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IL MUTAMENTO GEOPOLITICO DEL SISTEMA INTERNAZIONALE

La Russia, la Cecenia, l’Ucraina

Il principale limite rispetto alle ambizioni di egemonia americane era non solo

l’esitazione ad esercitare un esplicito predominio, ma anche la crescita di altri

soggetti del sistema internazionale che si trasformò in capacità di contenimento

di tale supremazia.

Lo Stato russo uscito dalla fine dell’Urss era formato da 21 repubbliche

autonome, 49 regioni, 10 distretti e due città a statuto federale (Mosca e San

Pietroburgo). Un potere centrale debole e un nazionalismo risentito favorivano

le tendenze separatistiche, specialmente nella regione caucasica.

L’insurrezione indipendentistica della Repubblica di Cecenia, nel Caucaso

settentrionale, iniziò nel 1991 e nel 1996 Mosca accettò un compromesso. Nel

1999 le insorgenza in Daghestan misero in discussione l’accordo, poiché le

truppe russe rientrarono in Cecenia. Putin si occupò della questione e la guerra

in Cecenia venne presentata come un momento di lotta contro il terrorismo di

matrice islamica.

La Russia affrontava due ostacoli: la transizione da regime comunista a quello

democratico e pluralistico; sostituire un sistema economico basato sulla

pianificazione con un’economia di mercato. In particolare questo problema

vedeva la necessità della presenza di un soggetto capace di regolare la

produzione e la distribuzione del capitale. Dopo la liberalizzazione dei prezzi

del 1992, la svalutazione del rublo, fece volatilizzare i capitali finora risparmiati.

Il governo rispose con la distribuzione di 10.000 rubli ad ogni cittadino da

investire in titoli e nel giro di tre anni 120.000 imprese vennero privatizzate. Il

passaggio dalla proprietà pubblica a quella privata creò una nuova classe di

oligarchi mentre la grande massa di popolazione rimase con una liquidità resa

Storia delle relazioni internazionali 10

inutile dall’inflazione. La produzione industriale scese del 40% fra il 1988 e il

1995 mentre il PIL scese del 50%. Nel 1998 la crisi si inasprì portando

l’inflazione al 100%. L’economia era minata dalla corruzione, dalla presenza

della mafia, dalla rinuncia a investire e dell’esportazione illegittima di capitali.

Con la salita al potere di Putin, l’obiettivo fu la crescita del PIL di almeno l’8%

annuo. Putin puntò soprattutto sull’esportazione di risorse petrolifere e di

metano per ripianare il debito verso l’estero. La disoccupazione scese al 5% e

l’economia si stabilizzò. Per quanto riguarda la politica estera, con l’assunzione

della carica di ministro degli esteri di Lavrov, il policentrismo venne adattato alla

teoria secondo la quale la Russia doveva seguire alleanze variabili a seconda

delle circostanze e sulla base dei propri interessi.

Se la solidarietà contro il terrorismo islamico fu l'espressione della comune

preoccupazione di non lasciare spazi agli islamici che operavano in segreto

anche in Cecenia, gradualmente Mosca prese le distanze dagli Stati Uniti. Le

rivalità si accesero sia con alcuni episodi durante la primavera araba ma ancor

più con la questione Ucraina. Nel 1954 l’Ucraina aveva ricevuto da Krusciov

generosi confini territoriali che comprendevano la Crimea (con il porto

strategico di Sebastopoli) e alcune regioni lungo il confine orientale nei quali

erano presenti forti gruppi di etnia russi. Il problema principale era la penisola di

Crimea che consentiva il controllo diretto dei commerci dal mar Nero al mar

Mediterraneo. La popolazione di Crimea era per circa il 60% di origine russa.

Dopo l’invio di reparti militari lungo il confine per tutelare la maggioranza russa,

scoppiò una continua guerriglia in particolare nelle aree di Donetsk e Luhans’k.

L’Unione Europea riprese nel 2014 i negoziati con Kiev per una preliminare

adesione e le elezioni di ottobre videro una svolta filo-occidentale.

Le repubbliche caucasiche

Con la fine dell’Unione Sovietica gran parte del territorio a nord del Caucaso fu

assegnato alla Repubblica russa, suddiviso in più regioni tra le quali dominano il

Daghestan e la Cecenia. In entrambe la parte prevalente della popolazione è

legata all’islamismo. Quando nel 1997 fu eletto presidente Mashkadov, l’ipotesi

dell’indipendenza riaffiorò con forza, egli non intendeva sconfiggere

militarmente la Russia, cosa impossibile, ma puntava sulla mobilitazione

religiosa e sulle iniziative terroristiche. L’offensiva russa, guidata da Samil

Basaev, a capo di un gruppo di guerriglieri separatisti, su ordine di Putin, ebbe

successo, i ceceni furono ridotti all’ubbidienza e affidati alla guida di Kadyrov,

un fedele di Putin.

Storia delle relazioni internazionali 11

Per quanto riguarda la Georgia, la situazione interna vedeva due dispute

relative all’Abkhazia e all’Ossezia del sud. L’Abkhazia si affaccia sul mar Nero e

già prima della dissoluzione dell’Urss nel 1991 aveva cercato di proclamare

l’indipendenza. Nel 1991 dopo la creazione della Georgia indipendente, vennero

inseriti all’interno del nuovo Stato, dal quale li divideva una rivalità etnico-

politica. Con l’appoggio russo, nel 1992 inizio una guerra di indipendenza e il

governo di Sokhumi, riconosciuto solo dalla Russia, dal Venezuela e alcune

isolette del pacifico, stipulò un accordo di difesa militare con i russi, oltre a

essere protetto da installazioni missilistiche terra-aria, sempre di fornitura

russa. L’altro conflitto interno alla Georgia riguarda l’Ossezia, in cui transita

buona parte degli oleodotti che dalla Russia trasferiscono petrolio e metano

verso il Mediterraneo. Questo territorio, dopo il 1991, era stato suddiviso in due:

Ossezia del nord, inserita nelle regioni russe e Ossezia del sud, assegnata alla

Georgia. L’Ossezia del sud divenne terreno di un aspro conflitto. Gli abitanti

della zona settentrionale presero le armi per ottenere l’annessione all’Ossezia

del nord. Vi furono violenti scontri con gli abitanti della zona meridionale che

invece volevano mantenere i legami con la Georgia. Seguì l’intervento russo e

quello georgiano, con l’intermediazione dell’OCSE.

Per quanto riguarda il versante meridionale del Caucaso è occupato anche da

Armenia e Azerbaijan. L’Armenia a maggioranza cristiana, è alimentata da una

perenne ostilità con la Repubblica turca per l’eccidio attuato dalle sue forza nel

1915-1923 negli anni della rivoluzione nazionalista, con lo sterminio di quasi 2

milioni di armeni. Non appena l’Urss entrò in crisi, l’Armenia proclamarono

l’indipendenza ma un forte gruppo di armeni fu costretto a rimanere in

un’enclave dell’Azerbaijan, il Nagorno Karabakh, che il governo di Erevan

(capitale armena) cercò di unificare aprendo un conflitto armato. Non ebbe

successo così come il tentativo di ottenere un’altra enclave, interna all’Iran e

all’Azerbaijan, il Naxciva. Il governo armeno mantiene rapporti filo-russi, che

forniscono supporto contro i vicini ostili, ma anche ottime relazioni con il mondo

occidentale, partecipando al Consiglio d’Europa e alla partnership for peace.

Lo Stato più esteso dell’area è l’Azerbaijan a maggioranza islamica sciita. Dopo

il 1991 proclamò l’indipendenza e fu subito coinvolto nella guerra per il Nagorno

Karabakh.

La Cina come superpotenza

Il ruolo della Repubblica popolare cinese nella vita internazionale è il

cambiamento più importante avvenuto nell’ultimo quarto di secolo. Da potenza

attanagliata da problemi interni , come l’esplosione demografica o la difficoltà di

Storia delle relazioni internazionali 12

liberarsi dai lacci ideologici a dominare la vita globale. Il problema principale

riguarda la distribuzione del PIL, per evitare che si avveri la previsione avanzata

da qualche economista, secondo cui la Cina sarà la più grande potenza

economica con la popolazione più povera. Dopo le agitazioni di piazza

Tienanmen del 1989 in cui si protestava per chiedere riforme democratiche ed

esprimere il malessere rispetto alla condizione economica minata da inflazione,

corruzione, nepotismo, scarsità di merci. La repressione fu brutale e Deng

Xiaoping instaurò un rigido controllo politico da parte del partito e

modernizzazione economica senza riguardi per tradizioni e abitudini. Il PIL

inizio a crescere del 13% fino al 1992 e poi del 8% annuo salvo una frenata in

corrispondenza della crisi del 2008, aumentarono gli investimenti e il controllo

politico aveva permesso un contenimento dei costi di lavoro. La Cina divenne

una delle più industrializzate nazioni al mondo, con una grande spinta

nell’ambito delle esportazioni, frutto dello spirito imprenditoriale e commerciale.

Le aree che più hanno subito questa modernizzazione rimangono però quelle

costiere e le città interne metropolitane, a discapito delle zone agricole interne,

su cui gravava fino al 2014, l’hukou, una norma che costringeva al contadino di

possedere un certificato di residenza che impediva l’urbanizzazione con

l’impossibilità di fruire dei servizi disponibili nelle città. Oltre alla diseguale

distribuzione del profitto vi era il problema delle condizioni e delle sicurezza del

lavoro. Ispirandosi ai quattro pilastri indicati da Xiaoping per la rivoluzione

cinese, quali agricoltura, scienza e tecnologia, industria, difesa nazionale, Il suo

successore Jintao segnò il climax del passaggio della Cina da potenza

regionale a globale. I servizi furono organizzati in modo funzionale, furono

create opere pubbliche e vi fu un miglioramento dei trasporti, si passo

dall’iniziativa pubblica a quella privata.

A tutte queste innovazioni si poneva in primis il problema della sostenibilità e

della qualità dello sviluppo oltre alle radicali differenze nelle quali le diverse

regioni cinesi vivevano, inoltre occorre ricordare la presenza islamica nello

Xinjiang e quella buddhista nel Tibet. La Cina occupa la posizione di “Impero di

mezzo”, ovvero un immenso territorio circondato da grandi potenze come India,

Russia e Giappone. Pur avendo negli ultimi anni stabilito relazioni amichevoli vi

potrebbero essere numerosi motivi di scontro: il problema della colonizzazione

della siberia, gli antagonismi con il mondo islamico, la questione di Taiwan, la

polemica con il Giappone per la sovranità delle isole Senkaku, la rivalità con il

Vietnam. Ovviamente il punto cardine sono le relazioni con gli Stati Uniti, nel

febbraio 2012 Xi Jinping visitava Washington e traeva l’ambigua affermazione

che si sarebbe instaurato un “nuovo modello di relazioni tra superpotenze”. La

Storia delle

Dettagli
A.A. 2023-2024
31 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Yuri.graziano.2002 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Turato Fabio.