delle forze guida dell'economia mondiale, mettendo le basi anche per diventare un soggetto potenzialmente diverso, anche dal punto di vista politico, rispetto agli Stati Uniti. Si trattava del sorgere di un partner più forte e meno rassegnato all'egemonia bipolare.

La decisione americana del 1971 di sospendere la convertibilità del dollaro diede energia al progetto europeista.

Non minori erano i problemi interni al blocco sovietico. Nel 1964 Chruscev fu sostituito. Sul piano economico si tentarono una serie di riforme gestionali e tecniche, che non potevano risolvere le

contraddizioni connaturate nel sistema. Sul piano internazionale, il miglioramento delle relazioni con gli Stati Uniti fu pesantemente condizionato dalla crisi ecoslovacca del 1968 e dallo scontro del 1969 con la Cina che poi si avvicinò agli occidentali. L'alleanza con il Vietnam di Ho Chi Minh, filosovietica e anticinese e il successo della lotta antiamericana dei vietnamiti era anche un successo sovietico ma i limiti imposti dalla distensione circoscrivevano la portata del successo. Una volta raggiunta la percezione della parità e della mutua capacità di completa distruzione, l'alternativa era solo la limitazione degli armamenti. Tenute presenti le difficoltà finanziarie americane, la crisi che accompagnò, enfatizzandola, la guerra del Vietnam e quelle derivanti dalla crisi energetica seguita dalla guerra del 1973 tra Egitto e Israele, forse i sovietici potevano pensare che i costi della distensione fossero accettabili, nella prospettiva di una.nel mantenimento dell'equilibrio tra le due superpotenze, che continuavano a competere per l'influenza globale. Durante questo periodo, entrambe le nazioni cercarono di consolidare le proprie posizioni e di espandere la propria sfera di influenza. Negli anni '70, l'Unione Sovietica si trovò ad affrontare una serie di sfide interne ed esterne. A livello interno, l'economia sovietica iniziò a mostrare segni di cedimento, con una diminuzione della crescita economica e un aumento della corruzione. A livello esterno, l'URSS si trovò coinvolta in conflitti regionali, come la guerra in Afghanistan, che si rivelò un disastro per il paese. Nel frattempo, gli Stati Uniti cercarono di sfruttare queste debolezze per indebolire ulteriormente l'URSS. Il presidente americano Ronald Reagan adottò una politica di confronto diretto con l'Unione Sovietica, aumentando la spesa militare e sostenendo i movimenti anti-comunisti in tutto il mondo. Questa politica ebbe un impatto significativo sull'URSS, che si trovò costretta a impegnare risorse considerevoli per mantenere il passo con gli Stati Uniti. Nel 1985, Mikhail Gorbachev salì al potere in Unione Sovietica e cercò di riformare il sistema, ma le sue politiche di apertura e ristrutturazione economica non riuscirono a invertire il declino del paese. Alla fine, nel 1991, l'Unione Sovietica si sciolse e si trasformò in una serie di stati indipendenti. Questo evento segnò la fine della Guerra Fredda e l'affermazione degli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale. In conclusione, il periodo tra il 1964 e il 1991 è stato caratterizzato da una serie di sfide e cambiamenti per entrambe le superpotenze. Mentre gli Stati Uniti riuscirono a consolidare la propria posizione di potenza dominante, l'Unione Sovietica si trovò in difficoltà e alla fine si dissolse. Questo periodo segnò la fine della Guerra Fredda e l'inizio di una nuova era geopolitica.nell'Afghanistan e la crescente pressione economica interna. In questo contesto, la diplomazia giocò un ruolo fondamentale nel cercare di gestire le tensioni e prevenire un conflitto nucleare. Furono avviati diversi negoziati tra le due superpotenze, come ad esempio il Trattato SALT II nel 1979, che mirava a limitare il numero di armi nucleari strategiche. Tuttavia, nonostante gli sforzi diplomatici, la situazione rimase estremamente delicata. Le tensioni tra le due superpotenze si manifestarono in vari episodi, come la crisi dei missili di Cuba nel 1962 e la guerra in Afghanistan negli anni '80. La fine della guerra fredda e il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 portarono a un cambiamento radicale nella geopolitica mondiale. La minaccia di una guerra nucleare tra le due superpotenze scomparve, ma nuove sfide emersero, come il terrorismo internazionale e i conflitti regionali. In conclusione, la guerra fredda rappresentò un periodo di grande tensione e instabilità nel mondo, con le due superpotenze che si fronteggiavano in una lotta per la supremazia globale. La diplomazia e i negoziati furono fondamentali nel cercare di evitare un conflitto nucleare, ma la situazione rimase sempre molto delicata.del dissenso interno e le ramificazioni che questo aveva nei paesi del Patto di Varsavia o nei paesi dell'Europa occidentale; l'aspro scontro con i paesi europei in relazione al dispiegamento degli euromissili e l'improvvisa accelerazione delle difficoltà da tempo vissute rispetto all'Afghanistan, sino alla rischiosa decisione dell'intervento militare del 1979. Il sistema bipolare nutriva alcuni elementi di fragilità, il principale dei quali era rappresentato dalla diversa capacità delle superpotenze di reagire alle tensioni emergenti e, in particolare, alla sfida imposta dalla crisi energetica e, comunque, incombente sui sistemi produttivi. Così le mediate certezze del bipolarismo non durarono a lungo. 2. Il polo statunitense e i suoi problemi. Il successo pubblicitario di Kennedy in occasione della crisi di Cuba aveva avuto ripercussioni quanto mai positive in Europa. Invece tutto il modo seguito dal presidente nel risolvere la crisi, a

danno della sicurezza europea e delle ambizioni tedesche, era l'oggetto di serrate critiche negli ambienti militari della Nato. I gollisti francesi ritenevano che Kennedy avesse barattato la sicurezza americana con quella dell'Italia e della Turchia. L'alternativa dell'Europa al lasciare la responsabilità esclusiva della sua sicurezza ad un'altra potenza era quella di partecipare alla force de frappe autonoma che i francesi stavano creando oppure di lasciarsi persuadere dagli americani e dai britannici a far parte della Forza multilaterale alla cui creazione essi lavoravano dal 1960. Il progetto si scontrò con l'opposizione francese. De Gaulle lo considerava come un modo surrettizio per spingere la Gran Bretagna nella CEE, con risultati paralizzanti per il suo sviluppo e lo considerava anche un mezzo perché le scelte nucleari europee restassero sempre subordinate alla strategia degli Usa. Perciò egli rispose con la firma

Dell'accordo con Adenauer. Così otteneva risultati visibili l'altro pilastro interno al blocco occidentale: la CEE. L'azione di De Gaulle plasmò non solo i rapporti militari atlantici ma anche gli sviluppi della Comunità economica europea. Nel 1968 venne stabilita la tariffa esterna comune e fu completato il processo di riduzione dei dazi interni alla Comunità. Sul piano politico, De Gaulle manifestò invece la sua ostilità verso un'organizzazione da burocrati privi di legittimazione politica. A suo parere, solo la nascita di una unione politica avrebbe superato questo ostacolo: egli pensava in termini di cooperazione interstatuale. Il compito della Cee non consisteva solo nella creazione di una zona di libero scambio, ma anche nell'elaborazione di politiche comuni in diversi settori, primo fra tutti quello agricolo. Dal campo della demolizione delle barriere esistenti si passava al terreno della formulazione di linee politiche.

comunitarie e toccava l'aspetto centrale del processo di integrazione europea.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
62 pagine
16 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Merlati Mariele.