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CAPITOLO 9- L'ITALIA FRA POTERI LOCALI E POTESTA' UNIVERSALI
1- LA FRANTUMAZIONE POLITICA DELL'ITALIA: quello che rendeva singolare la situazione italiana era la coesistenza di
particolarismo e universalismo: l'italia era divisa in parte settentrionale (esclusa la bizantina Venezia) e centrale che formavano il
Regno d'Italia, mentre Puglia, Basilicata e Calabria erano ancora bizantine, senza tralasciare i territori dell'Italia centrale più o meno
dipendenti dal Papa. Era dunque una terra di scontro fra due imperi, il carolingio-ottoniano e il bizantino, che ambivano entrambi ai
territori meridionali rimasti in mani longobarde, come il ducato di Benevento, nelle mani del genero di re Desiderio: Arechi. A partire
dall'849 il ducato si divise, legittimando l'esistenza della Contea di Capua. Il centro Italia aveva inoltre le vaste signorie dei monasteri
di San Vincenzo al Volturno e Montecassino, che avevano anche l'immunità. Il fattore di maggiore complicazione è il papato, che era
succube dell'aristocrazia ed esercitava i suoi poteri in maniera discontinua.
2- IL REGNO D'ITALIA: nell'887 il potere fu affidato da un'assemblea di nobili a Berengario, marchese del Friuli, a cui si
contrappose presto il duca di Spoleto, Guido, che riuscì ad avere la meglio, strappando la corona all'avversario e passandola all'erede
Lamberto. Lui fu attaccato dal re di Germania, Arnolfo di Carinzia, a cui fece appello papa Formoso, che incoronò il tedesco due anni
dopo, acclamato dagli Italiani. Quando Arnolfo lascia campo libero a Lamberto, Berengario tenta la riscossa, ma i suoi nemici interni
gli contrapposero Ludovico di Provenza : come scrisse il vescovo di Cremona, Liutprando, l'aristocrazia italiana preferiva avere due
re che uno, per agire come meglio credeva. Ludovico riesce a rendere più sicura Roma e a cacciare i Saraceni, ottenendo dal papa la
corona. Fu spodestato poi da Ugo di Provenza,appoggiato dai marchesi di Toscana, il cui figlio, Lotario sarà sconfitto da Berengario.
La moglie di Lotario, Adelaide, ingaggiò una campagna contro Berengario, chiedendo aiuto al re di Germania, che sposerà, che
prenderà il controllo della situazione in Italia.
3- IL PAPATO E L'ARISTOCRAZIA ROMANA: dopo la deposizione di Carlo il Grosso il ruolo del papa fu fortemente
ridimensionato, non essendo in grado né di provvedere alle diocesi né di evangelizzare altri popoli. Divenne succube dell'aristocrazia
romana, mentre la città era sempre più degradata e sul soglio stavano pontefici moralmente inadatti. La situazione giunse al punto di
svolta, quando Marozia, figlia di un senatore, sposò il re Ugo di Provenza, il quale sperava di essere incoronato dal di lei figlio, papa
Giovanni IX, che non accadrà per la sollevazione popolare guidata dall'altro figlio di Marozia: Alberico, che si proclamò papa e resse
la città con saggezza.
4-. OTTONE DI SASSONIA E LA RESTAURAZIONE DELL'IMPERO: anche per Ottone la corona imperiale era il traguardo
di un percorso lungo di attività politica e militare, a partire dal 936. L'assetto germanico era diviso in cinque ducati: Baviera, Sassonia,
Franconia, Svevia e Lorena, , divisi ma uniti nella coscienza comune, grazie alla'intelligente politica dei nobili, che partendo
dall'esercizio di pubblici uffici, contribuirono a creare questo status. Ottone fu il primo che riuscì a imporre la sua autorità su tutti i
ducati, stroncando la rivolta di alcuni duchi del 939. Applicò il principio del nepotismo, sostituendo duchi e funzionari pubblici con
esponenti della sua famiglia o famiglie a lui vicine. L'appoggio dei vescovi, se lo garantì, sia dandogli concessioni molto più grandi
di quelle che in passato avevano ricevuto, sia riformandone e tenendone sotto controllo i costumi. Era lui stesso a scegliere vescovi e
abati, scelti fra suoi fedeli. Nel 962 fu solennemente incoronato a Roma.
5- LA POLITICA ITALIANA DEGLI OTTONI: Nei quattro anni di permanenza in Italia, Ottone cerca di risollevare il papato,
garantendosi l'ultima parola sull'elezione del pontefice. Una volta passato il potere al figlio, Ottone II, cercò di imporre la sua autorità
sull'Italia meridionale, favorendo il suo progetto con un progressivo avvicinamento alla corte costantinopolitana, culminato col
matrimonio fra Ottone II e Teofanò, al quale portò in dote i territori dell'Italia meridionale. La situazione a Roma però er a tornata
quella di prima, con l'aristocrazia che spadroneggiava. Alla morte di Ottone II ascese al trono il piccolo Ottone III, con reggenti
Teofanò prima, e la nonna Adelaide poi. Le due reggenti governarono egregiamente, finchè Ottone , compiuti 16 anni, prese il potere,
tentando subito di dare universalità al potere tramite la compenetrazione fra sacerdozio e trono. Si trasferì anche a Roma, cosa non
gradita sia perché l'aristocrazia era priva di campo d'azione, sia perché i tedeschi si sentivano trascurati. Nel 999 ci fu una
sollevazione, guidata dal marchese Arduino d'Ivrea.
6- ARDUINO: PRIMO RE NAZIONALE? è così che lo vuole la storiografia romantica. A ottone successe Enrico II, che si
concentrò sulla Germania, di nuovo alle prese con l'intenzione di autonomia dell'aristocrazia e la pressione degli Slavi.
Contemporaneamente si preoccupò di combattere la rilassatezza dei costumi del clero. Arduino fu incoronato a Pavia nel 1002, ma fu
sconfitto da Enrico II.
7- IL POTERE LOCALE E L'EMERGERE DI NUOVI CETI: i paragrafi precedenti mostrano come gli imperatori tedeschi
avessero difficoltà a far emergere le loro prerogative in Italia. Nella Penisola non c'erano grandi potentati territoriali, eccetto il Friuli e
la Toscana, impediti nella formazione alla presenza di re, pur deboli, in continua attività militare, e il protrarsi delle incursioni
saracene e ungare. Le città poi, stavano diventando sempre più vitali e coscienti di sé. I Vescovi, infatti, non operavano senza il
consenso dei cittadini. Le città erano attive ancor prima dell'età comunale, e ne è la prova Milano: là i feudatari reclamavano dal
vescovo Ariberto l'ereditarietà dei feudi. L'imperatore approfittò del conflitto per riaffermare la sua autorità in Lombardia,
schierandosi dalla parte dei valvassori. Nel 1037 viene approvata la constitutio de feudis, che assicurava l'ereditarietà. Lo steso
imperatore decise di processare Ariberto, ma l'intervento della cittadinanza lo fermò.
8- CITTA' E POTERI SIGNORILI IN ITALIA MERIDIONALE: al Sud si assiste a un piccolo segnale di ripresa economica e
demografica, e tali aree sono interessate anche dall'emergere di nuovi ceti, legati all'artigianato e al commercio. Si comincia ad attirare
i coloni in zone spopolate, soprattutto da parte degli Ecclesiastici, con la promessa di un castello dove rifugiarsi.
CAPITOLO 10: SPLENDORE E DECLINO DI BISANZIO
1- LA GRECIZZAZIONE DELL'IMPERO: alla fine dell'VIII secolo l'impero bizantino appariva molto ridimensionato,
comprendente la metà dell'attuale Turchia, la Tracia orientale, Arene, Patrasso, Corinto, e i territori dell'Italia meridionale. L'impero
riacquistò forza per pasasre al contrattacco già a partire dal IX secolo, recuperando alcuni territori, azione derivata dal poderoso sforzo
delle compiuto dalle varie dinastie che si successero al trono, nel rinnovare la macchina burocratica, rendendola sempre più efficiente.
Il territorio si divideva infatti in circoscrizioni,chiamate temi, governate da strateghi, sia per l'ambito civile che militare (riforma degli
imperatori Maurizio ed Eraclio), estesa poi a tutto l'impero. Essa mirava a radicare al territorio i soldati, chiamati stratioti, rendendoli
contemporaneamente colonizzatori e proprietari delle terre, che avevano il compito di difendere e che avevano carattere ereditario,
con l'obbligo però del servizio militare. Questi erano poi quasi del tutto esentati dalle tasse, e ricevevano un piccolo stipendio per
rimborsare le spese dell'armatura. Contemporaneamente alla nascita della proprietà degli stratioti, si formano piccole proprietà di
contadini, che vari imperatori cercarono ripetutamente di tutelare, con scarso successo, dai soprusi di signori ed esattori d'imposte; tali
proprietà erano basate sulla comunità del villaggio, che costituivano unità amministrative e fiscali, per cui tutti erano responsabili del
pagamento al fisco, anche per eventuali evasori. La corona bizantina rinunciò alle pretese di dominio universale, e auspicò una precisa
grecizzazione della regione: al titolo latino imperator fu sostituito il greco Basilèus, e lo stesso Latino fu sostituito come lingua
ufficiale dal Greco, lingua in cui c'era una netta differenza fra l'aspetto ufficiale (chiamata lingua katarèusa) e popolare. Il diritto
romano fu ampliato con molte consuetudini orientali, soprattutto riguardo le punizioni corporali. Tutta quest'attenzione rivolta alla
campagna non impedì però alle città di continuare a svilupparsi sul fronte commerciale. Diversa ancora era la situazione delle
province periferiche, dove le necessità difensive non consentivano una piena attuazione delle legge che aboliva le autonomie
municipali.
2- LA CONTROVERSIA SUL CULTO DELLE IMMAGINI: un fenomeno centrale nella cultura bizantina fu la cosiddetta lotta
all'iconoclastia, ovvero quel movimento, nato nelle parti più vicine alle regioni dove veniva praticato 'islamismo e l'ebraismo, che,
influenzato da questi, osteggiava il culto delle icone, ovvero immagini di Santi e personaggi dei Vangeli su tavole di legno. Le
province a favore dell'iconoclastia erano le più importanti a livello militare, perché in prima linea contro gli attacchi dei nemici, e fu
proprio per questo che l'imperatore Leone III l'Isaurico (717/741) accolse le loro richieste, ritenendo così di rafforzare l'unità statale ed
indebolire i monasteri, sempre più potenti. Nel 726, con un decreto, fu approvata l'iconoclastia e ordinata la distruzione delle icone già
esistenti, nonostante l'opposizione del Papa e del Patriarca di Costantinopoli.
3- LA FINE DELL'ICONOCLASTIA E LA POLITICA SOCIALE OSCILLANTE: quando salì al trono l'imperatrice Irene,
sembrò che l'iconoclastia subisse un'involuzione, attraverso al nomina di un patriarca contrario a questa pratica. Tre anni dopo l'ultimo
concilio di Nicea con tutta la cristianità riunita proclamò eresia il movimento iconoclasta. In Europa intanto il papa non riconosceva
Irene, mentre Carlo Magno progettava di sposarla, per riunire finalmente i due imperi, ma la deposizione della regnante nell' 825 vide
fallire il suo progetto. La contesa iconoclasta verrà chiusa nell'843, dall'impera